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4 15 Settembre 2008<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Gianni Bartoli, ricordo di un Sindaco di Trieste<br />
Romano Silva<br />
Il 2 giugno l’Italia ha celebrato<br />
la Festa della Repubblica<br />
e a Trieste la ricorrenza ha<br />
avuto un significato particolare<br />
perché è stata dedicata a Gianni<br />
Bartoli, sindaco di Trieste negli<br />
anni dal 1949 al 1957.<br />
Il suo nome è strettamente<br />
legato alla storia di Trieste in<br />
un momento particolarmente<br />
difficile culminato nei tragici<br />
fatti del 5 novembre 1953 dopo<br />
che il tricolore – issato il giorno<br />
prima sulla torre del Municipio<br />
per volere della Giunta Comunale<br />
– veniva rimosso di forza<br />
dall’autorità militare alleata,<br />
scatenando una rabbiosa manifestazione<br />
di protesta che porterà<br />
purtroppo all’uccisione di<br />
sei manifestanti. In quell’occasione<br />
il sindaco, febbricitante,<br />
affrontava il colonnello inglese<br />
Robertson, responsabile della<br />
cruenta repressione, e lo invitava<br />
perentoriamente a desistere<br />
dall’uso delle armi.<br />
Cinque Giunte Comunali<br />
sono state presiedute da Gianni<br />
Bartoli nel periodo 1949-1957<br />
ma quelle che si possono definire<br />
senza alcun dubbio giunte<br />
storiche sono quelle relative<br />
agli anni 1949-1952, che hanno<br />
vissuto l’esperienza dell’occupazione<br />
militare alleata e il ricongiungimento<br />
della città alla<br />
Patria il 26 ottobre 1954.<br />
Sono parole di pace quelle<br />
che Bartoli pronuncia in una<br />
gremitissima fin all’inverosimile<br />
Piazza dell’Unità in<br />
quella fredda e piovosa giornata<br />
ottobrina. “Soltanto in questo<br />
spirito di lealtà si potrà ricreare<br />
una nuova storia di pacifici<br />
incontri culturali e commerciali<br />
nell’Adriatico. Occorre dimostrare<br />
<strong>non</strong> con le parole ma<br />
con i fatti che il regime delle<br />
vendette e dei rancori è caduto<br />
e veramente una nuova era di<br />
comprensione e di tolleranza<br />
– e domani di amicizia – si<br />
apre nella vita dei due popoli<br />
confinanti”. Nel discorso di<br />
insediamento al Comune di<br />
Trieste, ricordando che ancora<br />
una volta un istriano ne è alla<br />
guida, afferma che “un istriano<br />
ha motivi per sentirsi triestino<br />
perché Trieste, la grande assi-<br />
Guidò la città negli anni del ritorno all’Italia<br />
milatrice di popoli, è stata per<br />
noi istriani il vessillo di ogni<br />
battaglia e di ogni vittoria”.<br />
Appunto dall’Istria – dalla<br />
natia Rovigno dove nasce il 4<br />
agosto 1900 – approda a Trieste<br />
per frequentare il ginnasio-liceo<br />
classico, assolve il servizio<br />
militare nell’esercito austroungarico<br />
e nel 1920 si iscrive<br />
al Politecnico di Torino dove<br />
nel 1926 consegue la laurea in<br />
ingegneria elettromeccanica.<br />
Nel 1927 è assunto alla TELVE<br />
(società che gestisce la telefonia<br />
nel Triveneto) con un incarico<br />
a Venezia e successivamente<br />
a Pola e nel 1940 la società lo<br />
nomina Direttore della sede di<br />
Trieste.<br />
Dopo il 25 luglio 1943 milita<br />
nelle file della Democrazia<br />
Cristiana, entrando nella clandestinità<br />
dopo l’8 settembre. E’<br />
direttore del settimanale “La<br />
Prora” (organo della DC triestina)<br />
e nel 1948 anche del quotidiano<br />
triestino “Ultimissime”.<br />
Nel 1947 è eletto nel Consiglio<br />
Nazionale della Democrazia<br />
Cristiana e viene presentato<br />
capolista alle elezioni per il<br />
Comune di Trieste che si tengono<br />
sotto l’amministrazione<br />
Gianni Bartoli, il sindaco della<br />
seconda redenzione di Trieste,<br />
nella copertina dell’omonimo<br />
volume opera di Bruno Bartoli e<br />
Franco Foscarini (edizioni Italo<br />
Svevo, Trieste). Oltre che come<br />
sindaco di Trieste per otto anni,<br />
sarà ricordato anche come figura<br />
autorevolissima dell’Esodo<br />
giuliano-dalmata, drammaticamente<br />
consapevole del sacrificio<br />
consumato sulla terra d’Istria.<br />
militare alleata, diventando<br />
nel 1949 sindaco, carica che<br />
manterrà sino alle dimissioni<br />
rassegnate il 27 agosto 1957. E’<br />
stato sindaco per otto anni!<br />
Successivamente viene nominato<br />
Presidente del Consorzio<br />
per l’aeroporto di Ronchi<br />
dei legionari, adoperandosi per<br />
la realizzazione di uno scalo<br />
regionale che si inserisca nei<br />
traffici nazionali e internazionali.<br />
Nel 1965 viene nominato<br />
presidente del Lloyd Triestino,<br />
carica che manterrà sino al 28<br />
giugno 1971, quando cessa per<br />
raggiunti limiti di età. Muore il<br />
4 aprile 1973.<br />
A dieci anni dalla sua morte<br />
gli viene intitolato il passo che<br />
congiunge Piazza della Borsa<br />
con Piazza dell’Unità e che<br />
diventa “Capo di Piazza Gianni<br />
Bartoli, sindaco di Trieste<br />
1900-1973”. “Bartoli passò<br />
attraverso prove molto dure,<br />
come i tumulti del 1953 che provocarono<br />
morti e feriti, ma assaporò<br />
con il ritorno di Trieste<br />
all’Italia il gusto della vittoria<br />
anche se da lui, nativo di Rovigno,<br />
considerata parziale…”:<br />
queste parole, scoprendo la targa<br />
dell’intitolazione, pronuncia un<br />
vecchio amico di Gianni Bartoli,<br />
il ministro degli esteri dell’epoca<br />
Giulio Andreotti.<br />
ANCHE SU INTERNET GLI ESULI SONO CITTADINI DI SERIE B<br />
Il problema dei codici fiscali per gli esuli giuliano-dalmati, a sessant’anni dall’esodo, continua<br />
ad essere tutt’altro che risolto <strong>non</strong>ostante leggi e circolari si siano susseguite nel corso degli<br />
anni. Sono ancora tante le Amministrazioni che insistono con il dichiararli nati in Jugoslavia,<br />
Croazia, Serbia, Slovenia, Montenegro, mentre sono nati semplicemente in Italia, anche se in<br />
città e province successivamente cedute alla Jugoslavia.<br />
Da una verifica fatta su Internet tra i siti web che forniscono gratuitamente il servizio di<br />
calcolo del codice fiscale, solo il 25% riconosce come ex italiane le città di Pola, Fiume, Zara<br />
e gli altri comuni ceduti: per tutti gli altri, chi è nato in Istria o Dalmazia è nato forzatamene<br />
all’estero. Un dato molto deludente se si considera che sono passati quasi vent’anni dall’emanazione<br />
della legislazione che regola la materia (Legge 54 del 1989). E’ un dato che si somma ad<br />
eguale delusione proveniente dai riscontri in tante amministrazioni dei più diversi settori della<br />
vita sociale ed economica del nostro Paese.<br />
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha provveduto a segnalare ai gestori<br />
dei siti inadempienti l’irregolarità del servizio fornito, invitandoli a provvedere e rendendosi<br />
disponibile a fornire tutto il materiale necessario. Vi sono già i primi riscontri con prese d’atto<br />
ufficiali e scambio di informazioni.<br />
E’ facile comprendere come possa essere mortificante per questi italiani, che nella migliore<br />
delle ipotesi hanno superato i 60 anni, sentirsi identificare come nati all’estero e – spesso – trattati<br />
come extra-comunitari, mentre sono sempre stati italiani e nati in città italiane. La loro cultura<br />
latino-veneta, la loro millenaria storia italica, le sofferenze e l’esodo per restare italiani sono una<br />
patente ben più valida di qualche software difettoso.<br />
Il 31 luglio 2007 il Ministero dell’Interno ha emanato una ennesima circolare vincolante per<br />
le Amministrazioni (disponibile gratuitamente scrivendo a info@anvgd.it) e aperto una casella<br />
postale per raccogliere le segnalazioni: esuli_territoriceduti@interno.it.<br />
I frutti evidentemente stentano ad arrivare, ma solo la reale collaborazione dell’opinione<br />
pubblica potrà portare a soluzione una vicenda ce si trascina ormai da troppi anni.<br />
(comunicato stampa ANVGD)