CONNESSIONI LEGGENDARIE - Domenico Quaranta
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Mark Napier<br />
Riot<br />
1999<br />
Pubblicato nel 1999 come<br />
evoluzione dello Shredder,<br />
realizzato l’anno precedente,<br />
Riot è il primo browser multiutente.<br />
È cioè il primo browser<br />
che consente al navigatore di<br />
visualizzare i siti insieme a quelli<br />
scelti da altri utenti che usano<br />
Riot nello stesso momento.<br />
Il browser visualizza infatti più<br />
indirizzi Web<br />
contemporaneamente,<br />
sovrapponendo testi e<br />
immagini in un collage<br />
dinamico in cui tutti i<br />
collegamenti rimangono attivi e<br />
navigabili.<br />
Ogni volta che il navigatore<br />
seleziona un nuovo indirizzo,<br />
o clicca su un link attivo,<br />
la nuova pagina si sovrappone<br />
alle precedenti, espellendo<br />
l’ultima dalla lista: “Nei primi<br />
giorni in cui fu lanciato”, racconta<br />
l’autore “c’erano persone<br />
collegate a Riot di continuo.<br />
Così se digitavi una URL,<br />
nell’intervallo di tempo in cui la<br />
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pagina si caricava, la tua URL<br />
poteva già essere diventata la<br />
seconda della lista, perché qualcun<br />
altro, nel frattempo, ve ne<br />
aveva già sovrapposta un’altra –<br />
un uso veramente ideale di<br />
Riot. Le tue scelte vengono<br />
così sfidate e contraddette con<br />
la stessa rapidità con cui le<br />
prendi.”<br />
A differenza di altri browser artistici<br />
(come il programma Web<br />
Stalker), Riot utilizza come un<br />
parassita il nostro stesso browser<br />
trasformandone le<br />
possibilità. Riot è insomma<br />
una specie di lente deformante<br />
o, secondo una definizione<br />
dell’artista, “un generatore<br />
d’ironia”. E questo almeno<br />
su un doppio livello: nel produrre<br />
dei collage automatici o dei<br />
ready-made di rete, ma anche<br />
nell’alterare in modo quasi<br />
invisibile il funzionamento delle<br />
interfacce di navigazione più<br />
diffuse. [Marco Deseriis]<br />
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