CONNESSIONI LEGGENDARIE - Domenico Quaranta
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Jodi<br />
Untitled Game<br />
2000<br />
Tra le molte categorie della<br />
software art, la modifica al<br />
codice di videogiochi esistenti<br />
– in gergo tecnico, patch<br />
(pezza) o mod – è una delle più<br />
interessanti, e sicuramente la<br />
più vicina allo spirito della<br />
net.art del “periodo eroico”,<br />
alla sua volontà di destabilizzare<br />
l’interfaccia e le convenzioni<br />
acquisite dall’utente. Qui non<br />
si tratta di scrivere un software<br />
più o meno utile e<br />
funzionante, ma di intervenire<br />
su un prodotto culturale già<br />
esistente e codificato; per<br />
riflettere sul mezzo, sui suoi<br />
linguaggi, sulla sua ideologia,<br />
sulle sue potenzialità narrative,<br />
sui meccanismi di gioco.<br />
Dopo aver affrontato<br />
l’interfaccia del browser, sfidandone<br />
le convenzioni, e le<br />
metafore del desktop e della<br />
finestra, che standardizzano e<br />
limitano la nostra esperienza<br />
della macchina, Jodi non<br />
poteva certo mancare a questo<br />
appuntamento. Il risultato è<br />
costituito da una serie di<br />
interventi di grande qualità,<br />
minimali nell’estetica e radicali<br />
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nel loro sfregiare l’interfaccia<br />
del gioco, compromettendone<br />
la giocabilità per esaltarne alcune<br />
inquietanti caratteristiche<br />
normalmente spinte in secondo<br />
piano dal ritmo del gioco: spari,<br />
grida, violenza... Untitled Game<br />
consiste di una serie di variazioni<br />
sul motore di Quake, uno<br />
degli sparatutto più celebri. Gli<br />
interventi privilegiano ora la<br />
gabbia architettonica del gioco,<br />
trasformato in una sorta di<br />
Mondrian postmoderno in 3D;<br />
altre volte esaltano il senso di<br />
claustrofobia del videogame,<br />
rinchiudendoci in un<br />
sotterraneo con un mostro che<br />
non possiamo vedere, e da cui<br />
non c’è possibilità di fuga.<br />
Untitled Game si sottrae a ogni<br />
tentativo di interpretazione univoca,<br />
come dimostra anche la<br />
scelta di lasciarlo senza titolo.<br />
Quello che non ci toglie è il piacere<br />
del gioco, trasformato in<br />
una atroce lotta per la sopravvivenza<br />
in un mondo freddo e<br />
ostile, privo di ogni realismo e<br />
di qualsiasi punto di<br />
riferimento.<br />
[<strong>Domenico</strong> <strong>Quaranta</strong>]<br />
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