CONNESSIONI LEGGENDARIE - Domenico Quaranta
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Nike Ground<br />
2003<br />
La commercializzazione degli<br />
spazi pubblici è un fatto reale.<br />
Catene come Nike, Virgin,<br />
McDonald o Benetton<br />
trasformano le vie e le piazze, e<br />
sottraggono ai monumenti il<br />
loro ruolo di punto di<br />
riferimento e di aggregatore di<br />
senso; tutto ciò mentre i grossi<br />
centri commerciali aspirano a<br />
diventare le cattedrali laiche del<br />
XXI secolo. Nike Ground denuncia<br />
questo processo portandolo<br />
al suo limite estremo, e cercando<br />
di capire quanto siamo<br />
disposti a tollerarlo. Con il<br />
sostegno di una istituzione<br />
locale, 0100101110101101.ORG<br />
ha installato in Karlsplatz, la<br />
piazza principale di Vienna, un<br />
falso infobox della Nike. Quindi,<br />
fingendosi alle dipendenze della<br />
grande multinazionale, il duo di<br />
artisti ha messo in scena una<br />
campagna di comunicazione<br />
volta a promuovere la<br />
trasformazione di Karlsplatz in<br />
Nikeplatz. L’operazione<br />
prevedeva la costruzione, al<br />
centro della piazza, di uno spettacolare<br />
monumento allo<br />
“swoosh”, il famoso logo, e<br />
stando a un falso sito in<br />
perfetto stile Nike, era solo la<br />
prima tappa di un progetto che<br />
avrebbe ridisegnato molti altri<br />
centri urbani. La performance<br />
ha suscitato diverse reazioni,<br />
da quelle dei cittadini – scanda-<br />
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lizzati e stupiti – a quella della<br />
stessa Nike, che ha immediatamente<br />
smentito l’operazione<br />
per poi trascinare<br />
0100101110101101.ORG in una<br />
diatriba giudiziaria da cui è uscita<br />
sconfitta. “...abbiamo<br />
utilizzato l’intera città come palcoscenico<br />
per una grande<br />
performance, una sorta di spettacolo<br />
teatrale per un’audience<br />
e un cast inconsapevoli. Volevamo<br />
produrre un’allucinazione<br />
collettiva capace di modificare<br />
la percezione della città in<br />
modo completamente immersivo”,<br />
hanno dichiarato. Basato su<br />
un uso innovativo dei media e<br />
delle tecniche di “marketing<br />
guerrilla”, Nike Ground solleva<br />
anche altre questioni, come<br />
quella della proprietà dei loghi,<br />
che si servono di noi come<br />
veicoli di pubblicità per poi<br />
venirci strappati di mano<br />
quando tentiamo di servircene<br />
a nostra volta; ed è un ottimo<br />
esempio di progetto pubblico<br />
che si serve della rete come<br />
network di sostegno e come<br />
efficacissimo mezzo di<br />
promozione di un’azione che<br />
vive e si sviluppa nello spazio<br />
dei media. [<strong>Domenico</strong><br />
<strong>Quaranta</strong>]<br />
“Siamo arrivati all’infobox su<br />
una grossa Mercedes, con<br />
maschere al volto e valigette 24<br />
ore. Siamo entrati nel Nike Infobox<br />
e di fronte ad una piccola<br />
folla abbiamo inscenato una<br />
sorta di pièce teatrale leggendo<br />
email, comunicati stampa,<br />
articoli e testi vari su Nike<br />
Ground. Le nostre voci erano<br />
amplificate per essere sentite<br />
in tutto il circondario. Ad un certo<br />
punto è arrivata una telefonata<br />
di Phil Knight – il presidente<br />
della Nike – che ci ha intimato<br />
di lasciare Nikeplatz perché<br />
altre città richiedevano il nostro<br />
intervento. Così abbiamo<br />
messo via le nostre cose e<br />
siamo scesi dall’infobox,<br />
gettando un po’ di cose sul<br />
pubblico mentre la Mercedes<br />
arrivava. Ci siamo buttati<br />
nell’auto che è ripartita<br />
sgommando, mentre giornalisti<br />
e rappresentanti Nike<br />
cercavano di fermarci.”<br />
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