CONNESSIONI LEGGENDARIE - Domenico Quaranta
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Florian Cramer<br />
and, self (Perl poems)<br />
2001<br />
Proviamo ad utilizzare le poesie<br />
and e self come filastrocche. Le<br />
nenie sono banali parole che<br />
grazie alla ripetizione, al respiro,<br />
trovano un loro ritmo fisico. Non<br />
per caso placano l’inquietudine<br />
dei bambini. Non per caso ottengono<br />
l’effetto opposto sullo<br />
spettatore di un film horror.<br />
Reiterazioni orali che già praticavamo<br />
nelle caverne, le<br />
filastrocche sono programmi<br />
implacabili, funzionano sempre<br />
e sempre bene.<br />
Le due poesie di Florian<br />
Cramer sono programmi Perl<br />
eseguibili da un computer.<br />
Abbastanza simili tra loro, and e<br />
self sembrano il prodotto di una<br />
stessa idea. Lanciandoli, il<br />
programma crea un nuovo file<br />
che porta il suo stesso nome,<br />
un “file vuoto”: zero kilobyte,<br />
nessuna informazione, nessun<br />
contenuto, niente. Solo il nome,<br />
“and” oppure “self”, ne sancisce<br />
l’esistenza sul computer e<br />
permette al programma di aprire<br />
un flusso di comunicazione con<br />
questa entità “file vuoto”.<br />
Essendo tale comunicazione un<br />
ciclo informatico poco<br />
compatibile con l’orecchio<br />
umano, tenterò liberamente di<br />
parafrasarlo come se fosse un<br />
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dialogo:<br />
leggi dentro fino in fondo<br />
scrivi bene quel che hai letto un po’ più<br />
sotto un po’ più in là<br />
poi ripeti finché dura quel che leggi<br />
Poiché il dentro di un file vuoto è<br />
uguale a niente, il programmapoesia<br />
non fa altro che leggere<br />
niente, memorizzare niente,<br />
scrivere niente e ripetere tutto<br />
da capo. Il risultato di output,<br />
ovviamente, è niente. Neppure<br />
un premio di consolazione<br />
filosofica sul tema del nulla.<br />
E qui la domanda è d’obbligo:<br />
perché scrivere un programma<br />
che non produce alcun risultato<br />
ad eccezione di un file vuoto che<br />
porta il suo stesso nome? Che<br />
valore dare a niente? Soprattutto:<br />
perché instaurare un ciclo<br />
macchina “a vuoto” come una<br />
filastrocca priva di parole.<br />
I flussi di informazione sono la<br />
lingua madre di Massimo<br />
Ferronato che, leggendo and, ha<br />
lapidariamente osservato: “No<br />
matter, no Big Bang”. Forse le<br />
due poesie di Florian Cramer<br />
processano, per principo, il niente<br />
in attesa di qualcosa?<br />
Materia, informazione, parola?<br />
Non lo possiamo affermare:<br />
entrambe le poesie non dicono<br />
né chiedono nulla a tale proposito.<br />
Il loro autore neppure.<br />
Queste domande sembrano<br />
essere il limite non valicabile del<br />
micidiale gioco poetico di Florian<br />
Cramer. Niente da interpretare,<br />
niente da interpretare...<br />
Senza chiedere l’autorizzazione<br />
al poeta, proviamo a scrivere<br />
arbitrariamente qualcosa dentro<br />
il file vuoto creato dalla poesia.<br />
Usiamo un programma di testo<br />
qualsiasi, salviamo le modifiche<br />
e lanciamo nuovamente il<br />
programma-poesia. Scopriremo<br />
che ad and e self basta una sola<br />
parola per innescare un principio<br />
generativo che può espandersi<br />
all’infinito nel file, rendendo spazio<br />
e forme possibili. Da questa<br />
parola, la filastrocca comincia a<br />
generare un mondo.<br />
Sembrerebbe una metafora di<br />
macchine celibi, moti immobili,<br />
concetti spaziali, cosmogonìe,<br />
epifanie, mitopoièsi, e, oppure,<br />
anche... Continuate voi, a vostro<br />
gusto o cultura, la raffinata serie<br />
di giustificazioni. Le utilizzeremo<br />
all’infinito per esorcizzate il<br />
demone della poesia, il principio<br />
della parola che diventa materia.<br />
[Luca Lampo da Interpretare<br />
niente]