Associazione Renato Caneva - Archiviostorico.Net
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3. “OVADA È UNA PICCOLA CITTÀ...”<br />
L’ECONOMIA E LA SOCIETÀ OVADESI NEL DOPOGUERRA<br />
3. 1. “Pel dopoguerra cittadino”<br />
La prima guerra mondiale non sembrò modificare alquanto la struttura economica<br />
dell’Ovadese. Più importante della cesura economica fu quella politica e sociale, con la<br />
partenza di molti contadini al fronte, la lontananza da casa e il tributo di sangue pagato<br />
dalle campagne ovadesi, superiore a quello dell’intera regione 16. Altrettanto, anche nell’industria<br />
ovadese la guerra non rappresentò una modificazione evidente, come invece<br />
successe nei centri più industrializzati, non tanto della provincia quanto della regione.<br />
Anche ad Ovada la prima guerra mondiale coinvolse attraverso le commesse belliche<br />
una cinquantina di piccole imprese che realizzarono profitti oscillanti tra le 20.000 lire e<br />
un milione, per un totale complessivo di 4 milioni di lire; tuttavia, proprio perché la struttura<br />
industriale ovadese non presentava aziende tali da essere coinvolte appieno nello<br />
sforzo bellico, la guerra non modificò sostanzialmente la destinazione degli investimenti<br />
e anche per questo il dopoguerra non pose drammatici problemi di riconversione 17.<br />
A partire dal febbraio 1919 apparve per qualche tempo su “II Corriere delle Valli<br />
Stura e Orba” una rubrica dal titolo “Pel dopoguerra cittadino” dove l’anonimo redattore,<br />
nascosto sotto uno pseudonimo, si proponeva “di agitare, su queste colonne alcuni<br />
problemi del massimo interesse pubblico, additando la soluzione che (...) può essere<br />
adottata” 18.<br />
Le prime osservazioni erano relative alla posizione geografica di Ovada e ai collegamenti<br />
ferroviari e stradali esistenti:<br />
“Ovada è una piccola città cui la natura largì molti vantaggi. In postazione felicissima, alla testata<br />
di una valle in diretta e facile comunicazione con quella del Po, si trova a distanza brevissima da<br />
uno dei centri commerciali e industriali più importanti d’Italia, intendiamo dire Genova, mentre la<br />
sua posizione di fronte a Savona (altro porto che dovrà acquistare nel prossimo avvenire la massima<br />
importanza) è notevolmente privilegiata.<br />
Nessun dubbio che fino ad ora tale vantaggiosa situazione non fu convenientemente sfruttata. La<br />
ferrovia con Genova non portò tutti i vantaggi che poteva, perché costruita con criteri troppo gretti:<br />
la ferrovia con Alessandria , anch'essa infelice di tracciato, non ha acquistato che una importanza<br />
localizzata ad alcuni centri e non è fin’ora ferrovia di transito. Le comunicazioni con Novi sono<br />
in piena crisi, per lo stato pietoso della tramvia cui non basta una schiera di facoltosi amministratori,<br />
se non li sorregge una chiaroveggente larghezza di propositi e di mezzi. Le comunicazioni coi<br />
paesi vicini, non toccate da ferrovie o tramvie, sono insufficienti e primordiali” 19 .<br />
16 Commemorazione degli Ovadesi caduti in guerra, Campoligure, 1919; anche “Il Corriere delle Valli Stura e Orba”<br />
del 26 gennaio 1919, (XXV), pubblicò un primo elenco, peraltro incompleto, di 89 caduti ovadesi nella prima guerra<br />
mondiale, cfr. l’articolo Albo dei gloriosi caduti in guerra.<br />
17 Punture, in “Il Corriere delle Valli Stura e Orba”, (XXV), 2 febbraio 1919.<br />
18 Pel dopoguerra cittadino, in “Il Corriere delle Valli Stura e Orba”, (XXV), 9 febbraio 1919.<br />
19 Ibidem.<br />
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