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Associazione Renato Caneva - Archiviostorico.Net

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esasperare i contadini. Lasciamo ancora una volta la parola a “L’Emancipazione”:<br />

“Giovedì 3, ore 10, come da avviso del sig. Pretore di Carpeneto, doveva aver luogo lo sfratto<br />

con la forza del fittavolo Parodi G. b. della Cascina Valletta (fini del Comune di Rocca Grimalda)<br />

di proprietà di certo Scarsi G.b. detto Tollo zaveri di Rocca.<br />

Si era sparsa la voce che lo sfratto doveva avvenire con l’assistenza di cento e più carabinieri e<br />

le leghe bianche dei paesi vicini onde numerosissime furono, nonostante il cattivo tempo, le leghe<br />

rosse con i loro vessilli accorse in difesa dei sacrosanti diritti del Parodi che ripetutamente aveva<br />

dichiarato di essere dispostissimo a lasciare la cascina non appena fosse riuscito a trovare una casa<br />

per ripararsi anche alla meglio.<br />

Non è esagerazione il dire che, senza contare i curiosi tra i quali predominava il così detto sesso<br />

gentile, i leghisti convenuti superavano il migliaio e tutti ben disposti ad opporsi con qualunque<br />

mezzo al minacciato sfratto.<br />

L’aspettativa però andò delusa perchè non comparvero nè uscieri, nè carabinieri e tanto meno le<br />

leghe bianche. Alle 12,30 i convenuti si radunarono nell’ aia della cascina con le bandiere ove il<br />

compagno Amelotti della Federazione dei Lavoratori della terra di Alessandria disse loro acconcie<br />

parole invitandoli a virilmente perseverare nei giusti propositi e serrare le file intorno alla loro organizzazione<br />

per fiaccare definitivamente la tracotanza padronale che non si arresta dinnanzi ai più<br />

elementari doveri di umanità e di cuore.<br />

Il Parodi ha accettato il licenziamento ed è disposto a lasciare la casa non appena avrà trovata<br />

un’altra casa. Che si vuole da lui? Che come le belve vada in cerca di una tana che ripari sé e la sua<br />

famiglia dalle intemperie? Volenti o nolenti i signori dell’agraria dovranno ammettere e riconoscere<br />

che i tempi sono mutati e con i tempi le condizioni di lavoro ed il diritto alla vita” 85 .<br />

Allo sfratto erano presenti i rappresentanti delle leghe dei contadini di ben dieci paesi<br />

dell’Ovadese - Ovada, Tagliolo Monferrato, Carpeneto, Trisobbio, Montaldo bormida,<br />

Rocca Grimalda, Cremolino, Silvano d’Orba, Morsasco, Castelletto d’Orba - che approvarono<br />

“per acclamazione” un ordine del giorno di protesta: in questo caso ciò che è<br />

importante sottolineare è lo straordinario spirito di solidarietà di classe che si manifestava<br />

non solo tra i lavoratori di uno stesso comune, ma coinvolgeva l’intera zona. E non<br />

era la prima volta che le classi più umili dell’Ovadese dimostravano spirito di sacrificio<br />

e di abnegazione: nell’ ottobre dell’anno precedente circa 150 contadini aderenti alla Le -<br />

ga di Ovada avevano provveduto gratuitamente alla semina del grano per l’Ospizio Ler -<br />

caro 86; nel gennaio 1921, le Leghe dei contadini e dei mezzadri del mandamento di Car -<br />

peneto avevano votato un ordine del giorno dove invitavano “tutti i capi famiglia mezzadri<br />

a cedere il soprapiù di terreno [stabilito dal patto colonico in due ettari di terra a<br />

vigna per ogni uomo della famiglia del mezzadro in condizione di lavorare] a lavoratori<br />

avventizi che si trovino in condizione di bisogno e manifestino il desiderio di avere terreno<br />

da lavorare direttamente” 87.<br />

85 E sempre sfratti!, in “L’Emancipazione”, (II), 6 febbraio 1921.<br />

86 I contadini a Lercaro, in “L’Emancipazione”, (I), 21 novembre 1920.<br />

87 Un magnifico esempio di solidarietà di classe offerto dai mezzadri di Carpeneto, in “L’Emancipazione”, (II), 16<br />

gennaio 1921.<br />

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