Associazione Renato Caneva - Archiviostorico.Net
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2. IL PRESENTE HA UN CUORE ANTICO. ALLE RADICI DELLE<br />
LOTTE SOCIALI DELL’OVADESE NEL PRIMO DOPOGUERRA<br />
2. 1. Piccola proprietà e protoindustria: uno sguardo di medio periodo all’economia<br />
ovadese<br />
Le lotte sociali che avvengono ad Ovada e nell’Ovadese nel primo dopoguerra, per<br />
essere comprese appieno, come per comprendere la storia successiva, devono essere collocate<br />
in due precisi contesti: il primo, di medio periodo, è dato dall’economia della cittadina<br />
e della zona da metà Ottocento alla prima guerra mondiale, mentre il secondo<br />
riguarda più specificatamente le condizioni economiche, politiche e sociali dell’immediato<br />
dopoguerra.<br />
A metà Ottocento Ovada era un borgo agricolo e commerciale profondamente integrato<br />
nelle campagne circostanti, con un basso incremento demografico rispetto a quello<br />
registrato dagli agli centri provinciali (poco più di 6.000 abitanti nel 1824, circa 6.700<br />
nel 1861). L’attività predominante era l’agricoltura e all’interno del settore primario<br />
stava via via assumendo una posizione di rilievo la coltivazione della vite che alimentava,<br />
con la conseguente produzione di vino, discreti traffici commerciali verso la Liguria<br />
in generale e Genova in particolare, pur tra evidenti difficoltà di comunicazioni. L’altro<br />
cardine dell’economia locale era rappresentato dalla coltivazione dei gelsi e l’allevamento<br />
dei bachi da seta, attività che forniva materia prima da lavorare ad alcune filande<br />
locali.<br />
Per tutta la seconda metà del secolo questa struttura economica fondata sull’ agricoltura<br />
ma con venature protoindustriali rimase inalterata nei lineamenti di fondo, tuttavia<br />
se ne specificarono alcune caratteristiche che continueranno ad esistere per lungo tempo<br />
nell’economia ovadese. In primo luogo, tra il 1861 e il 1901 si verificò un forte aumento<br />
di popolazione (gli abitanti di Ovada passarono da 6.700 a 10.300 e quelli dell<br />
‘Ovadese da 31.300 a 42.300); in secondo luogo si precisarono sia la struttura fondiaria<br />
che i rapporti di conduzione. basati sulla piccola proprietà coltivatrice con a fianco alcune<br />
grosse proprietà e una certa quota di mezzadria, retaggio della penetrazione economica<br />
genovese nell’area. Nell’equilibrio colturale continuava la forte espansione del<br />
vigneto, sia pure a coltivazione promiscua, tanto che la superficie virata raddoppiò nel<br />
corso del secolo, passando, nel solo comune di Ovada, da circa 880 ettari a circa 1.850.<br />
In terzo luogo avvennero delle novità di rilievo sia nell’industria che nelle vie di comunicazione.<br />
Nel settore secondario all’attività serica si affiancò la lavorazione del cotone:<br />
nel 1888 accanto alla filanda Salvi era attivo anche il cotonificio Sciaccaluga e Oliva, di<br />
proprietà di imprenditori genovesi; completavano il panorama industriale di Ovada di<br />
fine Ottocento alcune distillerie, un paio di fornaci e varie botteghe artigiane dalla produzione<br />
rivolta essenzialmente al mercato locale. Infine, nel 1881 si aprirono al traffico<br />
la tramvia Ovada-Novi Ligure e nel 1894 la ferrovia Genova-Ovada-Acqui Tenne-Asti,<br />
linee che consentirono l’integrazione dell’area in più vasti circuiti commerciali, anche se<br />
non risolvettero definitivamente il problema dell’isolamento geografico ed economico.<br />
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