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prima pagina<br />

coltura generale<br />

Un’alternativa a un modello di sviluppo basato sulle coltivazioni ogm c’è.<br />

Il punto di vista di Roberto Burdese, presidente di Slow Food<br />

e coordinatore della Coalizione Italia-Europa Liberi da ogm.<br />

Quando si dicono le coincidenze: il prezzo<br />

dei cereali, dal grano al riso al mais cresce<br />

vertiginosamente sui mercati mondiali,<br />

in parallelo scatta l’allarme per il rischio<br />

fame in tanta parte del mondo e sub<strong>it</strong>o<br />

rispuntano articoli e prese di posizione<br />

volte a spiegare che per dare da mangiare<br />

a tutti l’unica strada è far spazio<br />

alle colture ogm, quelle con organismi<br />

geneticamente modificati. Ma stanno<br />

davvero così le cose? E quali sono cause<br />

e possibili soluzioni di questa impennata di prezzi? Lo<br />

abbiamo chiesto a Roberto Burdese, presidente di Slow<br />

Food e coordinatore della Coalizione Italia-Europa<br />

Liberi da ogm (che raggruppa 32 enti e associazioni tra<br />

cui Coop). «Per prima cosa – spiega Burdese – è bene dire<br />

che negli ultimi 5 anni, durante i quali si sono costru<strong>it</strong>e le<br />

condizioni per gli aumenti di prezzo di oggi, i prof<strong>it</strong>ti delle<br />

grandi multinazionali, quelle che controllano il mercato<br />

degli ogm e delle sementi, hanno registrato aumenti dei<br />

prof<strong>it</strong>ti enormi. Questo rende evidente che i produttori di<br />

ogm sono la causa e non la soluzione della crisi. Sono<br />

quelli che da questo stato di cose ci guadagnano».<br />

Burdese fa esempi concreti: «In India ogni anno 20mila<br />

contadini che coltivano cotone si suicidano per deb<strong>it</strong>i,<br />

perché non riescono a pagare diserbanti e pesticidi, perché<br />

sono stati convinti a usare gli ogm e dopo qualche buon<br />

risultato iniziale hanno visto i prezzi di mercato scendere<br />

e ora sono alla disperazione. Lo stesso è successo in<br />

Mali. Qui la Banca Mondiale ha convinto a piantare<br />

cotone e la gente, pensando a un guadagno immediato,<br />

ha puntato su questo. Ora che i prezzi sono crollati, la<br />

gente non riesce più a comprare le sementi, non ha più<br />

di che mangiare ed emigra clandestinamente magari<br />

proprio verso l’Italia».<br />

Ma allora come si esce da questo stato di cose, in cui<br />

comunque è certo che centinaia di milioni di persone<br />

vedono ancor di più messo in discussione il proprio<br />

dir<strong>it</strong>to al cibo?<br />

«L’unica strada è sviluppare in tutto il mondo dei sistemi<br />

di agricoltura familiare, consolidando le economie rurali<br />

secondo logiche equilibrate e di lungo periodo. In questo<br />

modello le sementi devono essere gratu<strong>it</strong>e come è sempre<br />

stato nell’agricoltura. Invece il modello legato<br />

agli ogm propone dei contadini prigionieri<br />

di un sistema in cui il problema diventa<br />

presto quello di non riuscire a pagare i semi,<br />

i diserbanti e tutto quanto la multinazionale<br />

di turno propone loro».<br />

UN ANNO DI AUMENTI<br />

Mais 31%<br />

Riso 74%<br />

Soia 87%<br />

Grano 130%<br />

Ci può fare qualche esempio concreto?<br />

«La storia di questi anni ci insegna che<br />

laddove si usano gli ogm si assiste a pro-<br />

cessi di adattamento della natura all’uso<br />

di questi prodotti. Per cui dopo i successi<br />

iniziali, pian piano le coltivazioni diventano<br />

resistenti ai prodotti e agli erbicidi utilizzati.<br />

Così i problemi si ripresentano e occorre<br />

cambiare prodotto. La logica dell’agricoltura<br />

è una logica di lungo periodo, una logica<br />

che si fonda sul bisogno di cibo dell’uomo. E in questa logica<br />

gli ogm non sono mai convenienti. La realtà delle colture ogm<br />

è una realtà in cui chi è costretto a comprare tutto da una<br />

multinazionale, non è più un contadino, ma solo un operaio<br />

di quella multinazionale, proprietario di nulla. Ricordiamoci<br />

invece che la natura alla fine è sempre più forte. Chi presenta<br />

gli ogm come una sorta di soluzione defin<strong>it</strong>iva dei problemi<br />

dice una bugia. Si disse la stessa cosa coi pesticidi. Ma non è<br />

stato così: la natura reagisce, ci sono degli adattamenti».<br />

Ma l’analisi degli aumenti di prezzo cui stiamo assistendo<br />

non ha anche altre inquietanti cause, tutte legate<br />

a meccanismi economici soprattutto di speculazione<br />

finanziaria?<br />

«Non si può far funzionare l’agricoltura secondo le leggi della<br />

finanza tutta volta a trovare un prof<strong>it</strong>to immediato senza<br />

preoccuparsi di ciò che succede domani. È esattamente questo<br />

il meccanismo alla base della odierna crisi dei prezzi. Si sceglie<br />

per massimizzare il prof<strong>it</strong>to, non per dare da mangiare all’uman<strong>it</strong>à.<br />

Oggi assistiamo, come noi di Slow Food denunciamo da<br />

tempo, ad una drastica riduzione delle biodivers<strong>it</strong>à. Il 95 per<br />

cento del genere umano si alimenta con 30 piante. È come<br />

se i risparmi di tutti fossero concentrati solo su 30 azioni. È<br />

chiaro che così, poche persone si trovano a decidere del destino<br />

di tutti. Anche sui prodotti alimentari si sono innescati<br />

meccanismi speculativi, decisi da anonimi operatori di Borsa.<br />

Il prezzo del grano è cresciuto a dismisura, ma produrre grano,<br />

salvo l’incidenza del petrolio, costa come 12 mesi fa. E invece<br />

siamo dentro a una spirale perversa di aumenti, alimentata<br />

anche dalle scelte dei governi Usa e brasiliano di sviluppare<br />

le produzioni destinate ai biocarburanti. Occorre invertire la<br />

rotta, chiamando in causa il ruolo di organismi internazionali<br />

come il Wto (l’organismo che regolamenta i commerci tra gli<br />

stati, ndr), dei governi nazionali, delle comun<strong>it</strong>à<br />

locali. E la battaglia sugli ogm è centrale proprio<br />

perché siamo a un bivio tra due logiche di<br />

sviluppo del pianeta. Per questo dico convinto<br />

che gli ogm non risolvono il problema della<br />

fame, anzi lo peggiorano».<br />

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