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Mensile per il consumatore<br />
Sped<strong>it</strong>o in abbonamento<br />
ai soci di Unicoop Tirreno<br />
Direttore responsabile<br />
Aldo Bassoni<br />
Redazione<br />
R<strong>it</strong>a Nannelli<br />
Beatrice Ramazzotti<br />
Luca Rossi<br />
Barbara Sordini<br />
Cristina Vaiani<br />
Hanno collaborato<br />
Barbara Autuori<br />
Francesca Baldereschi<br />
Barbara Bernardini<br />
Salvatore Calleri<br />
T<strong>it</strong>o Cortese<br />
Eleonora Cozzella<br />
Claudia Cristarelli<br />
Eugenio Del Toma<br />
Daniele Fabris<br />
Silvia Fabbri<br />
Stefano Generali<br />
Maria Carla Giugliano<br />
Dario Guidi<br />
Silvia Inghirami<br />
Giovanni Manetti<br />
Enrico Mannari<br />
Chiara Milanesi<br />
Roberto Minn<strong>it</strong>i<br />
Giorgio Nebbia<br />
Paola Ramagli<br />
Anna Somenzi<br />
Mariano Votta<br />
Progetto grafico<br />
Cinzia Cap<strong>it</strong>anio<br />
per Jack Blutharsky - Bologna<br />
Impaginazione<br />
Marco Formaioni<br />
per Studiografico M - Piombino<br />
Copertina<br />
Foto di Paolo Carrara<br />
Fondazione “Un raggio di luce”<br />
Impianti e stampa<br />
Coptip - Modena<br />
Direzione e redazione<br />
SS1 Aurelia Km 237<br />
Frazione Riotorto<br />
57025 Piombino (LI)<br />
Tel. 0565/24720 - Fax 0565/24210<br />
nuovoconsumo@unicooptirreno.coop.<strong>it</strong><br />
Ed<strong>it</strong>ore<br />
Vignale Comunicazioni srl<br />
Pubblic<strong>it</strong>à<br />
Giemme Pubblic<strong>it</strong>à<br />
di Graziella Malfanti<br />
via Pacinotti, 12 - 57025 Piombino (LI)<br />
tel. 0565 49156 - 226433<br />
fax 0565 39003<br />
graziella.malfanti@tiscali.<strong>it</strong><br />
Responsabile pubblic<strong>it</strong>à<br />
Roberta Corridori<br />
Registrazione del Tribunale di Livorno<br />
n° 695 del 24/07/2001<br />
Iscrizione ROC 1557<br />
del 4/09/2001<br />
Tiratura prevista: 401.359 copie<br />
Chiuso in tipografia il 22/5/2008<br />
Prodotto con carta premiata dalla<br />
European Union Eco-label n. reg. FI/11/1,<br />
forn<strong>it</strong>a da UPM.<br />
il punto di Aldo Bassoni<br />
<strong>it</strong>aliani brava gente<br />
Esasperazione, intolleranza o crisi di civiltà?<br />
La vicenda dei campi Rom in Italia dove<br />
ce la prendiamo con il debole di turno.<br />
Sono bastate poche scene di devastante intolleranza e di violenza razziale,<br />
sfociata perfino in balenanti accenni di pulizia etnica, a spazzare<br />
via agli occhi del mondo quel m<strong>it</strong>o degli “<strong>it</strong>aliani brava gente” che ci<br />
portiamo, forse abusivamente, appiccicato addosso. La bolla speculativa<br />
sulla sicurezza è scoppiata in un tumulto esasperato di cieca aggressiv<strong>it</strong>à<br />
sociale, nella quale si è addir<strong>it</strong>tura inser<strong>it</strong>o strumentalmente il crimine<br />
organizzato nostrano. Illegale, sì, ma <strong>it</strong>aliano. Dietro queste “ribellioni”<br />
che ricordano troppo da vicino la triste storia di un pezzo di Novecento,<br />
c’è forse chi pensa di trovare le risposte a un reale stato di angoscia<br />
dovuto più alle incertezze della v<strong>it</strong>a quotidiana che alla paura di essere<br />
scippati. Negli stessi giorni, mentre i romani cacciavano i rom, un<br />
romano stuprava una romena. Magia della lingua: basta cambiare una<br />
vocale per perdere il dir<strong>it</strong>to alle prime pagine dei giornali. Probabilmente<br />
essere stuprata da un <strong>it</strong>aliano è un onore. Ma c’è una spiegazione. Tutti<br />
hanno contribu<strong>it</strong>o ad alimentare il fuoco della paura. L’allarme sicurezza<br />
è stato il le<strong>it</strong> motiv della campagna elettorale. Eppure negli ultimi anni<br />
i reati sono diminu<strong>it</strong>i. Però fanno più notizia perché c’è come una gara<br />
a trasformare in assordante boato il più impercettibile scricchiolio di un<br />
extracomun<strong>it</strong>ario cattivo o di un neocomun<strong>it</strong>ario delinquente. Ieri erano<br />
gli africani, poi gli albanesi. Ora tocca ai romeni e, per assonanza, ai Rom.<br />
In questo clima orribile di paura e circospezione che si aggiunge alle difficoltà<br />
economiche di milioni di famiglie – queste sì peggiorate davvero –<br />
e alla precarietà di molte v<strong>it</strong>e appese alle incertezze di un’economia<br />
incapace di regolare equamente il sistema, rabbia e frustrazione trovano<br />
il più facile dei bersagli nel debole di turno. Essere diversi diventa una<br />
colpa, miseria ed emarginazione sono un marchio d’infamia. La ragione<br />
si smarrisce. Nessuno più sembra riuscire a distinguere tra il malfattore<br />
che va pun<strong>it</strong>o e il suo popolo di appartenenza, la sua nazional<strong>it</strong>à, l’etnia.<br />
E allora si tira nel mucchio. I pogrom contro i Rom, le spedizioni pun<strong>it</strong>ive<br />
nei campi, la cacciata di mamme sconcertate con i bambini impaur<strong>it</strong>i in<br />
braccio, l’incendio di quelle miserabili casupole, sono agghiaccianti nella<br />
loro lugubre atroc<strong>it</strong>à che odora di barbarie. Ma quelle scene di odio che<br />
tutti abbiamo visto in televisione r<strong>it</strong>raggono impietosamente anche la<br />
miseria di chi le compie e rappresentano lo specchio della nostra crisi di<br />
civiltà, il rischio incombente che il declino dell’Italia sia non solo sociale<br />
ed economico, ma anche civile e morale.