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45<br />

la merce muta di Giorgio Nebbia<br />

contro foglia<br />

L’altra faccia delle foglie dei vegetali,<br />

ricche di proteine. La scoperta di Pirie.<br />

Sempre più spesso si parla di crisi alimentare dovuta non solo alla insufficiente<br />

disponibil<strong>it</strong>à di sostanze energetiche, ma principalmente alla<br />

carenza di proteine ricche di amminoacidi essenziali, che l’organismo<br />

umano non è capace di sintetizzare e che devono essere apportati con la<br />

dieta. Gli amminoacidi essenziali sono più diffusi negli alimenti di origine<br />

animale (carne, latte, uova), ma si possono trovare anche nelle proteine di<br />

molti vegetali, specialmente nelle foglie. Del resto le insalate, gli spinaci,<br />

sono alimenti pregiati a base di foglie, anche se hanno l’inconveniente di<br />

avere una “v<strong>it</strong>a utile” breve. In molti hanno allora pensato di estrarre le<br />

proteine dalle foglie in una forma facilmente conservabile. L’idea aveva<br />

attratto già i chimici del 1700, come Rouelle (il primo ad isolare l’urea<br />

dall’urina), Proust e altri. Nel 1942 N.W. Pirie (1907-1997), chimico inglese<br />

della stazione sperimentale di agricoltura di Rothamsted, cominciò a<br />

condurre ricerche sull’estrazione di proteine dalle foglie con un processo<br />

consistente nell’omogeneizzare le foglie, che hanno un elevato contenuto<br />

in acqua, nell’estrarre un succo e nel fare coagulare le proteine. Le ricerche<br />

di Pirie sono condensate nel libro Leaf proteins and <strong>it</strong>s by-products<br />

in human and animal nutr<strong>it</strong>ion del 1978 (sul motore di ricerca www.<br />

books.google.<strong>it</strong> si trova il testo integrale della seconda edizione). Con<br />

l’estendersi del benessere e della disponibil<strong>it</strong>à di alimenti di origine<br />

animale il processo è stato accantonato. Viene riscoperto adesso e vari<br />

studiosi hanno ripreso le ricerche i cui risultati potrebbero essere applicati<br />

alle foglie di piante esistenti nei paesi che più soffrono di carenze<br />

proteiche. Il processo di preparazione delle proteine è sostanzialmente<br />

quello di Pirie e consiste nel frantumare le foglie facendone una polpa<br />

che comprende la parte cellulosica insolubile in acqua e un succo nel<br />

quale sono disciolte e disperse le proteine, oltre a molte altre sostanze<br />

fra cui carotinoidi, importanti come v<strong>it</strong>amine, e clorofilla. Il succo viene<br />

filtrato dalla parte cellulosica che può essere utilizzata come mangime<br />

per animali; le proteine si separano dal succo modificandone l’acid<strong>it</strong>à<br />

con adatti reagenti. Ogni proteina “precip<strong>it</strong>a”, cioè si insolubilizza, a un<br />

determinato pH (il noto indicatore di acid<strong>it</strong>à); il coagulo che si ottiene<br />

contiene le proteine insieme alla clorofilla e ai carotinoidi e può essere<br />

essiccato in una polvere, stabile nel tempo, dal colore verdastro. Gli studi<br />

in corso sono rivolti da una parte ad identificare il contenuto in amminoacidi<br />

essenziali delle proteine, dall’altra a produrre forme accettabili<br />

da aggiungere agli alimenti, soprattutto cereali.

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