07.06.2013 Views

La citt nel XX secolo: il successo infelice - Eddyburg

La citt nel XX secolo: il successo infelice - Eddyburg

La citt nel XX secolo: il successo infelice - Eddyburg

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Bast<strong>il</strong>le descritti <strong>nel</strong> f<strong>il</strong>m Chacun cherche son chat di Cédric Klapitsch. Ma anche la “Grande<br />

Mela” ci offre una realtà variegata <strong>nel</strong>le forme edificate e negli st<strong>il</strong>i di vita, dal cuore della Fifth<br />

Avenue al Greenwich V<strong>il</strong>lage, alla Brooklyn plurietnica, eppure ancora capace di conservare una<br />

forte identità, così come ci viene proposta dai f<strong>il</strong>m di Wayne Wang e Paul Auster (Smoke e Blue in<br />

the face). Questi ultimi due documenti della fantasia r<strong>il</strong>evano con l’intuizione dell’arte un<br />

microcosmo di interazioni calde tra le due popolazioni di un quartiere metropolitano, gli<br />

“attraversanti’ e gli abitanti, non indifferenti gli uni agli altri, ma anzi capaci di venire in contatto e<br />

di riconoscersi con le loro diversità, con i tic dei loro atteggiamenti e dei loro comportamenti,<br />

facendo di essi - anche se per un momento - comuni abitanti del v<strong>il</strong>laggio metropolitano.<br />

Regioni di ribalta e regioni di retroscena (v. Goffman, 1956), luoghi ad alta e a bassa<br />

vitalità (v. De Carlo, 1995), luoghi di quiete quasi provinciale e luoghi di frenetica e convulsa<br />

attività si succedono <strong>nel</strong>lo stesso tessuto metropolitano e, spesso, si scambiano ruoli e funzioni.<br />

Via via che i soggetti urbani, vecchi e nuovi, modificano i loro linguaggi, questi modificano le<br />

forme urbane; <strong>nel</strong>lo stesso tempo i vincoli fisici o le risorse spaziali emergenti dalla crescita e dalla<br />

trasformazione urbana mutano comportamenti e st<strong>il</strong>i di vita urbani in un continuo processo<br />

circolare.<br />

2c. I fattori del <strong>successo</strong> urbano.<br />

Il fattore di <strong>successo</strong> per una <strong>citt</strong>à e, ancor di più, per una metropoli, è la qualità, sia del prodotto<strong>citt</strong>à<br />

e della sua immagine, sia del governo locale, ma anche la capacità di accettare la sfida della<br />

globalizzazione, di entrare cioè come partner attivo ed efficace in una rete urbana, in un club di<br />

<strong>citt</strong>à in cui interagiscono virtuosamente relazioni competitive e cooperative.<br />

Ragionare in termini di prodotto-<strong>citt</strong>à (e, quindi, in termini di marketing urbano) è coerente con<br />

<strong>il</strong> modello di <strong>citt</strong>à-impresa imposto dalla competizione globale, perché è quello che esalta le<br />

componenti e le potenzialità spaziali e contenutistiche del fenomeno urbano in un processo espansivo<br />

aperto, <strong>nel</strong> confronto senza confini proprio di un’impresa. <strong>La</strong> qualità del prodotto-<strong>citt</strong>à ne fa un<br />

luogo strategicamente vincente: per la localizzazione, in forme diverse, di élites internazionali, di<br />

determinate imprese e servizi high-tech, di istituzioni e impianti di rango nazionale e<br />

sovranazionale capaci di produrre ricchezza e lavoro, di attirare intelligenze e generare conoscenze;<br />

per la produzione di eventi che richiamino flussi di visitatori e trasmettano immagini e messaggi di<br />

eccezionalità; ma anche per garantire qualità della vita ai suoi abitanti e utenti e per promuoverne<br />

identità e patriottismo civico.<br />

Il sogno della qualità urbana sarebbe quello di ottenere, secondo la felice sintesi di Colin Rowe,<br />

una <strong>citt</strong>à in cui ci fosse un centro storico europeo, ricco di valori estetici storicamente consolidati, e<br />

una grande periferia nordamericana, linda, efficientissima e funzionale. Rimane un sogno sia per le<br />

<strong>citt</strong>à nordamericane, che hanno assunto con ottimistica baldanza <strong>il</strong> carattere simulativo della<br />

società postmoderna, ricostruendo, con la logica del souvenir del turismo<br />

di massa, pezzi di storia monumentale e architettonica importati dall’Europa, sia per molte <strong>citt</strong>à<br />

europee, che non riescono a sottrarre le loro periferie a uno st<strong>il</strong>e architettonico anonimo e sciatto,<br />

quando non le abbandonano a un destino di degrado. Ma, al di là dei sogni, l’accresciuta attenzione<br />

all’estetica della <strong>citt</strong>à è una realtà che si impone con evidenza.<br />

<strong>La</strong> <strong>citt</strong>à del XIX <strong>secolo</strong> e di buona metà del <strong>XX</strong> doveva essere funzionale, rispondere a criteri di<br />

ut<strong>il</strong>ità <strong>nel</strong>la localizzazione delle funzioni e <strong>nel</strong>la solidità del suo patrimonio ed<strong>il</strong>izio; poteva anche<br />

essere bella, ma questo requisito rimaneva un effetto secondario. Oggi, al contrario, la <strong>citt</strong>à<br />

postmoderna si misura attraverso la sua capacità di rispondere a una “domanda di bellezza” (v.<br />

Amendola, 1997) ancora tutta da esplorare <strong>nel</strong> suo contenuto sostanziale, <strong>nel</strong>la tipologia e <strong>nel</strong>la<br />

capacità dei <strong>citt</strong>adini di rispecchiarsi <strong>nel</strong> “bello urbano”, ma anche <strong>nel</strong>le alterazioni provocate<br />

sulla domanda dalle concrete manifestazioni dell’offerta urbana così come determinate dai poteri<br />

del mercato e delle ideologie. “<strong>La</strong> voga, la voglia di inserire ‘arte’, ‘attrazioni artistiche’, eventi,<br />

lusinghe e distrazioni estetiche negli spazi urbani è un complemento dell’aspirazione

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!