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TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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fronouvmeno~, per questo è chiamato metochv, perché partecipa del nome del<br />

verbo” 92 . Nella Téchnē, del participio si dice che possiede gli attributi verbali, tranne<br />

le Persone e i Modi, quindi ne deduciamo che possiede i tempi. 93 Anche in Apollonio<br />

il participio è considerato separatamente. 94<br />

L’avverbio può indicare il tempo, ma la differenza rispetto al verbo, come<br />

chiaramente spiegato da Cherobosco, è che l’avverbio non presenta un sistema<br />

flessionale per esprimere i diversi tempi. 95 Nelle definizioni dell’avverbio, infatti,<br />

viene sempre indicato che si tratta di una parola senza flessione, tra le cui<br />

caratteristiche c’è il tempo, come si può vedere nel papiro Yale 1.25 ll. 37-44:<br />

ejpivrhma dΔ∆ejsti;n levxøiØ~ k≥ata;<br />

mivan ejkfora;n dªhºloumevnh, prota-<br />

ktikh; h] uJpotaktikh; rJhvmato~ ajsun-<br />

ªqºevtw~ shmaivnousa posovthta<br />

h] poiovthta h] crovnon h] tovpon h] a[rnh-<br />

sin h] sunkatavqesin h] ajpag≥ovreusin<br />

h] ejpikevleusin h] ejrwvthsin h] eujch;ªnº<br />

h] parabolh;n h] distamovn.<br />

92 Il testo greco è: mºetoch; dΔ∆ ejsti;n levxi~ a[qra ªkai; ptwvsei~ ejpiºdecomevnh kai; crovnw<br />

ªdiafora;~ e[coºu≥sa, oi|on levgwn, froªnouvmeno~, dia;º tou'to kai; mªeºtoªch; levgetai dia; tºo;<br />

metevcin ªkai; ojnovmato~ kºai; rJhvmato~.<br />

93 Nel cap. 15 della Téchnē: “il participio è una parola che partecipa della proprietà dei verbi e di<br />

quella dei nomi. Esso ha gli attributi del nome e quelli del verbo, tranne le persone e i modi”.<br />

94 Si vedano nella Sintassi in particolare: I, §21-22 (sul fatto che nella lista delle parti del discorso il<br />

participio viene dopo il nome e il verbo perché appunto deriva dal verbo e partecipa di entrambi);<br />

§110 (se c’è il nome proprio ma non l’articolo il participio ha valore temporale (xronikw'" noei'tai));<br />

III, §29 (il PR esprime PR e IMPf); III, §§55-56 (i participi possiedono i tempi); III, §86 per la<br />

metavlhyi". Si veda anche Avv. pp. 123, 16-124, 7.<br />

95 Sebbene Apollonio, come abbiamo visto, in più punti parli di questa distinzione, va notato che in<br />

Sint. III, §56 invece si parla in generale di valore temporale. Si tratta di un punto in cui Apollonio sta<br />

analizzando gli argomenti contro la concezione dell’Infinito come verbo, dal momento che gli avverbi<br />

possono presentare il tempo questo rafforzerebbe l’ipotesi dell’Infinito come avverbio; Apollonio, pur<br />

considerando e dimostrando che l’Infinito è un verbo, accomuna semanticamente il verbo e gli avverbi<br />

nell’espressione del valore temporale, senza dare a riguardo ulteriori spiegazioni, né quindi elementi<br />

di differenziazione. Così appare anche nello scolio GG I 3: 244, 10-28, in cui, in riferimento alla<br />

definizione della Tecnhe, il commentatore sta mostrando quali siano le caratteristiche proprie solo del<br />

verbo e dice che l’espressione del tempo non lo è perché c’è anche negli avverbi temporali.<br />

Lallot, a proposito del paragrafo 56 della Sintassi, ritiene che si tratti si una grave mancanza da parte<br />

di Apollonio quella di non riconoscere tale differenza e cita i commentatori aristotelici, i quali<br />

avrebbero invece giustamente operato una distinzione tra “le temps connoté (prossēmaínein,<br />

signification flexionelle) par le verbe et le temps dénoté (sēmaínein, signification lexicale) par le<br />

noms dérivés d’adverbes de temps (type khtensinós ‘d’hier’).” (1997 II: 187-88 n. 128).<br />

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