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TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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e[grafon h] to; ejgegravfein h] ajpo; mevrou~ 126 gegonovta ejsti;n h] kai; e[kpalai<br />

gegonovta: e[nqen prosevrcetai toi'~ dunamevnoi~ th;n u{lhn aujtou' paradevxasqai,<br />

e[grafon a[n, e[graya a[n, ejgegravfein a[n, ouj mh;n tw'/<br />

gravfw h] gravyw: ouj ga;r<br />

parwv/chtai,<br />

i{nΔ∆ ejgcwrhvsh/ kai; hJ ejk tou' sundevsmou ajnaivresi~ me;n tou'<br />

gegonovto~, ejpaggeliva de; tou' ejsomevnou. kai; ejnteu'qen de; peiqovmeqa o{ti ouj<br />

parw/chmevnou suntevleian shmaivnei oJ parakeivmeno~, thvn ge mh;n ejnestw'san,<br />

o{qen oujde;n dunhsovmenon genevsqai paredevxato kai; dia; tou'to ajprosdeh;~ tou'<br />

a[n sundevsmou ejgegovnei.<br />

“[...] la congiunzione implica l’annullamento dei fatti compiuti, trasferendoli nel<br />

possibile, per questo si chiama ‘potenziale’. Infatti e[graya [AO ‘scrissi’], e[grafon<br />

[IMPf ‘scrivevo’], ejgegravfein [PPf ‘avevo scritto’] sono accaduti in parte o da molto<br />

tempo; per questo si unisce a quelli che possono ammettere il suo significato 127 ,<br />

e[grafon a[n [IMPf], e[graya a[n [AO], ejgegravfein a[n [PPf] 128 - ma non gravfw<br />

[PR ‘scrivo’] o gravyw [FU ‘scriverò’], infatti, non sono dei passati, tali da<br />

permettere 129 la rimozione di ciò che è accaduto e l’annuncio di ciò che sarà. Per<br />

questa ragione siamo persuasi che il perfetto significhi non il compimento del passato,<br />

ma quello presente, per cui non ammette niente di ciò che potrà accadere, ed è per<br />

questo che esclude la congiunzione a[n.”<br />

L’AO, l’IMPf e il PPf sono dunque considerati da Apollonio dei passati e sono<br />

chiamati parw/chmevnoi. Inoltre, essi indicano degli eventi accaduti in parte (ajpo;<br />

mevrou~ gegonovta) o da molto tempo (e[kpalai gegonovta). Viene dunque data una<br />

duplice caratterizzazione che distingue questi passati, ma non è del tutto chiaro a<br />

quale dei tre Tempi si debba applicare. Il PPf si accorda sicuramente con l’avverbio<br />

e[kpalai, ciò lo deduciamo dal passo degli Avverbi, che esamineremo più avanti.<br />

L’espressione ajpo; mevrou~, invece, sarà da associare all’IMPf, Cherobosco 130 infatti<br />

dice che il paratatikov~: ejn mevrei parh'lqon kai; ou[pw ejplhrwvqhsan<br />

(“l’imperfetto: è passato in parte e non è ancora compiuto”). L’uso del termine<br />

126<br />

ajpo; mevrou~ è nei codici A e B, mentre in L (su una cancellatura) e in C si trova a[ [rti. Uhlig (GG<br />

II 2: 287) ricollega questa lezione alle spiegazioni degli scoli e di Cherobosco (che vedremo più<br />

avanti).<br />

127<br />

Con u{lhn (materia, forma) si intende probabilmente il contenuto semantico della congiunzione.<br />

128<br />

Lallot, nella traduzione, a proposito di queste forme con a[n scrive: “[j’écrirais/j’aurais écrit,<br />

‘irréels’ aspectuellement différenciés]” (1997 I: 213).<br />

129<br />

Lallot traduce “ce qui [seul] permettrait à la conjonction [d’exercer sa fonction]” (1997 I: 213).<br />

130 GG IV 2: 12, 9.<br />

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