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Leggi l'intero numero - Historical Diving Society Italia

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Stuart con un 'cefalone' catturato durante la storica spedizione<br />

in Mar Rosso<br />

attaccata da uno squalo toro (ucciso sotto gli<br />

occhi di un giornalista francese che ne trasse un<br />

articolo eccezionale); ho recuperato una serie di<br />

costosissimi apparecchi per la ricerca subacquea<br />

del petrolio (dove avevano fallito palombari,<br />

rastrellamenti a tappeto di pescatori di perle indigeni,<br />

ecc.) ho scoperto e visitato con Hans molti<br />

relitti e con lui ho studiato e realizzato apparecchiature<br />

per la ripresa di documentari sub per la<br />

BBc; ho istruito i primi tre sommozzatori della<br />

Marina militare egiziana e altro ancora. Da quando<br />

conobbi Hans a portofino e collaborai con lui<br />

per la ripresa dei raccordi necessari al montaggio<br />

del film sulle galàpagos, la mia attività con lui è<br />

stata molteplice, fruttuosa e soprattutto svolta in<br />

un clima di profonda stima e amicizia. poi, l’anno<br />

successivo nel 1956, l’esperienza che avrebbe<br />

condizionato inesorabilmente tutta la sua vita: la<br />

lunga permanenza a papeete per realizzare con<br />

Folco Quilici L’ultimo paradiso. riporto alcuni<br />

brani di una lettera (dell’11 agosto 1956) con la<br />

quale si congratulava per il mio alloro ai campionati<br />

italiani: ricevetti, tre giorni fa, una lettera<br />

dai miei genitori con la folgorante – e non puoi<br />

immaginare quanto gradita – notizia del successo<br />

da te ottenuto all’Elba. la posta mi raggiunse<br />

– a mezzo di un tahitiano in pareo – nel centro di<br />

una boscaglia di cocchi dell’isola di “Makatea”<br />

[quanti ricordi suscita per me questo nome!]<br />

(nelle Tuamotou); questo particolare meglio mi<br />

fece sentire la mia lontananza dal consueto<br />

mondo, dalle mie abitudini, e dai campionati di<br />

caccia subacquea, di cui ero stato assiduo personaggio.<br />

… Sinora non ho fatto il subacqueo, ma<br />

il cinematografaro; nei prossimi mesi mi attende<br />

il mio vero lavoro sott’acqua e mi divertirò di<br />

più. Ho ingannato il tempo dedicando le mie<br />

residue facoltà spinali alle meravigliose, dolci,<br />

affettuose, disinteressate ‘vahiné’ che completano<br />

questo paesaggio lussureggiante, profumato,<br />

traboccante di fiori e di invito all’amore …<br />

parole in assonanza con quelle che molti avranno<br />

letto nel suo commento al manuale di luigi<br />

Miraglia riproposto, per iniziativa di Faustolo,<br />

nel 2005: … gli indigeni erano semplici, ingenui,<br />

felici. Non esistevano neppure termini come<br />

“furto”, “delitto”, “truffa”, “fame” … c’erano,<br />

invece, molti vocaboli per definire “felicità”,<br />

“musica”, “amore”, “danza” … vissi come in un<br />

sogno mesi di intenso, di duro e pericoloso lavoro<br />

per girare le scene subacquee del film L’ultimo<br />

paradiso, ma a esso si alternavano ore da Eden<br />

nella dolcezza della natura, dell’amore senza<br />

malizia, tra melodie struggenti e martellar di<br />

tamburi, felici dell’acqua dei cocchi, dei pesci<br />

arrostiti sulle pietre roventi e dei frutti tropicali.<br />

In mezzo a tanti scritti di argomento subacqueo<br />

(che fortunatamente mi ha inviato che conservo<br />

gelosamente e che meriterebbero di essere integralmente<br />

pubblicati) anche una puntuale descrizione<br />

dell’impegno per realizzare, sott’acqua, le<br />

principali scene del film: ma questa era soltanto<br />

avventura (e che avventura!) mentre la polinesia,<br />

in quella filosofia di vita che si intravede fra le<br />

righe delle sue parole, sconvolge il suo animo.<br />

Quando torna nella civiltà è un altro uomo e non<br />

può decidere di reinserirsi come se niente fosse<br />

accaduto. Durante la prima spedizione scientifica<br />

italiana alle galàpagos (organizzata dal nostro<br />

“gruppo” fiorentino nel 1971/72) in quell’irripetibile<br />

tempio della natura ho incontrato persone<br />

andate a vivere in qualche isola sperduta nella<br />

veste di eremiti lontani mille miglia dalla civiltà<br />

dei consumi. così ha fatto gigi Stuart dopo la<br />

determinante esperienza polinesiana ritirandosi<br />

all’Elba, sopra a Seccheto, in una bella casa che<br />

ha riempito con le sue struggenti memorie isolandosi<br />

interamente nell’armonia del suo microcosmo<br />

ambientale: il sorgere del sole e il tramonto,<br />

i frutti della terra, la caccia e la raccolta dei<br />

funghi, il contatto di gomito con lo splendido<br />

HDS NOTIZIE N. 40 - Settembre 2007 - pag. 36

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