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222 9 La tarda repubblica (133-44 a.C.)<br />

LA CULTURA IN BREVE<br />

La fi ne della repubblica<br />

• La cultura fa da supporto all’attività<br />

politica<br />

• Il pensiero politico è espressione<br />

dei ceti possidenti, sempre più<br />

conservatori<br />

• L’aspirazione a un princeps garante<br />

della pace pone le premesse del<br />

principato<br />

• Le fi losofi e legittimano sia<br />

l’impegno pubblico (lo stoicismo) sia<br />

il ritiro a vita privata (l’epicureismo)<br />

• La libertà dell’ultima repubblica è<br />

garante di una grande fi oritura<br />

letteraria<br />

12 Busto di Cicerone.<br />

Roma, Musei Capitolini.<br />

Il contesto culturale<br />

1 Il pensiero politico<br />

I testimoni del cambiamento<br />

Di pari passo con l’esplodere della violenza politica come segno di crisi delle<br />

istituzioni repubblicane, il I secolo a.C. fu il momento nel quale maturò la<br />

parte più signifi cativa del pensiero politico romano. Si creò cioè una dialettica<br />

di pensiero e azione nella quale, se l’ultima parola spettava alla forza delle<br />

armi, è anche vero che il dibattito culturale poneva le condizioni per legittimare<br />

il processo politico che sarebbe approdato al principato.<br />

La nostra conoscenza della cultura politica del I secolo fa capo in larga misura<br />

alla trattatistica di Cicerone (12) (vd. Capitolo 16, pp. 422 ss.) e alle considerazioni<br />

sparse che si ritrovano nell’opera storica di Sallustio (vd. Capitolo<br />

18, pp. 612 ss.): due autori che ebbero un ruolo importante nel travaglio ideologico<br />

che dalla crisi del regime cesariano portò al principato augusteo. Il che<br />

non signifi ca, tuttavia, che essi avessero le idee chiare in merito alla questione<br />

istituzionale: il loro moralismo, contaminando valutazioni politiche con elementi<br />

attinenti all’etica e ai costumi, non sempre li mise in condizione di cogliere<br />

distintamente il signifi cato degli eventi.<br />

La confusione ideologica<br />

La confusione è dovuta anche al fatto che alla violenza della lotta<br />

politica non sempre corrispondeva una effettiva diversità degli<br />

interessi in gioco. Per esempio, il pensiero di un ‘democratico’<br />

come Sallustio presenta ampie convergenze con quello di<br />

un conservatore come Cicerone: convinta fede nella libertas<br />

repubblicana, moralismo, appello al mos maiorum, invito alla<br />

concordia, rifi uto del populismo e salvaguardia dei ceti benestanti<br />

al potere sono elementi che accomunano i due scrittori.<br />

Come ha osservato Antonio La Penna, la scarsa differenziazione<br />

ideologica in una lotta spietata come quella<br />

dell’ultima repubblica si spiega con il fatto che<br />

ne furono unici protagonisti i ceti possidenti,<br />

la cui ansia di rinnovamento investiva<br />

esclusivamente l’ambito politico e quello<br />

morale, ma a condizione che permanesse<br />

immutato o quasi l’assetto economico<br />

e sociale.<br />

In questa preoccupazione della legalità<br />

a salvaguardia dei ceti possidenti<br />

si inquadrano non solo il conservatorismo<br />

sociale di Cicerone, ma anche<br />

l’adesione di Sallustio alla politica di<br />

Cesare e la sua avversione per Catilina:<br />

quest’ultimo era il sovversivo che<br />

prometteva remissione di debiti e proscrizione<br />

di ricchi, Cesare era il politico equilibra-

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