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1. Il valore e la lealtà (virtus e fi des) note per<br />
prova (spectata) sono le azioni criminose che<br />
legano i congiurati in un patto di omertà.<br />
L’esordio del discorso conferma l’abilità di<br />
Catilina nella fi nzione persuasiva, secondo la<br />
sua natura di simulator ac dissimulator (5, 4).<br />
2. Questo enunciato è una fi gura retorica<br />
di epifonèma, cioè una sentenza conclusi-<br />
Questioni aperte<br />
2° Percorso La congiura di Catilina tra rivendicazioni e sovversione<br />
2. “Se non mi fossero ben noti il vostro valore e la vostra lealtà, 1 invano si sarebbe<br />
presentata l’occasione propizia; una grande speranza, il potere che è già in mano nostra<br />
sarebbero stati inutili né io con uomini inetti o leggeri mi sforzerei di cercare l’incerto<br />
abbandonando il certo. 3. Ma, poiché in molte e difficili circostanze vi ho conosciuto<br />
come uomini forti e a me fedeli, per questo il mio animo ha osato concepire un progetto<br />
ambizioso e bellissimo, anche perché ho capito che abbiamo il medesimo concetto<br />
del bene e del male; 4. infatti volere e non volere le medesime cose, questa sì è la vera<br />
amicizia. 2 5. Ma il piano che io ho concepito, tutti lo avete già prima ascoltato separatamente.<br />
6. Peraltro il mio animo si infiamma ogni giorno di più quando penso alla<br />
condizione di vita che ci aspetta se da noi stessi non rivendichiamo la nostra libertà. 7.<br />
Infatti, dopo che lo stato cadde di diritto e di fatto nella completa soggezione di pochi<br />
potenti, 3 sempre a essi re e principi sono tributari, popoli e genti pagano tasse; noi altri<br />
tutti, valorosi e onesti, nobili e non nobili, siamo stati una folla senza influenza, senza<br />
autorità, soggetti a questa gente a cui faremmo paura, se vi fosse una vera repubblica 4 .<br />
8. Perciò tutto il prestigio, il potere, le cariche e le ricchezze sono in mano loro o dove<br />
loro vogliono; a noi hanno lasciato i pericoli, le sconfitte, i processi, la povertà.<br />
Tesi contrapposte Il problema della presunta parzialità di<br />
Sallustio ha avuto una lunga storia critica. La tesi denigratoria,<br />
sostenuta da un famoso giudizio dello storico tedesco<br />
Theodor Mommsen, ha visto nel De coniuratione Catilinae<br />
un’apologia tendenziosa di Cesare: Sallustio non avrebbe<br />
esitato a deformare i fatti, per esempio anticipando l’inizio<br />
della congiura dal 63 a.C. al 64, per aggravare la pervicacia<br />
di Catilina, e avrebbe posticipato il senatus consultum<br />
ultimum dalla data certa del 21 ottobre 63 a un momento<br />
successivo all’attentato a Cicerone (7 novembre) per denigrare<br />
il console, mostrandolo preoccupato soprattutto della<br />
propria incolumità.<br />
Questa tesi incontrò fi n dall’inizio del Novecento le prime riserve<br />
per opera del francese Gaston Boissier, il quale rilevava<br />
un atteggiamento non sempre benevolo nei confronti di<br />
Cesare e avvertiva una disposizione più letteraria che politica<br />
da parte dell’autore, mentre l’italiano Gino Funaioli nel<br />
1920 difendeva più apertamente l’obiettività di Sallustio.<br />
Le due fondamentali interpretazioni moderne dell’opera di<br />
Sallustio, cioè i libri di Ronald Syme (Sallustio, trad. it., Paideia,<br />
Brescia 1968; ed. originale 1964) e di Antonio La Penna<br />
(Sallustio e la “rivoluzione” romana, cit.), ne hanno rivendicato<br />
la sostanziale buona fede, escludendone la tendenziosità,<br />
pur senza negare alcune inesattezze, da imputare a<br />
va che interviene a suggellare una parte del<br />
discorso, in questo caso l’esordio, che occupa<br />
i parr. 2-4.<br />
3. Il riferimento è all’oligarchia senatoria,<br />
rinsaldata nella sua posizione di potere dalle<br />
riforme di Silla. Catilina qui fa proprie le<br />
valutazioni politiche altrove espresse da Sallustio<br />
stesso.<br />
Sallustio è uno storico tendenzioso o imparziale?<br />
una certa insofferenza per i dettagli da parte di uno storico<br />
a cui premeva soprattutto spiegare la vicenda catilinaria come<br />
una testimonianza della crisi politica del suo tempo.<br />
La passione politica come prospettiva Certo è, tuttavia,<br />
che riconoscere la sostanziale buona fede di Sallustio<br />
non signifi ca affermarne l’assoluta imparzialità: egli è, come<br />
Tacito, uno storico interessato soprattutto ai moventi<br />
politici e la passione che lo anima non è solo lo stimolo<br />
che lo ha indotto alla composizione, ma anche il presupposto<br />
che orienta le sue prospettive. E, in defi nitiva, è<br />
anche la ragione del fascino che la sua narrazione esercita<br />
sul lettore moderno.<br />
La formula della sua storiografi a deriva dalla interazione<br />
della forte personalità dell’autore con almeno tre modelli:<br />
lo storico greco Tucidide, la storiografi a ellenistica e Catone<br />
Censore (vd. Fonti e modelli, p. 617). Dal primo egli<br />
ha desunto l’attenzione per i moventi politici quali cause<br />
del divenire storico; la storiografi a greca di età ellenistica<br />
gli ha fornito l’arte del ritratto e la forte partecipazione<br />
emotiva; da Catone gli viene il vigile senso morale come<br />
parametro di controllo sociale. Lo scenario è quello dei forti<br />
confl itti, che non potevano lasciare indifferente neppure chi,<br />
come Sallustio, si sentiva ormai escluso dall’agone politico.<br />
637<br />
4. Catilina dice res publica ma in realtà pensa<br />
a quella che avrebbe dovuto essere una democrazia<br />
popolare, cioè un regime politico<br />
in cui i governanti fossero soggetti al controllo<br />
dei cittadini: un regime politico astratto e<br />
utopico, decisamente incompatibile con l’assetto<br />
oligarchico della repubblica romana.