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634 18 Sallustio<br />
De coniuratione<br />
Catilinae 16<br />
ItalIano<br />
Trad. di A. Roncoroni<br />
Storia Costume Società<br />
T3 Catilina addestra il branco<br />
La fisionomia dei congiurati presenta molte affinità con il ritratto di Catilina. Sallustio li presenta<br />
sommariamente nel cap. 14 come viziosi che hanno dilapidato il patrimonio familiare, delinquenti<br />
comuni, emarginati a vario titolo e, in generale, una feccia che, non avendo più nulla da<br />
perdere, spera di pescare nel torbido.<br />
Nel delineare la tipologia del sovversivo, Sallustio carica con enfasi il ritratto morale. Nel cap. 16<br />
qui riportato, in particolare, Catilina appare intento a omogeneizzare il branco educandolo a<br />
delinquere sistematicamente.<br />
Quando però, nel successivo cap. 17, lo storico si trova a dover fare i nomi dei congiurati, scopriamo<br />
che questi sono senatori, cavalieri, nobili delle colonie e dei municipi. Alcuni, quelli più di spicco, sono<br />
gravati da condanne o da incidenti nella carriera politica, ma non manca una buona parte di nobili<br />
che potrebbero vivere tranquillamente negli agi e non sono spinti alla congiura da moventi ignobili:<br />
essi preferiscono incerta pro certis perché, evidentemente, sono insoddisfatti della situazione<br />
presente, si sentono delusi nelle loro aspettative da uno stato ingiusto, fondato sul privilegio di pochi.<br />
Le categorie moralistiche di Sallustio subiscono la più grave smentita quando egli deve prendere<br />
atto che, nonostante la garanzia dell’impunità e la promessa di compensi in denaro, non un solo<br />
congiurato tradisce Catilina, dando prova di una coerenza che durerà fino alla morte. Sallustio<br />
è uno storico onesto e pertanto non tace questi elementi che pure rischiano di incrinare la<br />
Il difensore dei diseredati Come dice Sallustio, in campagna<br />
elettorale Catilina aveva promesso la cancellazione<br />
dei debiti e il rovesciamento del governo oligarchico.<br />
Chiamato da Cicerone a giustificarsi in senato, egli avrebbe<br />
risposto che «lo stato aveva due corpi, uno debole e con<br />
un capo malato, l’altro forte ma privo di un capo, ma che a<br />
quest’ultimo il capo non sarebbe mancato finché lui fosse<br />
vissuto e se avesse bene meritato di sé» (Pro Murena 51).<br />
I ceti coinvolti nel progetto catilinario Anche se il «corpo<br />
forte» privo di capo era la massa dei diseredati che si sentiva<br />
attratta dalla congiura, Sallustio ci mette in guardia dallo<br />
scambiare Catilina per un riformatore sociale. Il suo programma,<br />
infatti, non toccava il proletariato urbano, che<br />
non possedeva nulla e viveva di clientelae alle spalle di qualche<br />
famiglia patrizia.<br />
La cancellazione dei debiti, che era sempre stata alla base di<br />
ogni movimento sociale fin dai tempi della prima repubblica,<br />
veniva incontro alla situazione dei piccoli proprietari italici,<br />
che scontavano con l’indebitamento, appunto, la concorrenza<br />
del latifondo, la sottrazione di manodopera provocata<br />
dalle guerre, la disponibilità del lavoro servile a basso costo.<br />
Ma Catilina certo non ignorava che la ricaduta elettorale<br />
del ceto dei piccoli coltivatori, sparsi in terre distanti da<br />
Roma e difficili da organizzare, doveva essere molto esigua.<br />
Per quanto riguarda poi i cavalieri romani, anche se alcuni<br />
di loro potevano essere interessati ai piani catilinari (cfr.<br />
Cat. 17, 4), è certo tuttavia che essi rappresentavano il ceto<br />
in ascesa grazie alle attività imprenditoriali, commerciali<br />
e burocratiche.<br />
Perciò quelli che potevano ripromettersi un guadagno dal-<br />
Il progetto politico di Catilina<br />
la sovversione dell’assetto costituzionale erano soprattutto<br />
i nobili decaduti, quegli aristocratici che, dopo aver ammassato<br />
ricchezze con le rendite fondiarie, con i bottini di<br />
guerra e con l’amministrazione delle province, avevano consumato<br />
o vedevano assottigliarsi di giorno in giorno il patrimonio,<br />
anche solo per le continue spese connesse con la loro<br />
posizione: elargizioni agli elettori, mantenimento di clientele,<br />
dispendiosità delle abitudini di vita e degli apparati domestici<br />
ecc. Il programma di Catilina, dunque, nonostante la<br />
radicalità dei progetti, era sostanzialmente volto a ripristinare<br />
i privilegi del ceto nobiliare e a riaffermarne il prestigio<br />
sulla base del privilegio economico.<br />
Avversione antioligarchica e moralismo sallustiano Antonio<br />
La Penna (Sallustio e la “rivoluzione” romana, cit., pp.<br />
146-147) ha opportunamente osservato che, in realtà, il programma<br />
di Catilina era molto simile a quello di un capo dei<br />
populares e riprendeva temi dell’opposizione antiaristocratica:<br />
il suo discorso denuncia un accentramento di poteri e<br />
ricchezze nelle mani della nobiltà, che non poteva non comportare<br />
la proletarizzazione di vaste masse urbane e la conseguente<br />
conflittualità sociale. Tuttavia Sallustio si guarda bene<br />
dall’individuare un rapporto effettivo tra la politica catilinaria<br />
e l’avversione antioligarchica: anzi, fa di tutto per staccare la<br />
congiura da ogni sana politica di opposizione, prospettandola<br />
esclusivamente come un frutto del malcostume e della<br />
corruzione morale e demonizzandone il capo.<br />
In caso contrario, egli avrebbe dovuto legittimare almeno<br />
parzialmente l’iniziativa catilinaria: una scelta di campo che<br />
Sallustio, per ragioni ideologiche e, soprattutto, per tornaconto<br />
personale, non aveva alcuna intenzione di compiere.