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PAROLE CHIAVE<br />

Il contesto culturale<br />

223<br />

to, preoccupato di rispettare la legalità, ma soprattutto di trovare, attraverso la proverbiale<br />

clementia, un compromesso fra i ceti che, sulla base di una politica di sostanziale moderatismo<br />

sociale, assicurasse un largo consenso alle sue ambizioni personali.<br />

L’aspirazione a un regime autoritario<br />

Su questi stessi presupposti si innestava anche l’aspirazione a un regime autoritario, al quale<br />

tanto Cicerone quanto Cesare e Sallustio guardavano come alla extrema ratio in grado di eliminare<br />

dallo stato la violenza politica e di ripristinare la pace sociale. Di fatto la storia smentì<br />

sia Cicerone sia Sallustio, dimostrando che le rispettive teorie politiche, ancorate al mondo<br />

della città-stato, erano in ritardo rispetto alla realtà emergente di un personaggio come<br />

Cesare, che legava al supporto dell’esercito l’elaborazione dell’idea di princeps. Ma si trattava<br />

di un princeps molto più potente e assoluto di quello a cui pensavano Cicerone e Sallustio:<br />

una fi gura che avrebbe preso corpo nella persona di Augusto, segnando il passaggio<br />

defi nitivo dalla repubblica alla monarchia.<br />

Res publica<br />

L’espressione latina res publica (o respublica) indicava «la cosa<br />

pubblica», cioè la comunità dei cittadini fondata sul diritto, vale<br />

a dire una comunità solidale in cui l’interesse del singolo era<br />

subordinato a quello dello stato. Res publica era dunque una locuzione<br />

usata per indicare «lo stato» stesso o «la vita politica»<br />

inerente al funzionamento dello stato; meno comunemente<br />

indicava la «repubblica» sia come forma di governo sia in<br />

contrapposizione al principato.<br />

La Curia, nel Foro Romano.<br />

Questo edifi cio era il luogo di riunione<br />

del senato, e quindi un altro simbolo<br />

della repubblica.<br />

La defi nizione ciceroniana di res publica come res populi («cosa<br />

del popolo», De re publica I 39) non rispecchia l’etimologia (publicus<br />

non deriva da populus ma da pubes, «gente adulta») e rispecchia<br />

solo in parte la realtà storica. È vero, infatti, che secondo<br />

la costituzione repubblicana il potere supremo poggiava sul<br />

popolo, ma a Roma non vigeva un sistema democratico e pertanto<br />

il controllo dello stato era nelle mani del senato: quella di<br />

Roma era dunque una repubblica aristocratica.<br />

L’interno della Curia era costituito da una sala<br />

rettangolare sui cui lati correvano i seggi dei senatori;<br />

nel fondo sorgeva il podio della presidenza.

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