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il Foglio del Comune di Pinzolo - N. 8 giugno 2009

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CURIOSITÀ<br />

STORIE E LEGGENDE TRENTINE<br />

La strana avventura d’un Romeo giu<strong>di</strong>cariese<br />

Autore <strong>del</strong>l’articolo: Guido Cavoli: giornale “<strong>il</strong> Brennero”, 10 ottobre 1933.<br />

Il confino <strong>del</strong>le streghe in val <strong>di</strong> Genova –<br />

Un cavaliere galoppante e la storia d’un<br />

tesoro<br />

Era nel maggio <strong>del</strong>l’anno 1781, che partiva<br />

dal paese <strong>di</strong> <strong>Pinzolo</strong> alla volta <strong>di</strong> Roma<br />

un pellegrino <strong>di</strong> nome Martino Ferrari detto<br />

“general”. Era scalzo, mal vestito e senza<br />

denaro in saccoccia.<br />

Prima <strong>di</strong> partire, fece testamento, come<br />

usavano allora. Alla fine <strong>di</strong> due mesi, giunse<br />

nella città Eterna, dopo aver visitato tutte le<br />

Chiese e Bas<strong>il</strong>iche si portò in Vaticano ottenendo<br />

<strong>di</strong> entrarvi. Venne l’ora dei ricevimenti<br />

e anche <strong>il</strong> Ferrari fu ammesso alla presenza<br />

<strong>del</strong> Sommo Pontefice. Fattosi coraggio <strong>il</strong><br />

pellegrino chiedeva al Santo Padre la grazia<br />

<strong>di</strong> poter scongiurare i morti e che nessuna<br />

strega o stregone potessero imporre i suoi<br />

malefizi fino alla settima sua generazione.<br />

Infatti all’epoca <strong>del</strong> sacro Conc<strong>il</strong>io <strong>di</strong> Trento<br />

in questi paesi esistevano molte streghe e<br />

stregoni che, con i loro malefizi, facevano si<br />

che tutti li temevano. Col sacro Conc<strong>il</strong>io <strong>di</strong><br />

Trento, tutte queste persone vennero confinate<br />

nella val <strong>di</strong> Genova trovandovi la morte.<br />

Quando Id<strong>di</strong>o volle, ritornò <strong>il</strong> “general”<br />

ancora al suo paese natio dove visse in santità<br />

tanto che tutti lo stimavano, quasi fosse<br />

un dono <strong>di</strong> Dio.<br />

Molti anni prima, morì <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co condotto<br />

dottor “Scabrini” che aveva sotto la sua<br />

condotta anche i masi, all’incirca fino alla<br />

Madonna <strong>di</strong> Campiglio. Un giorno, mentre<br />

ritornava dopo aver effettuato le visite agli<br />

abitanti ammalati <strong>di</strong> S. Antonio <strong>di</strong> Mavignola,<br />

cavalcando un destriero tutto nero una<br />

stellina bianca sulla fronte, trovandosi nella<br />

<strong>di</strong>scesa un colpo apoplettico lo fece cadere<br />

da cavallo.<br />

Deceduto gli vennero fatti i funerali come<br />

si meritava un uomo buono e caritatevole. E<br />

più non se ne parlò.<br />

Ma trascorsi alcuni mesi nell’ora in cui <strong>il</strong><br />

ricerca a cura <strong>di</strong> Tarcisio Bonapace<br />

me<strong>di</strong>co venne a morire, tutti i giorni si avvertiva<br />

un galoppo <strong>di</strong> cavallo nel tratto <strong>di</strong><br />

strada detto <strong>del</strong>la “Via Crucis” che conduce<br />

alla chiesa <strong>di</strong> S.Vig<strong>il</strong>io.<br />

Un bel mattino <strong>il</strong> Martino “general” <strong>di</strong>sse:<br />

andrò io a vedere cosa vuole <strong>il</strong> dottor Scabrini.<br />

Vi furono molti curiosi che in compagnia<br />

<strong>del</strong> Ferrari si portarono sulla strada dove <strong>di</strong><br />

solito s’u<strong>di</strong>va Il galoppo <strong>del</strong> cavallo. Dopo<br />

pochi minuti ecco infatti <strong>il</strong> rumore. Tutti si<br />

tolsero <strong>il</strong> cappello <strong>di</strong> capo recitando <strong>del</strong>le<br />

preci per i loro morti.<br />

Il general si portò innanzi a tutti onde<br />

incontrare <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co. U<strong>di</strong>to che era ormai<br />

vicino, gli impose con voce forte e sonora<br />

che volesse fermarsi e spiegargli <strong>il</strong> perchè <strong>di</strong><br />

questa sua condanna.<br />

Gli <strong>di</strong>sse:<br />

In nome <strong>di</strong> Dio / O anima terrena / Innanzi<br />

a me fermati / E raccontami la tua pena.<br />

Il me<strong>di</strong>co si fermò, e tutti poterono vederlo<br />

e nonostante la paura gli si fecero<br />

d’attorno.<br />

Dopo poco incominciò a parlare e raccontò<br />

come egli avesse dovuto continuare<br />

ad errare, sino a quando avesse incontrato<br />

un uomo coraggioso che sul suo cammino gli<br />

chiedesse cosa gli abbisognasse per poter riposare<br />

in pace.<br />

E, rivolgendosi al Ferrari: Va, gli <strong>di</strong>sse, tu<br />

uomo <strong>di</strong> coraggio, dove io abitavo (ora casa<br />

dei fratelli Bonapace fu Carlo) entra nella<br />

mia stanza, sposta <strong>il</strong> mio letto, e batti sul<br />

muro finché troverai un punto, dal suono più<br />

<strong>di</strong>stinto, li rompi l’asse e troverai <strong>il</strong> mio tesoro.<br />

Trovatolo, fanne tre parti: una per te<br />

general, un’altra per la mia famiglia, e la<br />

terza per farmi recitare molte preci e Sante<br />

Messe, avendone vivo bisogno.<br />

Ciò detto scomparve, e altro no si udì che<br />

<strong>il</strong> galoppo <strong>del</strong> cavallo, che s’allontanava a<br />

<strong>di</strong>smisura fino a perdersi.<br />

L’interlocutore <strong>del</strong> dottore si portò sul<br />

luogo in<strong>di</strong>cato e trovò quanto cercava ed<br />

eseguì a puntino l’or<strong>di</strong>ne ricevuto. Cosi tutto<br />

tornò nella pace e nell’oblio.<br />

64 IL FOGLIO DEL COMUNE DI PINZOLO

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