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La medaglia nella Milano asburgica - Scuola Normale Superiore

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Verso la metà del XVI secolo, poi, la possibilità di inserire immagini sempre più complesse<br />

all’interno dei rovesci, mettendo a frutto le migliorie sopra descritte, finisce per interessare<br />

alla <strong>medaglia</strong> anche l’incipiente dibattito sulla “proprietà delle imprese”, un genere<br />

figurativo il cui connubio con la <strong>medaglia</strong> risaliva alla metà del XV secolo. Già nel 1556<br />

Paolo Giovio, auspicando che l’impresa moderna avesse “soprattutto […] bella vista, la<br />

qual si fa riuscire molto allegra entrandovi stelle, soli, lune, fuoco, acqua, arbori<br />

verdeggianti, instrumenti mecanici, animali bizarri et uccelli fantastichi”, asseconda<br />

l’insorgere di rovesci impresistici e allegorici con elementi accessori rispetto al significato<br />

dell’immagine: egli ammette così nel genere medaglistico un’istanza di ‘universalità’ che<br />

finisce per avvicinarlo ai generi pittorici e scultorei più prestigiosi, concendendogli sviluppi<br />

paesistici e divagazioni figurative 31 .<br />

Nello stesso anno, Girolamo Ruscelli stabilisce tra le medaglie e le imprese di nuova<br />

concezione un nesso esplicito, affermando che<br />

“nelle medaglie che si portano alle berrette, nei pendenti che si portano al collo, et ancor nei riversi delle<br />

medaglie, ove sia scolpito il ritratto della testa sua”, le imprese “si fanno con molta vaghezza, e vi<br />

convengono molto bene” 32 .<br />

Addirittura, “dovendo l’impresa esser tale, che in carta, in muro e sopra ogni cosa che si<br />

disegni con inchiostro o carbone, ella si facci pienamente intendere”, secondo Ruscelli essa<br />

deve evitare “altro colore che bianco o nero”, come a dire che la riproduzione a stampa, ma<br />

anche in placche ageminate, cammei, coni e rilievi sono ormai lo sbocco privilegiato di<br />

questa forma d’invenzione 33 . Lo stesso costume sarebbe stato poi registrato con maggiore<br />

vis anomalista anche da Antonfrancesco Doni (la cui Nuova opinione sopra le imprese<br />

amorose e militari, di datazione incerta, pare comunque successiva al 1560) 34 .<br />

II. <strong>La</strong> <strong>medaglia</strong> <strong>nella</strong> <strong>Milano</strong> <strong>asburgica</strong>: storia di un problema<br />

1. <strong>La</strong> letteratura artistica del XVI secolo<br />

Passando a considerazioni di carattere più monografico, tratteremo ora della fortuna critica<br />

che le medaglie di metà Cinquecento godettero <strong>nella</strong> città di <strong>Milano</strong> a partire dai loro primi<br />

decenni di vita, per seguirne poi gli sviluppi tra le pagine dell’erudizione tardo-moderna e<br />

della bibliografia storico-artistica a noi più vicina.<br />

In quest’ottica, accanto ai passi di Vasari su Leone Leoni sopra ricordati, meritano di essere<br />

menzionati il Trattato della pittura, scoltura et architettura (1584), le Rime (1587) e l’Idea<br />

del Tempio della pittura (1590) di Giovampaolo Lomazzo, opere nelle quali l’incidenza<br />

concipere possunt, quid facturi sint dum caelant, ut qui sculpunt: ignota enim est, tum natura, tum usu cavitas<br />

illa. Et si dum auges in cera quod prominere debet, paululum aberravis, in gemma cavitate aucta, errorem<br />

efficies, qui non nisi toto subverso opere poterit emendari”.<br />

31<br />

Paolo Giovio, in Giovio e Ruscelli 1556, p. 6 (lo si veda commentato in Barocchi 1971-77, III, pp. 2759-<br />

60).<br />

32<br />

Girolamo Ruscelli, Discorso… intorno all’invenzioni dell’imprese, dell’insegne, de’ motti e delle livree, in<br />

Giovio e Ruscelli 1556, p. 192, ripubblicato e commentato in Barocchi 1971-77, III, p. 2764. Sulle vicende<br />

editoriali del Dialogo gioviano, concluso intorno al 1551, ma ampiamente interpolato dal Ruscelli in vista<br />

dell’edizione che citiamo, cfr. Nova 1985, pp. 73-86.<br />

33<br />

Giovio e Ruscelli 1556, p. 196 (in Barocchi 1971-77, III, p. 2765). Su questo aspetto dell’impresa tardocinquecentesca<br />

cfr. Arbizzoni 1980, pp. 171-172.<br />

34<br />

Doni ed. 1858, p. 9, in Barocchi 1971-77, III, p. 2785.<br />

IX

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