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La medaglia nella Milano asburgica - Scuola Normale Superiore

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Il catalogo delle medaglie di Leoni (dal quale dipendono anche tre bellissime placchette e<br />

una cera di paternità assai incerta) ci è invece consegnato in forma piuttosto incongruente<br />

sia dalla monografia ottocentesca del Plon, sia dalla successiva bibliografia di settore, che<br />

nel corso del XX secolo è andata progressivamente perdendo di vista sia la percezione<br />

complessiva dell’opera scultorea di Leone, sia il problema storiografico costituito<br />

dall’inquadramento culturale dell’artista 98 .<br />

Nel tentativo di intervenire attivamente su questa situazione di stallo, il capitolo che segue<br />

sarà strutturato in tre sezioni: la prima ripercorrerà analiticamente i nodi salienti della<br />

biografia di Leone Leoni e cercherà di mettere a frutto la documentazione nota e quella<br />

finora trascurata, consentendoci di rimeditare la questione della sua formazione come orafo<br />

e scultore. <strong>La</strong> seconda metterà a fuoco in forma sintetica l’evoluzione dei suoi tratti di stile:<br />

mentre infatti l’attività statuaria di Leone si concentrò negli anni cinquanta, sessanta e<br />

ottanta, le sue medaglie, distribuendosi più uniformemente tra il quarto ed il settimo<br />

decennio del XVI secolo, consentono una mappatura più dettagliata del percorso artistico di<br />

costui 99 . <strong>La</strong> terza parte accennerà ad alcuni filoni della fortuna letteraria e visiva di Leone,<br />

introducendo in tal modo il tema del confronto tra l’aretino ed suoi colleghi attivi a <strong>Milano</strong>,<br />

che innerverà i capitoli successivi.<br />

I. Biografia<br />

1. Origini e prima formazione di Leone: la doppia censura della tradizione<br />

letteraria<br />

rinvio a Sabine Haag, in Seipel 2003, p. 542, n. VII.1, e a Cupperi 2008, pp. 33-34). Dopo l’intervento di<br />

Middeldorf 1975 (1), pp. 84-91, che ha confermato l’attribuzione a Leone Leoni di tre busti bronzei delle<br />

collezioni reali di Windsor (Carlo V, Filippo II e Alfonso Álvarez de Toledo), aggiornamenti degni di nota al<br />

catalogo delle sculture sono stati proposti da Curie 1996, pp. 161 e 172 (che attribuisce a Leoni un busto<br />

reliquiario di san Lorenzo conservato a Ornans); e Zezza 1999, pp. 29-41 (che gli ascrive un busto di<br />

Giovambattista Castaldo rimasto a Nocera dei Pagani). Assai più discutibili sono invece le attribuzioni<br />

avanzate da Kris 1928 (2), pp. 40-42, a proposito di alcuni bronzetti viennesi. Grassi 2000-01, pp. 55-60,<br />

fornisce documenti su alcuni busti reliquiari realizzati per la Chiesa mantovana di Santa Barbara e oggi<br />

smarriti.<br />

98 Il catalogo leoniano recentemente consegnato da Toderi e Vannel 2000, I, pp. 41-59, ancora alquanto<br />

incorerente, può essere considerato ben esemplificativo di questo stato della materia. Per le placchette cfr.<br />

invece Molinier 1876, II, pp. 18-21, n. 352 (Trionfo marino di Giannettino Doria) e n. 353 (Apoteosi di Carlo<br />

V, una placchetta attribuita a Leoni ancora da Maclagan 1924, pp. 71-72, ma oggi concordemente rifiutata).<br />

Una seconda placchetta con Andrea Doria tra Virtù e Fama fu condivisibilmente ascritta a Leoni da Hill<br />

1929, pp. 500-501 (ma cfr. anche Pechstein 1967, p. 54, fig. 6; e Pollard 1989, p. 240, nn. 162-163). Una terza<br />

placchetta leoniana con Giannettino Doria sacrificante è stata pubblicata da Thornton 2006, pp. 828-832.<br />

L’attribuzione di un ritratto in cera di Michelangelo Buonarroti oggi al British Museum, sostenuta da Fortnum<br />

1875, pp. 1-15, e raccolta ancora da Pyke 1973, p. 79, è basata sul suo legame con la <strong>medaglia</strong> leoniana di<br />

Michelangelo, che deriverebbe dalla cera. Quest’ultima ne differisce però per il disegno del panneggio, il cui<br />

andamento aperto induce a forti riserve sul fatto che l’effigie sia stata modellata nel XVI secolo: con tutte le<br />

riserve necessarie, sono più propenso a credere che sia il ritratto plasmato (documentato solo a partire dal XX<br />

secolo) a derivare da quello fuso, famosissimo e molto replicato: più che di un falso, potrebbe trattarsi di una<br />

copia moderna nel gusto del XVIII secolo (o poco più tarda).<br />

99 Spunti per l’inquadramento artistico della personalità di Leoni, importanti ancorché poco seguiti <strong>nella</strong><br />

bibliografia più recente, sono forniti da Becherucci 1935, p. 55, Sricchia Santoro 1966, Franco Fiorio e<br />

Valerio 1977, p. 130, che si concentrano sulla sua attività come scultore. All’isolamento della produzione<br />

medaglistica leoniana fa invece eccezione il profilo sintetico offerto da Collareta 1998, p. 68, nel quale la<br />

scultura e i microritratti metallici di Leoni sono posti al centro delle tendenze figurative affermatesi con il<br />

consolidamento del dominio spagnolo.<br />

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