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La medaglia nella Milano asburgica - Scuola Normale Superiore

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Cap. I.1. Leone Leoni<br />

7<br />

His was one of those unrestrained, overflowing,<br />

forceful natures such as the decline of the<br />

Renaissance produced, and as appears before our<br />

eyes in so forbidding an aspect in the picture drawn<br />

of himself by Benvenuto Cellini, the prototype of the<br />

class (C. von Fabriczy) 93<br />

Sarebbe una fatica mal diretta indagare le molte anime della medaglistica d’età spagnola a<br />

<strong>Milano</strong> senza illustrare innanzitutto le vicende di tirocinio, di committenza e di fortuna del<br />

suo riconosciuto iniziatore, Leone Leoni (Arezzo 1509 - <strong>Milano</strong> 1590) 94 . Anche se la sua<br />

lezione stilistica non domina ogni angolo della produzione bronzistica fiorita sotto il<br />

governo asburgico <strong>nella</strong> seconda metà del XVI secolo, molte novità della scultura<br />

ambrosiana si prestano ad essere definite per affinità o contrasto rispetto all’opera di Leoni,<br />

ed il peso delle sue medaglie <strong>nella</strong> codificazione dei tipi ritrattistici più diffusi nell’area<br />

lombarda rimane indiscutibile. Fu costui la personalità che, con nuova lingua e maggior<br />

repertorio, sollevò il tenore della medaglistica locale, conferendole una fisionomia di<br />

riconosciuta uniformità.<br />

Troppi dati culturali rimangono però trascurati nelle correnti ricostruzioni della carriera di<br />

Leoni e, benché di tali premesse in questa sede interessino soprattutto gli sviluppi milanesi<br />

ed asburgici, crediamo utile non perdere di vista il senso della loro continuità, e mettere a<br />

fuoco, brevemente ma per intero, un’esperienza della quale non sarebbe possibile<br />

recuperare altrimenti i tratti distintivi e gli incontri determinanti. Quando infatti una<br />

vicenda come quella della <strong>medaglia</strong> fusa milanese nei domini asburgici italiani ed europei<br />

prende avvio da apporti esterni non assimilabili tout court al crogiolo di una singola corte o<br />

di una specifica tradizione, ma se mai alle esperienze varie di uno o più iniziatori, è<br />

giocoforza che la definizione di tali contributi divenga preliminare e parte integrante di<br />

qualsiasi interpretazione storiografica: soprattutto se nel centro artistico in esame, la <strong>Milano</strong><br />

di metà Cinquecento, tali tratti furono fatti propri da altri scultori fino a configurare quella<br />

che a molti è parsa, staticamente, una ‘scuola’; e ancor più se le novità importate<br />

93 Cfr. Fabriczy 1904 (1903), p. 171.<br />

94 Sulla vita ed il catalogo di Leone Leoni si può consultare ancora proficuamente la monografia di Plon 1887,<br />

basata sul carteggio diretto dell’artista edito da Campori 1855, pp. 286-291, Ronchini 1865, pp. 9-41, e dallo<br />

stesso Plon. Fondamentali sono poi gli elogi contenuti nelle Lettere di Pietro Aretino (Aretino 1997-2002, ad<br />

indices, ma anche I, pp. 154-155, nn. 92-95, p. 177, n.110; e II, p. 290, n. 259), le notizie spesso tendenziose<br />

fornite da Benvenuto Cellini (Vita, 1, 125, ed. 1996, pp. 444-446) e quelle raccolte da Giorgio Vasari, che<br />

dedica a Lione Lioni una notizia dell’edizione giuntina delle Vite (Vasari 1966-87, VI, pp. 201-203) e diversi<br />

altri passi (IV, p. 630; V, p. 435; VI, p. 101; ma cfr. anche Vasari 1962 (1568), I, p. 109, e IV, pp. 1729-38,<br />

note 678-679). Documenti di interesse biografico sono stati inoltre pubblicati da Müntz 1884, pp. 322-324;<br />

Venturi 1888, pp. 327-328; Motta 1908, pp. 75-81; Martinori 1917-30, IX, pp. 12-16, 20-46 e 52-53; X, p. 81;<br />

Soldini 1991, p. 60; Conti 1991, pp. 338-345; Conti 1995 (2), pp. 388-393; Edelstein 2000, pp. 35-45;<br />

Cupperi 2002 (1), in part. pp. 105-114. Per ulteriori aggiornamenti bio-bibliografici rinvio alla voce Leoni,<br />

Leone, in DBI, LXIV, 2005, pp. 594-598 (con bibliografia precedente).

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