10.06.2013 Views

La medaglia nella Milano asburgica - Scuola Normale Superiore

La medaglia nella Milano asburgica - Scuola Normale Superiore

La medaglia nella Milano asburgica - Scuola Normale Superiore

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Tramontata la stagione della grande fortuna collezionistica della <strong>medaglia</strong>, la separazione<br />

accademica tra le arti maggiori e quelle “congeneri” torna ad escludere il microritratto<br />

metallico dalla storia dell’arte: l’Histoire de l’art del Müntz (1895) è forse l’ultima<br />

trattazione di storia della scultura disposta ad accostare Benvenuto Cellini e Leone Leoni, a<br />

sottolineare l’importanza della loro applicazione a tutte le “branche della scultura” e a<br />

riconoscere la “verve” della loro produzione artistica 67 . Già <strong>nella</strong> Sculpture italienne di<br />

Charles Marcel-Raymond (1927) la medaglistica di Leone è passata sotto silenzio, e di lì a<br />

dieci anni il giudizio controcorrente formulato dal francese a proposito delle statue<br />

asburgiche fuse dallo scultore aretino e dal figlio Pompeo (“les plus beaux portraits du<br />

XVI e siècle, et les plus vrais”) cede il passo alla pesante ed influente svalutazione formulata<br />

dalla Storia dell’arte italiana di Adolfo Venturi (1937) 68 . Questa influente scomunica (<strong>nella</strong><br />

quale la sfortuna della medaglistica cinquecentesca si ricongiunge a quella, più antica, della<br />

scultura monumentale lombarda) 69 riecheggia ancora nel 1968 nel giudizio di Valentino<br />

Martinelli (secondo il quale Leone Leoni nelle sue statue è “più orafo che scultore”) 70 .<br />

Solo negli anni settanta del Novecento la fortuna del ‘Manierismo’ matura i presupposti per<br />

rileggere le ‘arti decorative’ nel contesto di quelle ‘maggiori’. <strong>La</strong> ripresa degli studi sulla<br />

scultura lombarda del secondo Cinquecento (coronata nel 1977 da un’importante mostra al<br />

Palazzo Reale di <strong>Milano</strong>, Omaggio a Tiziano) getta così le basi per una diversa valutazione<br />

della <strong>medaglia</strong> di età <strong>asburgica</strong>.<br />

Seppure formulate da un punto di vista mantovano, sono già sintomatiche le osservazioni<br />

formulate nel 1965 del conte Alessandro Magnaguti, il quale, trattando della fioritura<br />

medaglistica di metà Cinquecento, non solo paragona l’importanza di Leone Leoni a quella<br />

rivestita un secolo prima da Pisanello, ma rifiuta anche la tradizionale organizzazione della<br />

materia per scuole e si spinge a ravvisare nelle “grandi composizioni” dei rovesci modellati<br />

da Leone Leoni e da Iacopo da Trezzo un momento artistico che, “anticipando lo stile del<br />

Barocco”, sembra già dialogare con “un certo manierismo tedesco” 71 .<br />

Nel 1979, poi, ad un anno dalla riedizione del manuale di Hill, la rigida impostazione<br />

impressa alla materia da quello studio fondamentale (non alterata nemmeno dalle note di<br />

aggiornamento di John Graham Pollard) dà occasione a ripensamenti in un brillante saggio<br />

di Mark Jones, The Art of the Medal. Lo studioso inglese individua nel discrimine di metà<br />

Cinquecento un elemento periodizzante che non investe soltanto l’evoluzione dello stile<br />

della <strong>medaglia</strong>, ma anche la sua tipologia 72 . Un nuovo corso, aperto dalle innovazioni<br />

tecniche di uno gruppo di artisti attivi alla Zecca papale tra il quarto ed il quinto decennio<br />

del secolo (Benvenuto Cellini, Leone Leoni, Alessandro Cesati), matura ad opera di<br />

medaglisti attivi a <strong>Milano</strong> e in Emilia, trovando diffusione oltralpe attraverso l’emigrazione<br />

di Iacopo da Trezzo e Antonio Abbondio. Secondo Jones, questa fase “manierista” della<br />

<strong>medaglia</strong> si contraddistingue per una maggiore enfasi sui dettagli decorativi e per<br />

l’elaborazione di rovesci “straordinariamente ambiziosi” (p. 60).<br />

Negli ultimi tre decenni del XX secolo, accanto agli studi miscellanei dedicati a problemi<br />

specifici, iconografici (Scher 2000) e filologici (Jones 1994) della <strong>medaglia</strong> moderna,<br />

l’impostazione prevalente è rimasta quella di una connoisseurship che separa le medaglie<br />

67 Müntz 1895, p. 422.<br />

68 Marcel-Raymond 1927, p. 39; Venturi 1937, pp. 407-415.<br />

69 Già per il Perkins l’opera di Leone Leoni e di Annibale Fontana viveva di un’interpretazione limitativa<br />

dell’arte di Michelangelo (Perkins 1883, II, pp. 172-173); cfr. anche Müntz 1895, p. 422 (riferito a Leoni):<br />

“cette espèce d’agitation dont si bien peu, parmi les successeurs de Michel-Ange, ont su se defendre”.<br />

70 Martinelli 1968, tav. 25.<br />

71 Magnaguti 1965, risp. pp. 38, 31 e 42 (dalla quale abbiamo tratto le citazioni a testo).<br />

72 Jones 1979, pp. 58-63.<br />

XVII

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!