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PRIMALINEA CHE CATTEDRA<br />

LA FABBRICA CONTINUA<br />

L’ultimo scultore<br />

della cattedrale<br />

Nell’officina di Nicola Gagliardi, l’artista che rifà<br />

da capo le statue del Duomo di M<strong>il</strong>ano mangiate<br />

dal tempo. Un’opera di studio, passione e scalpello<br />

di Elisabetta Longo<br />

Nicola GaGliardi apre la porta della sua<br />

officina di scultura con le mani colorate<br />

dalla creta, e cammina in fretta<br />

perché la statua a cui sta lavorando, in creta<br />

appunto, ha continuo bisogno di essere<br />

bagnata, per poi procedere con la lavorazione.<br />

Qui tra i prati verdi di San Vittore<br />

Olona, vicino a Legnano, in una strada circondata<br />

dal s<strong>il</strong>enzio, l’unico rumore che si<br />

sente è quello del martello pneumatico che<br />

usa per i suoi lavori. Che sono stati tantissimi<br />

nel corso di quarant’anni di attività nella<br />

Fabbrica del Duomo di M<strong>il</strong>ano.<br />

In questo atelier le statue che arricchiscono<br />

la cattedrale arrivano ormai devastate,<br />

rotte, consumate dal tempo e dall’inquinamento,<br />

bisognose di cure. Dopo che già<br />

altri restauratori lo hanno preceduto, con<br />

lavori riparativi alla bell’e meglio, Gagliardi<br />

non può fare altro che ricreare l’opera<br />

dall’inizio. Come del resto è sempre accaduto<br />

nel corso dei secoli, tanto che ad oggi<br />

si contano addirittura 3.500 statue “risistemate”<br />

lungo tutta la superficie, le pareti e<br />

le guglie del Duomo, ognuna delle quali<br />

ha una propria funzione catechetica e narra<br />

una storia del Vecchio o del Nuovo Testamento.<br />

L’ultima imponente statua rifatta<br />

dal Gagliardi – nel corso dei restauri generali<br />

della facciata della cattedrale del 2009<br />

– è <strong>il</strong> san F<strong>il</strong>ippo, un colosso di più di due<br />

metri che sta di guardia al grande portale<br />

di sinistra. Attualmente sul “tavolo operatorio”<br />

della sua officina è deposta una delle<br />

quattro sante virtuose che stanno più<br />

vicine alla Madonnina, che possono godere<br />

della sua Grazia, lassù, sulla guglia maggiore,<br />

al momento (e per la terza volta) sotto<br />

totale restauro.<br />

Tra progresso e antichità<br />

«Quella di produrre copie – spiega Gagliardi<br />

a <strong>Tempi</strong> – è un’esigenza che si è resa<br />

evidente nel corso degli ultimi trent’anni.<br />

Quando <strong>il</strong> tasso di inquinamento è<br />

aumentato, le piogge si sono fatte più acide,<br />

danneggiando così un po’ alla volta <strong>il</strong><br />

materiale marmoreo fino a sgretolarlo».<br />

18 | 13 luglio 2011 | |<br />

E non basta un qualsiasi blocco di pietra<br />

per l’opera di ricostruzione. Il marmo del<br />

Duomo di M<strong>il</strong>ano, infatti, «proviene tutto<br />

da Candoglia, una cava vicino al lago Maggiore,<br />

come volle Gian Galeazzo Visconti<br />

quando decise di dare <strong>il</strong> via ai lavori<br />

del Duomo. Si continuò a estrarre in questo<br />

modo fino ai primi anni del Novecento,<br />

quando finalmente si riuscì a completare<br />

la cattedrale». E per rispettare la tradizione,<br />

tuttora Gagliardi scolpisce le sue<br />

copie da enormi blocchi bianchi provenienti<br />

dalla stessa cava. Che lui lavora con<br />

pazienza e dedizione in continuo paragone<br />

con l’opera originale. «Non si tratta<br />

solo di lavorare con lo scalpello. Tocca<br />

studiare a lungo, scoprire chi ha fatto la<br />

statua. E visto che la regola era che non si<br />

siglassero le sculture, devo ricorrere all’archivio<br />

del Duomo: lì ci sono cartelle e cartelle<br />

piene di ricevute di pagamento dalle<br />

quali si può risalire agli autori di ogni opera.<br />

Poi occorre prestare attenzione al livello<br />

di erosione dei materiali. Se ad esempio<br />

si intravedono le punte di quarzo in<br />

certi punti, si può star certi che <strong>il</strong> marmo<br />

Nicola Gagliardi<br />

tra l’originale<br />

e la copia<br />

della statua<br />

di san F<strong>il</strong>ippo,<br />

da lui ricreata<br />

per <strong>il</strong> Duomo<br />

di M<strong>il</strong>ano<br />

nel 2009<br />

Il marmo delle<br />

statue del Duomo<br />

proviene tutto<br />

dalla cava di<br />

Candoglia, per<br />

volontà di Gian<br />

Galeazzo Visconti.<br />

Per rispetto<br />

della tradizione<br />

anche Gagliardi<br />

lavora sullo stesso<br />

materiale<br />

si è consumato per molti m<strong>il</strong>limetri. M<strong>il</strong>limetri<br />

che vanno calcolati “in aggiunta”<br />

durante la realizzazione della copia».<br />

Nelle fasi della lavorazioni, Gagliardi<br />

può avvalersi del martello pneumatico<br />

e altri attrezzi meccanici che gli scultori<br />

originari non avevano. Questo permette<br />

di accorciare un po’ i tempi di realizzazione,<br />

ma <strong>il</strong> lavoro più importante viene<br />

fatto esclusivamente a mano, con scalpelli<br />

fatti apposta per agire su determinati<br />

angoli e pieghe. «Con la stessa tecnica<br />

che usavano i romani per replicare<br />

le opere greche, si procede innanzitutto<br />

all’“appuntatura”, che consiste nel segnare<br />

con un perno i punti che poi andranno<br />

a formare un naso, uno zigomo, un ginocchio.<br />

Una volta fissati i punti, si trasferisce<br />

questo perno sul nuovo blocco di marmo.<br />

Da lì in poi, non mi può aiutare che<br />

la pazienza e l’amore per <strong>il</strong> mio lavoro»,<br />

racconta Gagliardi guardando benevolo<br />

la santa di marmo deposta sul tavolo. Che<br />

presto tornerà lassù sulla guglia più alta<br />

del Duomo, a guardare anche lei benevola<br />

<strong>il</strong> resto della città.

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