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SOCIETà PRODIGIOSO QUOTIDIANO<br />

Il miracolo<br />

che non<br />

ho chiesto<br />

Mariacristina è morta rifiutando la chemio<br />

per salvare <strong>il</strong> figlio che aveva in grembo.<br />

E cambiando la vita di chi l’ha incontrata.<br />

A partire da quella di suo marito Carlo.<br />

«Non era un’eroina, ha solo detto “sì” a Dio»<br />

Ci ha messo otto anni ad aprire <strong>il</strong> cassetto<br />

dove custodiva <strong>il</strong> diario di sua<br />

moglie e renderlo pubblico. Quando<br />

la donna della tua vita muore lasciandoti<br />

solo con tre figli piccoli certi cassetti<br />

si chiudono gelosamente. Carlo Mocellin<br />

è rimasto vedovo a 29 anni. La sua Cristina<br />

se n’è andata a 26 anni <strong>il</strong> 22 ottobre<br />

1995 stroncata da un tumore che ha deciso<br />

di non curare prima della nascita del<br />

suo terzo figlio. Quando Riccardo era ancora<br />

nel grembo di sua madre i medici le diagnosticarono<br />

la ricomparsa di un cancro<br />

all’inguine che sembrava aver sconfitto in<br />

gioventù. Quando è morta, all’ospedale di<br />

Marostica, Riccardo aveva appena 16 mesi,<br />

Francesco e Lucia ne facevano sì e no 5 in<br />

due. L’8 novembre 2008 <strong>il</strong> vescovo di Padova<br />

Antonio Mattiazzo ha aperto la causa di<br />

beatificazione per Mariacristina, per tutti<br />

Cristina. «Avevo provato anche a ricattarlo<br />

Dio», racconta oggi Carlo Mocellin a <strong>Tempi</strong>.<br />

«Gli dicevo: lasciamela almeno finché i bimbi<br />

non avranno 18 anni, dacci tempo».<br />

Di tempo invece Carlo e Cristina ne<br />

hanno avuto poco. Quando si conoscono<br />

sono poco più che ragazzini, 16 anni lei,<br />

19 lui. La famiglia Cella ogni estate da Cinisello<br />

Balsamo va a fare le vacanze a Carpanè,<br />

provincia di Vicenza. I due ragazzi si<br />

46 | 13 luglio 2011 | |<br />

Carlo coi figli Francesco, Lucia e Riccardo<br />

(1997). A lato, Cristina con la famiglia<br />

(luglio ’95). A destra, Cristina nel 1989<br />

conoscono e cominciano a scriversi. Cristina<br />

trova in Carlo un amico sincero e timidamente<br />

compare l’intuizione che sia un<br />

uomo da amare. A quel sentimento Cristina<br />

si oppone, in cuor suo si pensa già consacrata<br />

a quel Gesù che la famiglia e l’esperienza<br />

solida dell’oratorio le hanno fatto<br />

incontrare. Sono altri, i piani che lei ha in<br />

mente per sé. Ma sono altri anche quelli di<br />

Dio sulla sua vita. Nella pagine del diario<br />

di Cristina ci sono anche quei momenti,<br />

quelle domande limpide a Dio: «Cosa vuoi<br />

da me?». Possib<strong>il</strong>e che la voglia moglie e<br />

non suora? Cristina dice sì. Sarà <strong>il</strong> primo di<br />

una sequela di sì che contageranno anche<br />

Carlo. A tempo debito.<br />

Il tumore compare per la prima volta<br />

durante l’ultimo anno di liceo, nel 1986. Lei<br />

e Carlo sono già una coppia, hanno fretta di<br />

sposarsi ed essere una famiglia. In quei mesi<br />

di malattia e cure devastanti Carlo capisce<br />

quello che Cristina gli andava dicendo: noi<br />

non saremo mai in due, ma sempre in tre.<br />

Cristina pensa ai figli, che desidera con tutto<br />

<strong>il</strong> cuore, ma pensa prima di tutto a Dio.<br />

Al suo Carlo continua a ripetere che sono

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