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NOI, SGARRUPATI MA FELICI<br />

Questa nuova vita<br />

non la sciuperemo<br />

Storia di Franca e Salvatore e della loro famiglia.<br />

Che poteva essere distrutta dalla “mala” e dal carcere<br />

e invece si è ritrovata. Grazie alla fiducia di un amico<br />

Q<br />

uando nel preludio di un’afosa serata<br />

m<strong>il</strong>anese ci si avvia nel budello di<br />

strade di Sesto San Giovanni e si suona<br />

al citofono di un condominio anonimo,<br />

non ci si aspetta di trovare una famiglia<br />

come quella di Salvatore e Franca. Una coppia<br />

con alle spalle una vita da romanzo sulla<br />

mala m<strong>il</strong>anese. I due si sono incontrati<br />

proprio negli ambienti della mala al quartiere<br />

Giambellino, poi sono finiti in carcere.<br />

In mezzo si sono sposati e hanno avuto<br />

due figli, Francesca e Domenico. A Napoli<br />

questa sarebbe una famiglia “sgarrupata”.<br />

Sgangherata. Con le carte in regola per<br />

finire in disgrazia. Come infatti avviene nel<br />

2003. Mentre Franca è in carcere, Salvatore,<br />

che mantiene la famiglia, fa un incidente e<br />

si rompe la gamba. Viene licenziato. Si presenta<br />

allora agli assistenti sociali del Giambellino<br />

e ingenuamente chiede aiuto: «Viviamo<br />

in un monolocale abusivo che cade a<br />

pezzi. Mi aiutate a trovare una casa?». Una<br />

famiglia sgarrupata che non si rende conto<br />

di esserlo: subito i servizi sociali provvedono<br />

ad affidare i bambini ad altre famiglie.<br />

Quando Franca esce di prigione, i due<br />

si rivolgono a “Un tetto per tutti”, una rete<br />

di cooperative di M<strong>il</strong>ano che si occupa di ex<br />

detenuti. Inizia un percorso mirato per <strong>il</strong><br />

ricongiungimento della famiglia. Nella prima<br />

fase la coppia è ospite nella casa messa<br />

a disposizione dall’associazione Incontro<br />

e Presenza. Così Franca e Salvatore diventano<br />

amici di uno dei volontari, Emanuele<br />

Pedrolli, “Pedro”. Nel 2005, i coniugi vengono<br />

trasferiti in una casa-famiglia di una<br />

seconda associazione, insieme ai figli: una<br />

comunità dove, sulla carta, “gli sgarrupati”<br />

dovranno apprendere come diventare<br />

una famiglia normale. La realtà purtroppo<br />

è diversa. Nella casa-famiglia i quattro<br />

subiscono una serie violenze psicologiche<br />

e fisiche, tanto che alla fine Franca scappa.<br />

Quando i due si ritrovano, però, è troppo<br />

tardi. Questa volta hanno davvero perso tutto:<br />

non potranno più vedere i figli.<br />

Si può dare un’altra chance a due così?<br />

Chi mai crederà al loro racconto? Salvatore<br />

si ricorda di quel Pedro, lo chiama: «Per<br />

favore, aiutaci. Vogliamo tornare insieme».<br />

Intanto è nato Nicolas. Ha la sindrome di Down.<br />

In ospedale hanno proposto a Franca di darlo<br />

in adozione. Lei non ha avuto remore: «Questo<br />

bimbo me l’ha dato Dio e io lo tengo così com’è»<br />

Pedro si fida: trova loro una casa, li accompagna<br />

da un giudice del Tribunale minor<strong>il</strong>e<br />

e <strong>il</strong> quadro dei fatti nella casa-famiglia viene<br />

ricomposto. Il giudice pone delle condizioni<br />

al ricongiungimento della famiglia. Franca<br />

e Salvatore dovranno trovare un lavoro e<br />

un’abitazione da tre locali; e Salvatore lavora,<br />

sì, ma in nero. Neanche Pedro stavolta<br />

sa che fare. Salvatore non crede in Dio,<br />

ma quel giorno si ricorda di una cosa che<br />

gli ripete spesso l’amico volontario, e glielo<br />

dice: «Pedro, prega. Dio ti ascolterà».<br />

Diffic<strong>il</strong>e spiegare le successive 48 ore.<br />

Pedro riceve alcune telefonate. Prima è <strong>il</strong><br />

suocero, che gli comunica l’urgenza di affittare<br />

un tr<strong>il</strong>ocale. Poi è un amico, che per via<br />

di un trasloco si deve sbarazzare dei mob<strong>il</strong>i<br />

e li regala. Infine è Salvatore: «Ho trovato un<br />

lavoro in regola. Fioraio al cimitero». Sgarrupati<br />

e miracolati. Da allora, Franca e Salvatore<br />

hanno rigato dritto, nella nuova casa di<br />

Sesto. Due settimane fa, finalmente, Domenico<br />

è rientrato in famiglia. «È un secchione<br />

a scuola» dice <strong>il</strong> padre orgoglioso. A settembre<br />

rincaserà anche Francesca. Intanto è<br />

nato Nicolas. Ha la sindrome di Down. Salvatore:<br />

«Dicevo ai medici: “Se nasce Down,<br />

vuol dire che gli daremo più affetto”». In<br />

ospedale hanno proposto a Franca di dare <strong>il</strong><br />

bimbo in adozione. Lei non ha avuto remore:<br />

«Questo bimbo me l’ha dato Dio e io lo<br />

tengo. Così com’è». In un condominio qualunque<br />

di Sesto, una famiglia sgarrupata<br />

come poche trascorre la sera tra le risate.<br />

Salvatore: «Abbiamo davvero poco. Ma<br />

non abbiamo paura. Spaventoso è <strong>il</strong> baratro<br />

in cui vivevo prima del carcere. Ora questa<br />

vita ci fa felici». Pedro, che li ascolta, sorride:<br />

«Il motto di casa è barcollo ma non mollo».<br />

E barcollando ce l’han-<br />

no fatta davvero. Non hanno<br />

nulla, in apparenza, se<br />

non quell’irrefrenab<strong>il</strong>e, contagiosa,<br />

voglia di vivere la<br />

seconda chance. [cr]<br />

| | 13 luglio 2011 | 23

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