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Desiderio di Dio e creazione di un ordine mondano nella Regula ...

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· <strong>un</strong>a condotta <strong>di</strong> vita caratterizzata dall’ascetismo e da specifiche pratiche rituali e <strong>di</strong> preghiera<br />

(controllo alimentare, sessuale, del sonno, riti <strong>di</strong> ammissione e <strong>di</strong> consacrazione, organizzazione del<br />

tempo a partire da pratiche liturgiche e/o me<strong>di</strong>tative);<br />

· l’orientamento <strong>di</strong> questa condotta a <strong>un</strong> progresso spirituale <strong>di</strong> colui che la pratica: il termine<br />

“monaco” può essere interpretato sia in relazione all’ideale della solitu<strong>di</strong>ne, sia in relazione alla<br />

ricerca dell’<strong>un</strong>ificazione <strong>di</strong> sé (importanza della relazione gerarchica tra maestro e <strong>di</strong>scepolo,<br />

incipiente e progre<strong>di</strong>to).<br />

Il monachesimo cristiano in Oriente<br />

Condotte ascetiche (<strong>di</strong>gi<strong>un</strong>o, veglie, elemosine, lavoro manuale, continenza sessuale, preghiere<br />

prol<strong>un</strong>gate) sono attestate tra i cristiani fin dalle origini, anche come stile <strong>di</strong> vita permanente e<br />

riconosciuto dalla com<strong>un</strong>ità (vergini, vedove nel NT). Abbiamo testimonianza dalla letteratura subapostolica<br />

dell’esistenza <strong>di</strong> profeti itineranti (Did. 11-12), <strong>di</strong> continenti uomini e donne che vivevano<br />

nelle com<strong>un</strong>ità (p.e. Ign. Ad Polyc. 5, 2; Ad Smyrn. 13, 1).<br />

Nel corso del III sec., soprattutto nelle com<strong>un</strong>ità cristiane urbane, cresce il numero delle donne che<br />

vivono in verginità: eccedenza numerica delle donne, rifiuto dei matrimoni misti, celibato vissuto<br />

come con<strong>di</strong>zione ideale (anche a motivo della posizione subor<strong>di</strong>nata della donna nel matrimonio)<br />

possono essere stati elementi che sul piano sociale hanno promosso la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questa scelta <strong>di</strong><br />

vita ascetica, che è com<strong>un</strong>que considerata «la porzione più nobile del gregge del Signore» (Cipr. De<br />

habitu virg. 3).<br />

Un aspetto particolare, e <strong>di</strong>scusso, della vita ascetica dei primi secoli è rappresentato dalla<br />

coabitazione <strong>di</strong> uomini e donne consacrati (cf. p.e. Eus. HE VII 30, 12); probabilmente è <strong>un</strong>a forma <strong>di</strong><br />

vita che ha avuto all’inizio motivazioni pratiche e che corrisponde a <strong>un</strong>a specie <strong>di</strong> matrimonio<br />

spirituale <strong>di</strong> cui si ha notizia anche presso le com<strong>un</strong>ità gnostiche (Ir. Adv. haer. I 13, 3).<br />

Solo dalla seconda metà del III sec. si può parlare nelle chiese cristiane <strong>di</strong> <strong>un</strong>a specifica forma <strong>di</strong><br />

vita, solitaria o com<strong>un</strong>itaria, che si andò istituzionalizzando sotto il nome <strong>di</strong> “monachesimo”: quando<br />

Antonio, verso il 275, decide <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla vita ascetica al <strong>di</strong> fuori del proprio villaggio, già trova<br />

persone che lo hanno preceduto in questa scelta <strong>di</strong> vita.<br />

Se il monachesimo come forma <strong>di</strong> vita non è <strong>un</strong>’invenzione cristiana, non è però chiaro se e quali<br />

siano stati gli antecedenti storici del monachesimo cristiano. Si possono in<strong>di</strong>care varie esperienze che<br />

possono aver avuto o hanno effettivamente svolto <strong>un</strong> ruolo <strong>nella</strong> definizione <strong>di</strong> <strong>un</strong> modello <strong>di</strong> vita<br />

monastica anche in seno alle chiese cristiane:<br />

- l’influenza <strong>di</strong> determinate esperienze ascetico-com<strong>un</strong>itarie <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione filosofica ellenica<br />

(p.e. pitagorismo o stoicismo); la filosofia greca ha fornito, forse, più che modelli concreti <strong>di</strong><br />

istituzioni <strong>di</strong> vita, <strong>un</strong> quadro teorico d’interpretazione della condotta ascetica; non per caso vita<br />

cristiana e vita monastica sono state spesso identificate dagli scrittori cristiani come “vita filosofica”<br />

(cf. G. BARDY, «Philosophe» et «philosophie» dans le vocabulaire chrétien des premièrs siècles,<br />

«Revue d’Ascétique et de Mystique», 25 (1949), pp. 97-108); è interessante osservare che Gregorio <strong>di</strong><br />

Nissa, p.e., evita sistematicamente l’espressione “vita monastica” e adotta invece l’espressione “vita<br />

filosofica”;<br />

- l’influenza <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>e esperienze ascetico-com<strong>un</strong>itarie del giudaismo del secondo tempio<br />

(terapeuti, esseni, dei quali parlano Filone Alessandrino e Giuseppe Flavio) o <strong>di</strong> com<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> asceti<br />

manichei che conducevano vita com<strong>un</strong>e o ancora influssi gnostici.<br />

Difficilmente, però, queste influenze avrebbero potuto produrre da sé il fenomeno del<br />

monachesimo cristiano, che è fiorito contemporaneamente in luoghi <strong>di</strong>versi dell’impero e ha<br />

conosciuto <strong>un</strong>’espansione rapida a partire dal IV sec.; al più gli hanno fornito riferimenti teorici o<br />

modelli <strong>di</strong> condotta.<br />

Nell’autocomprensione dei monaci cristiani giocavano soprattutto:<br />

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