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Desiderio di Dio e creazione di un ordine mondano nella Regula ...

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elazione con la metafora della scuola, già emersa all’inizio e che verrà en<strong>un</strong>ciata in modo esplicito nei §§ che<br />

seguono.<br />

[35] Haec complens Dominus exspectat nos coti<strong>di</strong>e his suis sanctis monitis factis nos respondere<br />

debere. [36] Ideo nobis propter emendationem malorum huius vitae <strong>di</strong>es ad indutias relaxantur, [37]<br />

<strong>di</strong>cente Apostolo: «An nescis quia patientia Dei ad paenitentiam te adducit?» (Rom 2, 4) [38] Nam<br />

pius Dominus <strong>di</strong>cit: «Nolo mortem peccatoris, sed convertatur et vivat» (Ez 33, 11).<br />

All’ho<strong>di</strong>e della chiamata deve seguire il coti<strong>di</strong>e della risposta: il tempo della vita è dato per la correzione del male<br />

compiuto in questa vita; la vita monastica è pensata come esperienza <strong>di</strong> conversione e come itinerario penitenziale:<br />

più sotto parla della partecipazione alla passione <strong>di</strong> Cristo e in RB 49 si <strong>di</strong>rà che tutta la vita del monaco dev’essere<br />

<strong>un</strong>a perpetua quaresima.<br />

[39] Cum ergo interrogassemus Dominum, fratres, de habitatore tabernaculi eius, au<strong>di</strong>vimus habitan<strong>di</strong><br />

praeceptum, sed si compleamus habitatoris officium. [40] Ergo praeparanda s<strong>un</strong>t corda nostra et<br />

corpora sanctae praeceptorum oboe<strong>di</strong>entiae militanda, [41] et quod minus habet in nos natura<br />

possibile, rogemus Dominum ut gratiae suae iubeat nobis a<strong>di</strong>utorium ministrare. [42] Et si, fugientes<br />

gehennae poenas, ad vitam volumus pervenire perpetuam, [43] dum adhuc vacat et in hoc corpore<br />

sumus et haec omnia per hanc lucis vitam vacat implere, [44] currendum et agendum est modo quod<br />

in perpetuo nobis expe<strong>di</strong>at.<br />

Ritorna <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> temi già affiorati nei §§ precedenti: l’idea che abitare <strong>nella</strong> tenda del Signore comporti<br />

l’adozione perseverante e risoluta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a condotta <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> pensiero (corda et corpora) alternativa a quella del<br />

mondo, <strong>un</strong>a militia il cui elemento <strong>di</strong>stintivo è l’obbe<strong>di</strong>enza. Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong> esercizio impegnativo, forse superiore<br />

alle possibilità umane senza il soccorso della grazia (elemento agostiniano?). I §§ 42-44 riportano all’urgenza<br />

pressante del compito: bisogna fuggire, correre, agire, finché c’è luce, per poter ottenere la liberazione dalla<br />

gehenna e la vita eterna.<br />

[45] Constituenda est ergo nobis dominici schola servitii.<br />

È l’espressione più importante del prologo, quella alla quale tende la scelta dell’ultima sezione del testo della RM.<br />

Essa riprende il tema già ann<strong>un</strong>ciato all’inizio dall’invito ad accogliere i praecepta magistri e su cui insisteranno<br />

anche le ultime parole del prologo.<br />

In RM il riferimento alla figura <strong>di</strong> Cristo come maestro era più esplicito, perché nel thema la narrazione parabolica<br />

descriveva l’umanità come <strong>un</strong>a carovana <strong>di</strong> gente sfinita e assetata. A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, gli uomini scorgono <strong>un</strong>a<br />

fonte e odono <strong>un</strong>a voce che li invita: «venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò» (Mt 11,<br />

28); dopo essersi riavuti e <strong>di</strong>ssetati odono <strong>di</strong> nuovo: «prendete il mio giogo sopra <strong>di</strong> me e imparate da me, che sono<br />

mite e umile <strong>di</strong> cuore e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11, 29-30). La scuola del servizio <strong>di</strong>vino serve<br />

così in RM a dare concretezza all’invito evangelico <strong>di</strong>scite a me, che Cristo rivolge a coloro ai quali ha <strong>di</strong>schiuso la<br />

via della salvezza attraverso l’acqua del battesimo. Il collegamento della vita monastica al battesimo è <strong>un</strong> tema<br />

originale della RM, che RB riprende in modo più implicito.<br />

L’immagine del monastero come scuola era nota anche a Cassiano (Conl. III 1, 2; XVIII 16, 15; XIX 2, 4; 11, 1),<br />

che l’intendeva, però, nel senso che il cenobio è la scuola che prepara il monaco ad affrontare la vita solitaria. RM<br />

e RB conservano la medesima prospettiva, dal momento che collocano la vita eremitica al vertice dell’esperienza<br />

spirituale e presentano la vita del cenobio come <strong>un</strong> addestramento ad affrontare la battaglia solitaria con il<br />

demonio. Da questo p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista, si può osservare in RM e RB <strong>un</strong>a prospettiva <strong>di</strong>versa da altre regole (Agostino,<br />

Quattro padri, Basilio) che insistono maggiormente sul valore della com<strong>un</strong>ità e presentano fin dall’esor<strong>di</strong>o la<br />

com<strong>un</strong>ità monastica come com<strong>un</strong>ità fraterna simile alla chiesa apostolica descritta dagli Atti.<br />

L’altro elemento legato all’immagine della scola è quello del servizio pubblico/militare: non per caso nel prologo<br />

compaiono anche vari riferimenti alla vita monastica come militia. Se il <strong>di</strong>scepolo ha <strong>un</strong> ruolo soprattutto passivo,<br />

<strong>di</strong> ascolto e appren<strong>di</strong>mento, il servitore ha <strong>un</strong> compito più attivo, deve eseguire delle azioni a beneficio <strong>di</strong> chi lo<br />

invia e della collettività (cf. anche l’immagine dell’operaio scelto tra la moltitu<strong>di</strong>ne). Per altro, questa milizia e<br />

questo servizio si attuano principalmente <strong>nella</strong> forma dell’obbe<strong>di</strong>enza, d<strong>un</strong>que ancora <strong>un</strong>a volta <strong>di</strong> <strong>un</strong> ascolto<br />

laborioso/faticoso.<br />

A titolo <strong>di</strong> curiosità, si può ricordare che il 529, data secondo la tra<strong>di</strong>zione dell’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Benedetto a<br />

Montecassino, coincide con la fine, in seguito a <strong>un</strong> intervento dell’imperatore Giustiniano, della scuola platonica <strong>di</strong><br />

Atene: data simbolica <strong>di</strong> <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong> consegne da <strong>un</strong> modo ad <strong>un</strong> altro <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre il percorso <strong>di</strong><br />

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