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Desiderio di Dio e creazione di un ordine mondano nella Regula ...

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Le Collationes <strong>di</strong> Cassiano verranno citate <strong>di</strong> nuovo in RB 73, 5 insieme alle Institutiones coenobiorum dello<br />

stesso autore, talmente noto da non richiedere <strong>di</strong> essere menzionato per nome (a meno che questi titoli non debbano<br />

essere intesi come generi letterari). Il titolo <strong>di</strong> Vitae patrum, anch’esse nuovamente menzionate in RB 73, 5, si<br />

riferisce probabilmente alla Historia monachorum in Aegypto, tradotta in latino da Rufino; ma non è escluso che si<br />

tratti <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo generale per in<strong>di</strong>care altre opere del medesimo tipo. L’essenziale è che si tratti della lettura <strong>di</strong><br />

<strong>un</strong>’opera dal contenuto e<strong>di</strong>ficante. Interessante la riserva sui libri dell’eptateuco e dei Re (Gn, Es, Lv, Nm, Dt, Gs,<br />

Gd, 1-2 Sam, 1-2 Re): si tratta <strong>di</strong> scritti dal contenuto spesso violento, scabroso o scarsamente comprensibile,<br />

d<strong>un</strong>que pericolosi per il turbamento e le fantasie che possono scatenare, all’inizio della notte, in menti affaticate o<br />

deboli per età, ignoranza o malattia, che potrebbero perciò essere visitate da sogni peccaminosi durante le ore del<br />

riposo. Sullo sfondo si intravede <strong>un</strong>a preoccupazione <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a della castità dei monaci, evitando le<br />

polluzioni notturne causate da sogni erotici.<br />

[5] Si autem iei<strong>un</strong>ii <strong>di</strong>es fuerit, <strong>di</strong>cta vespera parvo intervallo mox accedant ad lectionem<br />

Collationum, ut <strong>di</strong>ximus. [6] Et lectis quattuor aut quinque foliis vel quantum hora permittit, [7]<br />

omnibus in <strong>un</strong>um occurrentibus per hanc moram lectionis, si qui forte in assignato sibi commisso fuit<br />

occupatus, [8] omnes ergo in <strong>un</strong>um positi compleant et, exe<strong>un</strong>tes a completoriis, nulla sit licentia<br />

denuo cuiquam loqui aliquid.<br />

Viene in<strong>di</strong>cata anche la misura della lettura, sia pure in termini molto approssimativi: <strong>un</strong>a decina <strong>di</strong> pagine <strong>di</strong> testo,<br />

in rapporto con la situazione concreta (teniamo conto che la durata delle ore all’epoca della RB varia sensibilmente<br />

da estate a inverno). La lettura sembra motivata più che da esigenze <strong>di</strong> formazione spirituale da <strong>un</strong>a necessità<br />

pratica: intrattenere i monaci in modo non ozioso mentre i settimanari <strong>di</strong> cucina e chi ha qualche adempimento da<br />

terminare concludono i loro compiti, in modo che tutti si ritrovino insieme per l’ultima preghiera del giorno.<br />

L’organizzazione della giornata monastica, senza essere ossessiva e inumana, mostra tuttavia la forte<br />

preoccupazione <strong>di</strong> non lasciare al singolo a <strong>di</strong>sposizione troppo tempo libero da impegni.<br />

Quando sono tutti ri<strong>un</strong>iti, i monaci celebrano la compieta, al termine del quale inizia il grande silenzio notturno.<br />

Questo silenzio è probabilmente motivato anche da <strong>un</strong>a preoccupazione etica: evitare che i monaci si appartino<br />

durante le ore notturne e abbiano incontri sessuali con la scusa <strong>di</strong> parlare tra <strong>di</strong> loro o con qualche ospite.<br />

[9] Quod si inventus fuerit quisquam praevaricare hanc taciturnitatis regulam, gravi vin<strong>di</strong>ctae<br />

subiaceat - [10] excepto si necessitas hospitum supervenerit aut forte abbas alicui aliquid iusserit, [11]<br />

quod tamen et ipsud cum summa gravitate et moderatione honestissima fiat.<br />

Venir meno al silenzio notturno è <strong>un</strong>a violazione grave, anche se si danno situazioni in cui è concessa<br />

<strong>un</strong>’eccezione: la necessità <strong>di</strong> occuparsi degli ospiti o <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re a <strong>un</strong>a richiesta dell’abate; anche in questo caso<br />

RB si preoccupa <strong>di</strong> precisare il modo in cui ci si deve comportare: con la massima riservatezza e <strong>di</strong>screzione.<br />

d) L’umiltà<br />

Caput VII<br />

De humilitate<br />

[1] Clamat nobis scriptura <strong>di</strong>vina, fratres, <strong>di</strong>cens: Omnis qui se exaltat «humiliabitur et qui se humiliat<br />

exaltabitur» (Lc 14, 11; 18, 14; Mt 23, 12). [2] Cum haec ergo <strong>di</strong>cit, osten<strong>di</strong>t nobis omnem<br />

exaltationem genus esse superbiae. [3] Quod se cavere propheta in<strong>di</strong>cat <strong>di</strong>cens: «Domine, non est<br />

exaltatum cor meum neque elati s<strong>un</strong>t oculi mei, neque ambulavi in magnis neque in mirabilibus super<br />

me» (Sal 130, 1). [4] Sed quid «si non humiliter sentiebam, si exaltavi animam meam? - sicut<br />

ablactatum super matrem suam, ita retribues in animam meam» (Sal 130, 2).<br />

Questo capitolo è il più esteso della RB ed è quello nel quale si trova la trattazione più ampia della dottrina ascetica<br />

benedettina; posto al termine della parte dottrinale della RB, ne costituisce in qualche modo la sintesi e questo<br />

spiega il suo carattere sistematico (12 gra<strong>di</strong>ni sono <strong>un</strong> numero simbolico) e la sua ampiezza eccezionale rispetto<br />

agli altri capitoli. La fonte principale <strong>di</strong> questa trattazione in RM e RB è <strong>un</strong> <strong>di</strong>scorso dell’abate Pinufio nelle<br />

Institutiones <strong>di</strong> Giovanni Cassiano (IV 39). Nel <strong>di</strong>scorso riportato da Cassiano venivano, però, elencati 10 in<strong>di</strong>zi<br />

dell’umiltà; qui essi sono trasformati nei gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> <strong>un</strong>a scala, il che suggerisce - artificiosamente - l’idea <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

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