Desiderio di Dio e creazione di un ordine mondano nella Regula ...
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opport<strong>un</strong>e; e in negativo, non superbiendo aut resistendo vel contra<strong>di</strong>cendo. Se l’or<strong>di</strong>ne non viene ritirato, esso va<br />
accolto, non perché sia ragionevole o utile, ma ex caritate; e va eseguito avendo fiducia nell’aiuto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. NB che<br />
non viene detto nulla su come si deve comportare il superiore (<strong>di</strong> questo RB si occupa altrove): è ovvio che l’abate<br />
non deve dare or<strong>di</strong>ni assur<strong>di</strong>, contrari alla religione e al bene; ma non sembra che spetti al sottoposto valutare il<br />
valore in sé dell’or<strong>di</strong>ne ricevuto; egli può al massimo esporre la ragioni soggettive per le quali esso gli sembra<br />
irrealizzabile, salvo essere tenuto in ogni caso ad accettare la volontà del superiore <strong>un</strong>a volta ch’essa sia stata<br />
confermata.<br />
Caput LXXI<br />
Ut obe<strong>di</strong>entes sint sibi invicem Fratres<br />
[1] Oboe<strong>di</strong>entiae bonum non solum abbati exhibendum est ab omnibus, sed etiam sibi invicem ita<br />
oboe<strong>di</strong>ant fratres, [2] scientes per hanc oboe<strong>di</strong>entiae viam se ituros ad Deum.<br />
L’invito all’obbe<strong>di</strong>enza vicendevole si trova anche <strong>nella</strong> regola <strong>di</strong> Basilio (13 e 64). Il fatto che l’obbe<strong>di</strong>enza sia<br />
dovuta a tutti e non solo all’abate rende più esplicito il suo ancoramento in <strong>un</strong>a prospettiva non solo <strong>di</strong>sciplinaregerarchica,<br />
ma soprattutto teologica della pratica <strong>di</strong> questa virtù. Ancora <strong>un</strong>a volta RB tematizza quanto già nel<br />
prologo era stato detto: attraverso l’obbe<strong>di</strong>enza il monaco ritorna alla patria perduta del cielo (NB metafora della<br />
via).<br />
[3] Praemisso ergo abbatis aut praepositorum qui ab eo constitu<strong>un</strong>tur imperio, cui non permittimus<br />
privata imperia praeponi, [4] de cetero omnes i<strong>un</strong>iores prioribus suis omni caritate et sollicitu<strong>di</strong>ne<br />
oboe<strong>di</strong>ant. [5] Quod si quis contentiosus reperitur, corripiatur.<br />
In realtà RB non rin<strong>un</strong>cia a pensare i rapporti interpresonali in termini gerarchici: l’obbe<strong>di</strong>enza è dovuta<br />
dall’inferiore al superiore, dal giovane all’anziano (ma cf. in RB 72 l’almeno potenziale superamento dell’or<strong>di</strong>ne<br />
gerarchico in quello dell’amore). Ancora <strong>un</strong>a volta, non basta eseguire atti esterni, occorre che essi siano espressivi<br />
<strong>di</strong> <strong>un</strong> atteggiamento interiore: omni caritate et sollicitu<strong>di</strong>ne. L’insistenza sugli atteggiamenti interiori suppone che<br />
la vita del monaco si svolga come <strong>un</strong> continuo esercizio <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento <strong>di</strong> quali siano i veri<br />
moventi del suo agire: <strong>un</strong>’azione perfettamente conforme al dettato della regola, ma fondata su moventi narcisistici<br />
e <strong>di</strong> autoaffermazione, non ottiene lo scopo e anzi mette in pericolo il soggetto.<br />
[6] Si quis autem frater pro quavis minima causa ab abbate vel a quocumque priore suo corripitur<br />
quolibet modo, [7] vel si leviter senserit animos prioris cuiuscumque contra se iratos vel commotos<br />
quamvis mo<strong>di</strong>ce, [8] mox sine mora tam<strong>di</strong>u prostratus in terra ante pedes eius iaceat satisfaciens,<br />
usque dum bene<strong>di</strong>ctione sanetur illa commotio. [9] Quod qui contempserit facere, aut corporali<br />
vin<strong>di</strong>ctae subiaceat aut, si contumax fuerit, de monasterio expellatur.<br />
L’ultima annotazione riguarda il modo con il quale bisogna accogliere gli eventuali rimproveri da parte <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />
superiore: a presceindere da qualsiasi valutazione circa la fondatezza del rimprovero che gli viene rivolto, o dalle<br />
buone ragioni per le quali il superiore è irritato con lui, il monaco è tenuto a dargli sod<strong>di</strong>sfazione prostrandosi ai<br />
suoi pie<strong>di</strong>, fino a quando non abbia ricevuto da lui la bene<strong>di</strong>zione che lo riconcilia.<br />
c) Il silenzio<br />
Caput VI<br />
De tacit<strong>un</strong>itate<br />
[1] Faciamus quod ait propheta: «Dixi: Custo<strong>di</strong>am vias meas, ut non delinquam in lingua mea. Posui<br />
ori meo custo<strong>di</strong>am. Obmutui et humiliatus sum et silui a bonis» (Sal 38, 2-3). [2] Hic osten<strong>di</strong>t<br />
propheta, si a bonis eloquiis interdum propter taciturnitatem debet taceri, quanto magis a malis verbis<br />
propter poenam peccati debet cessari.<br />
Il trattato sul silenzio della RB è molto più breve <strong>di</strong> quello della RM (8-9), il che <strong>un</strong> po’ colpisce, considerata<br />
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