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Nr. 1/2012 - Gennaio - Febbraio - 2012 - Ristorazione e Catering

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perbacco!<br />

di Giuseppe Vaccarini<br />

presidente Associazione<br />

della Sommellerie<br />

Professionale Italiana<br />

Il vino e l’informazione<br />

Ammalata l’informazione del vino? Da una nota rivista cartacea la questio<br />

ha fatto un giro fulmineo sul web, suscitando un vivace mare di<br />

opinioni costruttive, che mi fanno pensare che, sebbene la malattia sia<br />

sotto gli occhi di tutti, speranze di una guarigione non sono forse lontanissime.<br />

Malati non solo i giornalisti colpiti da una contagiosa saccenteria,<br />

ma anche i rappresentanti, gli enotecari, e persino i sommelier<br />

che lavorano sottopagati e senza disporre di un budget con cui costruire<br />

una carta dei vini che non sia una scontata copiatura di ciò che già<br />

offre il mercato di massa o il ristorante della porta accanto; declassati,<br />

quindi, a mescitori (come fa notare un acuto lettore del blog Intravino,http://www.intravino.com/primo-piano/linformazione-del-vino-eammalata-ma-per-colpa-di-chi/).<br />

E come dargli torto? In effetti i soldi<br />

sono sempre meno e chi vuole realmente investire sulle competenze di<br />

un sommelier che faccia la differenza è un fatto raro. Mancano le scuole<br />

dove imparare a comunicare il vino, a fare serio giornalismo d’inchiesta<br />

insinuandosi sotto la coltre di ciò che appare. Mancano, a dire il vero,<br />

anche riviste serie dove si possa fare un vero apprendistato, manca anche<br />

chi voglia investire in un’informazione al di là delle parti e delle<br />

opinioni. Manca un vero tavolo di confronto tra chi di vino qualcosa sa<br />

già se non altro per esperienza, e chi invece si arrampica sugli specchi,<br />

lasciato solo (intendo dagli editori) in un settore dove sembra regnare<br />

parecchia miopia. Due passi tra l’editoria di settore americana e francese<br />

e ci si accorge dell’abisso che, tranne rare eccezioni, corre tra noi<br />

e loro, molto più spesso imbambolati da una comunicazione edulcorata<br />

dove le parole si fanno belle al posto di contenuti che latitano e che<br />

aiutino a pensare un po’ anche controcorrente.<br />

Non che manchino le idee, non che manchi l’intenzione, non che manchino<br />

le capacità, non che manchi un mondo produttivo vivace e interessante,<br />

tutt’altro, più che altro, mi pare, manca la volontà di fare<br />

qualche cosa per il mondo del vino nel suo complesso, al di là delle<br />

partigianerie e dei piccoli interessi di quartiere. Nel mondo della produzione<br />

si parla da tempo di fare corpo, di fare massa critica, una capacità<br />

che, a detta di molti produttori, mancherebbe dalle nostre parti. D’altro<br />

canto per ciò che riguarda unicamente il mondo della comunicazione e<br />

dell’informazione, mi pare che questa massa critica sia assolutamente<br />

latitante, a partire dalla constatazione che diverse riviste si trovano in<br />

difficoltà proprio per l’incapacità dei produttori di capire l’importanza<br />

di un investimento in comunicazione. Certo un’informazione che sia<br />

finanziata dai produttori potrebbe correre il rischio di essere di parte,<br />

partigiana, miope, come può esserlo l’informazione che proviene da<br />

gruppi editoriali finanziati da interessi industriali. Ma sappiamo bene<br />

come l’informazione è autorevole solo quando sa stare al di là delle<br />

parti anche quando è finanziata. Un editore/gruppo industriale è lungimirante<br />

quando capisce tutto questo. Ci sono gruppi di imprenditori<br />

del mondo del vino capaci comprenderlo? Per ciò che ho visto fino<br />

ad oggi non penso ancora, ma oserei sperarlo. Ne va anche della loro<br />

credibilità.<br />

cateringnews.it • gennaio/febbraio <strong>2012</strong> _ 83

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