Amóre, ca ci ù níje no' perdóne , me pigghiò’ de quíste ’nu spijúle forte, ca, ccúme víde, nò me stè’ ’bbandóne. (Dande Alligghijére,’U Mbíerne,V, v, 103-105.) e.v. Paolo, tremante, bacia Francesca, segnando così il loro dest<strong>in</strong>o di passione e di morte Dante sceglie <strong>una</strong> storia di cui lui stesso, è probabile, aveva sentito parlare durante la sua giov<strong>in</strong>ezza
Francesca da Rim<strong>in</strong>i (1260?-1283/1285?), primogenita di Guido Lamberto Da Polenta 35 (Guido il Vecchio o il M<strong>in</strong>ore), signore di Ravenna, andò sposa - poco più che qu<strong>in</strong>dicenne - a Giovanni, detto Gianciotto, 36 secondogenito di Malatesta Primo da Verrucchio, podestà di Rim<strong>in</strong>i, nonché figlio di Concordia di Enrichetto. Il matrimonio fu imposto dal padre della giovanetta, presumibilmente per premiare i Malatesta che lo avevano aiutato ad affermare il suo dom<strong>in</strong>io su Ravenna, non già per sancire la pace fra i due potentati, come generalmente si riporta <strong>in</strong> merito, perché fonti storiche accreditate riferiscono delle buone relazioni <strong>in</strong>tercorrenti fra queste famiglie nella seconda metà del XIII secolo. Si sottace quasi sempre il fatto che le case si legarono con un secondo v<strong>in</strong>colo matrimoniale: Maddalena, sorella di Gianciotto, si sposò con Bernard<strong>in</strong>o da Polenta, fratello di Francesca. In base all’<strong>in</strong>dicazione (giudicata poco plausibile) che ci giunge da Giovanni Boccaccio e il suo commento pubblico alla Commedia (1373), la fanciulla credette di sposare Paolo, anziché Gianciotto, che di fatto suppliva il fratello sull’altare il giorno delle nozze per procura, come allora si costumava. A Giovanni lo sciancato faceva comodo essere rappresentato dal fratello, temendo di apparire troppo brutto agli occhi della verg<strong>in</strong>ella. Oramai era fatta, e <strong>in</strong>dietro non si poteva più tornare, pena lo scoppio di <strong>una</strong> contesa dai risvolti troppo pericolosi e imprevedibili per ambedue le casate. Lei dette a Gianciotto <strong>una</strong> figlia femm<strong>in</strong>a che chiamò Concordia, come la suocera, e <strong>in</strong> seguito un maschio, Francesco, che morì <strong>in</strong> tenera età. Le testimonianze raccolte dopo la morte di Francesca riferiscono che fu donna bellissima, di animo fiero e avvezza a vivere <strong>in</strong> mezzo allo sfarzo e alla eleganza. Ebbe <strong>una</strong> sorella di nome Samaritana e otto fratelli tra legittimi e bastardi. Ci viene riferito che <strong>in</strong> tutta la Romagna i menestrelli erano soliti celebrare la sua bellezza e che i cavalieri venissero dalle sue parti più per ammirarla che per prendere parte ai tornei. Le accadde d’<strong>in</strong>namorarsi del fratello di Gianciotto, Paolo, detto il Bello, anch’egli già sposato nel 1269 con Orabile Beatrice contessa di Giaggiolo, da cui ebbe due figli: Umberto e Margherita. Il partner di Francesca era follemente <strong>in</strong>namorato di lei. La ricolmava di regali, come se volesse farsi perdonare l’<strong>in</strong>generosità che madre natura aveva mostrato avverso il suo fisico. Sicché, quando venne a sapere da un servitore della relazione adultera ed <strong>in</strong>cestuosa (un cognato era considerato fratello all’epoca) fra i due, li trafisse con un solo colpo di stocco nella camera da letto di Francesca, ubicata a Rim<strong>in</strong>i (o a Pesaro o a Santarcangelo?!) <strong>in</strong> <strong>una</strong> sontuosa dimora e rocca denom<strong>in</strong>ata Gattolo dei Malatesta. Ci è stato tramandato che Francesca si frappose fra lui e l’amante che stava per essere ucciso dal fratello. Paolo doveva avere un’età compresa fra i 37 e i 39 anni, Francesca fra i 23 e i 26, mentre il giustiziere fra i 38 e i 40. Dopo il duplice omicidio, lo Sciancato si risposò con <strong>una</strong> vedova, tale Zambras<strong>in</strong>a o G<strong>in</strong>evras<strong>in</strong>a figlia di Tebaldello Zambrasi di Faenza, da cui ebbe altri figli: T<strong>in</strong>o, Guido, Arciprete, Ramberto, Margherita, Rengarduccia. Si hanno <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e notizie che convolasse a terze nozze con <strong>una</strong> nobildonna di nome Taddea. Gli storici, 35 Nei pressi di Bert<strong>in</strong>oro-Forlì. 36 Da: Giovanni+ciotto (sciancato), Johannes Zoctus, oltre che deforme. Fu uomo d’armi e più volte podestà di Pesaro. Ma fu anche podestà di Faenza e probabilmente di Forlì. Il fratello Paolo, per converso, fu Capitano del Popolo a Firenze, dal 1282 al 1283, con un salario annuo di duemila lire. Cifra enorme per quei tempi. Cfr.: Rossella De Pas, Francesca da Rim<strong>in</strong>i: Dante s’ispirò alla cronaca del tempo, <strong>in</strong>: http://www.storia<strong>in</strong>.net/arret/num92/artic6.asp.