La bambola e il mostro - Aracne Editrice
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Identificazione di una tematica 27<br />
spresso <strong>il</strong> nostro scetticismo nei confronti di questa interpretazione<br />
che ci appare troppo semplicistica, anche tenendo conto di una situazione<br />
storico–sociale destinata a durare in Italia almeno fino all’ultimo<br />
quarto del Novecento e forse ancora di piú. Proprio in Teresa, <strong>il</strong> romanzo<br />
che Baldacci introduce con questo ripetitivo discorso, c’è infatti<br />
la significativa figura di Ida 62 , la sorella minore di Teresa, bella ed<br />
intelligente, che sceglie di concentrarsi sugli studi, diventa insegnante,<br />
sceglie l’indipendenza e non si sente obbligata al matrimonio né di<br />
convenienza né di amore. Dunque la donna anche allora poteva scegliere.<br />
E non dimentichiamo le osservazioni di Mario Mariani che,<br />
dopo essersi polemicamente battuto in una lunga serie di opere contro<br />
una società che costringeva la donna a “vendersi” nel matrimonio di<br />
convenienza, era poi ― anni dopo ― costretto a constatare come molte<br />
donne preferissero <strong>il</strong> matrimonio di convenienza, cioè l’essere mantenute<br />
da un marito non amato, alla noia e alla fatica di dover lavorare<br />
otto ore al giorno per un modesto stipendio 63 . Il nocciolo della questione<br />
(che ritornerà nelle opere che analizzeremo in questo studio) è<br />
che le protagoniste dei romanzi, di cui ci siamo occupati, volevano<br />
nello stesso tempo sia la sicurezza di un matrimonio economicamente<br />
solido, che permettesse loro di vivere comodamente e possib<strong>il</strong>mente<br />
nel lusso senza dover lavorare, sia che <strong>il</strong> marito fosse l’incarnazione di<br />
tutte le loro esaltate fantasie d’amore. Ci sembra francamente un po’<br />
troppo, anche perché sim<strong>il</strong>i sogni, sempre legittimi, sono però assai<br />
diffic<strong>il</strong>mente realizzab<strong>il</strong>i e non solo in una società com’era quella<br />
dell’Italia tra Otto e Novecento, ma in ogni nazione e in tutta la storia<br />
dell’umanità. Su questo disperato ed egocentrico sogno s’impernia la<br />
maggior parte dei romanzi di mano femmin<strong>il</strong>e in cui certa critica del<br />
secondo Novecento (qui per esempio Baldacci) ha erroneamente creduto<br />
di poter riscontrare una documentata rappresentazione dello<br />
62 Cfr. Neera, Teresa, Lecco 1995, pp. 196–212: “Ida, in famiglia, produceva l’effetto di<br />
un raggio di sole, era l’idolo, <strong>il</strong> beniamino di tutti, aveva avuto, nascendo, <strong>il</strong> dono di piacere;<br />
ognuno era indulgente con lei. Studiava per fare la maestra […]. L’Ida studiava indefessamente,<br />
senza distrazioni e senza debolezze, coll’occhio fisso alla meta. Solamente verso sera, Ida<br />
lasciava i libri, Teresa si staccava dal letto della madre e le due sorelle ― la prima e l’ultima<br />
― uscivano a prendere una boccata d’aria, serie entrambe per motivi diversi, scambiandosi<br />
poche parole. […] l’Ida […] si trovava assicurato l’avvenire nella posizione di maestra.”<br />
63 Cfr. Enrico Tiozzo, Il poema di un’idea. Sovversivismo e critica della società borghese<br />
nell’opera di Mario Mariani, Roma 2007, p. 300.