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La bambola e il mostro - Aracne Editrice

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Identificazione di una tematica 31<br />

tagonista 82 . Troppo poco ― riteniamo ― perché si possa parlare di<br />

capolavori. Né una lettura attenta di Lydia può in alcun modo incoraggiare<br />

un’interpretazione del romanzo nel senso attribuitogli forzatamente<br />

dalla critica d’ispirazione femminista 83 .<br />

<strong>La</strong> focalizzazione ossessiva sul matrimonio, atteso come la realizzazione<br />

del momento piú importante della vita, quello dell’arrivo del<br />

compagno atteso da sempre (bello, giovane, affascinante, romantico,<br />

appassionato, sperab<strong>il</strong>mente molto ricco), in tutte le sue varianti e con<br />

tutti i suoi sv<strong>il</strong>uppi (per lo piú negativi date le altissime aspettative<br />

delle protagoniste) rimane dunque <strong>il</strong> tema centrale della letteratura di<br />

mano femmin<strong>il</strong>e nell’Italia dell’ultimo quarto dell’Ottocento. In questo<br />

senso e solo in questo senso (quello di una pred<strong>il</strong>ezione tematica<br />

molto marcata anche se stranamente poco sottolineata da critica e storiografia)<br />

si potrebbe eventualmente parlare di una differenza tra scrittori<br />

e scrittrici di questo periodo. Gli autori nominati per confronto da<br />

Baldacci (Fogazzaro, De Marchi, Verga) o da Iermano (Butti, Cantoni,<br />

Rovetta, Bersezio, Giacosa, Calandra, Zena, ecc.) o quelli (di poco<br />

posteriori se non addirittura contemporanei come Zuccoli) che noi abbiamo<br />

incluso tra i principali rappresentanti del romanzo blu (da Verona,<br />

d’Ambra, Pitigr<strong>il</strong>li) o i maestri celebrati dalla storiografia (Sve-<br />

spettinata, in mezzo al caos delle stoffe e dei tappeti; sollevando appena la gonna per attraversare<br />

i pentolini delle vernici, posati a terra; e guardava tutto; si interessava a tutti i particolari,<br />

del cordone, della bulletta; dava ordini e contr’ordini.”<br />

82 Ibid., p. 93: “Aveva portato fino all’adorazione <strong>il</strong> culto di sè stessa, l’amore dell’eleganza<br />

e della bellezza; era satura di omaggi, non sapeva più che cosa chiedere a sè stessa ed<br />

agli altri.”<br />

83 Cfr. Paola Azzolini, op. cit., p. 14: “Ancora un’ultima domanda che circola nelle pagine<br />

di molta critica contemporanea su Neera: allora Lydia, come Teresa, come L’indomani, è un<br />

romanzo sostanzialmente femminista? Il termine non sarebbe piaciuto alla scrittrice. Le donne<br />

all’epoca del romanzo cominciavano appena a pensare alla futurib<strong>il</strong>e rivoluzione femmin<strong>il</strong>e<br />

che esploderà nel primo decennio del secolo successivo e Neera sarà sempre radicalmente<br />

contraria all’emancipazione femmin<strong>il</strong>e, al lavoro delle donne, all’eguaglianza. Per lei le donne<br />

hanno una missione fondamentale che è la procreazione; la figura della zitella compare nei<br />

suoi romanzi come una vittima, perché la società le nega questo fine supremo. Di conseguenza<br />

le donne non tanto devono coltivare l’intelligenza, quanto trasmetterla nel compito di educatrici<br />

che la natura assegna loro. Anche <strong>il</strong> ruolo della scrittura e quindi <strong>il</strong> suo stesso ruolo di<br />

madre, di moglie e di scrittrice resta fuori delle sue argomentazioni, come una connotazione<br />

sociale ininfluente, una qualifica che lei stessa non è in grado di integrare con le altre, se non<br />

rinnegandola, almeno in parte, con <strong>il</strong> suo s<strong>il</strong>enzio.”

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