La bambola e il mostro - Aracne Editrice
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Identificazione di una tematica 37<br />
glia di cui è ospite 102 . Non condividiamo del tutto la pur eccellente lettura<br />
che del complesso dell’originale ed interessante narrativa luantiana<br />
ha dato Emanuela Cortopassi, che ripete, forse troppo pedissequamente,<br />
i luoghi comuni sull’“avv<strong>il</strong>imento per non essere trattata come<br />
una persona con opinioni e pensieri propri” 103 a proposito della protagonista<br />
di Un martirio, che a noi è sembrata piú un’esaltata che una<br />
vittima, ed insiste battendo ― per Regina di Luanto ― sul tasto dell’impegno<br />
personale della scrittrice nel “movimento emancipazionista<br />
schierato sul fronte del divorzio” 104 , nel quale, a suo giudizio, la Lipparini<br />
Roti si sarebbe spinta notevolmente piú lontano di Neera e di<br />
Mat<strong>il</strong>de Serao. Ritorna qui quella non condivisib<strong>il</strong>e tendenza a voler<br />
mescolare a tutti i costi narrativa di mano femmin<strong>il</strong>e ed impegno nella<br />
battaglia per i diritti delle donne (già presente nell’analisi di Baldacci<br />
su Neera), che ― pur se esistente ― non sempre è una felice ed esaustiva<br />
chiave di lettura. Piú che presentare quella che la Cortopassi<br />
chiama “la nuova Eva” 105 , vale a dire la donna “che rifiutando la condizione<br />
subordinante di una falsa innocenza, conquista <strong>il</strong> diritto a un<br />
ruolo piú partecipe e consapevole nella società” 106 , Regina di Luanto<br />
presenta invece ― secondo noi ― l’immagine (non nuova) della donna<br />
in crisi, vittima dei suoi orpelli, schiacciata dai suoi irrealizzab<strong>il</strong>i<br />
sogni d’amore, destinata alla frustrazione e all’autodistruzione.<br />
Abbiamo dunque individuato ― in molte di quelle che Antonia Arslan<br />
chiama le “stelle” 107 nel panorama ricchissimo della narrativa di<br />
102<br />
Ibid., p. 283: “Si chinò in avanti; piegò <strong>il</strong> busto con una mossa improvvisa, rompendo<br />
l’immob<strong>il</strong>ità conservata fino allora e con gli occhi d<strong>il</strong>atati la fissò a lungo, a lungo per scolpire<br />
bene nella memoria tutti i particolari del viso d<strong>il</strong>etto, che non avrebbe visto mai più. Quando<br />
un velo di lacrime scese ad annebbiargli la cara visione, con uno scatto volle alzarsi in piedi:<br />
ma ricadde seduto, perché con uno slancio inaspettato, Rachele gli si era buttata addosso e<br />
scivolata in ginocchio lo stringeva convulsamente, premendogli la testa sul petto, mentre dalla<br />
sua gola contratta usciva un breve rantolo d’agonia.”<br />
103<br />
Cfr. Emanuela Cortopassi, op. cit., p. 265.<br />
104<br />
Ibid., p. 266.<br />
105<br />
Ibid., p. 255.<br />
106<br />
Ibid., p. 268.<br />
107<br />
Cfr. Antonia Arslan, “L’opera della Marchesa Colombi nel panorama della narrativa<br />
italiana fra Otto e Novecento”, op. cit., p. 12: “Va anche detto che le scrittrici di oggi, le contemporanee,<br />
le quali sono conosciutissime, sanno farsi pubblicare e sono ben presenti sul<br />
mercato, volutamente spesso dimenticano di aver avuto delle nonne così importanti come la<br />
Marchesa Colombi, Neera, Vittoria Aganoor nel nord Italia, Emma Perodi toscana, Jolanda