La bambola e il mostro - Aracne Editrice
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Identificazione di una tematica 11<br />
quanto era stata l’attitudine degli uomini che avevano reso insopportab<strong>il</strong>e<br />
la vita alle segregate ed um<strong>il</strong>iate scrittrici nell’Italia tra Otto e Novecento.<br />
Questo è infatti, a grandi linee, l’atteggiamento di Giuliana<br />
Morandini 6 , in un lavoro del 1980, ritenuto ormai classico e sempre<br />
ampiamente citato da chi affronta questo argomento. Nel lodevole intento<br />
di dare (o ridare) voce a chi ― secondo <strong>il</strong> suo giudizio ― non<br />
aveva avuto la possib<strong>il</strong>ità di farla risuonare, la Morandini ripercorre<br />
con attenzione le tappe della letteratura femmin<strong>il</strong>e dell’Ottocento, insistendo<br />
però (malauguratamente secondo noi) proprio sulla “femmin<strong>il</strong>ità”<br />
di questa produzione letteraria, nella quale ritiene di poter individuare<br />
<strong>il</strong> suo carattere distintivo 7 . Non condividiamo questa interpretazione<br />
che finisce sistematicamente per portare fuori strada la Morandini<br />
non appena la studiosa restringe la sua analisi ad un’opera specifica.<br />
È <strong>il</strong> caso proprio della Marchesa Colombi e del suo celebre In risaia,<br />
del quale la Morandini mette in risalto soprattutto l’aspetto dello<br />
sfruttamento della donna nell’Italia dell’ultimo quarto dell’Ottocento 8 .<br />
L’angolo visuale della Morandini ci sembra falsato e non è effettivamente<br />
supportato dalla lettura del testo della Marchesa Colombi. Non<br />
zione in una sfera minore, da valutarsi quasi come curiosità, e, quando l’interesse dei testi non<br />
consentiva tale angustia, erano pronti a scorgervi un superamento della condizione femmin<strong>il</strong>e.<br />
Riserve che sono divenuti luoghi comuni […].”<br />
6 Ibid., pp. 5–6: “Per un tempo lungo e oscuro le donne nella società occidentale sono state<br />
confinate nel s<strong>il</strong>enzio, e quasi con ironia lodate per questo forzato tacere. Hanno contato come<br />
oggetti nello scambio linguistico. […] Immagine priv<strong>il</strong>egiata della letteratura e di ogni<br />
produzione artistica, la donna non è, se non raramente e in modo occasionale, riuscita a diventarne<br />
soggetto. Anziché essere protagonista e autrice, costantemente è apparsa destinata,<br />
come altre figure subalterne, a essere oggetto di rappresentazione, a raccogliere le proiezioni e<br />
<strong>il</strong> disagio del corpo sociale senza avere voce. E quando qualche personalità ha conosciuto fortuna<br />
autonoma è stato soprattutto perché, al di là delle ragioni e delle idee, dava scandalo e<br />
rientrava in una certa economia di piacere potenziando la seduzione. L’età moderna ha indubbiamente<br />
inasprito la soggezione della donna, proclamandola inferiore per natura ma in verità<br />
valutandola secondo più decisivi criteri di partizione del lavoro e di efficientismo.”<br />
7 Ibid., p. 9: “Sono le scrittrici nate nel 1880–1890 che, al di là della soggezione e della<br />
polemica, arrivano a indagare lucidamente l’esistenza femmin<strong>il</strong>e, riconoscendovi una specificità<br />
inedita, drammatica.”<br />
8 Ibid., p. 14: “<strong>La</strong> vicenda narrata dalla Colombi riguarda <strong>il</strong> lavoro malsano delle risaie.<br />
Con le gambe nell’acqua putrida la Nanna cerca di guadagnarsi gli sp<strong>il</strong>loni d’argento delle<br />
nozze, si ritrova invece ammalata di malaria, con la vita sbarrata dopo <strong>il</strong> sogno. […] Le donne<br />
sentono che lo strutturarsi dell’ordine borghese, la sua maggiore intransigenza in rapporto al<br />
decollo industriale, preme contro di loro in modo elettivo e che i maschi, anche se innovatori<br />
e bohémiens, non risultano in tali frangenti alleati sicuri.”