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Espressività ed emozione nell'esperienza musicale. Orientamenti ...

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o l’amore? O forse la semplice intensità o debolezza, o l’ondeggiare<br />

di un movimento interiore? No di certo. L’intensità può essere uguale<br />

in sentimenti diversi, ma può anche essere diversa nello stesso sentimento<br />

in individui e in epoche diverse. Solo in base a una certa quantità<br />

di rappresentazioni e giudizi – che nel momento di una forte<br />

commozione forse sono inconsci – il nostro stato d’animo può concentrarsi<br />

in quel determinato sentimento. Il sentimento della speranza<br />

è inseparabile dalla rappresentazione di uno stato futuro più felice rispetto<br />

a quello presente. La malinconia confronta una felicità passata<br />

con il presente. Queste sono rappresentazioni determinate, concetti:<br />

senza di essi, senza questo apparato concettuale l’affettività presente<br />

non si può chiamare “speranza” o “malinconia”, è tale apparato concettuale<br />

che la determina. Se si astrae da esso rimane un vago moto<br />

dell’animo o tutt’al più la sensazione di un generico benessere o malessere<br />

[…] Un sentimento determinato (una passione, un’affezione)<br />

non esiste come tale senza un reale contenuto storico, il quale può essere<br />

esposto soltanto m<strong>ed</strong>iante concetti» 34 .<br />

È chiaro quindi che per Hanslick l’esibizione di un determinato sentimento o affezione<br />

non è assolutamente in potere della musica, poiché i sentimenti, egli sostiene,<br />

sono introdotti esclusivamente dal nostro cuore: «questa può sussurrare, infuriare,<br />

mormorare; ma l’amore o la collera sono introdotti solo dal nostro cuore» 35 . La musica<br />

non ha il potere di raccontare un’esperienza determinata, di esibire sentimenti ancorati<br />

ad un particolare contesto d’esperienza, e poiché il sentimento è sempre determinato<br />

per Hanslick, allora dovrà dirsi che la musica non ha il potere di esibire emozioni. Che<br />

cosa resta allora alla musica nella dimensione in cui Hanslick l’ha pensata, privandola<br />

completamente del sentimento? Restano la serie di suoni, di forme sonore che hanno<br />

contenuto solo in se stesse. Il contenuto di un brano <strong>musicale</strong>, spiega Hanslick, non è<br />

altro se non le forme sonore udite, perché i suoni non solo sono ciò con cui la musica si<br />

esprime, ma anche sono l’unica cosa espressa. La presenza di una certa affinità delle<br />

strutture musicali a certi moduli dell’esperienza non deve perciò indurci a pensare erroneamente<br />

ai m<strong>ed</strong>esimi moduli come possibile contenuto della musica 36 . Non solo.<br />

Hanslick ha anche chiarito che se si vuole decidere in merito al problema se la musica<br />

possi<strong>ed</strong>e un suo proprio carattere, quali siano la sua natura e le sue proprietà, e quali i<br />

suoi limiti e le sue tendenze, non si può prendere in considerazione altra musica che<br />

quella strumentale, perché solo la musica strumentale è simpliciter musica. Esibire brani<br />

vocali o pezzi d’opera a riprova che tale connessione esiste è perfettamente inutile,<br />

34<br />

E. Hanslick, Il bello <strong>musicale</strong>, cit., pag. 46<br />

35<br />

Ibidem.<br />

36<br />

Come v<strong>ed</strong>remo meglio in seguito questo è invece il nucleo teorico centrale su cui poggia la tesi della<br />

metafora estetica di Nick Zangwill.<br />

32

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