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Aboliamo il Pil - Valori

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| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

Troppa ricchezza<br />

uguale infelicità?<br />

Insomma: se la crescita di un Paese viene misurata in<br />

modo diverso rispetto al metodo ut<strong>il</strong>izzato per quantificare<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> i risultati possono cambiare e di molto. Non<br />

solo: è possib<strong>il</strong>e anche ipotizzare che un aumento della<br />

ricchezza non si traduca in un incremento del benessere.<br />

Anzi, può persino accadere <strong>il</strong> contrario. È quanto intuì<br />

l’economista americano Richard Easterlin quando,<br />

nel 1974, spiegò come «nel corso della vita la felicità delle<br />

persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito<br />

e di ricchezza. Quando aumenta <strong>il</strong> reddito, e quindi<br />

<strong>il</strong> benessere economico, la felicità umana cresce solo<br />

fino ad un certo punto: poi comincia a diminuire, mostrando<br />

una curva ad ‘u’ rovesciata». Una parabola, insomma,<br />

e non una linea crescente. È conosciuto come <strong>il</strong><br />

“Paradosso di Easterlin”: quando la ricchezza raggiunge<br />

livelli eccessivi, la felicità tende a diminuire. E di questo<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> non tiene conto. Ma fino a che punto, allora, ci<br />

“conviene” arricchirci, senza correre <strong>il</strong> pericolo evidenziato<br />

da Easterlin? Secondo Kahneman la ricchezza “uti-<br />

DIECI INDICI ALTERNATIVI AL PIL<br />

COEFFICIENTE<br />

DI GINI<br />

AUTORE Corrado Gini<br />

ANNO 1912<br />

Un “omaggio”<br />

a uno dei pionieri<br />

degli studi<br />

per integrare <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

con altri indicatori:<br />

Corrado Gini,<br />

economista<br />

e statistico<br />

vissuto tra XIX e XX secolo. Il suo<br />

“coefficiente”, ideato nel 1912,<br />

è uno strumento ancora diffuso<br />

per misurare le disuguaglianze<br />

di reddito e per osservarne<br />

le variazioni nel tempo. È espresso<br />

con un numero compreso<br />

tra 0 (uguaglianza perfetta)<br />

e 1 (tutto <strong>il</strong> reddito è in mano<br />

a un solo individuo). Un esempio<br />

su tutti: <strong>il</strong> coefficiente Gini della Cina<br />

è di 0,45, ormai superiore rispetto<br />

a Usa o Gb. Nel 1978 era di 0,20.<br />

Un balzo che fa parlare di “allarme<br />

rosso” per la stab<strong>il</strong>ità sociale<br />

del colosso asiatico.<br />

| 20 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

HUMAN DEVELOPMENT<br />

INDEX (HDI)<br />

AUTORE United Nation<br />

Development Programme<br />

ANNO 1990<br />

hdr.undp.org<br />

Ideato dall’economista pakistano<br />

Mahbub ul Haq, l’indice Hdi si basa<br />

su un concetto elaborato alla fine<br />

degli anni 80 dal Programma Onu<br />

per lo Sv<strong>il</strong>uppo. Oltre alla<br />

tradizionale visione di crescita<br />

incentrata solo su parametri<br />

economici, l’Hdi considera altri<br />

ambiti che influiscono sul tenore<br />

di vita: promozione dei diritti umani,<br />

difesa dell’ambiente, ut<strong>il</strong>izzo<br />

sostenib<strong>il</strong>e delle risorse territoriali,<br />

alfabetizzazione, sv<strong>il</strong>uppo dei servizi<br />

sanitari e sociali, pari opportunità.<br />

La scala dell’indice è decrescente<br />

da 1 a 0. Dal 1993 è ut<strong>il</strong>izzato<br />

dall’Onu accanto al P<strong>il</strong>, per valutare<br />

la qualità della vita nel mondo.<br />

Il premio Nobel per<br />

l’Economia, Daniel<br />

Kahneman e, sotto,<br />

Richard Easterlin,<br />

che dimostrò<br />

nel 1974, con <strong>il</strong> suo<br />

famoso “paradosso”,<br />

<strong>il</strong> rapporto tra felicità<br />

e crescita economica.<br />

GENUINE PROGRESS<br />

INDICATOR (GPI)<br />

AUTORE Redefining Progress<br />

ANNO 1995<br />

www.rprogress.org<br />

Capitale umano, capitale costruito,<br />

capitale sociale, capitale<br />

ambientale: attorno a queste<br />

quattro categorie ruota <strong>il</strong> Genuine<br />

Progress Indicator. A differenza<br />

del P<strong>il</strong>, <strong>il</strong> GPI aggiunge <strong>il</strong> contributo<br />

economico (stimato) di tutti i servizi<br />

fam<strong>il</strong>iari gratuiti e del volontariato<br />

e sottrae le spese dovute<br />

a inquinamento, danni ambientali,<br />

divorzi, disoccupazione, crimine,<br />

esercito. Sim<strong>il</strong>e al GPI è l’ISEW<br />

(indice di benessere economico<br />

sostenib<strong>il</strong>e) introdotto da Herman<br />

Daly e John Cobb nel 1989.<br />

Il risultato è quello esposto<br />

nel GRAFICO 1 : mentre <strong>il</strong> PIL pro<br />

capite (in inglese GDP) è aumentato<br />

negli ultimi 50 anni, <strong>il</strong> GPI<br />

è cresciuto solo fin verso la metà<br />

degli anni 70, per poi restare<br />

sostanzialmente costante.<br />

le” è «quella che serve per soddisfare i bisogni primari,<br />

per poter condurre una vita dignitosa. Fin lì siamo sicuri<br />

che la ricchezza contribuisce al benessere».<br />

Perciò, spiega Leonardo Becchetti, docente di economia<br />

politica all’università Tor Vergata di Roma, è necessario<br />

ragionare con un modello non più concentrato<br />

unicamente sul valore della produzione, ma che comprenda<br />

tre dimensioni: «La crescita economica, la sostenib<strong>il</strong>ità<br />

sociale e quella ambientale sono elementi da cui<br />

non si può prescindere per valutare lo sv<strong>il</strong>uppo di un<br />

Paese. E finché l’obiettivo sarà quello di massimizzare <strong>il</strong><br />

P<strong>il</strong>, non avremo la garanzia che si terrà conto, ad esempio,<br />

di quanto la produttività sia colpevole dell’esaurimento<br />

delle risorse energetiche. Neppure di quelle non<br />

rinnovab<strong>il</strong>i». Una soluzione potrebbe essere quella di<br />

ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> tasso di povertà come indice della ricchezza<br />

di un sistema economico, oppure la quantità di biossido<br />

di carbonio prodotto per abitante: «Esistono – prosegue<br />

Becchetti – indicatori che considerano numerose variab<strong>il</strong>i:<br />

scolarizzazione, aspettativa di vita, sostenib<strong>il</strong>ità,<br />

cultura». Tutti fattori che <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non contempla. .<br />

INDICE DELL’IMPRONTA<br />

ECOLOGICA<br />

AUTORE Global Footprint Network<br />

ANNO 1996<br />

www.footprintnetwork.org<br />

“L’Impronta Ecologica” mette<br />

in relazione <strong>il</strong> consumo umano<br />

di risorse naturali con la capacità<br />

della Terra di rigenerarle. Ovvero:<br />

quanti “pianeta Terra” occorrono<br />

se non modifichiamo i nostri st<strong>il</strong>i<br />

di vita? Nel 1961 ne servivano 0,7.<br />

Oggi, 1 e un quarto. Ovviamente<br />

le differenze tra gli Stati sono<br />

enormi. I più “spreconi”: Emirati<br />

Arabi (con un valore di 12 contro<br />

una media mondiale di 2,2),<br />

poi Usa (9,6) e Canada (7,6).<br />

Meglio, ma non abbastanza,<br />

l’Europa (4,8). Sotto la media<br />

– per ovvie ragioni – Asia<br />

e soprattutto Africa. Ma cosa<br />

succederà quando anch’essi<br />

raggiungeranno i nostri livelli<br />

di sv<strong>il</strong>uppo?<br />

GENUINE SAVINGS<br />

INDEX (GSI)<br />

AUTORE Banca Mondiale<br />

ANNO 1999<br />

www.worldbank.org<br />

Il Genuine Saving o Adjusted Net<br />

Saving Index (GSI) è l’indice<br />

di sostenib<strong>il</strong>ità ambientale messo<br />

a punto dalla Banca Mondiale<br />

per misurare la variazione netta<br />

nel valore del capitale di un Paese,<br />

attraverso quattro tipi di correzioni<br />

rispetto al P<strong>il</strong>: vengono aggiunte<br />

le spese per la formazione,<br />

considerate come investimenti<br />

nel capitale umano. Sono invece<br />

detratti i costi per la contrazione<br />

delle risorse naturali e i danni<br />

provocati dall’inquinamento. Come<br />

<strong>il</strong> GPI, l’HDI e l’Impronta ecologica,<br />

anche <strong>il</strong> GSI è un indicatore<br />

sistemico: mostra, con un solo<br />

numero, quanto è sostenib<strong>il</strong>e<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo di uno Stato.<br />

FONTE: HUMAN DEVELOPMENT INDEX<br />

MAPPA DELL’INDICE DI SVILUPPO UMANO [RAPPORTO 2007 - DATI 2005]<br />

INDICE DI SVILUPPO UMANO<br />

ALTO 1 – 0,800<br />

MEDIO 0,799 – 0,500<br />

BASSO 0,499 – 0,300<br />

DATI NON DISPONIBILI<br />

WELLBEING INDICATOR<br />

(WBI)<br />

AUTORE World Conservation Union<br />

(IUCN)<br />

ANNO 2001<br />

www.iucn.org<br />

Ideato dalla Ong svizzera IUCN,<br />

<strong>il</strong> Well-Being Index, valuta<br />

<strong>il</strong> livello di benessere di 180 Stati<br />

aggregando 88 indicatori divisi<br />

in due “sotto-indici”, di pari peso<br />

nella formazione del dato finale:<br />

<strong>il</strong> benessere umano (HWI) - dedicato<br />

a ricchezza economica, livello<br />

di cultura, istruzione, servizi sociali -<br />

e la qualità dell’ambiente (EWI),<br />

che considera lo stato delle risorse<br />

naturali e <strong>il</strong> livello di inquinamento.<br />

Al vertice della classifica: Svezia,<br />

Finlandia, Norvegia, Islanda<br />

e Austria. Sul fronte opposto:<br />

Afghanistan, Siria e Iraq. Gli Usa<br />

sono 27°, ex-aequo con l’Italia.<br />

La Cina è 160°, l’India 172°.<br />

ENVIRONMENTAL<br />

SUSTAINABILITY<br />

AND PERFORMANCE<br />

INDEXES (ESI - EPI)<br />

AUTORE Università di Yale<br />

e Columbia<br />

ANNO 2002<br />

www.yale.edu/esi<br />

www.yale.edu/epi<br />

L’indice EPI è la “pagella” agli sforzi<br />

degli Stati per raggiungere 16 target<br />

ambientali (purezza dell’acqua,<br />

bassi livelli di ozono, riduzione gas<br />

serra, pesca sostenib<strong>il</strong>e). A st<strong>il</strong>arla,<br />

le università di Yale e Columbia,<br />

in collaborazione con <strong>il</strong> Centro<br />

Ricerche della Commissione<br />

europea. Nel 2006, sei le “regine<br />

verdi”, con un tasso di successo<br />

maggiore dell’85%: Nuova Zelanda,<br />

Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca,<br />

Gran Bretagna e Austria. L’EPI<br />

è stato sv<strong>il</strong>uppato a partire<br />

da un altro indice (l’ESI), composto<br />

da 21 fattori che misurano<br />

la sostenib<strong>il</strong>ità ambientale<br />

delle diverse economie.<br />

SUSTAINABLE SOCIETY<br />

INDEX (SSI)<br />

AUTORE Sustainable Society<br />

Foundation<br />

ANNO 2003<br />

www.sustainablesocietyindex.com<br />

Realizzato dagli olandesi Geurt<br />

van de Kerk e Arthur Manuel,<br />

l’SSI mostra quanto sia<br />

eco-compatib<strong>il</strong>e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

di un Paese, partendo dalla<br />

definizione di “sostenib<strong>il</strong>ità”<br />

formulata dalla commissione<br />

Brundtland (“la capacità<br />

di una società di soddisfare i bisogni<br />

di oggi senza compromettere<br />

la possib<strong>il</strong>ità delle generazioni<br />

future di soddisfare i propri”).<br />

È basato su 22 indicatori riuniti<br />

in 5 categorie. Nel 2006, al vertice<br />

della classifica SSI si collocano<br />

Norvegia, Svizzera e Svezia. Ultimi<br />

Turkmenistan, Oman e Arabia<br />

Saudita. L’Italia è quarantaduesima.<br />

Venti posizioni più in basso gli Usa.<br />

HAPPY PLANET INDEX<br />

(HPI)<br />

| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

PRODOTTO INTERNO<br />

DI QUALITÀ (PIQ)<br />

AUTORE New Economics Foundation AUTORE Symbola<br />

ANNO 2006<br />

ANNO 2006<br />

www.happyplanetindex.org www.symbola.net<br />

Le isole Vanuatu prime, Stati Uniti Quanto pesa la qualità nel P<strong>il</strong><br />

150° su 178 Paesi analizzati. di una nazione? È la domanda<br />

Ovvero: alti livelli di consumismo alla base dell’indice PIQ,<br />

non producono necessariamente elaborato da un team coordinato<br />

altrettanto alti livelli di benessere. dall’ex ministro dell’Economia,<br />

L’HPI è stato sv<strong>il</strong>uppato dalla New Domenico Siniscalco. L’obiettivo:<br />

economics foundation, un think-tank elaborare una “contab<strong>il</strong>ità<br />

(gruppo d’opinione), con sede della qualità” che abbia la stessa<br />

a Londra. È frutto di un’indagine immediatezza comunicativa<br />

che ha messo in relazione le risorse del P<strong>il</strong> e mostri quanta parte<br />

ut<strong>il</strong>izzate da un dato Paese di esso è collegato a produzioni<br />

con l’impronta ecologica,<br />

di qualità. Il PIQ è misurab<strong>il</strong>e<br />

l’aspettativa di vita e la felicità in termini monetari e perciò<br />

dei suoi abitanti. A livello europeo, comparab<strong>il</strong>e con gli aggregati<br />

primi in classifica sono Islanda, settoriali e di spesa pubblica.<br />

Svezia e Norvegia. L’Italia è In tal senso è uno strumento<br />

quattordicesima (66° nel mondo). complementare al tradizionale P<strong>il</strong>.<br />

Nel 2007 <strong>il</strong> PIQ italiano<br />

ha raggiunto <strong>il</strong> 44,3% del P<strong>il</strong>,<br />

pari a 628 m<strong>il</strong>iardi di euro.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 21 |

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