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Olanda<br />
Lavaggi e r<strong>il</strong>avaggi<br />
Ma con creatività<br />
di Paolo Fusi<br />
A<br />
H, I BEI TEMPI PASSATI… ANNI RUGGENTI, in cui personaggi come <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e Fentener Von Vliessingen,<br />
che dopo la guerra sarà più volte ministro ed al cui onore sorgerà una statua ad Utrecht,<br />
nascondeva i soldi dei nazisti, delle loro industrie e delle loro banche, giostrando tra Svizzera,<br />
Olanda, Stati Uniti ed Ant<strong>il</strong>le. Anni roboanti, in cui l’Olanda era lo spigolo stretto<br />
di un triangolo scaleno tra le ex colonie (Sudafrica in testa con <strong>il</strong> suo Apartheid),<br />
le grandi industrie d’armi ed <strong>il</strong> contrabbando. Anni indimenticab<strong>il</strong>i, in cui i Paesi Bassi<br />
segnavano la via dell’Europa, <strong>il</strong> Porto di Rotterdam stab<strong>il</strong>iva i prezzi in tutto <strong>il</strong> mondo,<br />
<strong>il</strong> potere contrattuale dell’Aja era così forte da imporre all’Italia di comprare i loro pomodori<br />
di serra acquosi e schifosi. Tutto finito.<br />
Nelle Ant<strong>il</strong>le si combina ancora qualcosina, ma oramai <strong>il</strong> paradiso offshore ce l’hanno<br />
tutti alle porte di casa. E quando dico tutti significa proprio tutti, persino i rumeni e i lettoni.<br />
Le grandi compagnie assicurative, di auditing e di revisione, che prima facevano dell’Olanda<br />
la roccaforte del riciclaggio dal volto umano, se ne sono andate, si sono spostate. La caduta<br />
del Muro di Berlino ha reso inut<strong>il</strong>i le basi spionistiche e m<strong>il</strong>itari degli Stati Uniti nel Benelux,<br />
la Cina sta conquistando di metro in metro le ex colonie olandesi. Un disastro.<br />
Sicché <strong>il</strong> rispettab<strong>il</strong>e mestiere<br />
di riciclatore della mafia, di broker<br />
di diamanti sanguinanti, di intermediatore<br />
d’armi di contrabbando, è ancora<br />
svolto da moltissimi olandesi celebri,<br />
ma oramai lontano da casa: in Israele,<br />
nello Zimbabwe, a Londra. La piazza<br />
finanziaria olandese si è sbriciolata, gli avvocaticchi (che prima se la giocavano alla pari<br />
coi ticinesi e quelli di Montecarlo) fanno la fame. Oppure diventano ingegnosi.<br />
Due dirigenti, confondatori e comproprietari di una delle società fiduciarie più importanti<br />
del Paese hanno avuto un’idea grandiosa. Hanno iniziato ad offrire TLD alle grandi<br />
multinazionali. Che è un TLD? È quella pecetta che si appiccica in fondo all’indirizzo web:<br />
ce ne sono di commerciali (.com, .org, .net) e di nazionali (.it, .fr, .es, .de, .ch). Loro<br />
promettono di farne di strab<strong>il</strong>ianti. Per esempio rendere possib<strong>il</strong>e una pecetta .intesa<br />
(in esclusiva per la banca ed i suoi associati), una pecetta .fiat (per l’industria motoristica<br />
torinese) e via di seguito. Cosa ci si guadagna, dite voi? Dato che l’imbec<strong>il</strong>lità, al contrario<br />
dell’intelligenza, non ha limiti, in giro per <strong>il</strong> mondo ci sono migliaia di manager<br />
che sognano una frescaccia del genere e che sono disposti a pagarla a peso d’oro. Così questi<br />
signori olandesi potrebbero vendere una pagina chiamata www.s<strong>il</strong>vio.berlusconi, oppure<br />
www.walter.veltroni, oppure www.scemo.ch<strong>il</strong>egge o magari www.forzamagicomoggi.juventus<br />
ed altri orrori consim<strong>il</strong>i.<br />
Naturalmente l’operazione ha un neo. Questi domini non funzionano. Gli impiegati<br />
olandesi vengono nel vostro ufficio, ve lo montano, vi fanno vedere come funziona,<br />
Vendere domini fantasiosi per<br />
riciclare denaro dalle Isole Vergini.<br />
Con i guadagni comprare sedi della<br />
Bipop e riaffittarle alla banca, creare<br />
una riserva in euro per la Gazprom,<br />
investire nella Guerra in Sudan<br />
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si pigliano i soldi ma trascurano di dirvi la cosa fondamentale: che, a causa della conformazione<br />
attuale dello spazio virtuale planetario, quelle pagine possono funzionare su un solo computer.<br />
Cioè ve le comprate e ve le godete rigorosamente da soli.<br />
Credete che l’affare sia finito qui? Giammai. Con una società delle Isole Vergini i due<br />
baldi giovinotti vendono ora questi domini a personaggi inqualificab<strong>il</strong>i che hanno bisogno<br />
di convertire denaro e farlo arrivare pulito in Europa. Costoro ordinano un dominio assurdo<br />
(alcuni esempi dalle investigazioni della Polizia di Amsterdam: .bigbanana, .chicken, .fart),<br />
lo pagano a peso d’oro ad una società concessionaria. Questa ha un conto intestato<br />
ad una ragazza, intima di uno dei giovanotti, che ritira <strong>il</strong> denaro dalla banca in contanti<br />
e lo fa avere – tolte le commissioni – a chi di dovere.<br />
Un’ultimo dettaglio insignificante. Sapete cosa ci fanno quei signori coi soldi lavati<br />
in Olanda? Di tutto: comprano sedi della Bipop e le riaffittano a prezzi maggiorati alla banca<br />
stessa, offrono garanzie a politici italiani che così possono prendere prestiti immob<strong>il</strong>iari,<br />
creano una riserva in euro per investimenti riservati del gruppo petrolifero russo Gazprom,<br />
investono nella Guerra in Sudan e naturalmente, in Italia, conducono a Foro Buonaparte<br />
una società che fa la revisione dei b<strong>il</strong>anci delle banche italiane. Che bella cosa, non vi pare? .<br />
| lavanderia |<br />
Amsterdam.<br />
Un paradiso<br />
per le biciclette.<br />
Ma anche per<br />
chi vuole giocare<br />
con la finanza<br />
off shore.<br />
Olanda, 2001<br />
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