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| finanzaetica |<br />
LIBRI<br />
Peter Singer<br />
Liberazione Animale<br />
Il Saggiatore, 2004<br />
Tom Regan<br />
I diritti animali<br />
Garzanti, 1990<br />
Pietro Croce<br />
Vivisezione o scienza.<br />
La sperimentazione<br />
sull’uomo<br />
Calderini, 2000<br />
presentare nella giusta crudezza di termini la realtà<br />
dell’uso e abuso degli animali e ottenere dei primi risultati<br />
concreti, riconosciuti dall’opinione pubblica.<br />
La LAV, per esempio, ha due grossi ambiti di attività:<br />
la lobbying per far approvare nuove leggi e applicarle<br />
e la sensib<strong>il</strong>izzazione dei cittadini, anche con interventi<br />
nelle scuole. Dal 1999 abbiamo un Protocollo<br />
d’Intesa con <strong>il</strong> Ministero della Pubblica Istruzione.<br />
Non siamo solo per le azioni dimostrative e gli slogan,<br />
ma per <strong>il</strong> dialogo. È una strategia che alla fine paga.<br />
Con quali risultati?<br />
La legge 189 del 2004 sul divieto di maltrattamento<br />
degli animali è una delle più avanzate in Europa. Da<br />
questo punto di vista non abbiamo nulla da invidiare<br />
all’Ingh<strong>il</strong>terra. Siamo l’unico Paese al mondo che garantisce<br />
l’obiezione di coscienza alla vivisezione per<br />
studenti e ricercatori e siamo stati <strong>il</strong> primo Paese a vietare<br />
l’importazione di pelli di cani e gatti. La Gran Bretagna<br />
non l’ha ancora fatto pur essendo stato <strong>il</strong> primo<br />
Paese ad approvare una legge per la protezione degli<br />
animali nel 1822.<br />
I test sugli animali sono obbligatori?<br />
Per i farmaci sì, in tutto <strong>il</strong> mondo. Esistono accordi internazionali<br />
che li prevedono. Come è obbligatorio <strong>il</strong><br />
ricorso ai test sull’uomo, prima di entrare in commercio.<br />
Laddove però si è lasciata libertà di ricerca, come<br />
per i cosmetici, si sono trovate delle valide alternative,<br />
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come la coltura di cellule in vitro. Dal 2009, dopo lo<br />
stop per i prodotti finiti, i test sugli ingredienti per i cosmetici<br />
saranno gradualmente aboliti in tutta Europa.<br />
È vero che alcuni test contribuiscono a salvare<br />
vite umane?<br />
No. I test sugli animali non servono a nulla e possono<br />
addirittura essere pericolosi per gli umani. Il prof. Pietro<br />
Croce, medico chirurgo di fama mondiale, che è<br />
stato uno tra i primi a condannare la sperimentazione<br />
sugli animali dopo averla praticata per anni, ha definito<br />
i test una “roulette russa”.<br />
Quali sfide vede per <strong>il</strong> movimento animalista<br />
nei prossimi anni?<br />
La protezione degli animali sta diventando sempre di<br />
più un tema globale. Anche <strong>il</strong> WTO se ne è già dovuto<br />
occupare. Quando negli anni novanta protestavamo<br />
contro gli allevatori di visoni e volpi, gli allevamenti<br />
venivano spostati in Romania. Oggi succede lo<br />
stesso con i laboratori che fanno test sugli animali:<br />
vengono trasferiti verso Paesi in cui la legislazione è<br />
più debole, come la Cina. La Federazione Eurogroup<br />
for Animals, di cui facciamo parte, aiuta le associazione<br />
animaliste in Slovenia, in Romania e in altri Paesi.<br />
Peta, <strong>il</strong> più grande movimento animalista degli Stati<br />
Uniti, ha una sede anche in India. La battaglia per i diritti<br />
degli animali richiederà sempre di più uno sforzo<br />
comune che trascende i confini nazionali. .<br />
Fermiamo <strong>il</strong> luddismo<br />
animalista. È l’ora delle alternative concrete<br />
Sofferenza animale e sofferenza umana. E la passione degli inglesi per gli animali. Ne abbiamo discusso con <strong>il</strong> professor Antonio Da Re, ordinario di F<strong>il</strong>osofia Morale all’Università di Padova.<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
Nella pagina a fianco, una femmina<br />
di scimpanzè attende di essere<br />
trasportata nella casa di riposo<br />
dell’assocazione Save the Chimps<br />
a Fort Pierce, in Florida.<br />
Usa, 2005<br />
“<br />
Scelte scientifiche<br />
o economiche non possono<br />
prescindere del tutto<br />
da considerazioni etiche.<br />
Ma come difendere i principi?<br />
Perché la sofferenza degli animali, soprattutto in Gran Bretagna e negli<br />
Stati Uniti è un problema così sentito?<br />
Il mondo anglofono ha sempre mostrato una sensib<strong>il</strong>ità del tutto<br />
speciale nei riguardi della vita animale. Basti ricordare che già David<br />
Hume, nel Trattato sulla natura umana (1739-40), sosteneva<br />
che “le bestie sono dotate di pensiero e di ragione al pari degli uomini”;<br />
Jeremy Bentham nel 1789 individuava nella capacità di<br />
soffrire un criterio di giudizio morale, che come tale riguardava<br />
non solo gli uomini ma anche gli animali. In tempi più vicini a<br />
noi si è cominciato a parlare di “diritti degli animali” (Tom Regan)<br />
e di “liberazione animale” (Peter Singer). Regan è americano e Singer<br />
è australiano, a dimostrazione che questa sensib<strong>il</strong>ità non è appannaggio<br />
solo dei britannici.<br />
”<br />
Perché suscitano tanta indignazione i test sugli animali,<br />
mentre non suscitano altrettanta indignazione le violazioni<br />
dei diritti umani, come ad esempio la sperimentazione<br />
di nuovi medicinali sui bambini appartenenti a classi so-<br />
ALEC SOTH / MAGNUM PHOTOS<br />
ciali disagiate o a Paesi poveri?<br />
Me lo sono sempre chiesto anch’io. Personalmente non ho difficoltà<br />
a convenire su alcune riflessioni del pensiero animalista; ma<br />
non riesco a capire perché ne dovrebbero far le spese gli esseri umani,<br />
o alcuni di questi, guarda caso quelli più deboli e indifesi. Prima<br />
di parlare di “diritti degli animali” - una formulazione per me<br />
comunque debole sul piano teorico - bisognerebbe ricominciare a<br />
parlare di diritti umani, preoccupandosi soprattutto di come si<br />
possano concretamente tutelare.<br />
Le questioni etiche stanno acquisendo sempre più spazio<br />
nell’opinione pubblica. Fino a che punto l’etica può condizionare<br />
scelte di carattere scientifico o economico?<br />
Non sono così sicuro che vi possano essere scelte scientifiche o<br />
economiche che non siano condizionab<strong>il</strong>i dall’etica: non penso<br />
che vi siano linee di ricerca o politiche economiche totalmente<br />
neutrali. In realtà i riferimenti etici sono sempre presenti. Certo,<br />
possono essere espliciti o impliciti oppure volutamente nascosti;<br />
possono risultare a volte giustificab<strong>il</strong>i e condivisib<strong>il</strong>i e a volte no.<br />
E, anche quando questi principi siano condivisib<strong>il</strong>i, può nascere<br />
la domanda di quali siano i metodi più adatti per difenderli. Quelli<br />
ut<strong>il</strong>izzati dai contestatori della Huntingdon sono in larga misura<br />
da condannare.<br />
Se i metodi non sono condivisib<strong>il</strong>i, a cos’altro bisognerebbe<br />
puntare?<br />
Sarebbe meglio che i luddisti animalisti si chiedessero in modo<br />
onesto se sia possib<strong>il</strong>e trovare alternative alla sperimentazione animale<br />
e esigessero dall’Huntingdon maggiori investimenti nella ricerca<br />
di tali alternative. W<strong>il</strong>liam Russel e Rex Burch già nel 1959<br />
parlavano del Metodo delle 3R: Replacement (sostituzione), Reduction<br />
(riduzione) e Refinement (raffinamento). Ovvero mirare alla sostituzione<br />
dei test sugli animali con un modello sperimentale differente<br />
(ad esempio le cellule in vitro); ridurre <strong>il</strong> numero delle cavie<br />
ut<strong>il</strong>izzate nei laboratori; preoccuparsi di alleviare la sofferenza e lo<br />
stress degli animali (è <strong>il</strong> senso del refinement). .<br />
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