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| internazionale |<br />
Certo, questo quadro del Paese è <strong>il</strong> frutto di dieci anni di guerra civ<strong>il</strong>e,<br />
una delle più feroci e crudeli di tutto <strong>il</strong> continente. Le ost<strong>il</strong>ità tra<br />
<strong>il</strong> RUF, <strong>il</strong> Fronte Unito Rivoluzionario, e <strong>il</strong> governo sono ufficialmente<br />
terminate nel 2002, ma le truppe dell’Onu e dell’Ecomog sono andate<br />
via nel 2005 e le prime elezioni veramente libere si sono svolte<br />
solo pochi mesi fa. Tutto vero, ma l’estrema povertà e <strong>il</strong> degrado di<br />
questo Stato sono comunque una contraddizione quasi incomprensib<strong>il</strong>e:<br />
la Sierra Leone è un Paese ricchissimo, non solo di diamanti, ma<br />
anche di ferro, di bauxite, di cobalto e, se la ricchezza fosse solo parzialmente<br />
distribuita, i circa sei m<strong>il</strong>ioni di abitanti dovrebbero essere<br />
tra le popolazioni più appagate del mondo. Invece sono i più poveri.<br />
Ancora loro: i diamanti<br />
Il fatto è che la guerra civ<strong>il</strong>e ha avuto come unica motivazione proprio<br />
quella del controllo della principale ricchezza del Paese: i diamanti.<br />
Il RUF non aveva nessuna ideologia, nessun intento moralizzatore,<br />
nessun programma alternativo di governo ma solo l’obiettivo<br />
di conquistare <strong>il</strong> potere politico per poter sfruttare le ricchissime miniere<br />
della regione sud-orientale del Kono. In dieci anni di conflitto i<br />
giacimenti di queste pietre sono stati ampiamente sfruttati dai comandanti<br />
del RUF, che controllavano <strong>il</strong> Kono, e in mancanza del potere<br />
politico totale i diamanti sono stati contrabbandati attraverso<br />
molti paesi vicini, in primo luogo la Liberia <strong>il</strong> cui ex dittatore Charles<br />
Taylor – oggi incarcerato e accusato dal tribunale internazionale di crimini<br />
di guerra – fu uno dei principali finanziatori e fornitori di armi<br />
ai comandanti del RUF i quali, in cambio, facevano transitare dal suo<br />
Paese ingenti carichi di queste pietre preziose.<br />
Il Kono della miseria<br />
Una visita nella remota regione del Kono spiega la storia recente della<br />
Sierra Leone. Per arrivarci da Freetown si deve attraversare la penisola<br />
sulla quale la città è situata e percorrere una delle poche strade<br />
asfaltate, lungo la quale non si può non ricordare la colonizzazione<br />
britannica perchè si attraversano località dai nomi evocativi: Wellington,<br />
Waterloo, Aberdeen, Kent. Poi la pacchia finisce e la strada<br />
diventa una pista piena di buche, che fende una fitta foresta tropicale,<br />
che occulta poveri v<strong>il</strong>laggi di capanne, sorti in spiazzi strappati a<br />
forza di machete alla vegetazione. Infine, dopo una giornata di marcia,<br />
si arriva ai giacimenti che non sono altro che pozze di fango all’interno<br />
delle quali, per tutto <strong>il</strong> tempo della guerra civ<strong>il</strong>e, gruppi di<br />
| 60 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
adolescenti hanno setacciato la terra praticamente in condizioni di<br />
schiavitù. Queste pozze oggi sembrano cicatrici marroni su un tessuto<br />
verde intenso e danno proprio l’idea di ferite prodotte sul corpo di<br />
questo Paese. Si tratta di giacimenti alluvionali ormai quasi esauriti,<br />
prodotti dall’erosione dell’acqua sul terreno, ma i diamanti in Sierra<br />
Leone sono tutt’altro che finiti.<br />
I f<strong>il</strong>oni di Kymberlite<br />
Ci sono ancora i f<strong>il</strong>oni di Kymberlite, canali creati da esplosioni vulcaniche<br />
sotterranee che hanno portato fin quasi in superficie le pietre<br />
preziose incastonate nella roccia. Per ottenerle però bisogna scavarla,<br />
la roccia, e ci vogliono macchine e tecnologia. Il governo si prepara<br />
ad assegnare appalti ad imprese sudafricane, europee, americane<br />
e cinesi mentre la gente spera che questa volta i proventi verranno<br />
distribuiti alla popolazione sotto forma di servizi sociali, scuole,<br />
sanità e per sanare le ferite della guerra.<br />
Prima emergenza: gli amputati<br />
E le ferite sono tante, a cominciare da quelle degli amputati che in<br />
Sierra Leone sono migliaia, una vera e propria categoria sociale che è<br />
improduttiva e andrebbe assistita, un peso per un Paese che deve pensare<br />
al futuro. Quella delle amputazioni fu una pratica adottata in<br />
modo scientifico dal RUF per spargere <strong>il</strong> terrore. A infliggerle erano<br />
bambini soldato trasformati in mostri, arruolati nelle f<strong>il</strong>a dei guerriglieri<br />
come fossero un bottino di guerra. Quando un v<strong>il</strong>laggio veniva<br />
attaccato gli adolescenti erano costretti ad ammazzare i genitori,<br />
un atto che cancellava in loro ogni barlume di umanità. A quel punto,<br />
con un AK47 imbracciato e una bandoliera di proiett<strong>il</strong>i di traverso<br />
sul torace, erano capaci di compiere qualunque crudeltà.<br />
...oppure ciechi<br />
Sinnah oggi ha 14 anni, i guerriglieri l’accecarono facendole colare<br />
negli occhi le gocce di un sacchetto di plastica bruciato. Anche Saffy<br />
è cieca, un bambino soldato le cavò gli occhi con la baionetta. Sidimba<br />
avrebbe voluto fare la sarta, ma non potrà perché le hanno tagliato<br />
un braccio all’altezza della spalla, al suo moncherino non potrà<br />
mai essere applicata una protesi. “Manica corta”, nel gergo sprezzante<br />
dei guerriglieri. Non tutti quelli ai quali è stata applicata la “manica<br />
lunga” sono stati più fortunati di lei perché molti sono stati amputati<br />
all’altezza di entrambi gli avambracci. Ora hanno bisogno di<br />
Carati per bazooka,pistole, fuc<strong>il</strong>i e munizioni<br />
di Paolo Fusi<br />
C<br />
HE COS’È UNO SCAMBIO DI DIAMANTI PER ARMI? Come si fa a<br />
farlo? Se cercate un esperto, questi si chiama Charles<br />
G. Taylor e si trova in queste settimane alla sbarra a<br />
L’Aja per i crimini da lui perpetrati in Liberia e in Sierra<br />
Leone negli anni ‘90 e nella prima metà dell’ultimo<br />
decennio. Una delle sue operazioni più lineari si svolse<br />
principalmente in Italia tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 1995, ai tempi<br />
in cui stava armando <strong>il</strong> suo esercito, e quindi vale la<br />
pena di raccontarvela.<br />
Dall’Africa all’America all’Europa<br />
Per prima cosa Taylor mette a disposizione i diamanti,<br />
che provengono dalla raccolta <strong>il</strong>legale fatta in Sierra Leone<br />
dai suoi. Così come sono, i diamanti non sono commerciab<strong>il</strong>i,<br />
ma Taylor conosce bene la strada. Grazie alle<br />
sue amicizie negli Stati Uniti, lui consegna ad un ufficiale<br />
della NSA (National Security Agency, lo spionaggio difensivo<br />
interno degli USA) dei campioni che, <strong>il</strong> 15 dicembre<br />
1993, vengono valutati dallo Studio gemmologi-<br />
AIUTA I BAMBINI<br />
IMMEDIATAMENTE DOPO LA FINE DELLA GUERRA in Sierra Leone<br />
erano presenti molte tra le più importanti organizzazioni umanitarie<br />
del mondo. Poi, con lo svanire dell’interesse internazionale, quella<br />
presenza si è drasticamente ridotta. Oggi, tra quelle rimaste, ci sono<br />
la Congregazione missionaria del Murialdo, che opera a Freetown<br />
e a Lunsar, e la Onlus italiana “Aiutare i Bambini”. Chi volesse contribuire<br />
a sostenere a distanza alcuni dei ragazzi amputati può farlo attraverso<br />
questa organizzazione che ha sede a M<strong>il</strong>ano, in Via Ronchi 17.<br />
Il sito internet è www.aiutareibambini.it<br />
Un intricato gioco di prestigio che fa sparire diamanti in Sierra Leone e comparire mandarini in Liberia, passando per una fabbrica d’armi, i servizi segreti Usa e la malavita campana. Il mago? L’ex dittatore Charles G. Taylor.<br />
co L.A. Ward Gem Laboratory di Falbrook (California). Il<br />
laboratorio emette un documento ufficiale che sostiene<br />
che i diamanti sono proprietà della Swift International<br />
Services Canada Inc. Montreal. Questa società appartiene<br />
ad un agente della NSA in Italia, Roger D’Onofrio, e<br />
alla IBC International Business Consult Inc. Monrovia,<br />
che apparterrebbe, secondo le inchieste delle Nazioni<br />
Unite, a Charles G. Taylor e ad un avvocato zurighese di<br />
origine italiana, Rudolf Meroni.<br />
aiuto anche per le operazioni più semplici come vestirsi o mangiare.<br />
In questo esercito di invalidi non ci sono solo bambini: Aruna Ba ha<br />
quarant’anni, i guerriglieri gli tagliarono entrambe le mani e gliele<br />
misero in tasca con l’ordine di portarle a Freetown come messaggio<br />
per <strong>il</strong> presidente. Lui ricorda ancora <strong>il</strong> volto e gli occhi freddi dell’adolescente<br />
che eseguì l’ordine. Alla domanda se crede nella riconc<strong>il</strong>iazione<br />
risponde pacato, ma con lo sguardo tagliente come un rasoio:<br />
«camminerò tutta la vita, fino a quando non lo incontrerò. E<br />
quando lo incontrerò lo ucciderò. Solo allora sarò in pace».<br />
Tutte queste atrocità per quelle pietre preziose che sembrano<br />
non conoscere flessioni nella domanda dei mercati occidentali, promosse<br />
da un fortunato slogan commerciale: “Un diamante è per<br />
sempre”. Anche un’amputazione..<br />
La Swift e la IBC depositano i diamanti in una banca<br />
del Canada per attenderne <strong>il</strong> riconoscimento di legalità<br />
(purtroppo l’autorità canadese tradizionalmente non è<br />
molto severa nei controlli), dopodiché, con nuovi documenti<br />
ufficiali, i diamanti viaggiano con camion della<br />
Brink fino in Irlanda, dove sono acquistati dalla Sogextel<br />
Trading Ltd. Dublino, società controllata dal faccendiere<br />
franco-canadese Ph<strong>il</strong>ippe Emon. La Sogextel paga i diamanti<br />
con una cambiale a scadenza di un anno da un mi-<br />
Sopra, bambine<br />
con la divisa della<br />
scuola al mercato<br />
di Lunsar, città<br />
lungo la strada che<br />
da Freetown porta<br />
al Kono, la regione<br />
dei diamanti.<br />
Sierra Leone, 2007<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 61 |<br />
RAFFAELE MASTO