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29 DH PRATICA (1-51).qxp - Fondazione Maitreya

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<strong>29</strong> <strong>DH</strong> <strong>PRATICA</strong> (1-<strong>51</strong>).<strong>qxp</strong> 19/06/2008 19.59 Pagina 10<br />

10<br />

TUCCHO POTHILA:<br />

il VENERABILE “DOTTRINA VUOTA”<br />

[1] Samana è colui<br />

che si dona<br />

interamente alla<br />

pratica spirituale, in<br />

particolare che<br />

raggiunge grazie a<br />

questa pratica un<br />

certo grado di virtù.<br />

Nel linguaggio di<br />

Ajahn Chah, il<br />

termine si riferisce a<br />

qualcuno che gode<br />

della pace interiore.<br />

N.d.r.<br />

Ai tempi del Buddha viveva un monaco di nome Tuccho Pothila,<br />

una persona estremamente colta che conosceva a fondo i testi e la dottrina.<br />

La sua fama gli aveva guadagnato ovunque estimatori, era a capo<br />

di diciotto monasteri. Il suo nome suscitava un timore reverenziale;<br />

nessuno si azzardava a mettere in discussione le sue parole, tanta era la<br />

stima per la sua grande padronanza della dottrina. Fra i discepoli del<br />

Buddha, Tuccho Pothila spiccava per erudizione.<br />

Un giorno, Tuccho Pothila va a rendere omaggio al Buddha. Al suo<br />

inchino il Buddha risponde: “Ah, sei qui, venerabile Dottrina<br />

Vuota!...”, né più né meno. Dopo una breve conversazione, giunto il<br />

momento del congedo, il Buddha lo saluta così: “Oh, te ne vai, venerabile<br />

Dottrina Vuota?”. Nient’altro. Vedendolo arrivare: “Buongiorno,<br />

venerabile Dottrina Vuota”; salutandolo: “Te ne vai, venerabile<br />

Dottrina Vuota?”. Nessuna spiegazione, nessun altro insegnamento.<br />

Tuccho Pothila, il famoso maestro, è perplesso: “Perchè il Buddha mi<br />

ha parlato così? Che avrà voluto dire?”.<br />

Pensa che ti ripensa, dopo aver dato fondo a tutto il suo sapere, finalmente<br />

capisce: “Ma certo! ‘Venerabile Dottrina Vuota!’: un monaco<br />

che studia ma non pratica” E dopo un profondo esame di coscienza,<br />

Tuccho Pothila capisce di non essere molto diverso dalla gente comune.<br />

Nutriva le stesse aspirazioni, godeva delle stesse gioie. Non aveva<br />

lo spirito del samana [1], né alcuna qualità che lo motivasse sinceramente<br />

al Nobile Sentiero e gli donasse la vera pace.<br />

La decisione di praticare era presa, ma non c’era nessuno a cui rivolgersi.<br />

Tutti gli insegnanti disponibili erano suoi discepoli e non se la sentivano<br />

di accettarlo. Di solito nei confronti del proprio insegnante si diventa<br />

timidi e deferenti, e quindi nessuno si azzardava a fargli da maestro.<br />

Alla fine Tuccho Pothila incontra un giovane novizio, che era illuminato,<br />

e gli chiede di praticare sotto la sua guida. Il novizio accetta:<br />

“Puoi stare con me, ma solo a patto che tu sia sincero. Altrimenti, non ti<br />

accetterò”. Tuccho Pothila si impegna a diventare suo discepolo. Poi il<br />

novizio gli ordina di vestirsi di tutto punto.<br />

Ora si dà il caso che lì nei pressi ci fosse una palude; indossate con cura<br />

le sue vesti, oltretutto piuttosto costose, Tuccho Pothila si sente dire:<br />

“Ora gettati nel fango, e non fermarti finché non te lo dico io. Se non ti<br />

dico di uscire, non uscire. Va’, corri!”. Tuccho Pothila, vestito di tutto<br />

punto, si immerge nella palude e ci resta finché non è ricoperto di fango<br />

dalla testa ai piedi. Alla fine il novizio gli dà il permesso di uscire: “Va<br />

bene, ora basta”. Tuccho Pothila si ferma. Ora tirati su!”... E Tuccho<br />

Pothila si tira su. Era la prova che Tuccho Pothila aveva rinunciato al suo<br />

orgoglio. Ora era pronto a ricevere l’insegnamento. Se non fosse stato

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