29 DH PRATICA (1-51).qxp - Fondazione Maitreya
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<strong>29</strong> <strong>DH</strong> <strong>PRATICA</strong> (1-<strong>51</strong>).<strong>qxp</strong> 19/06/2008 19.59 Pagina 12<br />
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TUCCHO POTHILA:<br />
il VENERABILE “DOTTRINA VUOTA”<br />
impressioni sensoriali. Ciò che è consapevole degli<br />
oggetti dei sensi lo chiamiamo ‘mente’. Gli oggetti<br />
‘penetrano’ nella mente. Prendiamo un suono, come<br />
quello della pialla elettrica qui fuori. Il suono<br />
entra attraverso le orecchie e raggiunge la mente,<br />
che lo riconosce come il rumore di una pialla elettrica.<br />
Ciò che riconosce il suono si definisce ‘mente’.<br />
Ora, la mente che riconosce il suono è ancora a<br />
un livello piuttosto elementare. Si tratta solo della<br />
mente ordinaria. Forse in questo ‘qualcuno’ che ri-<br />
Dire che la mente si ferma<br />
conosce emerge una sensazione di fastidio.<br />
significa avere la sensazione che Dunque bisogna educarlo perché diventi ‘colui<br />
si sia fermata, che non corre che conosce’ secondo verità, il così detto ‘Buddho’.<br />
più da una parte all’altra. Se le Se non conosciamo chiaramente, in accordo con la<br />
permettiamo di andare appresso verità, ci sentiremo infastiditi dai suoni prodotti<br />
a pensieri e sentimenti senza dalla gente, dalle macchine, dalle pialle elettriche e<br />
valore e senza scopo, si stanca via dicendo.<br />
e si indebolisce. E quando<br />
Questa è la mente ordinaria non educata, che ri-<br />
la mente è priva di energia conosce il suono con fastidio, che conosce sulla base<br />
la saggezza non può<br />
delle sue preferenze, non della verità. Bisogna edu-<br />
manifestarsi, perché una mente carla ulteriormente perché conosca attraverso la<br />
senza energia è una mente senza comprensione e la visione profonda (ñåñadassana),<br />
samådhi.<br />
che è la facoltà della mente purificata pe cui si rico-<br />
Se la mente non è ferma è<br />
nosce il suono semplicemente come suono. Se non<br />
impossibile vedere con chiarezza c’è attaccamento al suono, non c’è irritazione. Il<br />
gli oggetti dei sensi per quello suono nasce e noi ci limitiamo a notarlo. In questo<br />
che sono. La consapevolezza che<br />
caso possiamo dire di conoscere effettivamente gli<br />
la mente è la mente e gli oggetti<br />
oggetti sensoriali nel loro emergere. Se sviluppiamo<br />
sono soltanto oggetti<br />
‘il Buddho’, prendendo coscienza del suono in<br />
è il nucleo originario della<br />
quanto suono, non ci disturberà. È qualcosa che na-<br />
dottrina buddhista.<br />
sce sulla base di determinate condizioni, non è un<br />
essere, un individuo, un sé, ‘noi’ o ‘loro’. È solo un<br />
suono. La mente molla la presa. Conoscere così si definisce ‘Buddho’,<br />
conoscenza chiara e penetrante grazie alla quale lasciamo che il suono<br />
sia semplicemente suono. Non ci disturba affatto se non siamo noi a disturbarlo<br />
pensando: “Non voglio ascoltarlo, è fastidioso”. La sofferenza<br />
deriva da pensieri di questo genere. È proprio qui l’origine della sofferenza,<br />
nel non sapere come stanno le cose, nel non avere ancora sviluppato<br />
‘il Buddho’. Ancora non siamo lucidi, non siamo svegli, non siamo<br />
consapevoli. Abbiamo a che fare con la mente grezza, non educata. E<br />
questa mente non può esserci ancora veramente utile.