<strong>29</strong> <strong>DH</strong> <strong>PRATICA</strong> (1-<strong>51</strong>).<strong>qxp</strong> 19/06/2008 20.01 Pagina 46 46 ■ LA VIA DELLA <strong>PRATICA</strong> ■ DOGEN, NAGARJUNA e... ZERO: IL SEGRETO DEL KOAN di Mauricio Yushin Marassi
<strong>29</strong> <strong>DH</strong> <strong>PRATICA</strong> (1-<strong>51</strong>).<strong>qxp</strong> 19/06/2008 20.01 Pagina 47 L’insegnamento del Buddha ha fatto un lungo viaggio, che dall’India lo ha portato in Giappone: nella sua trasmissione una parte si è conservata, un’altra è andata persa, un’altra è stata vissuta, trasformata dalle culture attraversate. GLI OCCHIALI DI DOGEN Ancor più di oggi in Occidente, nel Giappone del XIII secolo la trasmissione del buddhismo si era stratificata, accumulata in modo scolastico e parziale. Poiché nessuno lo aveva ancora mostrato con un esempio di vita chiaro e lampante, non vi era alcun modo per riconoscere -neppure in termini approssimativamente attendibilila natura essenziale del buddhismo distinguendolo dalle incrostazioni sedimentatesi in India, Cina, Corea e Giappone in mille e ottocento anni di storia, sincretismi, aggiunte, inculturazioni e fantasie. L’elemento oggettivo più interessante nell’utilizzare Eihei Do – gen [1] nel presentare il Buddhismo nel suo complesso e non solo come buddhismo giapponese, risiede proprio in questo: l’India era assai lontana culturalmente e linguisticamente prima ancora che nella geografia, Do – gen non conosceva né il sanscrito né il påli e neppure risulta abbia mai avuto occasione di incontrare un religioso indiano; per la conoscenza/studio del “buddhismo” dipendeva interamente dai testi cinesi e poteva attingere solo a resoconti di seconda o terza mano per ciò che riguarda la realtà del buddhismo indiano che, per di più, a quel tempo era già praticamente scomparso. Come nel “telegrafo senza fili”, quel vecchio gioco dove i bambini in fila travasano nell’orecchio del vicino una frase e paragonano poi la frase di partenza con quella d’arrivo, così, dopo cinque secoli di evoluzione indiana e tredici secoli [2] di inculturazione cinese, se il buddhismo che giunge a Do – gen fosse ancora quello espresso 1800 anni prima [1] Vi è un’ampia pubblicistica italiana su questo monaco e autore, fondatore dello Zen moderno. Ricordiamo, in ordine di tempo: Eihei Do – gen, Il cammino religioso- Bendo – wa, a c. de La Stella del Mattino, Marietti, Genova 1992, 17 s., Giuseppe Jiso – Forzani, Eihei Do – gen Il Profeta dello Zen, EDB, Bologna, 1997. Eihei Do – gen, Divenire l’essere, a c. di Giuseppe Jiso – Forzani, EDB, Bologna 1997, 5 sos., R.H.Robinson, W.L.Johnson, La Religione Buddhista, cit., 302 ss., Aldo Tollini, Pratica e illuminazione nello Sho – bo – genzo – , Ubaldini, Roma, 2001, 9 ss. [2] Il buddismo è “entrato” in Cina non più tardi del I sec. d.C. 47