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29 DH PRATICA (1-51).qxp - Fondazione Maitreya

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<strong>29</strong> <strong>DH</strong> <strong>PRATICA</strong> (1-<strong>51</strong>).<strong>qxp</strong> 19/06/2008 19.59 Pagina 18<br />

18<br />

TUCCHO POTHILA:<br />

il VENERABILE “DOTTRINA VUOTA”<br />

[2] Disciplina e<br />

Insegnamento: un<br />

altro termine per<br />

alludere<br />

all’insegnamento<br />

buddhista. Sul piano<br />

individuale, si<br />

riferisce alla<br />

coltivazione della<br />

virtù e della<br />

conoscenza della<br />

verità. N.d.r.<br />

Il successo dà alla testa. Come quel tale che era diventato capo del villaggio.<br />

Era accecato dal potere, respingeva i vecchi amici dicendo che la<br />

situazione era cambiata, che dovevano mantenere le distanze. Il Buddha<br />

insegnava a investigare la natura della ricchezza, del prestigio, dell’approvazione<br />

e della felicità. Prendetele come vengono, ma con un certo<br />

distacco. Non montatevi la testa. Se non le capite fino in fondo, vi lascerete<br />

raggirare dal potere, dai figli, dai parenti... da tutto! Se le comprendete<br />

chiaramente, vi accorgerete che sono tutte condizioni impermanenti.<br />

Diventano impure quando subentra l’attaccamento.<br />

Tutte queste cose arrivano dopo. Quando un individuo nasce, ci sono<br />

solo nåma e ru – pa, tutto qui. ‘Il signor Rossi’ e ‘la signora Bianchi’ li<br />

inventiamo noi in un secondo momento, in ossequio a determinate<br />

convenzioni. Strada facendo si aggiungono nuovi accessori, come ‘colonnello’,<br />

‘generale’ e via dicendo. Se non capiamo bene di che si tratta,<br />

finiamo per portarceli appresso come se fossero fatti reali. Ci portiamo<br />

appresso ricchezze, prestigio, nome e posizione sociale. Chi ha potere<br />

può fare il bello e il cattivo tempo... “Quello lì, fucilatelo! Quest’altro,<br />

gettatelo in prigione!”... Il potere è conferito dal grado. È su questo concetto<br />

di ‘grado’ che si innesta l’attaccamento. Chi arriva in alto nella<br />

scala sociale si sente subito in diritto di dare ordini; giusto o sbagliato<br />

che sia, agisce sull’onda dei propri impulsi del momento. Così non fa<br />

che ripetere i soliti vecchi errori, allontanandosi sempre di più dalla verità.<br />

Chi comprende il Dhamma non agisce così. Bene e male esistono da<br />

tempi immemorabili... se incontrate sulla vostra strada ricchezza e prestigio,<br />

fate che restino ciò che sono, non lasciate che diventino la vostra<br />

identità. Servitevene semplicemente per ottemperare ai vostri doveri,<br />

nulla di più. Voi non cambiate. Se siamo capaci di renderlo oggetto di<br />

meditazione, non ci lasceremo ingannare da nulla di quanto incontriamo<br />

sulla nostra strada. Resteremo sereni, impassibili, equanimi. Dopo<br />

tutto, si tratta sempre delle solite cose.<br />

È questo l’atteggiamento che ci chiedeva il Buddha. Qualunque cosa<br />

riceviamo, la mente non ci aggiunge del suo. Vi eleggono consigliere<br />

comunale? “Va bene, sono consigliere comunale... ma in realtà non lo<br />

sono”. Vi mettono a capo della comunità? “Sì lo sono, ma non lo sono!”.<br />

Cosa siamo noi, in fin dei conti? Alla fine, ci aspetta solo la morte.<br />

Non importa cosa vi fanno diventare, in fin dei conti non cambia nulla.<br />

Che dire allora? Se vedete le cose in questa luce avrete un solido rifugio<br />

e un autentico appagamento. Nulla è cambiato. Questo succede quando<br />

non ci lasciamo ingannare dalle cose. Tutto ciò che incontriamo sulla<br />

nostra strada è solo una condizione relativa. Quando la mente è in<br />

questo stato, non c’è nulla che possa istigarla a lavorare di fantasia o a

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