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Alto Adige. L'economia. - BLS

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all’Economia Philip Rösler.<br />

Divenuto oggi un appuntamento<br />

transfrontalieri fisso,<br />

l’iniziativa ha individuato in <strong>Alto</strong><br />

<strong>Adige</strong> la sua ideale location.<br />

Il Forum dell’economia è destinato<br />

a diventare un appuntamento<br />

fisso, da organizzare a<br />

Bolzano con cadenza annuale.<br />

Tasse e finanza<br />

Un’economia sana è il requisito<br />

imprescindibile per una crescita<br />

stabile e per il successo economico.<br />

Le più importanti agenzie<br />

di rating assegnano regolarmente<br />

all’<strong>Alto</strong> <strong>Adige</strong> un’alta<br />

valutazione. Il PIL altoatesino –<br />

nel 2011 oltre 18,6 miliardi di<br />

euro – è uno dei 25 più alti in<br />

Europa. L’IRES si attesta al<br />

27,5%, mentre l’IRAP è la più<br />

bassa d’Italia con il suo 2,98%,<br />

scendendo in alcuni casi al 2,5%<br />

e arrivando addirittura a zero<br />

per i primi 5 anni per per chi<br />

intraprende in <strong>Alto</strong> <strong>Adige</strong> una<br />

nuova attività imprenditoriale.<br />

La pressione fiscale altoatesina<br />

è quindi la più leggera dello<br />

stivale, con uno sgravio fiscale<br />

5<br />

annuo di circa 78 milioni di<br />

euro. Attraverso oltre 90 milioni<br />

di euro annui, l’<strong>Alto</strong> <strong>Adige</strong><br />

sostiene inoltre le sue aziende<br />

attraverso contributi diretti. Le<br />

spese per ricerca e sviluppo<br />

sono infine detraibili in misura<br />

variabile tra il 10 e il 40%.<br />

Mercato del lavoro<br />

L’<strong>Alto</strong> <strong>Adige</strong>, con un tasso di<br />

disoccupazione del 3,3% nel<br />

2011, quindi tra le più basse<br />

dell’EU, garantisce la piena<br />

occupazione. Vengono richiesti<br />

soprattutto ingegneri qualificati<br />

e professionisti con una formazione<br />

tecnica similare. Il tasso<br />

di attività lavorativa raggiunge<br />

il 71%, ben oltre la media degli<br />

stati UE. Il 91% dei lavoratori si<br />

dichiara “soddisfatto o molto<br />

soddisfatto”, nonostante una<br />

settimana lavorativa media di<br />

quasi 42 ore. La percentuale di<br />

lavoratori autonomi e liberi<br />

professionisti, circa il 28%,<br />

supera la media degli stati UE.<br />

6<br />

La zona produttiva di Bolzano<br />

Il successo dell’economia altoatesina inizia dopo la seconda guerra mondiale.<br />

A partire dalla metà degli anni ’50, con il “miracolo economico italiano”,<br />

decolla l’economia nazionale, tanto che nel 1971 le industrie alto atesine arriveranno<br />

ad essere il 46% delle aziende italiane con una quota di lavoratori<br />

pari al 35% del totale. Da allora il settore industriale conosce un lento ma<br />

inesorabile declino, compensato dal crescente sviluppo del settore terziario e<br />

soprattutto dal boom del turismo. Oggi anche l’industria, grazie ad alcune floride<br />

aziende, è un settore che tiene bene e che contribuisce alla forza economica<br />

dell’<strong>Alto</strong> <strong>Adige</strong>.<br />

Headquarters<br />

Il plurilinguismo nella pubblica amministrazione, dei partner d’affari e dei<br />

fornitori di servizi economici facilita l’insediamento di aziende provenienti<br />

dall’area linguistica tedesca. La documentazione per costituire un’impresa<br />

può essere presentata anche in tedesco, che insieme all’italiano è la lingua<br />

ufficiale, e gran parte dei lavoratori parla due o tre lingue. L’<strong>Alto</strong> <strong>Adige</strong>,<br />

ponte tra l’area linguistica tedesca e quella italiana, con una posizione strategica<br />

sull’asse Berlino­Monaco­Verona, induce grandi aziende internazionali<br />

a stabilire qui la loro sede italiana. Eccone alcune: Würth, Doppelmayer, Hoppe,<br />

GKN, Bayernland, Miele, Monier, Memc, Pompadour, Röchling, Schenk, Röfix,<br />

Fendt Italiana, Exquisa, Julius Meinl, M-Preis, Wenatex, Achard, Pfanner, Cea,<br />

Warsteiner, Nils, Develey, Makino, Velta, Loewe e Vetter.

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