2010 - TopSport

BloodyBay BloodyBay ® 

L’Infradito più InfrafigO che ci sia 

Preview Summer 2011 

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INFRAFIGO

S Settembre 2010 

L'INTERVISTA ESCLUSIVA 

Luca Businaro, neo eletto alla presidenza di Assosport, 

punta sulla collaborazione di tutta la filiera per un rilancio 

del settore e dello sport. Solo lavorando insieme il mercato 

potrà trovare nuovi impulsi positivi 

SPORSTYLE: SPECIALE SWIMWEAR 

Costruiti intorno al corpo. Un concetto non affatto scontato, 

perché se è vero che da quando esistono, i costumi da 

bagno sono concepiti come guaine che avvolgono il corpo, 

i costumi di ultima generazione sono una vera e propria 

seconda pelle che interagisce con la superficie corporea a 

ritmo di effetti speciali. Fra funzione e moda 

FOCUS DISTRIBUZIONE 

Dalla globalizzazione alla crescita esponenziale 

della produzione orientale, fino alla commistione di ruoli, la 

distribuzione dell’articolo sportivo deve fare i conti 

con dinamiche fortemente mutate. Basate sempre 

più sulla competitività dei prezzi 

SPECIALE NUOTO 

C'è il mare all'orizzonte. Consolidati i risultati positivi 

ottenuti nel mondo piscina, il mercato italiano del nuoto 

guarda avanti, scoprendo una dimensione più ampia 

del concetto acqua 

SPECIALE RUNNING 

Quello che è e, soprattutto, sarà il mercato italiano 

del running di domani. Le ultime tendenze, gli input 

e le anticipazioni 

SPECIALE CALCIO 

Il mercato italiano del calcio sta affrontando 

un momento non facile a causa della crisi, ma ha in sé 

le possibilità per trovare la via d’uscita 

ommario 

14 

20 

32 

54 

70 

82 

2 

101 

INSERTO SPECIALE 

Le Rubriche 

4 Elenco delle aziende citate 

10 Appunti di Marco Danieli 

12 Francamente di Luciano Grando 

13 Spazio aperto di Fabio Campagnolo 

94 Vetrine Novità Prodotto 

98 SportVillage 

Inserto Speciale di TopSport - Il Giornale degli Articoli Sportivi - Settembre 2010 

natural s p o rtstyle 

In questo numero: 

Outdoor 2010 

Reportage Friedrichshafen 

Mercato globale 

Un trend internazionale 

Outdoor style 

Quando la moda è protagonista 

Novità Prodotto - Tra Marketing e Ecologia - Opinioni a confronto - Fatti e persone - Eventi speciali 

www.be-out.it

Carvico’s 

green vision 

The Pleasure of Challenge

4 

PERIODICO PROFESSIONALE INDIPENDENTE 

DI INFORMAZIONE E OPINIONE 

PER GLI OPERATORI ITALIANI 

DELL’ARTICOLO E ABBIGLIAMENTO SPORTIVO 

Direzione, Redazione, Pubblicità, 

Amministrazione: 

Via Emilia Ponente, 26 - 40133 Bologna 

Telefono: 051 385 700 (r.a.) 

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Direttore Responsabile 

Michele Glionna 

Segreteria di Redazione 

Lisa Cavana (Responsabile) 

Laura Grandi, Sonia Brusori 

Opinionisti 

Fabio Da Col, Fabio Campagnolo, Lucia Casadei, Marco Danieli, Michele 

De Masis, Grazia Fornaro, Massimo Giannini, 

Sergio Longoni, Andrea Meattelli, Georg Oberrauch, 

Ennio Pedotti, Fabio Pelosi, Renato Tolusso 

Testi e servizi 

Tina Alboresi, Piero Aliprandi, Matteo Barboni, 

Orelia Campolo, Monica D’Alessandro, Salvatore Ferraiuolo, Giovanni 

Fini, Leonardo Glionna, Marcello Majonchi, 

Lidia Malacarne, Nicola Marra, Damiano Montanari, 

Vittorio Nava, Antonio Padovani, Francesco Pontelli, 

Paola Turcato, Aldo Vittorio 

Grafica 

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Promozione e sviluppo 

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Coordinamento Editoriale 

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Sporting Trade Association 

ABBIAMO PARLATO IN QUESTO NUMERO DI... 

Azienda Pagina 

A 

Acerbis 90 

Adamello Supertrail 160 

Adelman Jon 158 

Adidas Eyewear 146 

Adidas Italy 9, 79, 80, 81, 85, 

102-103, 118, 144, 154, 156 

Aerobed 51, 148 

Aicad 77, 147 

Airily 28 

Akron 138 

AlpineXtrem Team Salewa 158 

Aludesign 148 

Amer Sports Italia 81, 151, 154 

Amorini 151 

Ande 145, 160 

Aquarapid 23, 24 

Aquasphere 54, 55, 56, 

57, 60, 62, 64 

Arena 22, 23, 60 

ArrampicAnde 159 

Asia Outdoor 2010 159 

Asics 9 

Asolo 154 

Assosport 14-18, 118 

B 

Bailo 118 

Battistin Mauro 73, 74 

BBS 66 

Belloni Alberto 98 

Bergans of Norway 114 

Bernabei Fabrizio 77, 78 

Bernasconi Daniele 156 

Bernasconi Matteo 156 

Betti Alberto 9 

Bettiol Salvatore 74 

BH Fitness 97, 99 

Billabong 30 

BloodyBay 1, 30, 65, 66 

Blue Seventy 21, 22, 27 

Bordin Gelindo 76, 77 

Bourifa Migidio 76, 78 

Azienda Pagina 

Brooks 9, 70, 72 

Buff Sportswear 145 

Businaro Luca 14-18 

C 

Cacao 19, 94, 96 

Cacciari Mattia 98 

Calzaturificio Armond 148 

Calzaturificio La Sportiva 9, 145, 

147, 153, 157, 159, III cop. 

Camelbak 81 

C.A.M.P. 116, 122, 147 

Campagnolo Fabio 13, 44 

Carra Luca 83, 84, 85, 86 

Carvico 3, 97 

CH3 115 

Chanex 8-9 

Ciappini Roberto 98 

Cirmar 64 

Citati Antonio 115 

Climbing Technology 133, 148 

CMP 123 

Cober 115, 139 

Codazzi Stefano 133 

Codega Eddy 116, 122 

Colombari Arianna 124 

Colombo Giulio 36 

Columbia 114 

Colvet 133 

Conergy Italia 100 

Comform’able 95,141 

Conturso Simona 38 

Covini Flavio 115, 140 

Cor Sport 34, 56, 63, 64, 88 

Cremonese Dario 100 

Crispi Sport 150 

D 

Danieli Marco 10 

Decathlon 52, 106 

DeFeet 132, 155 

De Guio Thomas 55, 56, 57, 

58, 60, 62

Azienda Pagina Azienda Pagina 

Della Bordella Matteo 156 

Della Corte Francesco 58 

De Masis Michele 52, 116 

De Pascale Andrea 116, 126 

De Pieri Gian Aldo 82, 83, 

84, 85, 87 

DKN II cop., 94, 96 

Diadora 70, 76, 77 

Didriksons 1913 139, 150 

DIGI Instruments 80 

Djokovic Novak 100 

Dolomite 122, 124, 144, 

146, 152, 158, 159 IV cop. 

Dolomite Outdoor 

Experience Tour 2010 158 

Dolomites Sky Race 156 

Double A 90 

Dotto Luca 60 

Durif Charlotte 157 

E 

Edelrid 159 

Effea 42 

EFX Italia 53, 96, 128 

Ernst Johanna 157 

Erreà Sport 80, 83, 84, 85, 

86, 87, 88, 89 

Essesport 46 

Eurojersey 21 

European Outdoor Group 127 

EyeSport 90 

F 

Fabbrica Francesco 62 

Facci Sport 91 

Faiplast – Action Sport 91 

FAR Reti 64, 86, 92 

Fenix Outdoor Italia 137, 144, 

147, 148 

Ferrari Cassin e Casimiro 156 

Ferrino 104 

Ferrino Andrea 134 

Ferrino Anna 104 

Fichera Finy 56 

Filippi Alessia 60 

Fiorillo Mario 55, 62 

Fitwell 150 

FiveFingers 28, 77 

FjällRäven 101, 102, 137, 

FjällRäven Classic 

144, 148, 159 

101, 102, 159 

Fontana Giorgio 42 

Framis Italia 151 

Forma 92, 95 

Fratelli Campagnolo 44, 123 

Fraticelli Alberto 83, 84, 85, 87 

G 

Gabel 150 

Gallina Giancarlo 116 

Gammasport 83, 84, 

85, 87, 91 

Garlando 7, 90, 95, 96, 97 

Garmont 105, 118, 145, 

151, 152, 154, 159 

Gartner Sports 68-69, 77, 

79, 80, 81 

Get Fit 8-9 

Gietl Simon e Manuel 158 

GIL 64, 66, 67 

Giovanetti Angelo 160 

Gore Bike Wear 155 

Gore Segnavia 159 

Gramajo Tobias 70, 72 

Grambeau 29 

Grando Luciano 12 

Great Escapes 145 

Green Sports Company 88 

Gronell 133 

Grossule Fabio 133 

Guardigni Alex 98 

Guizzo Marco 72, 73 

H 

Häglofs 114, 146 

Hanwag 147 

5

ABBIAMO PARLATO IN QUESTO NUMERO DI... 

6 

Havaianas 23 

Head 100 

Head Swimwear 27, 57, 58 

Hot Stuff 8-9 

I 

Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina 

Iceport 8-9 

Idea 19, 94, 96 

Inov-8 147 

Iorno Massimiliano 115 

IronmanSpenco 80 

Italbastoni 144 

Italian Outdoor Group 118 

J 

Jaeger Knut 159 

Jaked 24, 55, 61, 

62, 65, 66 

Jansport 95 

JK Fitness 31, 96 

Ju Rapida 50 

K 

Kaikkialla 8-9 

Kammerlander Bea 156 

Kayland 145 

Kefas 153 

Kinobi 151 

L 

Lafuma 114 

Land-Mark 125, 144, 

La Sportiva 

148, 155 

Competition Award 157 

Letrari Laura 60 

Lo.Ga. 132, 155 

Lorenzi 98 

Lorenzi Lorenzo 98 

Lotto Sport Italia 9, 79, 82, 

84, 87, 88 

Lowa 159 

M 

Macron 82, 84, 86 

Maglificio Gimer 38, 59 

Maglificio Ripa 21 

Magnini Filippo 60 

Mallory Irvin 142 

Manifattura 

di Bigolino 66, 94, 97 

Manifattura Mario Colombo 36 

Manifattura Valcismon 100 

Maps 87 

Marcy 8-9 

Mares 58 

Margotti Marco 98 

Marmot 114, 151 

McCartney Stella 98 

Medolago Marco 55, 56, 57, 62 

Meindl 159 

Menegon Damiano 118 

Mengin Harald 112, 118, 127 

me°ru’ 8-9 

Messe Friedrichshafen 108-141 

Messner Reinhold 156, 158 

MGM 106, 155 

MH Europe II cop., 94, 96, 97 

Mico Beta Tester Team 156, 160 

Mico Sport 74, 75, 76, 78, 

79, 80, 81, 156, 160 

Mina Emilio 67 

Mizuno 73 

Moncler 53 

Morlacchi Matteo 140 

Murray Andy 100 

N 

New Balance 68-69, 73, 76, 

77, 78, 79, 80, 81 

Nextec 150 

Nike 9, 85 

Noguchi Akiyo 157 

No Limits 153 

Nordsen 127, 147 

Northfeet Footwear 134, 154 

NoSo 151 

Novation 17, 145 

Nov.Ita 81, 145 

O 

OberAlp 107, 129, 146, 152 

Oberrauch Georg 40 

Oberrauch Heiner 129 

Oberrauch Ruth 157 

Oddo Enzo 157 

Ondra Adam 157 

OutDoor 2010 108-141 

OutDry 140, 150 

P 

Palma Fabio 156 

Parah 21, 26, 27 

Pedeferri Simone 156 

Pellegrini Federica 60 

Perathoner Diego 156 

Phelps Michael 60 

Phyto Performance 65, 79, 82, 

83, 84, 85 

Piazza Oscar 160 

Polartec 117, 152, 158 

Polygiene 158 

Polo Sport 116 

Pou Eneko e Iker 142 

Prandina Raffaele 106 

Prisma 47 

Project 2010 48, 51, 148 

Punto Azzurro 119, 149 

Q 

Quarantasei 153 

Quench Gum 79, 85 

Quiksilver 

R 

30 

Ragni di Lecco 118, 156 

Rainone Osvaldo Valerio 128 

Rasta Rastovich David 30 

Rebel 64 

Reebok 79, 81, 100 

Reef 26 

Regatta 125, 144, 148, 155 

Rip Curl 28, 58 

Ritratti 22, 26 

Rock Master 157 

Rossi Antonio 67 

Rue Royale Diana 21, 24, 25 

S 

Sagotec 116 

Salewa 

Salewa Rock 

107, 129, 146, 

152, 158 

Award 2010 157 

Salomon 9, 81, 114, 151, 154 

Salvas 65 

Sanolo 155 

Saucony 72, 73, 74, 79 

Schiavi Sport 88 

Schoeller 152 

Search 29 

Sempreboni Marco 127 

Setti Giovanni 74 

Sharma Chris 157 

Sherpa 8-9 

Silhouette Italia 146 

Singing Rock 8-9 

Sixtus Italia 90 

SKA Italia 11, 93 

Slater Kelly 30 

Sofia Giuseppe 100 

Sotgiu Giuseppe 46 

Spaziale Splendy 64, 66, 67 

Speedo 24, 25, 27, 55, 

56, 57, 58, 62 

Sport Alliance International 8-9 

Sportlab 72, 73, 79 

Sportler 9, 40, 157 

Spreafico Paolo 156 

Stiga 90

Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina 

Styl Grand 138, 153 

Sundek 29 

Sviluppo Commerciale 

Mengin Exclusive 127, 139, 150 

T 

Tatonka 151 

Tavallini Carlo 50 

Technisub 64 

Tecnica 9 

Terrin Alessandro 60 

Tessitura Taiana Virgilio 21 

The North Face 114, 143, 

The North Face 

152, 152 

Ultra Trail du Mont-Blanc 160 

ThreeSixty 152 

Tinazzi Stefano 34, 56 

Tolusso Renato 48 

Tommasi Alessandro 82, 84, 86 

Toread 159 

Trerè – Hosiery Innovation 146 

Trezeta 106, 155 

Tyr 21, 22, 23 

U V 

Vaude 159 

Vibram 28, 77, 118, 140, 146 

Vidale Nicola 135 

Viel Emanuela 16 

Viking 155 

Villa Mary 118, 156 

Vipole 130, 135, 153 

Völkl 8-9 

W 

Wall John 100 

Warren Tyler 29 

Wenzel Eike 126 

Wintersteiger 95, 141 

W.L. Gore&Associati 9, 116, 

126, 159 

Wood & Rock 1, 65, 66 

Woods Daniel 157 

X/Y 

X-Drums 39, 95 

DIAMO VOCE 

al MERCATO 

Scegliete di appartenere 

al mercato E...STATE COn nOI 

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DENOMINAZIONE DELL’ATTIVITÀ 

INDIRIZZO DELL’ATTIVITÀ 

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EDIZIONI MIGLIO, Via Emilia Ponente, 26 - 40133 Bologna 

info@topsport.it 7 

Z 

Zaccaria Niccolò 98 

Zanardo Denis 83, 84, 87 

Zanatta Giancarlo 14, 16 

Angerl Bernd 156 

Zanolla Manolo 143 

Zeus Sport 92 

Zortea Massimiliano 160 

Zotta Anna 118 

Zuccala Adriano 118, 140 

Zura 56 

48.10 119, 149 

CAP CITTÀ PROV. 

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PIù INFORMAZIONE 

Nelle giornate del 6 e 7 

luglio scorsi, Sport Alliance 

ha organizzato presso 

la sua sede di Bolzano 

un importante incontro 

con gli affiliati, incentrato 

su running e calcio. 

Una occasione 

straordinaria di confronto, 

e certamente di business 

www.sportalliance.it - info@sportalliance.it

SPORT ALLIANCE NEWS 

E BUSINESS PER TUTTI 

Si chiamano, in gergo, Category Sales Meeting, e sono in sostanza 

degli incontri molto verticalizzati su temi specifici, in questo caso 

incentrati su categorie sportive ben definite. Questa sorta di full 

immersion è stata organizzata da Sport Alliance ai primi di luglio, a Bolzano, a 

tema running e calcio per presentare le nuove collezioni Primavera/Estate 2011. 

Hanno aderito a queste due giornate tutti i principali fornitori di calzature ed 

abbigliamento d el settore, tra cui Nike, Adidas, Lotto, Brooks, Gore, Asics. Una 

particolare attenzione è stata rivolta quest’anno al fenomeno del Trail Running, 

su cui aziende come Salomon, La Sportiva, Tecnica hanno impostato linee 

nuove e specifiche, desta ndo l’attenzione e il favore dei dettaglianti più sensibili 

e specializzati sul running. 

Coordinata da Alberto Betti, responsabile vendite di SportAlliance, ciascuna 

giornata è stata dedicata ad una categoria. Lo scopo era quello di presentare, 

in primo luogo, i cosiddetti cluster, ovvero una sorta di pacchetti speciali di 

prodotti selezionati, a cui si accede con condizioni particolari rispetto ai normali 

prodotti di collezione. Ogni brand ha direttamente presentato i propri cluster agli 

associati suddivisi in gruppi di lavoro; il pomeriggio è stato dedicato alla 

presentazione delle varie collezioni e alla libera discussione. Dato che non tutti 

avevano l’intero campionario, alla fine si è passati a parlare di problematiche 

varie ed eventuali. 

I Category Sales Meeting rappre sentano la formula più moderna ed efficace per 

formarsi ed acquistare in maniera sempre più strategica e ottimale. Nel percorso 

di lavoro seguito, infatti, si rispettano alcuni fondamentali passaggi, che hanno 

appunto una loro stretta logica. Dal briefing iniziale, in cui gli stessi Category 

Sales Manager definiscono le necessità (cosa serve, da che fornitore, quali 

quantità, a quali condizioni), si passa alla scelta del pacchetto assortimentale e 

infine all’acquisto vero e proprio. L’obiettivo evidente è quello di aumentare il 

peso sul mercato e migliorare le condizioni d’acquisto. 

Queste due intense giornate di informazione ed acquisto sono state anche 

l’occasione per presentare ufficialmente il “progetto rottamazione”, già 

intrapreso quest’anno da Sportler (con grande successo), che ha visto 

aumentare considerevolmente l’affluenza dei propri punti vendita di pubblico. In 

sintesi, i fornitori mettono a disposizione a condizioni particolari dei modelli di scarpe che aderiscono all’iniziativa, in 

modo che il consumatore finale portando nel punto vendita delle scarpe vecchie “da rottamare” può usufruire di 

condizioni particolarmente interessanti (Sportler ad esempio ha offerto un bonus da 50€) per acquistare un nuovo paio 

di calzature tra i modelli appunto in promozione. Le scarpe vecchie sono poi raccolte e mandate al riciclo. 

Alla base del progetto, c’è l’idea di incrementare la pratica della corsa in maniera seria e consapevole, nonché cavalcare 

l’onda ecologista, che sta investendo sempre più il consumatore e determinandone le sue scelte di acquisto. 

SPORT AllIANcE INTERNATIONAl SPA 

Via Enrico Fermi, 14 – 39100 Bolzano - Tel. +39 0471 208300 – Fax +39 0471 208310

APPUNTI 

10 

L’insostenibilità 

dell’essere produttori 

Le imprese sono sempre più assillate da richieste e problematiche, 

alla vana ricerca di un sostegno da parte di un sistema inefficiente e insensibile 

alle esigenze del tessuto produttivo 

Sono sempre più accorate 

le voci che mi arrivano da 

più parti e che riportano la 

difficoltà immensa con cui oggi si 

fa impresa. Un sistema che è reso 

complesso dalle dinamiche del 

mercato che impegnano le aziende 

produttrici e distributrici su tutti i 

fronti per ottenere tempistiche e 

prezzi coerenti con le aspettative del 

consumatore, o meglio, del dettaglio. 

Un piccolo inciso: non credo che 

oggi il consumatore sia disponibile 

ad acquistare il prodotto con 

moltiplicatori esagerati, oppure 

fuori stagione (ovvero richiedendo 

alle aziende di consegnare già da 

luglio l’invernale e già da dicembre 

l’estivo) quando poi si verifica che i 

consumi si sono spostati sempre più 

verso i periodi di saldi. Ma di questo 

argomento avevamo già parlato in uno 

dei numeri scorsi. 

Tempistiche e prezzi impegnano 

l’azienda a prendere delle decisioni 

molto prima della naturale raccolta 

degli ordini, a delocalizzare molto 

(quindi anticipando sensibilmente i 

tempi in cui cominciare le produzioni) 

e stressando in modo evidente 

la situazione finanziaria, quindi 

aumentando il rischio di fare impresa. 

Ma andiamo per ordine. Tenendo per 

buono che oggi sempre più vi è 

la richiesta di ricevere gli anticipi, 

ma soprattutto i saldi, della stagione 

molto prima di una volta, l’azienda 

deve modificare parzialmente o 

del tutto, assumendosi dei rischi 

davvero notevoli, il modo con cui 

lanciare la produzione, non potendo 

più aspettare la fine della campagna 

vendite. Ciò in quanto ad oggi 

impostata su tempistiche sbagliate 

spesso dettate da un sistema che 

non si è adeguato al passo dei tempi. 

Mi riferisco in particolar modo alle 

fiere, ma non solo a quelle, in cui noi 

aziende andiamo ad esporre e che per 

forza di cose “dettano” le tempistiche 

di presentazione e di preparazione dei 

campionari; soprattutto ad un sistema 

di fiere B2B dove i produttori di 

tessuto di abbigliamento presentano 

le loro nuove proposte con almeno 

due mesi di ritardo! Dobbiamo quindi 

adeguarci alle inefficienze del sistema 

con notevole dispendio di energie e 

con maggiori rischi. 

La delocalizzazione, resasi 

necessaria da un mercato che 

chiedeva (e oggi si è ormai 

abituato) la convenienza dei prezzi, 

non fa che aumentare il lead time tra 

lancio della produzione e la consegna 

ai negozi. E ci ha costretti ad 

aumentare le competenze di sourcing, 

produzione e logistica con un 

aggravio notevole di costi, e allungare 

la catena del comando tra direzione 

e partner produttivi. Non solo: regole 

internazionali, dazi, differenze culturali 

fanno si che l’azienda oggi debba 

essere molto preparata, competente, 

veloce e reattiva. 

di Marco Danieli 

A fare da sfondo a tutto questo, vi è 

l’incapacità del sistema bancario o 

delle aziende coinvolte di sopperire ad 

una catena che si è molto allungata 

dal produttore dei componenti fino 

al dettaglio, costringendo in una 

morsa l’azienda che deve far fronte 

a situazioni non sue e sempre più 

essere partner strategico e finanziario 

sia dei fornitori sia dei clienti. In un 

momento non facile per le economie 

mondiali fare impresa significa avere 

un equilibrio finanziario stabile. 

Questo è in estrema sintesi il 

contesto in cui oggi le nostre aziende 

operano; non credo francamente 

di dire proprio nulla di nuovo a tutti 

i colleghi oggi impegnati in questa 

ennesima sfida. Di certo, per andare 

avanti, tocca a noi “produttori” 

dover continuamente innovare e reinventarci, 

affinché i nostri prodotti 

trovino un posto nel mercato. Se 

però un piccolo aiuto arrivasse dal 

sistema nel suo insieme, potremmo 

concentrarci meglio nell’innovazione 

di prodotto e trovare le giuste risorse 

per lo sviluppo, anziché impegnare 

così tanta parte del tempo e delle 

nostre risorse a risolvere questioni 

che non sempre ci appartengono 

interamente. 

marco.danieli@topsport.it 

Tocca alle aziende produttrici investire in innovazione e creatività, 

certo, ma il sistema nel suo insieme non ci aiuta

SKA presenta il cursore “Coda di rondine”, l’esclusivo sistema di innesto 

che rende i cursori delle chiusure lampo divisibili doppio cursore solidali fra 

loro, facilitando enormemente l'abbinamento di un capo tecnico. 

Un altro passo avanti che la ricerca SKA mette a disposizione del pubblico. 

un incastro perfetto

FRANCAMENTE 

12 

L’Italia s’è desta, 

o è in caduta? 

Polemiche, pressappochismo, scarso impegno e l’incapacità di presentare 

una bella immagine del paese danneggiano l’industria italiana nel mondo. 

È ora di alzare la testa e rimboccarsi le maniche per cercare di non perdere tutto 

si lamenta sempre (forse 

con ragione), ma dedica poco 

L’italiano 

tempo alla propria informazione 

imprenditoriale. E questo nonostante 

sempre più rappresentanti si stiano 

formando in maniera di riuscire a 

trasmettere al negoziante quello 

che riscontrano in occasione delle 

manifestazioni fieristiche. Ma ancora 

tutto ciò non è sufficiente, perché 

una partecipazione diretta consente 

agli operatori di toccare con mano 

collezioni, prodotti, in modo diretto e 

non mediato da altri. Certo il momento 

è difficile e la gente è preoccupata, 

anche se sta cercando di farsi una 

cultura del settore e nell’acquisto. Noi 

purtroppo siamo bravi, ma arriviamo 

sempre ultimi. Il retailer italiano è molto 

condizionato dai marchi, e quando si 

fissa con quelli non vuole vedere più 

altro, mentre gli stranieri sono sempre 

disposti ad aperture completamente 

nuove. Questo fossilizzarsi non è certo 

un fattore positivo, perché preclude 

la novità, la ricerca, la capacità di 

seguire le tendenze attuali. Inoltre si è 

vissuti un po’ di rendita, ma bisogna 

invece alzare la testa dalla sabbia, 

accorgendosi per tempo che molti 

stranieri stanno venendo in Italia in 

maniera massiccia per fare ricerca 

sfruttando il nostro made in Italy – 

anche se nemmeno questa strategia 

sembra essere sufficiente. Languono 

le nostre organizzazioni, così come le 

nostre statistiche di vendita. 

Probabilmente pensavamo di 

essere i più bravi a ideare e 

produrre, e sicuramente lo siamo, 

ma stiamo perdendo molto. 

Dobbiamo quindi riattivarci, cercare 

qualcosa di diverso, non per forza 

facendo solo squadra. Ognuno però 

deve mettere a posto la propria casa, 

nella maniera adeguata, per affrontare 

le nuove sfide che si presentano. 

Storicamente l’Italia è sempre 

stata fortissima nella produzione, 

dedicandosi tanto al mercato straniero 

e poco a quello interno, così come 

agli acquisti, vale a dire realizzati 

sempre in tempi strettissimi, ma mai 

in maniera ordinata e scientifica 

come nei Paesi vicini. Ecco perché 

non ci siamo mai curati di andare ad 

informarci sui prodotti, tanto che oggi 

rischiamo di essere superati. E se a 

questo aggiungiamo la mancanza di 

avvicinamento e collaborazione tra i 

produttori, capiamo perché si aprano 

spazi vuoti che gli stranieri vanno a 

colmare. Forse manca un po’ di buona 

volontà, e al tempo stesso forse 

abbiamo sottovalutato determinate 

situazioni – come dimostra il successo 

di certi grandi network distributivi. La 

battaglia dei prezzi che questi hanno 

generato stanno rendendo davvero 

impossibile la vita un po’ a tutti, 

mettendo in secondo piano il prodotto 

che invece ha un suo valore. Così 

facendo si sta rovinando un’industria 

che ha già grandi difficoltà a offrire 

la marginalità, che non si tramuta 

poi in guadagno per queste grandi 

di Luciano Grando 

aziende. Se andiamo a vedere, infatti, 

la maggior parte sono in rosso e si è 

venuto a creare un commercio che 

sta perdendo tutte le caratteristiche 

etiche a cui eravamo abituati (mi 

riferisco a pagamenti disastrosi, 

ricerche di stock, prezzi senza senso 

che si tramutano in confusione per 

il consumatore). Ammiro quello che 

stanno facendo gli stranieri, mentre 

sono convinto che se andremo 

avanti con questa nostra sfrenata 

individualità e con i paraocchi che 

ci siamo imposti, siamo destinati 

inesorabilmente a soccombere. Di 

conseguenza occorre stabilire delle 

regole, fare un gioco di squadra, una 

volta sanate le situazioni individuali. 

Occorre tanta formazione, come certe 

catene fanno fare ai propri addetti, e 

tanta informazione. Impariamo dagli 

altri, invece che denigrare soltanto. 

Impariamo le strategie di successo dei 

vari operatori e con umiltà cerchiamo 

di farle nostre. E smettiamola di 

piangerci addosso, di polemizzare, di 

parlare tanto e concretizzare poco, 

cercando di migliorare la nostra 

immagine nel mondo per tenere 

alto il valore dell’Italia. Il tempo delle 

chiacchiere è finito, ora è bene 

mettersi a lavorare, anche imparare 

dagli altri e cercare di salvare un 

sistema che sta rischiando di crollare 

rovinosamente. 

luciano.grando@topsport.it 

L’Italia, leader nella produzione e nel design, rischia di rimanere 

indietro ed essere superata da molte realtà, più nuove e organizzate

SPAZIO APERTO 

13 

Tutti dicono 

eco-friendly (io no) 

Comunicare l’amore per la natura e il rispetto per l’ambiente è una caratteristica 

comune, ma occorre stabilire esattamente cosa si intende in termini pratici 

Il ritorno alla natura, con 

conseguente tentativo di 

utilizzare prodotti che siano 

anche ecosostenibili, è sempre 

un argomento di grande attualità. 

Costituisce uno stile di vita ed 

è anche un fattore marketing 

importante. Questi concetti vanno 

comunicati anche attraverso la 

propria presenza espositiva, in 

fiera, così da contestualizzare e 

rappresentare meglio l’identità del 

proprio prodotto. È un movimento di 

pensiero positivo e particolarmente 

adatto allo stile sportivo, che 

giustamente il negoziante sta via 

via enfatizzando anche nei propri 

spazi commerciali e nella maggior 

attenzione con cui propone i 

prodotti. Ma come spesso capita 

quando i fenomeni diventano trend, 

in giro si vede un po’ di tutto. C’è 

chi veramente ci crede e si impegna 

in questo senso, e chi invece 

sfrutta il concetto di ecofriendly 

soltanto a livello commerciale. 

Soprattutto quando si entra nella 

logica dei volumi, la tendenza a 

sfruttare le opportunità in maniera 

strumentale diventa forte. Mi pare 

eclatante portare ad esempio 

il mercato del bambino, settore 

nel quale operiamo: sempre più 

aziende stanno puntando sul cotone 

biologico, tanto nell’intimo quanto 

nell’abbigliamento. La motivazione 

potrebbe essere, in primis, per i 

benefici sulla pelle e sull’organismo, 

mentre invece pare che faccia molto 

più leva sul consumatore il fatto 

che la coltura del cotone realizzata 

con tecniche naturali, senza l’uso 

di pesticidi, inquina molto meno 

la terra. Le scelte a favore della 

sostenibilità ambientale, insomma, 

si prestano per loro stessa natura a 

oggettive “strumentalizzazioni”. C’è 

chi lo vuole fare perché ama davvero 

la natura, e chi lo fa sapendo che 

una parte del proprio pubblico di 

consumatori è sensibile a questi 

argomenti. 

Scegliere la strada della 

certificazione è un’operazione 

di indubbio valore per l’impegno 

e la costanza che richiede e come 

tale andrebbe sempre più premiato, 

specie dal consumatore. Alla fine, 

infatti, se la logica dei numeri è 

quella che vince, l’ecofriendly 

non è allo stato attuale davvero 

sostenuto dalla domanda, perché 

il consumatore non è disposto 

ancora a spendere di più per 

avere un prodotto sostenibile, 

mentre lo considera certamente a 

parità di costo. Vero è anche che 

aumentando progressivamente la 

richiesta, potranno via via crescere 

anche gli investimenti delle 

aziende per ottenere prodotti amici 

dell’ambiente. Purtroppo da queste 

logiche industriali e matematiche 

non si scappa, è un lusso che 

possono avere solo pochi prodotti, 

quelli considrati “di nicchia”. 

Sempre per amore di verità, 

dal punto di vista industriale è 

di Fabio Campagnolo 

praticamente impossibile vantare 

prodotti completamente ecofriendly. 

L’ambiguità con cui si fa uso di 

questo termine merita almeno un 

appunto. Se ad esempio si intende 

l’uso di prodotti completamente 

naturali, questo è già un limite 

insuperabile. Basti pensare che 

qualsiasi zip ha per sua natura 

componenti in metallo e plastica. 

Nello sport, dove la performance 

si deve all’impiego di moltissime 

fibre artificiali diventa persino una 

contraddizione nei termini. 

In termini industriali, si può 

affermare di utilizzare materiale che 

proviene da plastica riciclata, o di 

utilizzare un prodotto derivante da 

cotone biologico, tutt’al più in uno 

spirito ecofriendly. La verità è che 

anche se in percentuali ridotte, 

vengono comunque impiegati 

sempre degli elementi che non sono 

mai completamente compatibili con 

l’ambiente. 

Anziché sbandierare luoghi comuni, 

meglio sarebbe sforzarci tutti 

per adottare parametri di 

valutazione comune, utili a fare 

chiarezza ed far crscere veramente 

una giusta sensibilità collettiva 

verso questo argomenti. Fino 

ad allora, conviene agire con 

crescente rigore e coerenza, 

usando una certa cautela anche e 

soprattutto quando se ne parla. 

fabio.campagnolo@topsport.it 

Le scelte a favore della sostenibilità ambientale sono oggigiorno 

tra i valori aggiunti a maggior pericolo di strumentalizzazione

L’INTERVISTA ESCLUSIVA 

14 

Luca Businaro, neo 

eletto alla presidenza 

di Assosport, punta 

sulla collaborazione 

di tutta la filiera per 

un rilancio del settore 

e dello sport. Solo 

lavorando insieme il 

mercato potrà trovare 

nuovi impulsi positivi 

Già Consigliere e Tesoriere di 

Assosport, Associazione Nazionale 

dei Produttori di Articoli 

Sportivi in Italia, Luca Businaro 

dallo scorso giugno ne ha assunto 

anche la Presidenza. Il suo programma, 

in continuità con quello del predecessore 

Giancarlo Zanatta, mira a 

rafforzare le aziende italiane in Europa, 

attraverso un attento lavoro di 

lobbying. Un ruolo non facile, in un 

momento in cui il mercato soffre per 

una crisi non ancora passata e con 

una concorrenza produttiva orientale 

ormai consolidata. Senza dimenticare 

il sempre maggiore impoverimento 

di aziende, macchinari e tecnologia 

nel vecchio continente e il rischio 

concreto di non riuscire a riportare 

almeno una parte delle produzioni a 

casa propria, dopo la delocalizzazione 

selvaggia. 

Deciso ad applicare fin da subito 

un’intensa azione di sensibilizzazione 

presso gli associati, il nuovo presidente 

crede moltissimo nel lavoro di 

squadra con tutto il Consiglio direttivo, 

composto da giovani imprenditori 

determinati a sviluppare nuove strategie. 

Obiettivo: far conoscere sempre 

meglio le imprese dello sport italiano 

ai consumatori, con il coinvolgimento 

delle istituzioni, delle federazioni sportive 

e di tutti i players della filiera. 

A poche settimane dalla sua elezione, 

È la nostra 

Businaro è pronto ad esporre in modo 

chiaro le priorità su cui incentrare l’attività 

associativa dei prossimi mesi. 

Sul tavolo di lavoro, la spinosa questione 

del “made in”, il dialogo tra gli 

operatori e l’organizzazione di eventi 

ad ampio respiro per la diffusione della 

cultura sportiva già a livello scolastico. 

In un momento in cui la delocalizzazione 

mostra i primi segni di difficoltà, 

Assosport punta sul rilancio 

del made in Italy. Esiste ancora la 

possibilità di una produzione nazionale? 

Non si tratta di una difesa del made 

in Italy ad oltranza. Assosport vuole 

promuovere il vero e migliore significato 

della “italianità”, laddove oggi 

sia ancora possibile. In merito alla legge 

sul cosiddetto “made in” siamo 

intervenuti pesantemente per cercare 

di comprenderne prima di tutto il possibile 

raggio di azione. Se si legge nei 

dettagli l’attuale Legislazione, si comprende 

che le aziende italiane non 

sono sufficientemente tutelate, ma 

anzi vessate dalle troppe complicazioni. 

Le imprese che disegnano, normalmente 

realizzano i prototipi e concepiscono 

il prodotto in Italia, ma allo 

stato attuale delle cose, a causa delle 

logiche di economia globale, costi e 

prezzi di mercato, non possono più 

produrre nel nostro Paese. Lo stato 

legislativo attuale complica notevolmente 

la loro operatività. C’è anche 

da considerare che il consumatore 

oggi non è più disposto a pagare un 

sensibile sovrapprezzo per un prodotto 

comparabile ad un equivalente di 

fattura “orientale”, per quanto differente 

in termini di design e tecnologia. 

Viviamo in un’economia di forte consumismo, 

con la voglia di sostituire 

frequentemente il prodotto, sia esso 

abbigliamento, attrezzo o calzatura. I 

fenomeni moda sono estemporanei e 

molto più veloci di un tempo. 

Ma i fenomeni moda aiutano a 

muovere le vendite… 

La situazione può essere proficua 

per le aziende, perché in effetti genera 

una continua richiesta di prodotto, 

ma al tempo stesso impone costi 

competitivi, quindi più bassi. In altre 

parole, a parità di prezzo di vendita 

bisogna fornire una tecnologia più 

elevata per risultare appetibili e vincenti. 

Il “made in” ha complicato la 

vita alle nostre aziende perché impone 

il completo controllo del ciclo produttivo 

in Italia. Cosa possibile ormai 

solo per i prodotti di nicchia, dove in 

realtà non è l’etichetta del “made in” 

a fare la differenza, quanto la pura e 

reale tecnologia. 

Cosa proponete? 

Allo stato attuale, la sola dicitura 

“made in”, o “design in” non consente 

davvero di capire e quindi distinguere 

se un prodotto è italiano veramente. 

Paradossalmente, è più comprensibile 

etichettare come “made in China” 

un articolo, perché prodotto appunto 

in Oriente per questione di costi, pur 

concependolo e prototipandolo nel 

Belpaese e seguendolo con tecnici 

italiani. Tanto varrebbe semplicemente 

trovare la maniera di differenziarlo 

tra “europeo” oppure “orientale”, perché 

gli elementi di differenziazione 

sono appunto i materiali e le fonti produttive. 

Al punto in cui sono oggi le 

logiche produttive e competitive di 

mercato, per tutelare le aziende, il made 

in dovrebbe riguardare il design e 

l’“italianità” di un marchio. La fonte 

produttiva non determina più un vero 

“made in”, è semplicemente una conseguenza 

delle logiche e delle economie 

di un mercato ormai globale come 

quello sportivo.

Assosport 

Parliamo ora di lobbying. 

Si tratta di un altro ambito operativo 

davvero importante. Il problema, a 

mio parere, è prima di tutto di carattere 

culturale. Ho lavorato all’estero e 

ho constatato come sia più facile riuscire 

a fare lobby in paesi come Olanda, 

Francia e Germania, guardando 

solo al nostro continente. In Italia, invece, 

siamo più orientati a creare i 

prodotti, a introdurre novità sul mercato 

e decisamente meno bravi, per 

cultura, a “valorizzare” quello che facciamo. 

Per riuscirci, dobbiamo tutelarci 

a livello europeo, mediante leggi 

specifiche. Con aiuti, agevolazioni, 

norme. Servono regole precise su antidumping, 

sul già detto “made in”, 

senza tralasciare il fatto che quando 

ci confrontiamo con gli operatori europei, 

abbiamo a che fare con nazioni 

che hanno creduto nella lobby e che 

hanno a livello centrale europeo una 

rappresentanza forte rispetto a quella 

italiana. Oggi Assosport ha guadagnato 

prestigio e riconoscibilità nei 

confronti delle istituzioni nazionali, ed 

ha un accesso diretto ai ministeri. Il 

nostro programma mira a finalizzare 

questa forza testimoniata, del resto, 

da programmi di sviluppo con l’Ice, 

dai recenti accordi governativi, dalla 

presenza in tutte le “Case Italia” che 

vengono fatte durante le Olimpiadi. 

>> 

In Italia siamo più orientati 

a creare i prodotti, a introdurre 

novità sul mercato e decisamente meno 

bravi, per cultura, a “valorizzare” quello 

che facciamo. Per riuscirci, dobbiamo 

tutelarci a livello europeo, 

mediante leggi specifiche 

15

L’INTERVISTA LUCA BUSINARO, NEOPRESIDENTE ASSOSPORT 

16 

>> 

Va bene una presenza istituzionale, 

ma c’è bisogno di benefici 

concreti. 

Sfruttare questa forza ci consente 

di avere già una leva importante e solida, 

tipica poi di una forte azione di 

lobby. Il problema è avere una squadra, 

come quella creata in Assosport, 

con consiglieri sempre più dinamici. 

Gente che, assieme a me, creda nel 

fatto che sì, dobbiamo farci concorrenza 

tra operatori, essendo questa 

l’anima dell’innovazione nel mercato, 

ma possiamo e dobbiamo anche sederci 

attorno a un tavolo per tutelare 

gli interessi comuni. 

Difetto congenito, quello dell’individualismo, 

in Italia. 

La cultura italiana è troppo individualista, 

per non dire egoista, a livello 

commerciale non può più rimanere 

tale. Va bene essere concorrenti in 

termini di prodotti e di distribuzione, 

ma sulla tutela e sulla lobby ci si dovrà 

necessariamente ancora evolvere, ed 

è bene farlo in fretta. Questo è il programma 

dei prossimi due anni, nel 

mentre abbiamo già avviato i lavori 

entrando nelle piattaforme europee 

coi nostri rappresentanti, per dare indicazioni 

per i nuovi programmi comunitari 

quinquennali di agevolazione e 

sviluppo. Ciò ci consentirà un doppio 

legame, con l’Italia e, finalmente, con 

l’Europa. Il vero banco di prova di Assosport 

sarà costituito dalla capacità 

di realizzare un gruppo di lavoro capace 

di raccogliere e rappresentare i 

bisogni degli associati e, in seguito, 

influenzare le richieste da sempre appannaggio 

di Olanda, Germania e 

Francia. Ci sono fondi preziosi anche 

per l’Italia di cui le nostre aziende non 

sono ancora arrivate a beneficiare. 

Con lei possiamo parlare certamente 

di ricambio generazionale, 

in Assosport, nel suo Consiglio, ed 

anche nelle aziende associate. 

Proprio osservando il nuovo consiglio 

Assosport appare evidente la presenza 

diversificata di aziende e brand che 

in alcuni casi si sono direttamente 

proposti. Forse per la prima volta nella 

nostra storia associativa, a quest’ultima 

elezione non siamo riusciti ad 

introdurre tutte le aziende che aveva- 

no fatto richiesta 

di far parte del 

Consiglio direttivo. 

L’intento è, e 

sarà sempre più, 

quello di rappresentare, 

anche 

trasversalmente, 

l’industria sportiva 

italiana nel suo 

insieme, e nelle sue peculiarità. La 

voglia di nuovo c’è, si respira ed è 

concreta, c’è ricambio anche generazionale, 

c’è voglia di dinamismo e di 

lavoro di gruppo. I nonni e i padri 

dell’articolo sportivo italiano, magnifici 

imprenditori dagli anni Sessanta in 

poi, hanno costruito successi imprenditoriali 

da manuale, praticamente da 

soli. Oggi che più che fondare occorre 

gestire e cercare di far crescere il 

business. Si tratta di mettere a punto 

strategie interne ed esterne, tra cui 

anche l’associazionismo. 

Come definirebbe il suo programma 

rispetto alla passata gestione 

di Giancarlo Zanatta? 

Innanzi tutto tengo a precisare che 

si tratta di una continuità, perché le 

basi che ha gettato negli ultimi otto 

anni Giancarlo Zanatta, un amico oltre 

che ora il cosiddetto “past president” 

dell’associazione, sono proprio 

quelle che hanno portato Assosport a 

essere ciò che è oggi. Sulla base di 

quanto fin qui svolto ho basato il mio 

programma, implementandolo con 

elementi nuovi, e quindi portando a 

una fase ancora più operativa e dina- 

Luca Businaro fotografato all’ultima 

edizione della fiera Outdoor 2010 di 

Friedrichshafen assieme a Manuela 

Viel, Direzione Assosport. 

Penso di dire semplicemente 

la verità, senza falsi allarmismi, 

riconoscendo che determinate produzioni 

già da tempo e definitivamente non si 

possono più fare in Europa perché 

non c’è più la tecnologia necessaria 

mica quello che era un disegno nato 

per rinforzare la base. In breve: voglio 

prendere questa base e portarla 

all’esterno, nelle lobby, in un confronto 

diretto e aperto col consumatore, 

motivando le aziende ad aggregarsi. 

Facendo comprendere che se le 

aziende italiane fanno sistema, se si 

lavora insieme si può resistere meglio 

e crescere sui mercati, tanto nazionali 

che internazionali. 

Giancarlo Zanatta ha ricoperto la 

carica di Presidente Assosport per 

quattro mandati. Segno che ci vuole 

il giusto tempo per portare a 

compimento un programma impegnativo. 

Pensa di aver bisogno di 

altrettanto spazio? 

Circa il mio mandato, essendo 

amministratore di un gruppo che ha 

caratteristiche diversificate, dal mondo 

industriale allo sport, direi che è 

già impegnativo questo primo biennio 

che mi aspetta, poi vedremo. Valuteremo 

lo stato in cui arriveremo e 

poi decideremo cammin facendo 

quale soluzione sia la migliore per 

l’associazione. Comunque, c’è spazio 

per tutti. 

Come imprenditore, quali motivazioni 

l’hanno spinta ad accettare la 

presidenza di Assosport?

Semplicemente, il mio credo, il frutto 

di un’esperienza maturata in giro 

per il mondo, condivisibile ed applicabile 

anche in una dinamica associativa, 

per un interesse collettivo. Lavorare 

in gruppo, delegare, il confronto e 

la comunicazione sono tutte attività 

decisive in una moderna conduzione 

aziendale, e mi sento di poterle trasmettere 

ora anche in Assosport. 

Penso che questo abbia agevolato la 

Novation e il gruppo che abbiamo 

creato negli ultimi cinque anni, periodo 

della mia gestione. Se portiamo 

una parte di questo mio credo anche 

in Assosport, e questo sarà condiviso 

anche dai consiglieri, dal momento 

che abbiamo un gruppo dinamico, 

con tanta voglia di fare, i risultati non 

si faranno attendere. È questa la mia, 

la nostra scommessa. Ognuno può 

lavorare benissimo per la propria impresa, 

ma se il settore dello sport 

crolla, trascinerà giocoforza con sé 

anche le singole aziende. 

Arriviamo dunque a toccare il dolente 

tasto della crisi del sistema 

sport in Italia. 

Molte delle criticità sono già emerse 

e probabilmente ne vedremo emergere 

altre. Per questo in Assosport 

abbiamo voluto coinvolgere tutta la 

filiera. Se non costruisco un dialogo 

con il fornitore della materia prima come 

posso, infatti, pensare di produrre 

qualcosa di innovativo capace di attrarre 

poi il consumatore? Occorre 

lavorare con chi è a monte del sistema, 

tanto quanto con chi sta a valle. 

Una delle maggiori criticità riguarda la 

tecnologia. In Asia non si è andati solo 

a produrre, ma anche a trasferire 

esperienza e tecnica, perché chi produceva 

i macchinari, a seguito della 

contrazione del mercato europeo, è 

andato a venderli nei Paesi dove c’è 

La fonte produttiva non 

determina più un vero “made 

in”, è semplicemente una conseguenza 

delle logiche e delle economie 

di un mercato ormai globale 

Chi è Luca Businaro 

39 anni, 2 figli, Luca Businaro è Amministratore 

Amministratore Delegato di Novation S.p.A. (ex 

Bauer Italia S.p.A.) di Montebelluna (TV). 

Laureato in Economia Aziendale a Ca’ Foscari 

(Venezia) la prima esperienza lavorativa è stata 

in Ernst & Young quale revisore, principalmente 

per società italiane ed estere quotate a New 

York. 

Dal 1997 al 2000 è stato Direttore Finanziario 

ed Amministrativo EUROPA (600 milioni di Euro 

di Fatturato e 14 società operative con 800 

negozi e 4 fabbriche) per il Gruppo Bata con 

sede a Parigi, Presidente e Direttore Generale 

della società Bata SA, Holding di partecipazioni 

del Gruppo Bata in Francia. Amministratore di 

differenti società in Europa, Nord Africa e 

Caraibi. 

Rientrato nel 2001 in Italia, ha ricoperto in Ernst 

& Young Corporate Finance la carica di Senior Manager dell’ufficio Triveneto 

(sede a Padova), responsabile italiano per le operazioni di Acquisto/Vendita/ 

Fusione di aziende che operano nel settore sport/Distribuzione/Prodotti di 

consumo. È stato inoltre Responsabile Italia per Project Financing con Enti 

Pubblici, e Consulente per le società Partecipate dal Comune di Venezia. 

Dal 2005 ad oggi porta la Novation da singola azienda a Gruppo Novation 

acquisendo due società in Italia, Novation Motorbike (ex Oxtar) e Jolly Scarpe 

e due rami d’azienda con i marchi Kayland, Cosmas, Sangallo. Avvia 

l’espansione estera del Gruppo con la costituzione della filiale USA a Boston 

(per il settore vigili del Fuoco e Outdoor) e della filiale Inglese a Londra per il 

settore della sicurezza. Il personale in Italia passa da 180 a 250 persone, 

all’estero da 80 a 260 persone. 

Ricoprendo il ruolo di Amministratore Delegato del Gruppo è stato nominato 

Consigliere e Tesoriere di Assosport, Associazione Nazionale dei Produttori 

di Articoli Sportivi in Italia. 

la forza lavoro più competitiva. Oggi, 

il pericolo maggiore che corre l’Europa 

è che la filiera si rompa. 

Uno scenario apocalittico... 

Bisogna essere costruttivi, anche 

perché lo scenario è in costante evoluzione. 

Verrà il momento in cui anche 

in Cina lieviteranno i costi, o il mercato 

vorrà piccole produzioni, e non ci si 

potrà più rivolgere alla mega fabbrica, 

che non è in grado di gestire volumi 

ridotti. Di conseguenza, 

bisognerà tornare a produrre 

in Europa, anche 

se personalmente credo 

sarà difficile in Italia. 

Piuttosto, nell’Est europeo 

oppure nell’Africa 

del Nord. Vedo come 

pericolo stringente, e 

conseguente, il fatto 

che non avendo più tecnici e macchinari, 

dovremo ripartire con il processo 

di investimento. Da qui l’urgenza di 

tutelare quello che c’è ancora, per 

non dover poi investire più di quello 

che potremo essere alla fine in grado 

di fare. Ecco perché molte aziende 

stanno cercando di mantenere la produzione 

in Europa. Per fortuna la logica 

di buttare tutto e di affidarsi in toto 

all’Europa dell’est o alla Cina si è fermata. 

Certo, i costi sono maggiori, ma 

possiamo contare sulla qualità, su un 

prodotto specifico, offrire piccole collezioni 

molto apprezzate dal consumatore. 

In Cina e negli altri paesi “emergenti” 

ovviamente resisteranno le 

grosse produzioni. Penso di dire semplicemente 


riconoscendo che determinate 

produzioni già da tempo e definitivamente 

non si possono più fare in 

come è quello sportivo >> 

17

L’INTERVISTA LUCA BUSINARO, NEOPRESIDENTE ASSOSPORT 

18 

Penso di dire semplicemente 


riconoscendo che determinate 

produzioni già da tempo e definitivamente 

non si possono più fare in Europa, 

perché non c’è più la tecnologia 

Europa perché non c’è più la tecnologia 

necessaria. 

Se come Associazione avete in 

programma eventi diretti col consumatore, 

non pensate di scavalcare 

così il retail? 

Tutt’altro, pensiamo invece di recuperarne 

la funzione attraverso un 

coinvolgimento moderno, interattivo. 

Vogliamo realizzare qualcosa di un 

po’ più ampio, a cadenza biennale, 

per incontrare il pubblico, presentare 

il prodotto e portare i testimonial di 

ogni azienda per singolo sport nello 

stesso evento. Tutto ciò per mostrare 

gli sport, le diverse pratiche e le tecnologie 

applicate. Un progetto che 

supera il concetto di fiera, perché non 

riguarda solo l’ente fieristico e le 

aziende, ma coinvolge sicuramente la 

location dove andremo a svolgerlo, 

con una tematica ben particolare, e 

soprattutto le federazioni sportive. 

Questo perché il bacino più grande 

che abbiamo da sfruttare, come Assosport 

e come aziende, è rappresentato 

dalle federazioni. In Italia lo sportivo 

c’è, è iscritto alle tante federazioni 

dilettantistiche e professionistiche. Al 

momento, semplicemente, non riusciamo 

ancora a intercettarlo completamente. 

Alcuni servizi che offrite sembrano 

rientrare in una logica da gruppo 

d’acquisto. 

Ciò che desideriamo è offrire un 

maggior contributo alle aziende, cercando 

quei servizi “accessori” ma di 

fatto necessari, come le assicurazioni, 

i parchi auto, le etichettature e le analisi 

del credito. Solo in questo senso, 

possiamo dire di muoverci come un 

gruppo d’acquisto, ovvero aprire una 

convenzione a favore degli associati. 

Come ritiene di 

personalizzare il 

suo mandato in 

Assosport? 

Il lavoro di squadra 

è per me un 

concetto fondamentale,importantissimo 

da trasmettere. 

Sono laureato 

in economia e la mia tesi di laurea – 

scelta per passione – è stata sull’organizzazione 

del lavoro e sul concetto 

della cosiddetta lean production, 

all’epoca veramente pionieristico. Ho 

speso buona parte della vita in questo 

modo e ne ho tratto i benefici maggiori, 

proprio spaziando da un settore 

all’altro. Nelle cose che faccio metto 

una gran passione, però ho sempre 

bisogno di nuovi stimoli. 

Proprio lo sport le ha lasciato il 

segno. 

A proposito di... 

Sono stato un giocatore di rugby e 

questa disciplina ha nel suo dna il 

concetto di far squadra, una filosofia 

di cui sono un fervido sostenitore. Da 

soli nel rugby non si può mai vincere, 

ci si fa solo male. Mentre se si gioca 

in squadra, si può anche avere davanti 

il più grande giocatore del mondo, 

ma di fronte alla forza del gruppo, il 

singolo soccombe. Vorrei portare 

questo concetto anche in Assosport, 

dove grazie ad un Consiglio Direttivo 

di ottimo livello, potremo assolutamente 

portare avanti un gioco di 

squadra. 

Ci conosciamo tutti già da un paio di 

anni, c’è una buona condivisione di 

idee ed obiettivi, sia a titolo professionale 

sia personale. La nostra mission 

è riuscire a trasmettere queste affinità 

per condividere le nostre iniziative 

con tutta la base degli associati. E 

allora, i risultati non si faranno attendere. 

CUltUrA SPortIVA 

La collaborazione con le Federazioni deve essere stretta e di 

reciproca utilità. Se riesco a far vedere che è bello praticare uno sport 

perché offro un prodotto eccezionale, poi lo sportivo inizia a praticare, 

iscrivendosi alla federazione e consentendo a questa di realizzare eventi 

di maggiore portata. Analogamente, se la federazione offre la possibilità 

di realizzare qualche evento insieme alle aziende, non fa altro che 

prendere il bacino enorme di utenti e invogliare a vedere gli sport in Italia 

entrando in contatto con i produttori e la filiera. Inoltre l’associazione 

proporrà al ministero, con cui abbiamo già un dialogo, di andare nelle 

scuole per diffondere la cultura sportiva nei giovani. 

SIStEMA fIErIStICo 

In Italia non mancano le infrastrutture, anzi 

abbiamo degli enti fieristici eccezionali con 

una ricettività in aeroporti, treni e alberghi 

che non ha nulla da invidiare agli altri Paesi. 

Torniamo alla questione culturale di cui 

abbiamo già parlato, forse anche la scarsa 

voglia di tenersi una fiera, di fare lobbying, 

di associarsi e agire perché le fiere restino 

in Italia. Ovviamente noi non vogliamo 

ricreare la fiera dello sport in Italia, perché 

sarebbe un progetto perdente in partenza, 

obsoleto. Non si torna indietro. Stiamo 

invece lavorando su un progetto di ampio 

respiro per avvicinare le aziende 

al consumatore finale.

SPORSTYLE SWIMWEAR 2011 

Speciale swimwear 2011 

Un concetto non affatto 

scontato, perché se è vero 

che da quando esistono, 

i costumi da bagno sono 

concepiti come guaine 

che avvolgono il corpo, 

i costumi di ultima 

generazione sono una 

vera e propria seconda 

pelle che interagisce 

con la superficie 

corporea a ritmo 

di effetti speciali. 

Tra funzione e moda 

Costruiti 

intorno 

al corpo 

FOTO RITRATTI

Oggi tutti i costumi, per la 

piscina come per il mare, 

per atleti professionisti e 

semplici appassionati, fino 

a quelli da sfoggiare al sole sulla 

spiaggia, pur con le dovute differenze, 

parlano un linguaggio analogo che 

non può prescindere da un’accurata 

ricerca tecnologica. I prodotti di qualità 

hanno una radice comune e attingono 

al lavoro e alle conquiste di 

aziende all’avanguardia come Eurojersey, 

Maglificio Ripa, Tessitura Taiana 

Virgilio, già citati su queste pagine 

per le alte prestazioni dei loro tessuti 

speciali. Anche i costumi più glamour 

esibiti in passerella non possono prescindere 

da aspetti performance. 

Sebbene l’obiettivo non sia battere il 

record mondiale dei 100 stile libero, 

se il costume non ha un’ottima vestibilità, 

riuscendo a conservare forma 

e colore, facendo sentire chi lo indossa 

perfettamente a proprio agio, qualsiasi 

siano il design e la stampa, è improbabile 

che abbia buoni riscontri di 

vendita. I produttori di tessuti sono 

ben consapevoli dell’equazione funzionalità/moda. 

I “nemici” dello 

swimwear sono noti: il cloro delle piscine, 

l’acqua salata, le creme protettive 

e gli olii abbronzanti, la sabbia, il 

sudore e il sole. Bene, la ricerca sui 

materiali e il grado di evoluzione raggiunto 

negli ultimi anni hanno determinato 

un’autentica rivoluzione nel campo 

dello swimwear: le superfici possono 

resistere alle alte temperature, 

mantengono inalterati i colori, sempre 

più solidi anche nelle stampe, resistono 

al cloro, proteggono dai raggi UV 

pur essendo confortevoli e conservando 

una perfetta vestibilità. I modelli 

risultano sostenuti, ma leggeri e anche 

nel tempo indeformabili. 

Peccato che i marchi fashion si dimostrino 

talvolta restii a collaborare con 

le riviste professionali e non amino 

pubblicizzare i loro prodotti oltre 

l’aspetto estetico, forse temendo di 

svelare chissà quali segreti e scegliendo 

di promuovere la comunicazione 

solo al consumatore. Da questo 

microfono siamo invece convinti che 

una corretta formazione del personale 

addetto alla vendita, realizzata anche 

attraverso una buona informazione, 

sarebbe un’opportunità. Oltre 

al design, approfondire i contenuti 

tecnici di un prodotto, bello da vede- 

re, ma anche resistente, 

performante, dotato di 

caratteristiche che lo differenziano 

da un’offerta 

basic e giustificazione plausibile 

di un costo elevato, è 

imprescindibile. Una corretta 

conoscenza di ciò che si vende 

in negozio gioverebbe a tutta 

la catena commerciale 

dall’azienda produttrice all’utente 

finale! 

>> 

2 

4 

1_ Blueseventy 

2_ Parah 

3_ Diana 

4_ tyr 

yle 

3 

1 

21


22 

>> 

Nuove frontiere 

per la tecnologia 

Le tecnologie affinate nelle ultime stagioni 

dai marchi specializzati sono ormai 

note: hanno rivoluzionato il mondo 

degli sport acquatici agonistici perché 

permettono di nuotare più velocemente, 

grazie alle giunzioni sigillate a ultrasuoni 

e ai materiali che offrono vestibilità, 

compressione e prestazioni ottimali. 

Blueseventy, marchio giovane 

e all’avanguardia, mette a punto una linea 

di costumi racing della linea nero 

TX approvati da FINA. Le peculiarità 

di un prodotto altamente sofisticato 

sono nell’utilizzo di un tessuto 

innovativo, ad alta compressione, 

con bassissima resistenza 

e adatto all’acqua, 

realizzato usando un sottilissimo 

nylon ritorto multi-filamento. 

L’alta compressione 

esercitata dal tessuto semitrasparente 

TX consente 

un’elevata aderenza, 

permettendo di assumere 

una posizione 

più dinamica nell’acqua 

e nuotare più 

velocemente. Rispetto 

ai costumi 

comuni cuciti in 

modo tradizionale, 

i modelli della 

linea nero TX 

con le giunzioni 

sigillate 

ad ultrasuoni, 

riducono enormemente 

la 

resistenza. 

La proprietà 

idrorepellente 

del costumepotenzia 

le capacità 

dell’atleta di scivolare 

attraverso l’acqua, riducendo 

la resistenza 

passiva. Non solo: 

la perfetta vestibilità 

del costume e la 

prerogativa di costituire 

un tutt’uno 

con il corpo 

dell’atleta, ne mas- 

6 simizzano il potenziale. 

Leggerezza e aspetti 

lussuosi, grazie 

a superfici iridescenti 

e brillanti simili alla 

seta, nell’aspetto 

e nella mano; 

la tendenza vede 

i tessuti diventare 

sempre più leggeri 

e fluidi, senza 

rinunciare 

ai vantaggi dello 

stretch, compatto, 

elastico, 

traspirante 

5_ ritratti 

6_ Blueseventy 

Competizione 

e beachwear 

Sempre più frequenti le interazioni fra 

mondo della competizione e beachwear; 

anche i marchi storicamente impegnati 

sul fronte della ricerca decidono 

di mettere a frutto l’esperienza e 

le conquiste raggiunte al servizio di 

un pubblico più vasto, del resto sempre 

più competente e a caccia di modelli 

hi-tech. Arena per esempio, per 

l’estate 2011 promuove i costumi da 

spiaggia caratterizzati da linee innovative 

largamente ispirate da un gusto 

rétro, attinto direttamente dal classico 

patrimonio da piscina. Il costume Manolya 

vanta il nuovo back web-line, 

che riprende la struttura dei costumi 

di una volta, prima utilizzati solo in piscina, 

reinterpretandola in chiave moderna 

e funzionale. 

Lasayrs, Lorenzya e Lyslo sono altre 

proposte della collezione mare, molto 

confortevoli, ideali per gli sport in 

spiaggia. Le grafiche hanno toni brillanti 

e vivaci, oppure alternano il bianco 

e il nero abbinati al petunia o al 

verde viridian. 

Alcune ispirazioni del beach si ritrovano 

nella linea Pool, con modelli 

pensati per chi si allena tutto l’anno e 

desidera, nei mesi più caldi, nuotare 

all’aperto con un costume confortevole 

ma scollato per favorire l’abbronzatura. 

5 

Lolyna e Lups interpretano questo 

concept creativo. Quanto ai colori 

sono puliti e puri, quindi i blu dell’acqua, 

i verdi, i rossi corallo, gli arancioni 

caldi mixati con i grigi, naturali e 

metallizzati. 

La collezione SS 2011 dedicata alla 

piscina si arricchisce di un tessuto 

specifico per l’allenamento: Waterfeel 

X-Life. In poliammide e lycra garantisce 

un perfetto supporto muscolare, 

massimo comfort, ottima vestibilità 

e piena libertà di movimento. Sono 

costumi con una speciale resistenza 

all’azione degradante del cloro, 10 

volte superiore alla media e mantengono 

a lungo l’elasticità messa a rischio 

dalle condizioni ambientali della 

piscina. 

Fra gli accessori, due nuovi accappatoi 

in microfibra con tocco manopesca, 

ultraleggeri, ad asciugatura rapidissima: 

lo Zoffy, proposto in tinta 

unita nelle varianti navy e blueberry, e 

lo Zink, con abbinamento a contrasto 

delle stesse tonalità. 

Infine la cuffia Smart Cup, disegnata 

per chi ha i capelli lunghi, con fascia 

interna che trattiene la chioma e calotta 

esterna protettiva. 

Fra i prodotti tecnici high performance 

c’è il marchio americano TYR, una

grossa realtà a livello mondiale, 

sponsor di diverse 

nazionali di nuoto importanti, 

fra cui quella francese e 

tedesca. Da un anno e 

mezzo TYR è importato anche 

in Italia, dove ha già 

conquistato la nazionale di 

thriatlon e si appresta con 

le sue collezioni top level a 

vestire nuovi campioni. A riassumere 

le proposte dei costumi 

TYR i pannelli a compressione, 

che su specifici muscoli, seguendo 

una strategica mappatura 

del corpo creata ad 

hoc col tessuto, esercitano 

una pressione dinamica 

che accelera il flusso di 

sangue e fa arrivare più 

ossigeno ai muscoli attivi. 

L’aumento della circolazione, 

inoltre, riduce l’accumulo 

di acido lattico producendo, 

globalmente, 

meno affaticamento 

muscolare. I pannelli 

sono posizionati in modo 

da ridurre al minimo 

la penetrazione dell’acqua. 

Fondamentale il tessuto, 

Tracer Light, leggerissimo, 

resistente, idrofobico, 

ad asciugatura rapida; tessuto con 

potenti microfilamenti, accresce le 

proprietà dello stretch e garantisce 

durata e conservazione della forma. 

Termosaldate, le cuciture Four-Way 

Lock Seams sottolineano le linee 

del corpo, disegnando con linee caratteristiche 

la muscolatura, mentre i 

punti sottoposti a stress più intenso 

sono rinforzati con micro inserti. Un 

9 

7 

vero e proprio frutto di ingegneria tessile 

che contribuisce a migliorare, oltre 

al comfort, le performance dell’atleta, 

facendolo scivolare più veloce in 

vasca. 

Fra gli specialisti del nuoto occupa un 

ruolo di primissimo piano Aquarapid, 

sulla scena da oltre vent’anni 

con prodotti altamente ricercati che 

fondono sperimentazione tecnologica 

Anche in versione 

black&white, eleganti 

e anatomiche, raffinate 

e funzionali sono la 

Havaianas, le ciabattine 

infradito che per l’estate 

2011 si presentano 

grintose e decise a farsi 

notare, che entrino 

in palestra, rimangano 

bordo piscina o affrontino 

una spiaggia alla moda. Infatti 

promettono a chi le indossa 

di tonificare i muscoli e aiutare a tenersi 

in forma, come autentiche toning shoes. 

Da mettere alla prova, comunque sono 

chic e graziose 

7_ arena 

8_ havaianas 

9_ tyr 

e creatività in una fusione ottimale di 

funzione e design. La sezione high 

performance si distingue per modellature 

idrodinamiche studiate dal punto 

di vista fisiologico ed ergonomico per 

aumentare la velocità del nuotatore, 

riducendo la resistenza all’acqua. Tagli 

perfetti e cuciture a 3 aghi con filo 

flessibile metallizzato black pearl, 

sottolineano la streamline accompagnando 

l’atleta nella continuità del 

movimento, avvolgendo il corpo come 

una seconda pelle. Aquarapid è anche 

sinonimo di prodotti per 

aquagym, watsu e aquabalance, caratterizzati 

da tessuti ipertecnologici. 

Per l’hydrospinning un top ergonomico 

in CL2race con una struttura particolare 

e l’applicazione di spalline in 

morbido elastico di microfibra impreziosito 

dal logo Aquarapid e arricchito 

da un film in silicone. Anche >> 

8 

23


11 

>> 

Aquarapid veste lo sport trendy, affidandosi 

a colori moda come il kaki, il 

nero, il rosso e l’arancio per short, 

slip e boxer da mare. Fra le novità un 

progetto dal forte impatto: black 

collection presentata in versione 

monocromatica, dove tutti i capi donna 

sono foderati in colore nero, e dove 

si notano la vestibilità lineare e i fit 

moderni, a ritmo di leggerezza e performance. 

Jaked, sponsor tecnico e fornitore 

ufficiale delle Squadre Nazionali della 

Federazione Italiana Nuoto ha un motto 

che recita così: “more than skin”. 

Produce costumi da competizione e 

per il tempo libero in una fibra tessile 

sottile e impalpabile. Leggerezza, elasticità 

e compressione sono i punti 

chiave di modelli aerodinamici che 

spingono l’atleta alla massima prestazione. 

La modellistica è progettata 

all’interno del nuovo centro stile Jaked, 

dove il costume viene studiato e 

realizzato con processi produttivi 

estremamente innovativi e arricchiti 

da un design moderno e accattivante. 

I prodotti Jaked per la piscina, ma più 

in generale per chi ama l’acqua, sono 

realizzati con in fibra tessile bielastica, 

offrono sorprendente dinamicità, sostengono 

e sono performanti in acqua. 

La superficie levigata riduce gli 

attriti e le frizioni, anche per l’assenza 

di cuciture. La lavorazione garantisce 

un coefficiente di assorbimento bassissimo 

e un’elevata resistenza alla 

trazione. Il tessuto resiste al cloro, e 

subisce inoltre un trattamento water 

repellent. 

La linea mare si avvantaggia 

dell’esperienza Jaked per proporre 

modelli uomo e donna dalle fantasie 

originali, da indossare in spiaggia e in 

piscina. 

10_ aquaraPiD 

11_ JakeD 

12_ Diana 

10 

Il dominio del colore, 

dai costumi sportivi 

alle passerelle 

Dunque i marchi tecnici, sfruttando il 

loro know-how, tendono a dare sempre 

più spazio a collezioni moda, destinate 

a un pubblico vasto in cerca di 

fantasia, creatività purché supportata 

da funzionalità ed efficienza. Le proposte 

beachwear del 2011 sposano 

prima di tutto la tendenza del colore. 

Due linee per Diana che, dati gli ottimi 

riscontri della stagione passata, 

punta all’ampliamento della linea 

beach con prodotti ad alto gradimento: 

insieme alla collezione classica c’è 

quella cool con modelli e fantasie 

molto spinte e colorate per un target 

giovane, dove il tema dominante è il 

colore, declinato come pannello e con 

fantasie all over. È una linea dall’impronta 

grintosa: le stampe e le silhouette 

si lasciano volentieri sedurre da 

ispirazioni rétro, rinnovate però nella 

sostanza. La tecnologia e le caratteristiche 

intrinseche dei prodotti appartengono 

al patrimonio Diana, che conferma 

l’impiego di due tessuti: il collaudato 

Durable e il nuovissimo XTRA 

Comfortable, Lycra Extra Life, a garanzia 

di ottime performance, con la riduzione 

drastica dei problemi relativi 

all’usura del 

cloro, pur assicurandoottima 

vestibilità e 

il comfort della 

Lycra. 

Diverse linee anche 

per Speedo, 

basate su 

una tavolozza di 

colori di forte impatto, 

tra cui il 

Lobster, rosso 

fuoco, l’Iron Gray, 

calmante ed energizzante 

allo stesso 

tempo, il Rosa 

Kiki, una tonalità 

di viola romantico, 

raffinato e dal 

sapore nostalgico. 

Colore fuori, 

qualità dentro. 

Health 

and Wellbeing 

è 

una collezione 

12

13 

pensata per il benessere soprattutto 

delle donne che amano l’esercizio fisico 

dentro e fuori dall’acqua, Speedo 

ha creato una gamma di costumi eleganti 

e pratici. Interi e due pezzi dalla 

perfetta vestibilità grazie al sostegno 

dato al busto e alle spalline regolabili. 

Progettati per offrire massimo comfort 

durante l’esercizio in acqua, questi 

costumi sostengono il seno, replicando 

la funzione di un reggiseno sportivo. 

I diversi disegni e tagli, dalla coulotte 

al pantaloncino, sono pensati 

per adattarsi alle differenti corporature. 

I modelli in tessuto Sculpture, 

un’esclusiva Speedo 

particolarmente resistente 

al cloro, 

modellano e 

accentuano le 

curve del corpo, 

sostenendo 

al contempo la 

schiena e la pancia, 

regalando 

una piacevolissima 

sensazione al tatto. 

14 

La collezione Beach Sports Speedo 

propone costumi e accessori per 

la spiaggia eleganti e funzionali, con 

una gamma di bikini e costumi interi, 

d’ispirazione rétro. I due pezzi della 

collezione hanno le spalline del reggiseno 

che possono essere indossate 

in tre diversi modi: spallina dritta o 

spallina incrociata, per garantire un 

migliore sostegno al busto, ma che 

possono anche essere annodate dietro 

al collo per lasciar abbronzare la 

schiena. Il tessuto Sculpture è abbinato 

alla Lycra Xtra Life per un costume 

molto leggero e a rapida asciugatura, 

ma modellante, sostenuto e protettivo 

dai raggi UV e dagli acidi insaturi 

presenti nelle creme solari e nel 

sudore. 

La proposta maschile della collezione 

ha come protagonisti i watershorts, 

i pantaloncini realizzati nel nuovo tessuto 

Speedo Xpress Dry che conferisce 

un’asciugatura molto rapida al 

pantaloncino e massima leggerezza. 

Capi perfetti per i beachsport e per 

chi va in piscina d’estate grazie 

all’idrorepellenza del tessuto. 

I marchi tecnici 

tendono a dare 

sempre più spazio 

a collezioni moda, 

destinate a un 

pubblico vasto, in 

cerca di fantasia, 

creatività, purché 

supportata 

da funzionalità ed 

efficienza 

13_ Diana 

14_ sPeeDo 

Se lo sport incontra la moda con collezioni 

di costumi hi-tech, pur alleggeriti 

nel rigore e nelle performance dei 

prodotti funzionali, concedendo più 

spazio al design, la tecnologia dello 

sport ha sicuramente influenzato la ricerca 

del settore fashion, diventato 

più attento in qualità e performance 

sia dei tessuti sia della vestibilità. I 

materiali utilizzati sono per lo più jersey 

di viscosa, microfibra light e laminata, 

in grado di modellare il >> 

25


26 

>> 

corpo assecondando le linee naturali 

della silhouette, sostenendo senza 

comprimere, sottolineando senza fasciare, 

mantenendo intatti il comfort, 

la leggerezza e la protezione. Il valore 

aggiunto dei marchi di grido è l’immagine 

“accattivante”, ma l’origine del 

prodotto, sport e fashion, è sempre il 

medesimo. Naturalmente sul fronte 

dello stile lo sforzo è notevole per essere 

innovativi, sia dal punto di vista 

dei tagli, con linee ad ogni stagione 

più elaborate, asimmetrie disegnate 

sul corpo con grande maestria, sia 

per l’uso dei colori e delle fantasie. 

Parah per la prossima estate mixa tra 

loro i materiali, abbinando microfibra 

stampata con colori fluo accostati alla 

tinta unita, tralasciando l’eccessiva 

semplicità in favore di dettagli ricercati, 

inseguendo un nuovo ideale di vitalità 

ed energia. Bikini, Saint Tropez e 

a fascia, interi con ferretti e modellanti 

interpretano il 2011 con fantasia e 

molte stampe, dove si affacciano frequentemente 

accessori gioiello, catene 

e dettagli preziosi. 

Grande passione per i disegni anche 

per Ritratti che nella linea Cabrera 

Comfort anche in spiaggia, 

persino ai piedi, quando si 

indossano le mitiche, essenziali 

infradito. Che poi così basic non 

sono più visto che anche Reef, 

marchio simbolo del surf 

internazionale, per l’estate 

2011 lancia una collezione 

nuovissima all’insegna del 

comfort. Dai nuovi materiali 

usati per la base, al satin per 

gli straps, all’arco ridisegnato 

anatomicamente, le Reef 

si preannunciano 

rivoluzionarie ed 

estremamente confortevoli. 

Quattro gli abbinamenti 

di colore: marrone 

e champagne, nero 

e rosa, carbone e porpora, 

grigio e bianco 

15_ ritratti 

16_ reef 

15 

propone una 

stampa tappeto 

realizzata con 

abbinamenti 

di nodi e dettagli 

in Lycra, 

unita a contrasto;sovrapposizioni 

sofisticate di 

stampa e unito 

presentate 

su differenti basi 

di tessuto. Per 

la linea Capri suggestivi 

giochi di incroci 

e drappeggi e 

una ricercata proposta 

di differenti basi di stampa. 

Tessuti lucidi e preziosi 

per la serie Ischia, illuminata 

da gioielli, pietre e cristalli. Le proposte 

fashion dunque, pur seguendo 

criteri diversi, seguono lo stesso filo 

di evoluzione hi-tech, vera chiave per 

interpretare il presente e ancor più il 

futuro. La creatività, anche quella 

espressa dai giochi di colore, dalle 

fantasie e dall’originalità di tagli, de- 

16 

sign, aperture, applicazioni e inserti, 

passano inevitabilmente dall’evoluzione 

e dallo sviluppo. Si corre su binari 

paralleli destinati evidentemente ad 

avere sempre più punti di contatto.

17 

La ricerca segue 

i principi di ergonomia 

È un tema che accomuna chiunque 

progetti articoli che interagiscono col 

corpo: dall’abbigliamento sportivo a 

quello formale, dagli accessori agli 

oggetti di uso quotidiano, la parola 

d’ordine è ergonomico, sinonimo di 

movimenti facili, comfort e praticità. 

Guidato da questo principio, Speedo 

introduce nuovi accessori nella sua 

collezione, i cosiddetti training aids 

perfettamente adattati all’anatomia 

di chi li indossa per favorire l’incremento 

della velocità dei nuotatori. 

Fanno parte della linea BioFUSE e 

comprendono le Power Paddles, palette 

per le mani progettate per aumentare 

la resistenza della parte superiore 

del corpo, le Training Fins, 

pinne corte che consentono di aumentare 

la velocità e la forza delle 

gambe e le Finger Paddles, palette da 

indossare sulle dita della mano, facilitando 

una posizione corretta della 

mano in acqua, migliorando la tecnica 

della nuotata. Sono disponibili anche 

Aquatic Mitts, guanti palmati progettati 

per aumentare la resistenza in 

acqua e la cintura Aqua Fitness, che 

offre galleggiamento, sostegno e stabilità, 

perfetta per l’uso nelle classi di 

aquagym. La novità della collezione è 

l’introduzione di un nuovo packaging: 

Gli accessori 

Il potere 

del silicone 

Sotto la direzione del Design Team 

Italiano, nasce per Head Swimming 

una collezione con caratteristiche 

esclusive che utilizza per gli occhialini 

la tecnologia brevettata Bi-Silicone: il 

risultato è un prodotto leggerissimo 

che si adatta a qualunque viso, offrendo 

una comodità ineguagliabile. La 

parte a contatto con la pelle è più 

morbida e decisamente più elastica 

dei materiali tradizionali, tanto da ridurre 

considerevolmente i segni che 

restano sul viso dopo aver nuotato. 

Ad apprezzarla sia i nuotatori agonisti 

che i dilettanti. 

Head propone inoltre la collezione di 

costumi Liquidskin con ottime performance 

di gara, nel rispetto delle regole 

imposte dalla Federazione. Dalla 

gamma Liquid Fire per la competizione 

con tessuti saldati alla linea Liquid 

Last per il nuotatore abituale 

non professionista che cerca il costume 

classico con un’anima tecnica. 

Per gli atleti della domenica c’è la linea 

Liquid Lite con tanti stili e colori, 

stampe vivaci e uso di materiali 

morbidi e setosi al tatto, ottima vestibilità 

per un effetto second skin. 

Ricerca e tecnologia applicata anche 

per gli occhialini Blueseventy 

CarbonRace prodotti con >> 

Speedo Data Center, una 

facile guida per capire i benefici 

che ogni prodotto 

dà a chi pratica attività 

fisica in acqua. 

Prevede un dettagliato 

schema anatomico 

in cui vengono illustrati 

i muscoli che si 

esercitano usando 

un determinato 

prodotto e schede 

relative a resistenza, 

durata e 

calorie consumate. 

Questo per incoraggiare 

gli atleti 

ad acqui- 18 sti 

utili e consapevoli. 

21 

19 

20 

17_ Parah 

18_ sPeeDo 

19_ heaD sw i m m i n g 

20-21_ Blueseventy 

27


23 

28 

>> 

materiali all’avanguardia, i CFP, Polimeri 

in Fibra di Carbonio, che li rendono 

ultraleggeri e molto più resistenti 

rispetto ai comuni occhialini. La riduzione 

del peso e dell’attrito e un 

aumento della resistenza e del comfort 

rende gli occhialini ideali per gli 

atleti del nuoto, del triathlon e di altre 

discipline sportive. 

A proposito di linee ergonomiche, c’è 

un articolo che più di tutti risulta eclatante: 

sono le calzature Vibram Fivefingers 

dall’ormai celebre design 

concepito per potenziare la naturale 

biomeccanica del piede e che per 

l’estate 2011 si fa ulteriormente innovativo. 

Grazie all’utilizzo di materiali naturali 

top quality per la tomaia e il mix 

di gomma TC1 per la suola, le scarpe 

con le dita, ideali per attività outdoor 

e indoor, sono scarpe ad alta performance, 

non-marking, aderenti sia su 

superfici asciutte che bagnate. Sinonimo 

di easy care, le Vibram FiveFingers 

possono essere lavate in lavatrice, in 

acqua calda e detergente, asciugate 

all’aria. Leggerissime, mediamente fra 

300 e 374 grammi al paio per l’uomo 

e 240 e 316 grammi. per la donna. I 

modelli Sprint, KSO e Flow offrono 

chiusure sicure e possono essere usate 

per vari sport e attività acquatiche, 

persino in acque rapide. 

Progresso è il termine 

d’obbligo che domina 

in ogni settore 

dell’abbigliamento, 

sportivo, moda, tecnico o 

leisure. Riguarda i tessuti, 

il design, le performance, 

nonché le lavorazioni che 

interessano le superfici 

(comprese quelle destinate alle 

discipline acquatiche) dal ricamo alle 

applicazioni a caldo e a ultrasuoni ad alta 

frequenza, alla stampa direttamente sui capi 

e al transfer. Airily è un’azienda specializzata in 

queste lavorazioni che utilizza un transfer elastico 

coprente realizzato con prodotti ecologici all’acqua, 

fondamentale per chi usa tessuti elastici, in quanto dà 

la possibilità di personalizzare capi già confezionati. 

Realizza stampe e applicazioni termosaldate con 

materiali diversi, catarifrangenti per modelli sportivi, 

riflettenti e cangianti, trasparenti, con l’inserimento 

di piccoli oggetti, borchie e strass 

L’altra faccia della ricerca 

Surf e beach fashion 

fanno rima con ecologia 

L’offerta beachwear Rip Curl nasce 

da una fusione di moda, tecnologia 

ed ecosostenibilità, in una stagione 

che sia per le proposte maschili che 

per quelle femminili, punta a tagli originali, 

scelta di tessuti particolari con 

grande attenzione alla varietà dei modelli. 

Tante le novità per l’estate 

2011: dal primo costume intero (che 

ha 40 anni di vita) ai nuovi tessuti arricchiti 

di fibre tecniche che offrono al 

consumatore protezione solare, asciugatura 

veloce ed elasticità, aumentata 

di almeno quattro volte. Il tutto utilizzando 

tessuti riciclati nell’ottica di 

una produzione e di un consumo a 

basso impatto ambientale. Basti pensare 

che 1/3 dell’offerta costumi e la 

metà dei boardshorts è realizzata con 

materiali riciclati. 

Per quanto riguarda la moda, i tagli 

dei bikini si rinnovano, mentre le superfici 

acquistano riflessi scintillanti, 

naturalmente, secondo la migliore tradizione 

Rip Curl, ampio spazio è riservato 

alle stampe a tema surf, alle grafiche 

geometriche ispirazione jungle. 

La collezione 2011 è stata realizzata 

in collaborazione con il giovane artista 

22 

24 

22_ airily 

23_ viBram fivefingers 

24_ riP Curl

25 

californiano Tyler 

Warren. Fra le 

novità dell’estate 

la linea Mirage 

Boardshorts, disponibile 

anche in 

versione femminile, 

proposta nei colori 

brillanti dell’arcobaleno 

e che comprende boarshorts, 

bikini tecnico adatto 

al surf, top, t-shirt e asciugamani 

da spiaggia. Per le ragazze c’è 

la linea completa di orologi Steph 

Ocean Search, dove la funzione 

ATS permette di individuare il flusso 

delle maree in oltre 200 spiagge del 

mondo! È in polietilene extra light, nero 

e rosa. 

Ricerca sui tessuti e sulle lavorazioni 

per Sundek, che sul boarshort floreale 

dove il classico ibiscus non è 

più stampato, ma deriva da una preziosa 

armatura jacquard realizzata ton 

sur ton, resa ancora più peculiare dal 

piping in silicone in colore a contrasto. 

Altra novità: il primo costume in 

3D, la cui stampa, ispirata alle opere 

degli artisti Pop Art degli anni Ottanta, 

è visibile in tridimensione grazie allo 

speciale occhiale con cui sarà venduto 

in edizione limitata e contenuto 

in un packaging realizzato per l’occasione. 

>> 

25_ searCh 

26-27-28_ gramBeau 

27_ sunDek 

28 

26 

27 

29

30 


30 

>> 

In casa Billabong il futuro è “verde”: 

la collaborazione fra il Surfers David 

Rasta Rastovich e l’associazione 

Surfers for Cetaceans ha dato vita a 

una serie di boardshorts realizzati con 

materiali ecologici e all’avaguardia come 

l’Eco-Supreme Suede e l’Eco Airlite 

stretch, creato con poliestere riciclati, 

insieme a una gamma di t-shirt 

L’estate se da un lato significa acqua, 

dall’altro è sinonimo di ciabattine e infradito. 

Ma l’estate 2011 le chiama infrafigo 

dall’appellativo delle BloodyBay: 

caratteristici lo styling e la qualità 

totalmente made in Italy. La grafica 

di queste infradito spazia dalla pop art, 

rievoca la 500 Vintage, ma con colori 

psichedelici. Lancia anche una linea 

cocktails, realizzata in collaborazione 

con un celebre drink. La grafica è 

diversificata nei colori del plantare 

e dell’upper destro rispetto 

al sinistro. BloodyBay utilizza 

materiali eco: gomma, tela, 

sughero e pelle riciclati. 

La calzata è anatomica 

e comoda grazie alla suola 

in gomma e juta ad elevata 

aderenza e anti-scivolo 

29-32_ BillaBong 

30_ quiksilver 

31_ BlooDyBay 

prodotte con cotone 100% organico. 

Una parte dei ricavati della vendita 

sarà devoluto all’associazione Surfers 

for Cetaceans. 

Anche Quiksilver vanta una partnership 

d’eccezione per la realizzazione 

di un costume tecnico d’autore: la 

collaborazione con un mito del surf internazionale, 

Kelly Slater, insieme al 

quale ha dato vita al boardshort Cypher 

Massive. Realizzato in Diamond 

Dobby DLX, un materiale con una 

particolare struttura a diamante che 

riduce del 30% la superficie a contatto 

con la pelle. Lateralmente ci sono i 

pannelli 4Way Stretch, mentre all’interno 

coscia è assente qualsiasi cucitura; 

infine doppia chiusura disponibile 

per scegliere quella che assicura 

l’allacciatura migliore in tutte le condizioni 

climatiche. La banda è a vita ultra 

bassa per evitare frizioni e irritazioni. 

A giudicare dalla vasta gamma di 

prodotti per gli sport in acqua e la vita 

in spiaggia, il settore si dimostra oltremodo 

dinamico e creativo, a caccia di 

soluzioni sempre più innovative in linea 

con le crescenti esigenze di atleti 

e consumatori di ogni genere. 

paola.turcato@topsport.it 

31 

29 

32

www.jkfitness.com info@jkfitness.com 

via meucci, 27 

35028 piove di sacco 

padova - italy 

T +39 0495842533 

F +39 0499711704

DALLA COPERTINA SPECIALE DISTRIBUZIONE 

32 

S 

conta

Dalla globalizzazione alla crescita 

esponenziale della produzione 

orientale, fino alla commistione 

di ruoli, la distribuzione 

dell’articolo sportivo deve fare 

i conti con dinamiche fortemente 

mutate. Basate sempre più 

sulla competitività dei prezzi 

In un mondo in continuo movimento, 

dove i mercati mutano 

velocemente e il clima economico 

è instabile, il settore dell’articolo 

sportivo, tra i più “globali” per 

sua stessa natura, si trova in prima 

fila a gestire un’evoluzione costante 

sempre meno programmabile. Nuove 

aree di produzione, differenti formule 

di distribuzione, mutati approcci 

con il retail si confrontano (e 

talvolta scontrano) con un consumatore 

finale vittima e carnefice di 

un sistema che, almeno in parte, ha 

imparato a condizionare, se non a 

governare. 

Un grande cambiamento, una rivoluzione 

di cui è impossibile non accorgersi, 

ma che ancora vede l’immobilismo 

di molti, incapaci di rea- 

gire e più che altro timorosi ed incerti 

nel prendere una direzione 

piuttosto che un’altra. In un mondo 

che ha abbattuto spazi, tempo e 

barriere, si continua a ragionare in 

un’ottica nazionale e particolare, o 

al massimo europea, come si denota 

in tante strutture, siano queste 

importatori, grossisti o distributori. 

Una categoria produttiva che mostra 

talvolta di non avere la piena 

cognizione di far parte di un mondo 

che è diventato piccolo, richiedendo 

dei cambiamenti radicali a partire 

dagli stessi concetti di distribuzione 

e diffusione della merce. 

Mutamenti lampanti, che hanno 

comportato riassetti decisivi. Basti 

pensare alla figura dell’importatore. 

Per decenni ha avuto un ruolo >> 

pure su di me33

DISTRIBUZIONE E MERCATO 

34 

>> 

fondamentale, di trasporto, sdoganamento, 

controllo qualità, organizzazione 

degli accessori, oltre al 

marketing, alla pubblicità, ai canali 

di vendita e a una buona conoscenza 

della situazione della piazza, fino 

ai rapporti con il consumatore finale, 

come l’assistenza e la garanzia. 

Oggi, con una nuova economia che 

è diventata trasparente ed immediata 

grazie a internet, il dialogo è - volendo 

- veloce e globale, le informazioni 

viaggiano in tempo reale e i 

ruoli, pur fondamentali per certi 

aspetti, devono fare i conti con queste 

nuove formule, riorganizzandosi 

e adeguandosi. 

Si può dire che il ruolo tradizionale 

dell’importatore, ma più in 

generale la filiera nel suo complesso, 

sono stati ridisegnati da 

una geografia e da una comunicazione 

differenti, pur rimanendo alcune 

realtà con una storia importante 

alle spalle. L’esperienza in sè, per 

quanto vitale, non è più sufficiente e 

se un grossista – categoria da molti 

considerata in via di estinzione – 

oggi non risolve in modo particolare 

i problemi logistici, tante volte non 

ha più la forza di resistere. Parliamo 

di quella figura professionale che 

istituzionalmente prende prodotti 

già esistenti, li compra a prezzi convenienti 

e li ridistribuisce nello stesso 

mercato, a volte in piena concorrenza 

con la casa madre dando però, 

a differenza del brand, una risposta 

immediata alla clientela. Così 

come detto, questo ruolo sopravvive 

solo in determinate zone e circostanze, 

perché la funzione e il servizio 

del magazzino vengono oggi 

espletati anche dall’importatore con 

minimi di fatturato flessibili che consentono 

quindi un rapporto diretto 

con il dettagliante. Abbassando i 

tempi di consegna, gli stessi importatori 

sono entrati in competizione 

con i grossisti, hanno iniziato a fornire 

i medesimi servizi, con prezzi 

ancora più vantaggiosi, in virtù del 

salto di un anello della filiera. Analogo 

discorso può essere fatto dal distributore, 

anch’egli capace di soddisfare 

le richieste prima gestite dal 

grossista. In ultima analisi le tre fi- 

Un elemento da non 

sottovalutare è il controllo 

qualità della merce. Pur 

essenso sempre esistito, 

oggi risulta più difficile avere 

una qualità garantita, specie 

dovendo competere in 

termini economici 

gure oggi si sovrappongono e talvolta 

coincidono, soffocandosi a vicenda 

e perdendo progressivamente 

un proprio e distinto spazio di 

manovra. 

Se cambia la distribuzione, però, 

anche l’industria ha subìto dei 

profondi sconvolgimenti che hanno 

determinato una situazione 

ben diversa rispetto al passato. 

La produttività locale, infatti, non 

esiste più, e quello che oggi si definisce 

industria sono in realtà gli uffici 

dei marchi, di marketing, creazione 

e innovazione ma, per quanto riguarda 

la produzione, quasi tutti ormai 

la affidano a terzi. Sono davvero 

Rispettiamo i ruoli 

Le regole ci sarebbero, ma non vengono rispettate. 

Chi riuscirà a superare la crisi, però, si troverà di fronte 

a un panorama differente, ma non per questo totalmente negativo 

Stefano Tinazzi, Cor Sport 

IL MERCATO SPORTIVO continua a registrare movimentazioni importanti in termini di 

quantità, quindi è bene non lamentarsi troppo soprattutto comparando altri settori al nostro. 

Come grossisti abbiamo sempre tenuto una politica rigorosa e coerente col nostro ruolo, evitando 

di servire realtà nascenti ed emergenti – mi riferisco ad esempio alle palestre – ma 

concentrandoci sempre solo sul dettagliante, ovvero il negozio. Questo ci ha permesso di 

specializzarci e superare le difficoltà del mercato, con particolare riferimento alla promiscuità 

di ruoli che oggi va per la maggiore e che ha portato a un situazione di ‘strangolamento’ del 

grossista. Chiaramente sarebbe giusto rispettare le specifiche identità, il distributore non potrebbe 

fare dal canto suo anche il dettagliante. Mentre la filiera prevederebbe importatore, 

grossista e dettagliante, tanti si improvvisano e saltano dei passaggi, danneggiando chiaramente 

i player che seguono i canoni previsti dalle regole del commercio. Naturalmente le regole si 

possono anche aggirare, e non mancano certo gli stratagemmi legali per poterlo fare. Basta 

essere importatori e creare una piccola azienda con partita IVA, e il gioco è fatto. 

Decathlon è una nuova realtà rispetto al contesto tradizionale, la sua capacità di attirare 

pubblico nel raggio esteso di 30-40 chilometri da dove si insedia è un caso da manuale. Il suo

acino di utenza è abbastanza esteso, ed è evidente 

che i dettaglianti ne soffrano. Le capacità di fare 

network, con propri marchi, un’immagine positiva del 

punto vendita e l’idea di proporre una moltitudine di 

propri marchi sono tutti aspetti innovativi rispetto al 

passato. Creare una linea con proprio brand per ogni 

settore, affiancata comunque ad articoli di marca, 

ma che magari risalgono all’anno precedente, è una 

strategia interessante, ed anche vincente. Soprattutto 

verso un target dal profilo medio basso, che vuole 

praticare uno sport a livello non professionale. I 

prodotti di minore qualità solitamente vengono usati 

in maniera limitata e non performante, e per via del 

prezzo accontentano l’acquirente, che in caso di 

rottura senza lamentarsi li getta. 

Quello della garanzia sul prodotto è invece un aspetto 

di grande importanza, che andrebbe maggiormente 

evidenziato. Noi grossisti siamo infatti garanti di 

quanto offriamo al negoziante, e questo a sua volta 

lo è nei confronti del consumatore finale. In caso di 

danno, rottura o prodotto fallato o qualsiasi tipo di 

problema, viene fornita un’assistenza post-vendita. 

Un ulteriore aspetto da valutare riguarda le cosiddet- 

poche, se non pochissime, le industrie 

che seguono in casa ancora 

tutti i processi produttivi, dall’ideazione 

allo sviluppo prodotto, fino alla 

vera e propria creazione in serie 

di quest’ultimo. Un cambiamento 

sostanziale, perché di fatto oggi 

tanti sono più proprietari di un marchio 

e della sua immagine che non 

realizzatori diretti di collezioni e prodotti. 

Azione, questa, sviluppata nelle 

aree in cui è più conveniente farlo, 

con dinamiche che talvolta possono 

anche comportare problemi. 

Tra questi, appunto, l’importazione. 

Non tanto quella ufficiale, ma quella 

che passa sotto il nome di importazione 

parallela. Un problema etico 

difficile da districare, per un fenomeno 

combattuto ma insieme incentivato. 

Una grande confusione che 

rende difficile anche una generalizzazione 

del fenomeno, tra importazioni 

parallele più o meno ufficiali e 

importazioni “grigie” non autorizzate, 

piuttosto che importazioni parallele 

organizzate dalle stesse ditte 

per la necessità di smaltire il prodotto 

e aumentare il profitto. Naturalmente 

dietro queste forme si nasconde 

il desiderio malcelato di vo- 

te riedizioni, che si hanno quando i brand propongono 

prodotti datati ma legati a determinati eventi, 

come i palloni nel caso dei mondiali, ad un costo di 

partenza già più basso di quello dei prodotti da noi 

commercializzati, oggi. Azioni promozionali ottime 

per vuotare i magazzini, ma che poi non consentono 

lo smercio delle produzioni recenti. 

Nel momento in cui non si ha singolarmente un potere 

d’acquisto adeguato, ci si deve aggregare in 

consorzi o gruppi d’acquisto, per movimentare la 

merce e gestire gli ordini con ancora buona marginalità. 

È questo il servizio che il grossista modernamente 

organizzato può fornire con efficienza e tempestività, 

mantenendo dunque un ruolo attivo sul 

mercato. Credo che proseguiremo secondo la politica 

attuata fino ad oggi, anche se i tempi sono più sofferti 

di una volta. In questa logica di trasformazione, 

che è la logica stessa del progresso, alcune realtà 

potranno anche soccombere, ma altre cresceranno 

di importanza, andando a sostituirsi a quelle scomparse, 

con una moderna e positiva funzionalità. E 

magari anche con una nuova sobrietà, lontana dagli 

eccessi di un consumismo non oltre sostenibile. 

lere tutto e sempre di più. Per alcuni 

degli addetti ai lavori sono proprio 

queste le motivazioni più forti che 

hanno portato a una crisi dell’economia. 

Certi paesi, come la Svizzera, 

hanno cercato di regolamentare 

la questione con leggi ad hoc, ma 

di fatto in Europa come nel resto 

del mondo, questa pratica viene 

abitualmente impiegata da diversi 

attori del mercato. 

I tempi mutano, ma certe figure 

sopravvivono in forza di una specifica 

esigenza commerciale, che 

è quella di dare veloci risposte a 

fenomeni di vendita non controllabili 

né facilmente preventivabili. Soggetti 

che importano marchi prestigiosi 

scavalcando l’importatore ufficiale. 

In un mercato ormai completamente 

aperto con un forte esubero 

di merce, basta rivolgersi ai paesi 

emergenti, dove la possibilità di acquisto 

è decisamente migliore in 

termini di costi. Un’importazione parallela 

che di per sé, anche se non 

amata da certe grandi case, è lecita. 

O meglio, resa lecita attraverso 

strumenti legali come la creazione 

di società regolari. Del resto, so- >> 

35


36 

>> 

no in molti ad asserire che il parallelo 

lo fanno le aziende che lo vogliono 

fare. Se una ditta produce (in 

esubero) decine di migliaia di scarpe, 

sa già che sarà costretta a mettere 

essa stessa sul parallelo una 

parte della produzione. Non si tratta 

ovviamente di un parallelo taroccato, 

ma di una necessità per dare un 

mercato alla massa di prodotti che 

si è costretti a realizzare per strappare 

il prezzo migliore al produttore. 

Eppure, ci sono aziende da cui non 

esce nemmeno uno spillo senza che 

la direzione lo sappia. Ecco perché 

certi fenomeni sono in realtà gestiti 

più o meno direttamente pur di liberare 

magazzini e mantenere il prezzo 

all’origine molto basso. Alcune 

aziende che vendono nell’est Europa, 

ad esempio, sono costrette ad 

attestarsi su cifre più contenute, viste 

le economie locali. Non è raro 

allora che il compratore polacco or- 

dini anche per quello italiano girando 

poi a questo parte della merce. 

Una forma di parallelismo ben nota 

e oggi più limitata di un tempo. 

Il meccanismo è piuttosto semplice, 

basato su ovvie economie di scala. 

Se ci si reca da un produttore e si 

chiede che realizzi dieci penne, questo 

richiederà per ogni pezzo, ad 

esempio, un euro. Se se ne ordinano 

centomila, il prezzo di ogni oggetto 

scenderà anche a venti centesimi. 

A quel punto è normale che il 

committente ne faccia realizzare 

centomila, pur con la consapevolezza 

che non le venderà mai tutte. 

Una parte sarà costretto a svenderla, 

ma avrà comunque guadagnato 

due volte. Avrà infatti un margine 

quasi nullo sul parallelo, ma sul prodotto 

che assorbe il suo mercato 

avrà ricavi altissimi, perché invece 

che pagare un euro a pezzo ha speso 

solo venti centesimi. Chiaramen- 

Come adottare una politica vincente 

Tante le trasformazioni, dalla produzione 

alla distribuzione, fino al consumatore finale. 

Le chiavi di lettura per il futuro sono tecnologia, 

qualità e giusto rapporto qualità-prezzo 

Giulio Colombo, Amm. Delegato Manifattura Mario Colombo 

NEgLI uLTIMI anni tutto il processo che va dalla produzione alla distribuzione 

ha dovuto adeguarsi alle esigenze del mercato, che sono notevolmente 

cambiate, in particolar modo i tempi. Oggi è più difficile fare delle 

programmazioni a lungo termine, soprattutto per quel che riguarda la distribuzione, 

e di conseguenza a monte si è dovuti diventare più efficienti e 

veloci. Se un tempo al passaggio dell’estivo già si potevano raccogliere ordini, 

oggi è diventato molto più difficile. Anzi, si tende comprensibilmente a 

spostare tutto in avanti. È ovvio poi che tutto ha un risvolto sulla catena a 

monte, che deve in ogni modo consegnare negli stessi tempi, se non anticipando 

addirittura i tempi, con una compressione notevole 

del lavoro. 

Noi continuiamo a portare avanti una strategia che ci 

caratterizza da oltre quarant’anni, ovvero una distribuzione 

attenta presso il dettaglio specializzato che oggi 

è anche organizzato, producendo sul venduto. È 

questa la nostra filosofia, che portiamo avanti 

perché riteniamo che sia la più corretta e la 

più seria da seguire. Certo, noi produttori dobbiamo 

sicuramente adeguarci a quelle che sono 

le nuove esigenze di una distribuzione che deve 

te da questo esempio è evidente 

che si tratta di un processo voluto e 

tuttaltro spontaneo e incontrollato. 

Di fatto c’è sempre stato un mercato 

del parallelo, comodo un po’ a 

tutti e per questo sopravvissuto nei 

decenni. Le connessioni sono di diverso 

genere. Si può anche far 

comprare da magazzini o distributori 

il prodotto dalla casa madre in un 

paese conveniente, oppure addirittura 

da un rappresentante, per poi 

rivendere il prodotto nel proprio Paese 

a cifre decisamente più elevate, 

con margini altissimi. Del resto, le 

aziende possiedono una tale macchina 

produttiva che devono svendere 

il prodotto in eccesso per dar 

spazio alle nuove collezioni. 

Ben diversa la vendita in stock, 

organizzata dalle ditte per vuotare 

i magazzini e attuata talvolta dagli 

stessi negozianti che, consor- 

essere più flessibile per poter seguire il mercato. È aumentata e aumenterà 

l’attenzione al consumatore che è sempre più difficile da gestire, trovandoci 

in un periodo di evoluzione dei modelli di spesa. Tutte le difficoltà di oggi 

si sommano e la nostra risposta si riassume in innovazione, flessibilità e 

qualità. 

Guardiamo ai mercati dell’Oriente sia come fonte di approvvigionamento che 

foce di sbocco, entrati come sono a pieno titolo nella globalizzazione, così 

come i mercati di distribuzione. Non abbiamo né intermediari né grossisti, 

gestendo un rapporto diretto. Esistono poi grandi catene che saltano un 

passaggio: un modello che esiste sul mercato, a cui non ci si può certo 

opporre in termini di confronto di prezzo, ma con cui si può competere con 

caratteri che rispondano, come accennavo, a innovazione, flessibilità e 

qualità. Obbligati come tutti dall’andamento generale a lavorare con fonti di 

approvvigionamento esteri, manteniamo comunque una struttura industriale 

in Italia, dove abbiamo tutto il know-how e la parte di sviluppo tecnico 

del prodotto. Cerchiamo quindi di continuare a lavorare come abbiamo 

sempre fatto: una strada costosa ma premiante. 

Certo non bisogna trascurare il rapporto con il consumatore. Questo è diventato 

più maturo, con una maggiore conoscenza del mercato, di quello 

che fa e di quello che compra. Credo che sul mercato ci sia posto per tutti, 

dato che il consumer ultimamente è segmentato in varie fasce. Noi lavoriamo 

per offrire un prodotto al consumatore che cerca un capo di qualità, che 

contiene della ricerca, avendo un giusto rapporto qualità-prezzo che è poi 

quello che cerca il consumatore stesso. Spaziamo quindi su diverse gamme 

di prezzo per poter incontrare diverse fasce di consumatori, ma sempre in 

seno alla tradizione aziendale. È quindi importante mantenere la propria 

identità, adottando specifiche strategie e tutelando il consumatore attraverso 

una proposta equilibrata, che risponda alla richiesta.

ziandosi, riescono ad acquistare in 

blocco, piuttosto che scambiandosi 

l’invenduto per cercarne un riposizionamento 

in zone differenti. Anche 

dietro questo tipo di vendita si nascondono 

diversi problemi. Primo 

fra tutti, la sovrapproduzione che 

tante aziende, o per errori di valutazioni 

o per obblighi di produzione, 

sono costrette ad attuare. Chiaramente 

questa merce deve essere 

smaltita per liberare i magazzini, e 

ciò invita all’acquisto in stock e a 

speculare con un acquisto di grandi 

volumi a prezzi di massa, puntando 

a un business che può essere anche 

un grande rischio, in caso di invenduto 

o di merce fallata. Dietro le 

vendite in stock, infatti, non sono rare 

produzioni sbagliate, andamenti 

peggiori del previsto, qualità non 

ineccepibile. 

Certi produttori, o importatori e distributori, 

cercano di fare pushing 

nel mercato attraverso merce che è 

stata stoccata da qualche parte, in 

attesa di poter arrivare a trarre un 

vantaggio economico importante. 

Tutto ciò però riversa sul mercato 

una massa enorme di prodotto che 

il mercato stesso non è poi in grado 

di smaltire. È interessante notare 

come per certe dinamiche lo stoccaggio 

e il parallelo vadano di pari 

passo, se non addirittura si assimilino 

nella stessa azione. Di fatto, l’acquisto 

in stock non è l’acquisto di 

prodotti rispondenti a collezioni e linee 

complete, bensì merce ‘scompagnata’ 

oppure anche di seconda 

scelta, che l’azienda ha interesse a 

smerciare, pur facendo molta attenzione 

a non creare turbative nel 

mercato. Un sistema difficile specie 

per le aziende che vendono gli 

stock, perché il posizionamento del 

prodotto non è così agevole, e perché 

le aziende produttrici hanno 

paura che avvenga una saturazione 

del mercato se determinati canali 

vengono occupati da una vendita di 

massa. 

Altro problema, nella distribuzione, 

è rappresentato dagli outlet, 

tanto che le aziende che servono 

questo canale dovrebbero per >> 

(s)venDite in oUtlet 

Il nemico alle porte 

Ultimo anello della catena degli stoccaggi, spesso gestiti 

dalle stesse aziende, questi centri attirano il pubblico con l’illusione 

di facili risparmi. In realtà, il valore dichiarato è spesso difficilmente 

verificabile, così come l’anzianità della merce 

Di tutto, di più. E soprattutto, 

portando avanti un messaggio al 

consumatore altamente fallace. Invisi 

dai negozi, specie quelli che si 

trovano nelle immediate vicinanze, gli 

outlet e gli spacci aziendali sono, 

nella catena distributiva, l’anello più 

delicato e compromettente dei 

marchi, chiara dimostrazione di una 

mancanza della sovraesposizione del 

brand e di un calcolo produttivo 

superiore alla richiesta. Gli outlet, i 

grandi centri per la vendita di prodotti 

che comunque devono tenere alta 

l’immagine del marchio a prezzi bassi, 

in realtà rischiano di degenerare 

irrimediabilmente un asset distributivo 

già debole, e sono una spina nel 

fianco dei dettaglianti, dal momento 

che danneggiano il piccolo 

commercio nel raggio di duecento 

chilometri. 

Preziosi per le aziende che possono 

riversare fiumi di prodotto a prezzo 

contenuto, di fatto stock di merce 

dall’equivoca provenienza, illudono 

l’acquirente di fare un affare con 

marchi noti a prezzi decurtati anche 

del 50%, anche se da collezioni 

superate o di seconda scelta. 

Ma chi si intende davvero di dinamica 

d’acquisto a stock, non ha dubbi: per 

il consumatore non c’è mai un affare, 

e il dettagliante dovrebbe avere il 

coraggio di eliminare dal novero dei 

propri fornitori le aziende che servono 

questo canale. Nonostante i volumi 

dichiarati, relativamente contenuti, 

anche alcuni brand dello sport 

puntano sul fenomeno outlet; si dice 

peraltro che siano gli stessi agenti, 

con la complicità delle aziende per cui 

lavorano, i proprietari degli outlet. 

Dopo aver scelto i punti strategici in 

cui insediarsi, pagano la merce a 

prezzi ridottissimi. Una sorta di insider 

trading che cannibalizza il sistema 

distributivo, minando dall’interno la 

funzione del piccolo retail, su cui pure 

molti brand mantengono le 

percentuali maggiori del loro giro 

d’affari. 

Un fenomeno di massa che, 

unitamente alle politiche della grande 

distribuzione, finisce per ledere gli 

interessi dei commercianti e far 

perdere al cliente la concezione del 

giusto prezzo, specie nell’impossibilità 

di un oggettivo confronto tra le ultime 

collezioni e gli invenduti passati. 

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38 

>> 

alcuni essere eliminate dal novero 

dei fornitori. Di fatto, è la vendita 

di prodotti che comunque devono 

tenere alta l’immagine del marchio, 

a prezzi inferiori. Queste realtà 

sono malviste, dal momento che 

danneggiano il piccolo commercio 

nel raggio di duecento chilometri. 

Preziosi per le aziende che possono 

riversare fiumi di prodotto a prezzo 

contenuto e, di fatto in stock, chiaramente 

sono un nemico del dettagliante 

perché vanno ad attirare il 

pubblico e a invitarlo con marchi 

noti, anche se con collezioni superate 

o di seconda scelta. E oggi che 

il pubblico non ha più grandi possibilità 

economiche, avere una griffe a 

il mercato si è sclerotizzato e in una sorta 

di circolo vizioso, le aziende devono produrre 

in massa, sia per soddisfare la domanda 

che per strappare prezzi sempre più competitivi. 

Così facendo, però, saturano i vari canali distributivi 

basso prezzo è sicuramente un fattore 

invitante che lo allontana dal 

negozio. Come dire, una lotta tra 

qualità e quantità, verso un consumatore 

smanioso di brand ma non 

così attento alla qualità, o disposto 

a chiudere un occhio pur di sfoggiare 

una marca nota a costo ribassato. 

In Cina, di tutto e di più 

Oggi si può reperire qualsiasi tipo di merce. Oltre 

ad avere le idee chiare, per essere competitivi 

bisogna sviluppare la capacità di fornire alla 

clientela un servizio di alto profilo 

Simona Conturso, Responsabile Ufficio Vendite Maglificio Gimer 

SIAMO un’azienda che fino a quindici anni fa produceva in Italia poi, 

per gli ormai ben noti motivi di competitività, abbiamo iniziato anche noi 

a produrre all’estero. Attualmente produciamo e vendiamo con nostri 

marchi, affiancando una forte politica di service che ci ha dato una identità 

ben precisa. Disponiamo, infatti, di un ampio catalogo con una notevole 

quantità di merce pronta consegna, facilitando così sia il nostro lavoro 

che il cliente, che ogni giorno può accedere al nostro magazzino. 

In linea teorica la competizione, oggi, ha davvero raggiunto il suo culmine 

e non manca di dare problemi, ma a ben guardare molte aziende nel settore 

stanno scomparendo. Infatti, per come si sta evolvendo il mercato, 

solo chi fa service può resistere, adottando una politica di servizio che ha 

nell’immediatezza il suo punto di forza. Anche l’ampiezza della gamma 

chiaramente ha il suo peso. Per quanto ci riguarda, disponiamo di circa sei 

o sette aziende per merceologia di prodotto, e di conseguenza il cliente 

compra più volentieri da noi in quanto riesce con dei minimi di quantità a 

scegliere fra più referenze, razionalizzando così anche il proprio numero di 

fornitori. 

Il mondo dell’ingrosso nella sua accezione tradizionale, dal mio punto di 

vista, è finito da molti anni e ha perso il suo senso: gli importatori 

sono diventati distributori e devono essere in grado di offrire un 

servizio che di fatto era quello garantito dai grossisti. Certo il futuro 

è confuso, e questo non solo a causa dei Paesi che importano, 

ma anche per quelli che esportano. La penalizzazione derivante 

dal dollaro e l’attenzione che la Cina sta iniziando a rivolgere ai 

consumi interni stanno notevolmente modificando i prezzi. A 

maggior ragione, quindi, saltare un passaggio per tenere i costi 

contenuti è decisamente strategico. 

Meglio sarebbe, secondo alcuni, 

vendere questi stock a compratori 

che potrebbero poi rivolgersi a 

un pubblico diverso, di paesi 

emergenti, come l’est Europa, 

smanioso di firme ma con ridotte 

possibilità economiche, invece che 

rischiare di collassare il sistema dei 

Nell’ultimo decennio ci sono stati mutamenti importanti, se solo pensiamo 

alla differenza abissale tra il prodotto europeo e quello d’importazione sia 

da un punto di vista di prezzo che, tutto sommato, di qualità. Oggi però, a 

differenza di un tempo, quest’ultima è migliorata notevolmente. I Paesi 

orientali hanno progressivamente migliorato la tecnologia, riescono a finanziarsi 

nell’acquisto dei macchinari, al contrario dell’Europa dove la 

produzione è quasi del tutto scomparsa a causa dei prezzi troppo elevati. 

Certo si trova di tutto e di più e bisogna aver chiaro in mente le scelte da 

fare. I grossi marchi hanno un forte potere contrattuale e quindi riescono 

a strappare cifre molto basse, salvo poi avere costi molto alti di promozione 

e pubblicità. Tuttavia è assai facile che la stessa azienda cinese produca 

sia per il grande brand che per l’importatore, per cui certi prodotti non 

si discostano qualitativamente ormai più di tanto. 

La situazione è simile a quella che avevamo in Italia quarant’anni fa, con 

il prodotto economico e quello qualificato. Se però ci si rivolge ad aziende 

serie, la differenza resta sostanzialmente quella di prezzo, non di qualità. 

Diciamo che la stessa maglietta tecnica in poliestere viene acquistata a 

cifre più basse dal grande brand, che ha però costi ingenti nel posizionarla 

sul mercato, e a cifre un po’ meno contenute, ma sempre convenienti, 

anche dall’importatore e distributore, che di contro non ha poi i costi 

delle grandi marche. La differenza si vede sull’offerta finale al consumatore. 

Se però andiamo a guardare con attenzione, si tratta della stessa 

maglietta in poliestere, senza differenze così evidenti. Oppure si fa una 

scelta come quella messa in atto da Decathlon che non ha grandi marchi, 

ma ha trasformato come tali le proprie private label, attirando il pubblico 

con cifre ridotte e facendo soffrire molti punti vendita. Del resto il 

cliente vive alla giornata, compra in base a quello che ha in tasca, 

per cui spesso preferisce una spesa più frequente, ma contenuta, 

a una importante per un prodotto di alto livello. 

Chiaramente un calo degli acquisti massiccio da parte del 

retail potrebbe nel tempo creare anche a noi seri problemi, 

che per ora però fortunatamente riusciamo a 

contenere. Il dramma è soprattutto nel settore tessile, 

dove il brand anonimo ha meno probabilità di sopravvivere 

rispetto a quello affermato.

Paesi dalla distribuzione più evoluta. 

Eppure, certi brand puntano molto 

sul fenomeno outlet e c’è da chiedersi 

se non vi siano interessi soggiacenti 

e agenti compiacenti, magari 

proprietari, più o meno apertamente, 

di questi stessi punti vendita. 

Fonti accreditate sostengono infatti 

che noti agenti siano i proprietari 

degli outlet in punti strategici e paghino 

un prezzo ridottissimo rispetto 

a quello del negoziante, avendo comunque 

il margine del retailer e creando 

la possibilità di non implementare 

un parallelo, quindi con il soste- 

gno delle aziende. 

Questa confusione nel commercio 

rischia di generare un caos inquietante, 

destinato poi a subire una 

sorta di pulizia, in tutti gli anelli di filiera, 

attraverso una selezione naturale, 

legata alla positività o meno 

delle stagioni commerciali. La mancanza 

di regole e l’incapacità delle 

associazioni di categoria di attuare 

controlli e regolamentazioni del mercato 

lascia infatti campo libero a tutti, 

salvo poi riverarne le conseguenze 

su tutti, in egual misura. Come 

nel caso delle svendite, tanto attese 

e tanto osteggiate, grande momento 

di fatturato ma anche di saturazione 

del mercato. Meglio sarebbe, 

secondo alcuni, lasciare allora la 

libertà di commerciare al prezzo 

che si desidera tutto l’anno, lasciando 

emergere così chi guadagna, 

chi serve bene, chi ha più possibilità, 

attraverso una selezione naturale 

funzionale. E per molti è anche 

abbastanza inutile, in nome di 

una destagionalizzazione forzata, il 

ricorso a più collezioni durante l’anno, 

oltre alla tradizionale autunno-inverno 

e primavera-estate. Uno sperpero 

di denaro in campionari che 

costano una fortuna e che i grandi 

colossi si ostinano a fare per indurre 

all’acquisto i negozianti, ma non 

certo utili a sanare la situazione. 

Non meno interessante è anche il 

fenomeno delle private label che in 

certi ambiti, con una politica verticalista 

importante, ha portato a grandi 

risultati. Vi sono infatti alcune aziende 

che seguono una strategia basata 

sul controllo di tutta la filiera, seguendo 

tutti i processi e gestendoli 

in prima persona, saltando step di 

intermediazione e facendo in modo 

che dalla produzione al consumatore 

tutti i passaggi avvengano internamente, 

con un vantaggio economico 

diretto e tagliando fuori eventuali 

intermediari tradizionali. Chiaramente 

è una strada anche ri- >> 

39


40 

>> 

schiosa, perché per riuscire occorre 

sviluppare una competenza specifica 

per ogni passaggio, in modo da 

poter governare pienamente il processo 

e ottimizzare l’intera azione. 

Del resto, il consumatore, grazie a 

internet e alla diffusione delle informazioni, 

sa ormai bene a quanto 

ammonta il costo dei prodotti e specie 

in momenti di magra difficilmente 

accetta cifre spropositate per capi 

che sa costare meno. Come nel 

caso delle polo, che all’origine costano 

4 euro e che qualcuno, pur 

brandizzandole con marche di richiamo, 

si ostina a vendere a 100. 

La crescita delle private label non 

deve essere vissuta quindi in maniera 

limitativa, ovvero giustificata 

dalla minore disponibilità economica 

del pubblico, ma anche 

dalla consapevolezza del consu- 

mer dei ricarichi effettuati e dalla 

ricerca di brand meno noti, ma 

più equi. 

Se fin qui potrebbe sembrare tutto 

abbastanza delineato, in realtà 

quando si scende nei dettagli tutto 

si complica. Comprendere, infatti, la 

divisione dei ruoli diventa davvero 

complesso. Se la parola importatore 

lascia immediatamente supporre 

che vi sia qualcuno che compra 

all’estero per poi vendere nel proprio 

Paese, non è detto che l’importatore 

sia anche produttore in qualche 

paese lontano. Di sicuro, molto 

probabilmente è anche distributore, 

ovvero una volta avuto il prodotto si 

prodiga nel diffonderlo alla propria 

rete di referenti. Un’azione che, come 

già visto, stritola il grossista, 

schiacciato da una parte dal service 

effettuato dagli importatori e dall’al- 

Non sottovalutiamo il valore del locale 

In un mondo globale bisogna allargare i propri 

orizzonti senza trascurare la forza degli operatori 

territoriali, ed invece unendosi per ottimizzare 

costi, tempi e risultati 

Georg Oberrauch, Titolare Sportler 

SE OGGI una ditta si mette a organizzare la distribuzione a livello locale 

piuttosto che a livello mondiale, partendo da zero, non è detto che 

non riesca ad arrivare a quelli che vengono indicati come concetti di 

successo di verticalisti. Nelle grandi dimensioni, però, tante volte viene 

sottovalutata l’importanza di un player locale. Credo invece nel concetto 

“global thinking, local endly”, dal momento che ritengo che per il futuro 

servirà sempre più il player locale che conosce certe specificità del mercato. 

È infatti più sensibile a capire le necessità del mercato specifico, ma 

deve inserirsi in un concetto più ampio che sfrutti anche tutti i vantaggi 

della globalizzazione. Tanti distributori, importatori e produttori dovrebbero 

mettersi in una stanza della creatività tutti insieme e ristudiare i concetti 

che attualmente hanno, perché penso che così facendo potrebbero dare 

una forte spinta allo sviluppo dei loro valori aggiunti. 

Occorre maggiore etica e più equilibrio, in modo da 

accettare i limiti naturali del mercato. Provo ad utilizzare 

un paragone preso dal mondo della natura: se 

dobbiamo prendere atto che un albero, se vuol crescere 

sano, in un anno non può alzarsi più di dieci centimetri, 

non possiamo pretendere che invece aumenti di 

cento centimetri. La mancanza di concetti, obiettivi e 

posizionamento chiari, anche con un pizzico di furbizia, 

spesso genera conflitti economici e politiche discutibili. 

tro dall’azione delle grandi aziende. 

In sostanza, un grossista è un po’ 

quello che compra direttamente dalla 

casa madre o da un importatore 

un prodotto e lo rivende sul mercato, 

magari sul pronto, anziché far 

aspettare, facendo anche da piccolo 

magazzino nel rifornire. L’importatore, 

invece, importa a tutti gli effetti, 

ponendosi in competizione con 

qualsiasi altro fabbricante e distri- 

Spesso dietro certi slogan si nascondono delle complessità notevoli che 

avrebbero bisogno di una trattazione nel dettaglio molto approfondita per 

svelare chiaramente la loro stessa natura complessa. 

La globalizzazione ha portato a grandi cambiamenti, non per forza negativi. 

La velocità nello spostare know-how e merce nel mondo sicuramente 

porterà degli ulteriori vantaggi ai consumatori. Credo però che si dovrà 

rinforzare il valore del locale. Questo se i player locali sapranno riscoprire 

l’importanza della loro personalità, muovendosi, sviluppandosi e non rimanendo 

legati a concetti storici. In un mondo così complesso è difficile 

pensare di poter fare tutto da soli, e nei prossimi anni penso che avremo 

delle sorprese un po’ in tutte le direzioni. Naturalmente però i player locali, 

per potersi sviluppare, devono mettersi insieme, razionalizzare certe 

azioni. Credo che non ci siano chances se non ci si sviluppa anche mentalmente, 

in termini di concezioni. L’imprenditoria deve mettersi insieme 

e sviluppare ciò che ha una logica di ottimizzazione. Oggi tutte le imprese 

tentano di trovare una soluzione, e tanti imprenditori e commercianti 

impegnano tanto tempo in questo ambito. Ognuno scopre un modo di per 

se stesso, a prezzo di grandi investimenti, che magari è già stato scoperto 

da migliaia di altri. Se invece ci si mettesse insieme non si perderebbero 

risorse, ma anzi si avrebbe una concentrazione di queste, di teste 

pensanti, di strumenti, e il risultato sarebbe sicuramente migliore, meno 

oneroso e più funzionale, come di recente è successo nella case history 

di un’azienda tedesca. Bisogna però che ci sia maggiore fiducia e desiderio 

di collaborazione, uscendo dal proprio particolare per dar vita a 

una strategia comune che offra maggior garanzie, minori costi 

e più qualità. Se in futuro avremo delle famiglie imprenditoriali 

e local player sani in Italia, avremo un valore 

aggiunto enorme rispetto a catene multinazionali, 

ma tutto ciò dipende dalla flessibilità con cui si 

sapranno risolvere queste problematiche.

utore, velocizzando le consegne 

grazie a un supporto logistico efficiente 

e allargando il proprio ambito 

di azione. Ecco allora che chiunque 

diviene grossista, anche un grande 

brand che di fatto importa i prodotti 

e li distribuisce. 

Uno scambio, o doppiaggio di ruoli, 

che affronta un mercato oggi saturo, 

esondante di tutto e di più, con 

un constante contributo di que- >> 

imPortazione Parallela 

Si fa ma non si dice 

Tutti lo conoscono, in pochi ne parlano. Uno stratagemma 

apparentemente osteggiato dalle aziende, comodo per far quadrare 

i conti di un rapporto tra domanda e offerta decisamente sbilanciato 

Spiegare esattamente di cosa si 

tratti non è facile, non 

foss’altro per la reticenza nel 

parlarne che un po’ tutti nel settore 

dimostrano. 

Di fatto, il parallelo è un escamotage 

per coprire non solo i canali 

tradizionali, noti e ufficiali, ma tutto il 

mercato, piazzando così merce che 

rischierebbe di restare invenduta e al 

tempo stesso accaparrandosi punti 

vendita altrimenti fuori dalla rete 

tradizionale di vendita. 

Una formula, dunque, che esprime il 

desiderio malcelato di volere tutto e 

sempre di più. Questa la strategia di 

alcune aziende, in modo da 

dimostrare di servire solo una certa 

tipologia di referente, ma al tempo 

stesso far trovare il prodotto a tutti. 

O quasi. 

Analogamente, alcuni importatori, ma 

anche rivenditori e grandi negozianti, 

cercano la merce in Paesi dove 

questa viene proposta a cifre inferiori 

rispetto a stati come l’Italia, dove il 

costo è decisamente superiore. In 

questo possono trovare colleghi 

compiacenti che fanno un ordine più 

alto, salvo poi rivendere al richiedente 

dell’Occidente ricco. Senza tanti 

complimenti, specie per i canali 

locali, che soffrono e con un occhio 

chiuso, se non due, da parte dei 

grandi brand che alla fine un utile 

comunque lo ottengono. 

Anche perché se una ditta ha decine 

di migliaia di capi, sa già che sarà 

costretta a mettere essa stessa sul 

parallelo una parte della produzione. 

Una necessità per dar sfogo alla 

massa di prodotti che magari si è 

costretti a realizzare per strappare il 

prezzo migliore al produttore. 

Si fa ma non si dice, perché 

dichiarare apertamente questi sistemi 

potrebbe creare turbative di mercato 

e far arrabbiare chi invece i canali 

tradizionali e regolari li rispetta. 

Eppure tutti sanno, è chiaro, non si 

tratta certo di un segreto. Anche 

perché le aziende, salvo quando 

sono gabbate con falsi o all’origine 

dai fornitori stessi, sanno benissimo 

dove finisce la merce e, volendo, 

potrebbero fermarne il flusso, 

regolamentarlo o comunque 

monitorarlo con precisione. Del resto, 

producendo una gran quantità di 

prodotto e abbattendo il prezzo, si 

aumentano i margini sui canali 

tradizionali e l’esubero si smercia in 

parallelo, coprendo altri canali, 

recuperando il costo di produzione e 

accontentando chi chiede merce a 

basso prezzo, magari per vendite in 

stock o promozionali, funzionali a 

saldi, svendite. Di fatto, c’è sempre 

stato un mercato del parallelo, 

comodo un po’ a tutti e per questo 

sopravvissuto nei decenni. 

Nella evidente difficoltà di riuscire a 

risalire alla fonte produttiva, il rischio 

maggiore che si corre, decisamente 

pericoloso ed implicito a questa 

forma commerciale è quello di 

alimentare la contraffazione, nella 

evidente difficoltà di riuscire a risalire 

alla fonte produttiva. L’operatore 

“professionale”, tuttavia, sa come 

comportarsi, e senza 

documentazione scritta attendibile 

non conclude mai suoi affari. Volere, 

in fondo, è potere. 

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42 

>> 

sti player nel saturarlo. Inevitabile, 

quindi, il conflitto, in una lotta senza 

quartiere per la sopravvivenza, dove 

non mancano i problemi, a partire 

dalla logistica fino ai trasporti, dai 

dazi fino ai rapporti con le dogane, 

solo per citarne alcuni. 

Sicuramente un’evoluzione profonda 

ha interessato il settore 

nell’ultimo decennio e non cessa 

ancora di influenzarlo, secondo le 

oscillazioni economiche e politiche, 

un po’ come la borsa. Oggi ad 

esempio i moli marittimi, come tutti 

gli altri costi, in una Cina che sta 

prendendo consapevolezza della 

propria importanza, sono lievitati. O 

meglio, hanno degli alti e dei bassi, 

talvolta con rincari pesanti alternati 

a momenti in cui, grazie alla competizione, 

rimangono comunque molto 

appetibili. Del resto, anche le navi 

devono viaggiare piene per rendere, 

per cui la principale problematica è 

La Cina cresce e l’Europa paga 

La consapevolezza del proprio potere 

da parte del gigante cinese e la perdita 

della capacità produttiva nel vecchio continente 

complicano la situazione, ma non per questo 

il mercato cesserà di andare avanti 

Giorgio Fontana, Amministratore Effea 

quella di avere a che fare con delle 

compagnie navali affidabili. Chiaramente 

quando hanno poco lavoro, 

l’offerta è a prezzi bassi, mentre 

quando sono piene di lavoro, tendono 

a fare un po’ le tariffe che vogliono, 

come avviene in tutti i mercati. 

Ormai non c’è nessuna voce che si 

LA NOSTRA azienda è sia importatrice che rivenditrice. Di conseguenza 

siamo alla stessa stregua dell’industria, con la differenza che questa, 

invece di essere qui e di nostra proprietà, è in Cina. Trattando accessori di 

prodotti per lo sport, molti di questi sono di carattere tecnico e specifici 

per determinate discipline, per l’allenamento e la preparazione. Il che va a 

colpire lo sport nel suo cuore. Che siano poi i negozi o le società sportive 

di una certa levatura, i distributori locali, piuttosto che fornitori di impianti, 

resta il fatto che all’importatore si rivolge un po’ tutto il mondo dello 

sport e viceversa. 

Certo la saturazione del mercato rende la vita difficile un po’ a tutti. Per 

noi l’importazione è cercare, invece di una fabbrica italiana di scarpe che 

oggi, con i costi che ha, propone merce a caro prezzo, un’altra fabbrica in 

un luogo del mondo in cui il prodotto costi meno, consentendo maggiori 

margini e al tempo stesso garantendo un servizio alla clientela. 

Del resto, oggi la competizione non segue più i crismi commerciali. È 

sparito il bisogno, che era il motore trainante. In passato si trovava sempre 

il modo di piazzare un prodotto invenduto, magari abbattendone il prezzo. 

Venendo meno questo bisogno, invece, la gente si reca nei negozi, vi tra- 

discosti dal significato del consumismo. 

Se il prodotto è carente, il 

mercato lo paga, mentre se è abbondante 

lo si trova a tutti i prezzi. 

Ciò vale per i servizi, per il prodotto 

in sé e un po’ per tutto. 

Se la grande azienda produce e 

può anche essere essa stessa >> 

scorre delle intere giornate, poi magari se ne esce, fa il giro del mondo e 

se prima aveva l’intenzione di comprare un vestito, è capace mentre sta 

facendo questo giro di trovare un computer e comprare quello, rinunciando 

al capo per mancanza di soldi. 

Credo quindi che sia necessario avere dei buoni prodotti e offrire un buon 

servizio. Anche se sinceramente, nonostante l’esperienza e la conoscenza 

del mercato, non ho trovato nessuna risposta su quali possano essere 

nuove strade da percorrere, modi per proporsi diversamente. Anzi, proprio 

perché le grandi case hanno più materiale sullo stomaco, hanno scoperto 

che riescono a vendere abbattendo il prezzo. Ritengo che tutta l’intelligenza 

di una strategia risieda in questo, e che quindi non ci sia poi così tanto 

da imparare: sono azioni arcinote. Oggi il mercato sta cambiando, calano 

i negozi, mentre aumentano i grandi impianti sportivi, ci sono distributori 

più o meno fuori canale, la pubblicità, con studi pubblicitari che comprano 

prodotti per marcarli con griffe dei propri clienti. Non vedo un futuro così 

limpido e roseo, anche se, nonostante la crisi e una concorrenza agguerrita, 

si riesce ancora a lavorare. Si osservano raffiche di rincari in Cina, ora 

che questa ha preso coscienza del proprio peso nel sistema globale, ma 

non è un problema insormontabile. Si dovranno cercare altri poli produttivi 

più convenienti, ma il sistema proseguirà comunque. Del resto, ho 

sempre rimproverato all’Europa di aver gettato via le capacità di lavorare 

in favore della comodità di acquistare il prodotto finito. Una politica che le 

aziende hanno sempre perseguito, fino a che la situazione è diventata 

questa. È difficile fare previsioni, perché al momento non si hanno neppure 

le idee tanto chiare. Tra il rincaro dei noli, la perdita del 25% del dollaro 

sull’euro e l’aumento dei prezzi in Cina, bisognerà vedere se la situazione 

riuscirà a durare o se si dovranno cambiare fonti di approvvigionamento 

che possano comunque garantire gli stessi standard attuali.

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>> 

importatrice, come nel caso di alcuni 

grandi brand, occorre però segnalare 

come in Cina esista chiaramente 

una produzione di più alto livello 

e una ancor più massiva. Nella 

ricerca di un prodotto di qualità che 

possa rispondere agli standard europei, 

capita sovente che l’importatore 

si trovi a comprare dalla stessa 

azienda produttrice di un grande 

brand. Chiaramente intervengono 

dinamiche diverse, esigenze e costi 

dissimili, perché la stessa azienda 

cinese che produce per il grande 

brand e per l’importatore, può essere 

soggetta a tutta una serie di controlli 

qualità dalle grandi case, per 

garantire una merce qualitativamente 

idonea a supportare un prezzo di 

mercato più alto di quello che magari 

viene proposto dall’importatore. 

Certo è che le grandi aziende che 

siamo abituati a vedere in televisione 

non hanno più dei centri produttivi 

in grado di rispondere alla richiesta 

di prodotto del mercato. È quindi 

inevitabile che si rivolgano ad 

aziende in luoghi del mondo più 

concorrenziali e, a seconda di come 

l’azienda è in grado di farsi pagare, 

procede con determinati controlli 

oppure no. Il che non significa che 

non vengano fatti controlli seri e rigorosi. 

Tuttavia l’errore è sempre 

dietro l’angolo, come si vede dal 

pallone di questi ultimi mondiali, inadatto 

anche per una squadra di 

bassa categoria, come hanno criticato 

in molti. 

Cercare sempre nuove strade per 

rinnovare il prodotto e trovare fornitori 

più competitivi espone, infatti, 

a rischi notevoli, perché non 

sempre le linee di prodotto riescono 

a rispettare gli standard stabiliti. E 

del resto è una via che si è costretti 

a percorrere, perché se si pensa a 

quanto può costare una pianificazione 

pubblicitaria come quelle realizzate 

dai grandi marchi, oltre alle 

pubblicità dei distributori locali, da 

qualche parte delle economie occorre 

che vengano fatte. Di conseguenza, 

è necessario trovare fornitori 

a cifre sempre più concorrenziali, 

ma il rischio di avere poi un >> 

Non si vive solo di fenomeni 

I commercianti spesso seguono le mode, mentre un dialogo 

stretto e costante con le aziende può essere un sistema 

per avere maggiore assistenza e garanzie sulla marginalità 

Fabio Campagnolo, Responsabile Commerciale F.lli Campagnolo 

IL MERCATO DELLO SPORT segue da vicino le problematiche legate al mondo della 

“moda”, subendone le logiche - oggi sempre più difficili - della stagionalità. La temporaità 

degli approvvigionamenti e/o riassortimenti è diventato on questi ultimi anni un aspetto 

molto serio da considerare per il retail e la sua marginalità, e anche una problematica delicata 

e importante da riuscire ad affrontare con la migliore razionalità. Sono l’abbigliamento 

in primis, ma anche la calzatura, a vivere queste dinamiche con particolare urgenza. Per 

esprimere il mio pensiero al proposito, con semplicità e buona sintesi, dividerei il mondo dei 

marchi sportivi in tre grandi gruppi. 

1) I marchi ‘che non devono chiedere mai’. Fanno investimenti enormi in pubblicità, 

sono leader nel proprio settore di riferimento, sono richiesti dal grande pubblico e di conseguenza 

il negoziante si ritrova a subire le regole di marginalità e distribuzione 

imposte dalle grandi aziende che li distribuiscono. I negozianti 

sono continuamente costretti a monitorare i prezzi di uscita al pubblico 

dei propri concorrenti, per evitare di trovarsi spiazzati da chi 

usa i prodotti più richiesti sul mercato per farsi un po’ di 

pubblicità. Molte volte i grandi marchi aprono propri negozi, 

diventando quindi i primi concorrenti dei propri clienti. Il 

pericolo che corrono i marchi che non devono chiedere mai 

sta nel cambiamento del vento. Quando non hanno più il 

vento in poppa – e quindi il favore del consumatore finale –

Strategie, anzi paradossi 

Voluta o meno, la regola imperante sembra quella 

di assenze di regole. Tra le lamentele, il sistema prolifera 

Confusione. Già, tanto caos, in un mercato dove le 

aziende accettano il parallelo, gli importatori fanno 

anche da produttori e da distributori, e magari anche da 

grossisti. E i grossisti vengono a mancare. Un disordine 

di ruoli quasi spiazzante, dove le poche regole 

economiche ed etiche vengono calpestate in nome di un 

guadagno un tempo lauto, oggi necessario per la 

sopravvivenza. 

Come dire, si auspica un dialogo di filiera, ma intanto 

vige il si salvi chi può. Mentre la Cina si è svegliata, ha 

capito il suo potenziale e ha deciso di alzare i prezzi. Non 

più il buon selvaggio abbindolato dal luccichio di qualche 

euro o dollaro sonante, l’imprenditore cinese inizia a 

imparare il mestiere e quasi a superare il maestro, con 

produzioni di qualità, investimenti, tecnologie, risorse 

umane. E se qualcuno pensa di spaventarlo 

delocalizzando altrove, non si preoccupa più di tanto, 

perché si è accorto di avere un bacino potenziale di circa 

un miliardo di clienti suoi conterranei, desiderosi di tutto. 

vengono sostituiti in fretta e con piacere da quei 

negozianti (specialmente i piccoli) che questi marchi 

li hanno subiti fino a quel momento. 

2) I marchi ‘della giungla”. Li chiamo così perché 

basta andare a qualsiasi fiera di settore (ISPO 

di Monaco, OutDoor di Friedrichshafen...) per vedere 

di quante aziende è popolato il mondo dello 

sport. Senza contare che le aziende espositrici 

rappresentano solamente una parte del mondo 

globale. Nella Giungla ogni azienda si fa bella come 

può per attirare la propria clientela. C’è chi punta 

sull’immagine del prodotto, chi sul prezzo, chi 

sull’affidabilità delle consegne. Ogni anno la Giungla 

miete molte vittime, ed è invasa da nuovi conquistatori 

in cerca di successo. Nella Giungla anche 

i negozianti faticano ad orientarsi, e molte volte 

sono attirati da offerte strabilianti e, più di qualche 

volta, ingannevoli. Per sopravvivere i marchi devono 

seguire alcune regole base (semplici da scrivere 

ma molto difficili da realizzare): 

a) buon rapporto qualità/prezzo; 

b) buona immagine di prodotto; 

c) buona immagine di marchio; 

d) affidabilità nelle consegne e nei servizi pre e 

post vendita (con sviluppo di programmi NOS, Never 

Out of Stock, per garantire al cliente riassortimenti 

in tempi rapidi senza rischi per lo stesso); 

e) buona marginalità per il negoziante (come con- 

In tutto ciò, politiche non chiare, strategie 

calcolate e senza esclusione di colpi, 

assalti alla baionetta a nuovi mercati o 

ritrovati target. Mentre fiumi di 

prodotto travolgono il pubblico 

ormai affogato in armadi strapieni 

e tasche stravuote, più 

simpatizzante per una private 

label economica che per 

un altisonante brand a 

caro prezzo. Che alla 

fine trova a cifre 

convenienti proprio 

negli outlet, o nei 

mercati cittadini, grazie 

agli stock e a qualche 

parallelo. Urge una bussola per 

orientarsi! 

seguenza di una corretta distribuzione); 

f) capacità di creare emozioni nel punto vendita col 

proprio prodotto/immagine, e con materiale pubblicitario 

mirato (shoppers, window, display, poster). 

Le aziende che riescono ad eccellere ed a far meglio 

dei propri concorrenti in tutte le categorie risultano 

prevedibilmente quelle poi vincenti sul 

mercato. Con il tempo e gli strumenti idonei, il 

“bravo” negoziante riesce ad individuare queste 

aziende e a costruire con loro un percorso di crescita 

e complicità che si rafforza di stagione in 

stagione. È oggi più che mai strategico conoscere 

il più possibile i propri fornitori, visitarli per capire 

bene i loro punti di forza, incontrare i titolari e 

conoscere i vari responsabili per capire l’iter produttivo. 

Sono, questi, tutti elementi che contribuiscono 

ad una maggiore conoscenza ed a un arricchimento 

a livello professionale, ormai diventati 

fonamentali per chi è a contatto con il consumatore 

finale. Presentare all’interno del proprio punto 

vendita una collezione in modo armonioso, coordinato, 

sia come proposta stile sia come assortimento 

colori/taglie, riuscendo a trasmettere al consumatore 

finale lo spirito di ogni azienda, significa 

creare le migliori condizioni possibili, oggi, per 

avere successo e - cosa non meno importante - 

fidelizzare il consumatore finale. 

Fondamentale in questo percorso è anche il lavoro 

che devono fare gli agenti di zona, veri punti di 

stilettate 

riferimento di ogni azienda nei singoli territori. Il 

negoziante “miope” si accontenta di scegliere i 

capi migliori da ogni marchio, frammentando così 

l’offerta all’interno del proprio punto vendita e 

creando a sua volta disorientamento al consumatore 

finale. 

3) Le ‘Private label’. Sono i marchi propri delle 

varie catene distributive/gruppi d’acquisto, e vivono 

solo marginalmente la lotta per la sopravvivenza 

che c’è all’interno della Giungla. I rischi per questi 

marchi Private Label sono legati proprio alla mancanza 

diretta di competizione, che alla lunga potrebbe 

appiattirli e impedire di farli crescere come 

immagine e come prodotto per mancanza di ricerca, 

sia a livello di stile che di nuovi materiali. Spesso 

si tratta di modelli basici che puntano principalmente 

sul prezzo. 

Dobbiamo comunque tenere presente che la qualità 

è un elemento fondamentale per rimanere nel 

mercato e fidelizzare il cliente. Quando un capo si 

rovina a causa della scarsa qualità, il consumatore 

non si ricorda più del prezzo pagato al momento 

dell’acquisto, ma memorizza piuttosto che quel 

marchio non è garanzia di qualità e durata nel 

tempo. Ritengo infatti che uno dei fondamentali 

requisiti per un articolo dedicato alla pratica sportiva, 

e pertanto sottoposto a maggior usura rispetto 

a un capo fashion, sia proprio la qualità. 

45


46 

>> 

prodotto non eccellente aumenta. 

Oggi ormai l’industria produce 

talmente tanto che il mercato non 

è in grado di assorbire tutto il 

prodotto. Tuttavia quanto realizzato 

deve assolutamente uscire dai magazzini, 

non può giacere, perché la 

macchina produttiva non può fermarsi. 

E se i canali ufficiali faticano 

a digerire la massa di merce in arrivo, 

occorre cercarne altri. È così 

che si è sviluppato, oltre il ben fenomeno 

dell’importazione parallela, 

ovvero prodotti marcati che giungono 

per vie traverse, ma regolari, 

sempre nello stesso mercato, anche 

quello di certe organizzazioni di statura 

europea, o comunque realtà 

che hanno il potenziale di ordinare 

volumi di merce veramente notevoli. 

Queste vanno direttamente all’origine 

e trattano l’acquisto alla fonte, al 

di fuori dei canali tradizionali. Un accordo 

diretto, dunque, che taglia 

fuori la classica filiera in virtù del 

potere d’acquisto del referente che 

si accolla poi trasporti e oneri, ma 

che in questo modo vede comun- 

Rigorosamente vietato limitarsi 

Allo stato attuale, le piccole realtà 

fanno fatica a reggere. Occorre allargare 

la propria sfera di azione a livello territoriale, 

investire su commerciale, marketing e internet 

Giuseppe Sotgiu, Responsabile Commerciale Essesport 

CI SIAMO sempre occupati di intermediazione all’ingrosso, ma sempre 

su importazioni proprie senza alcun marchio riconoscibile o, viceversa, 

facendo appoggio sulle filiali ufficiali delle aziende. Per quanto posso osservare 

dal mercato, osservo come sia fortemente presente il sistema 

dell’importazione parallela. Questo è un fenomeno che si sviluppa principalmente 

su quei marchi di grande appeal sul consumatore finale, per cui 

in alcuni casi la domanda è superiore all’offerta, almeno per quanto riguarda 

il numero dei punti vendita che possono commercializzare quel determinato 

brand. Pur non conoscendo in maniera approfondita questa modalità, 

so che è un fenomeno che mantiene a tuttoggi una certa vitalità, 

alimentata per altro dalla volontà delle aziende di esercitare un certo 

controllo sulla distribuzione, contingentando il numero dei punti vendita. 

Circa le problematiche legate ai grossisti, ci sono due fattori importanti da 

tener presente, che sono anche all’origine della crisi di questa figura 

professionale. In primo luogo, il numero dei negozianti si è negli ultimi 

anni notevolmente ridotto così da consentire di essere coperto in maniera 

soddisfacente dall’azienda stessa attraverso nuove potenzialità logistiche 

ed anche con deroghe alle richieste di quantitativi minimi. Poi perché 

l’azienda ha bisogno di realizzare un fatturato all’origine che prima probabilmente 

non aveva, perché magari sul volume e sul numero degli ordini 

già presi al di sotto di una certa soglia poteva soprassedere ritenendoli non 

que salvaguardato il proprio margine. 

Un po’ come per le automobili, 

in cui vi sono dei rivenditori che 

comprano direttamente dai fabbricanti, 

pur non avendo nessuna concessione 

diretta, a patto che si impegnino 

a ritirare un prestabilito 

quantitativo, liberando i magazzi- >> 

sufficientemente “di valore”. Oggi, invece, per raggiungere il bilancio almeno 

minimo degli ordini stagionali si accettano con maggiore flessibilità 

ordini anche minimi. 

Questi cambiamenti hanno avuto conseguenze anche per il grossista. Intanto 

ha dovuto per forza di cose ampliare l’orbita geografica, passando 

da poche provincie a un territorio molto più ampio per arrivare a un bacino 

di utenza sufficiente per la soddisfazione aziendale, visto il calo del 

numero di operatori. Questo ha comportato un maggior sforzo in ambito 

commerciale e di marketing, con spedizione di documentazione, listini più 

comprensibili anche in un’ottica di un negoziante che non si reca più 

materialmente, come un tempo, all’ingrosso. Non più, quindi, un passaggio 

al magazzino settimanale, ma ordini a distanza, o via internet, con la necessità 

di dotare la clientela di cataloghi e sistemi conoscitivi e mettendolo 

in condizione di gestire questo servizio direttamente dal suo punto 

vendita. Inoltre la distanza comporta potenziali problematiche nell’attribuzione 

dei costi di logistica e spedizione via corriere, da concordare con il 

cliente. Tra i cambiamenti più significativi dell’ultimo periodo, c’è da annoverare 

anche la crescita e lo sviluppo dei gruppi d’acquisto, che per 

certi versi sono competitor dei grossisti. Infatti i più grandi usufruiscono 

essi stessi di potenzialità di importazione diretta. Inoltre è come se tutti i 

negozi aderenti a un gruppo improvvisamente diventassero dei grandi 

negozi che non hanno più bisogno del servizio dell’ingrosso. 

In definitiva, credo che gran parte della rivoluzione si sia compiuta. Lo 

sfoltimento nel numero di negozianti e operatori è già in gran parte avvenuto, 

almeno nell’area lombarda. Qui l’aggressione di Decathlon e la nascita 

delle catene importanti che concentrano quella che prima era la 

polverizzazione dei negozi è avvenuta nell’ultimo ventennio, anche se in 

altre aree d’Italia non è così. La specializzazione di alcuni è diventata la 

vera ragione di esisterea, così come alcune realtà si stanno facendo aiutare 

in maniera efficace da internet, utilizzata come una nuova risorsa in 

grado di abbattere le tradizionali barriere di influenza commerciale, accedendo 

a un mercato più largo.


48 

>> 

ni. Di fatto, grandi importatori e 

gruppi d’acquisto si vengono a 

sommare, anche se su certi prodotti 

l’importatore riesce a spuntare 

un prezzo anche migliore, acquistando 

in quantità maggiore o gestendo 

una trattativa cumulativa. 

Esistono però differenze sostanziali. 

Il gruppo d’acquisto deve devolvere 

delle energie per andare a fare 

degli acquisti, energie che vogliono 

dire quantità, tempi lunghi di resa, 

esborso di capitale anticipato e anche 

la necessità di scaricare una 

montagna di prodotto tutta in un 

unico momento. Ha però il vantaggio 

di comprare sul venduto garantito, 

preordinato e programmato 

con i negozi, consentendo anche 

alle piccole realtà di procedere con 

ordini neanche poi così consistenti. 

Di contro l’acquisto programmato è 

anche vincolante e chiaramente se 

c’è la possibilità di trovare qualcuno 

che fornisca il prezioso servizio 

di diluire questa massa di prodotto 

in diverse tranche, magari tre o 

quattro volte l’anno, perché importa 

regolarmente e sistematicamente 

da certe zone, la soluzione è preziosa. 

Importatori e gruppi d’acquisto 

diventano allora per certi versi 

competitor e per altri partner in business, 

in base alle migliori condizioni 

che questi player riescono ad 

ottenere. 

Un altro elemento da non sottovalutare 

è sicuramente il controllo 

qualità della merce. Se infatti 

c’è sempre stato, oggi risulta un po’ 

più difficile di un tempo avere una 

qualità garantita, specie se si attua 

una battaglia sui prezzi. Di conseguenza, 

sia le aziende che gli importatori 

devono avere molte più attenzioni, 

dal momento che i tempi vorticosi 

costringono i produttori a realizzare 

il prodotto sempre più in fretta 

ed è facile che ne possa risentire 

la qualità. Per quanto la situazione 

sia migliorata grandemente, non c’è 

ancora la cultura che è presente in 

Occidente, dove una volta progettato 

un prodotto, nel passaggio precedente 

alla produzione massiva avviene 

un accurato controllo qualità 

che può essere verificato e supportato 

da altri collaudi esterni. In 

Oriente questo tipo di concezione 

in parte manca, e il rischio di arrivare 

su una partita non ottimale è alto. 

Una delle difficoltà riscontrate attualmente 

è che lo stesso prodotto 

viene proposto da centinaia di produttori, 

e non è facile trovare quello 

serio, capace di ascoltare le esigenze 

della committenza. Non sempre 

richiedendo un prodotto con un certo 

tipo di componenti si viene >> 

Un ritorno auspicabile 

I rincari e i mutamenti avvenuti in Oriente potrebbero 

riportare in Italia e in Europa una parte delle produzioni. 

Specie se di volumi non elevati, in seno a una riduzione 

dei rischi e a un nuovo assetto del mercato 

Renato Tolusso, Amministratore Delegato Fischer 

Meglio sarebbe, secondo 

alcuni, stoccare su paesi 

emergenti, come l’est 

Europa, smaniosi di firme 

ma con ridotte possibilità 

economiche, invece 

che rischiare di collassare 

il sistema dei paesi dalla 

distribuzione più evoluta 

LA CINA resta sicuramente un referente privilegiato per l’industria internazionale, anche 

se l’aumento dei costi, la flessione del dollaro, l’aumento della valuta cinese, i dazi e l’aumento 

dei costi sono tutti elementi che a breve costringeranno a qualche ritocco sui listini e anche 

a qualche considerazione in più. Parlare di ricerca di nuovi poli di fornitura è prematuro, ma 

sicuramente questi aumenti, specie su certi prodotti, si sono fatti sentire. 

Certo produrre in Oriente ha delle complicazioni. Sicuramente se parliamo di un 

prodotto di buona qualità non si riscontrano problemi o difficoltà particolari. Se invece 

ci si sposta su un prodotto di fascia economica, va detto che facendo la battaglia 

dei prezzi e ponendo la qualità in secondo piano, i problemi insorgono, fino a 

generare una filiera negativa che spazia dalla garanzia con il cliente alla sostituzione, 

fino all’accredito del pezzo. Il che significa affrontare poi situazioni abbastanza 

pesanti. Ecco perché tutte le aziende devono calcolare tra i costi 

un indice di rischio relativo al prodotto difettoso che non può essere rimandato 

al fornitore per una verifica, ma semmai stornato sull’ordine 

successivo. Tutto dipende quindi da quanto si vuole essere concorren-

La vendita in stock, organizzata dalle aziende per 

svuotare i magazzini e chiesta dai negozianti per 

supportare le continue promozioni, dimostra 

chiaramente la sovrapproduzione che molti brand, o per 

errori di valutazioni o per obblighi di produzione o per 

strappare cifre più concorrenziali, sono costretti ormai da 

diversi anni ad attuare. 

Chiaramente questa merce deve essere smaltita, ma dietro 

le vendite in stock non sono rare produzioni sbagliate, 

andamenti peggiori del previsto, qualità non ineccepibile. 

Inoltre certi produttori, o importatori e distributori, cercano di 

fare pushing nel mercato, attraverso merce che è stata 

stoccata da qualche parte, in attesa di poter arrivare a trarre 

un vantaggio economico importante. 

Una vera e propria professione, condotta da alcuni operatori 

storici anche sul mercato dell’articolo sportivo, che TopSport 

ziali o che posizionamento di prezzo si vuole seguire, 

con i rischi che ne conseguono. 

Guardando poi la distribuzione, ormai la figura del 

grossista è quasi scomparsa. Oggi l’azienda che 

produce in far east ha tanto di controllo, uffici sul 

posto, personale che segue la produzione con molta 

assiduità. In pratica, una volta effettuata la scelta 

del fornitore, realizza una produzione in esclusiva 

che poi acquista e ridistribuisce a sua volta nei 

differenti Paesi. Salvo magari in qualche nazione in 

cui la distribuzione non è molto matura, o in terrori 

particolari, come il Sud d’Italia, dove allora il grossista 

gioca ancora un ruolo chiave. 

Alcune aziende poi hanno il problema della distribuzione 

parallela che non è mai una situazione semplice. 

Oggi esistono le filiali che sono in pratica delle 

società di proprietà della casa madre e sono abituate 

a convivere con questi problemi. Tuttavia sul 

territorio difficilmente si può essere contenti di una 

situazione che magari rende qualche cosa di positivo 

alla casa madre, ma nello specifico nel paese 

dove la filiale opera non può esserci un grande 

vantaggio. Anche perché toglie consumi alla vendita 

tradizionale, cosicché anche ammettendo che alla 

casa madre faccia comodo, quando questa chiede i 

Utile, a chi? 

numeri all’importatore si palesa la concorrenza a 

danno di quest’ultimo. 

Certo questo sistema è un po’ una necessità, per 

certe multinazionali, per fare numeri. Un po’ come 

le vendite in stock, dettate da necessità. Un obbligo 

per capitalizzare e liberare i magazzini che sicuramente 

non vengono vissute come una fonte di business 

o di guadagno, ma come un’azione necessaria 

per smaltire la merce. Ormai è un momento dell’anno 

che si è costretti ad affrontare per una serie di 

problematiche che variano dagli errori di produzione 

e valutazione all’annullamento di ordini, per decisioni 

del cliente o inaffidabilità. Diciamo che sono un 

male inevitabile, curabile in quanto quantificato e 

pianificato, da tenere ben rapportato rispetto alle 

vendite normali. E se vogliamo diventa anche un 

aspetto commerciale utile nel momento in cui scattano 

i saldi e i negozianti domandano qualcosa per 

restare sull’onda di questa tipologia di vendita per 

compensare perdite in altri settori, sollecitando questo 

tipo di pratica. 

Che vi sia poi una sovrapproduzione è innegabile, ma 

non sono convinto che sia una questione di prezzi. 

L’incidenza non è così determinante, ed è forse più 

importante pensare che è una questione di quote di 

venDite in stoCk 

Apparentemente non amate, sono in realtà una 

formula per guadagnare quote di mercato e per 

mantenere posizioni in un sistema altamente 

concorrenziale 

ha contattato e che per ovvie ragioni hanno chiesto di 

restare anonimi. 

Certe dinamiche dello stoccaggio e del parallelo sembrano 

andare di pari passo, se non addirittura assimilarsi nella 

stessa azione. Di fatto, l’acquisto in stock non è l’acquisto di 

merce seriata, ma snumerata, anche di seconda scelta, dove 

l’azienda ha interesse a smerciare, pur facendo molta 

attenzione a non creare turbative nel mercato. 

Tuttavia è bene sottolineare come la sovrapproduzione è una 

questione di comodo, per strappare cifre basse all’origine, 

per saturare il mercato del proprio prodotto e per avere a 

disposizione determinate quantità per mantenere certe quote 

di mercato e fare fatturati. 

Il professionista del mestiere acquista solo dalla fonte, e a 

grandissime quantità, assolvendo così ad una funzione 

sanatoria e riparatrice, in qualche modo indispensabile al 

sistema. Del resto, tutti vogliono crescere con le proprie 

quote, stare davanti ai competitor, avere un posizionamento 

di leader e di immagine e importanza internazionale. 

Ecco perché se non sono un business, le vendite in stock 

sono comunque funzionali e strategiche, uno strumento 

funzionale per gestire merce, denaro, visibilità. 

mercato, più che il risparmio di qualche centesimo 

di euro a livello di produzione. Anche perché i rischi 

sono notevoli e il prodotto non si va a vendere con 

una marginalità sufficiente. È più corretto pensare 

che ci vogliono determinate quantità per mantenere 

certe quote di mercato e fare fatturati che pongono 

poi l’azienda nell’ambito di un tradizionale comportamento 

di pubblicità, sponsorizzazioni e altro. Tutti 

vogliono crescere con le proprie quote, stare davanti 

ai competitor, avere un posizionamento di leader 

e di immagine e importanza internazionale. 

In definitiva, credo che ci sarà un rientro della produzione 

che è anche auspicabile in tutti i sensi. Con 

i cambiamenti economici dell’Oriente e i rincari, la 

delocalizzazione verrà penso ridimensionata, se il 

gap di ricavo andrà ad assottigliarsi in maniera ancor 

più sensibile, specie per le produzioni a non alto 

volume che ancora potrebbero giustificare uno slancio 

a Oriente. Certo, non è poi così facile affermare 

come e quando possa avvenire. Sicuramente aziende 

medio piccole e catene di negozi che fino ad oggi 

hanno corso per comprare direttamente dal produttore 

potrebbero rivedere le proprie scelte, anche in 

considerazione dei rischi che si corrono o dei costi 

che occorre sostenere. 

49


50 

>> 

poi accontentati, ed essendosi moltiplicata 

l’offerta dei produttori stessi, 

in una sorta di far east industriale, 

a volte può essere difficile riuscire 

ad essere pienamente soddisfatti. 

I produttori storici, quelli più anziani, 

lavorando con gli occidentali 

hanno acquisito anche una certa 

mentalità simile a quella europea, 

mentre i produttori di ultima generazione 

badano più al prezzo, dove 

sono particolarmente competitivi, e 

meno alle garanzie di qualità e omogeneità 

del prodotto anche nella 

stessa partita. 

Bisogna però rendersi conto che 

l’Oriente ormai produce tutto e, una 

volta trovato un fornitore affidabile, 

la qualità si trova. Ormai non si può 

parlare solo di Cina, ma anche di 

Thailandia, Pakistan, Indonesia, anche 

perché la vecchia Taiwan ha 

spostato le fabbriche dove non si 

paga il dazio. Se la prima ad essere 

interessata è stata la Cina, ora che 

anche in questo Paese salgono i 

prezzi e i balzelli a fronte della domanda 

sempre crescente, la rosa 

dei Paesi di produzione si è allargata, 

raggiungendo l’Indonesia, le Filippine 

e tutti quegli stati in cui vi è 

una sorta di protezione. Così molte 

aziende hanno mutato la manodopera, 

mantenendo le tecnologie di 

Taiwan e della Cina, mentre altre 

>> 

Siamo a rischio di sorpasso 

La mancanza di fondi destinati alla ricerca 

e la fuga di cervelli stanno riducendo il divario 

tra Occidente e Oriente. Rischiamo di essere 

superati e di vedere uno sconvolgimento 

degli equilibri tradizionali 

Carlo Tavallini, Titolare Ju Rapida 

IL SISTEMA distributivo moderno si basa tutto sul servizio, ed è per 

questo che la divisione tra importatori, grossisti e distributori non c’è più. 

Noi ad esempio, importiamo una gamma molto vasta di prodotti che offriamo 

al dettagliante, e in questo senso siamo anche grossisti e distributori. 

Da un lato gestiamo i nostri marchi, dall’altro per certe aziende seguiamo 

i canali richiesti, magari filtrando attraverso un esclusivista indicato. 

Di fatto nel settore sportivo tutti quanti sono importatori e al tempo 

stesso distributori. Il rapporto coi negozi è diretto, il fatto è che poi certe 

grandi aziende distribuiscono direttamente anche alle società sportive, 

saltando il negoziante di zona. Una tendenza, questa, che si registra da 

parecchi anni. Di fatto si tratta di una mancanza di etica, mentre bisognerebbe 

salvaguardare quello che è il territorio dei propri clienti, sia da un 

altro suo concorrente, ovvero un altro negoziante, sia evitando di effettuare 

forniture dirette. Così come esistono alcune scappatoie, come quella di 

creare una linea dedicata alle società sportive, ma di fatto simile a quella 

proposta in negozio, col risultato di sovrapporsi al canale retail danneg- 

giando la figura del negoziante. Non ci sono scappatoie, sarebbe piuttosto 

una pratica da evitare, ma che invece già in molti stanno adottando. 

Confesso che sono preoccupato per l’Europa, perché il divario che si è 

venuto a creare tra i costi di produzione in Europa e quelli in Oriente è 

tale che ormai la distanza è incolmabile. Sorge anche un problema etico, 

perché comprare all’estero significa incrementare il lavoro altrove, ma 

quando si viaggia su ricarichi del 30% è chiaro che ormai non c’è più 

margine, e non è più possibile fare altrimenti. Mancando poi un certo 

flusso di denaro, non facendo ricerca e non avendo lo stimolo a cercare 

qualcosa di nuovo, rischiamo di perdere il primato. Anzi, sempre di più 

assistiamo alla fuga dei giovani, delle menti più brillanti che cercano altrove 

soddisfazioni non solo economiche, ma anche di realizzazione di 

progetti, prototipi, sistemi. I paesi d’Oriente l’hanno capito e mentre investono 

nel settore dello studio e della ricerca, da noi si assiste a una 

chiusura ed alla conseguente una fuga di cervelli. 

Questo passaggio di know-how, di spirito di iniziativa e di creatività rischia 

di ritorcersi contro la vecchia Europa che da anni ormai è ferma, priva di 

quel fermento talvolta frenetico che contraddistingue i Paesi emergenti. 

Un tempo da noi si creava qualcosa e dopo un paio d’anni la Cina lo copiava. 

Oggi bastano un paio di mesi, ma al tempo stesso arrivano anche 

cose nuove e invenzioni da là che qui non si è riusciti a inventare e si 

corre il rischio concreto che tra un po’ possano superarci, conquistando 

persino i consumatori. Fortunatamente, al momento riusciamo ancora a 

salvarci per il gusto, l’estetica e il settore l’alimentare che contraddistingue 

il made in Italy, ma decisamente stiamo perdendo terreno.

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52 

>> 

sono nate in loco, con risultati a volte 

discutibili. È il caso dell’India, vocata 

alla tecnologia e all’elettronica, 

ma arretrata qualitativamente sull’articolo 

sportivo. Se quindi la fascia 

bassa dei prodotti viene ampiamente 

soddisfatta, ora questi Paesi iniziano 

a rispondere alla domanda di 

prodotto di fascia alta, non toccando 

le griffe che hanno un mercato 

puramente d’immagine. 

In conclusione, il mercato si è sclerotizzato 

e in una sorta di circolo vizioso, 

le aziende devono produrre in 

massa, sia per soddisfare la domanda 

che per strappare prezzi sempre 

più competitivi. Così facendo però, 

saturano i vari canali di prodotto, 

trovandosi degli esuberi di produzione 

che devono essere smaltiti 

per far spazio nei magazzini alle 

nuove collezioni e a nuove ondate 

di prodotto. Ecco allora che partono 

promozioni, stock e importazione 

parallela. Risolto il problema dei magazzini, 

si trovano quindi a saturare 

forzatamente il mercato, stagione 

dopo stagione. Contemporaneamente 

molti negozi chiudono, la domanda 

si riduce e punta su un prodotto 

meno costoso, avendo ormai 

il pubblico gli armadi pieni di merce. 

Ecco allora che private label e grandi 

player come Decathlon vanno a 

intercettare la classe media, sempre 

più povera. Se a tutto questo si aggiunge 

la crisi economica e le tasche 

sempre più vuote, si capisce 

come fiumi di merce anche scadente, 

ma poco costosa, finiscano per 

inondare la grande distribuzione. 

Per raggiungere un acquirente che 

psicologicamente è indotto a spendere 

poco, convinto che tanto tutto 

viene dalla Cina (come dargli torto) 

e quindi con una durata media assai 

ridotta, preferisce spendere 

qualche pugno di euro ogni mese 

piuttosto che qualche centinaio una 

volta l’anno o forse due. 

Intanto la Cina cresce, prende coscienza 

del suo potere economico 

e del fatto che sia una risorsa 

per l’Occidente, permettendosi di 

alzare la valuta e imporre dazi, concentrandosi 

sui consumi interni e 

l’attuale confusione 

nel commercio rischia 

di generare in un caos 

inquietante, destinato poi 

a subire una sorta di 

selezione naturale, in 

tutti gli anelli di filiera, 

proporzionatamente alla 

ciclicità delle annate 

presentandosi alle fiere con prodotti 

che non hanno nulla da invidiare, ormai, 

a quelli europei. Merito della 

lungimiranza orientale e del celebre 

motto di Confucio sull’attesa del 

corpo nemico sul fiume, tra investimenti, 

assimilazione di know-how e 

cervelli in fuga da un Occidente ingessato, 

e forse anche di uno sfrenato 

neocolonialismo economico 

europeo e occidentale che, figlio 

del mito del buon selvaggio, ha pensato 

che la pacchia durasse in eter- 

La ricerca come garanzia 

Essere attenti alle novità e non avere un atteggiamento 

passivo è un modo per sviluppare il proprio business 

in autonomia. Bisogna però avere una certa apertura 

mentale. E grande determinazione 

Michele De Masis, negoziante di Milano 

IL MOMENTO è assolutamente delicato per tutti, ma non bisogna vedere la situazione 

attuale solo in negativo. Nel mondo occidentale, dove si vive in grande benessere ci si è adagiati 

molto, manca la ricerca, si ha tutto quello che si vuole, mentre è proprio nei momenti di 

difficoltà che chi tiene gli occhi aperti sul mercato e si dà da fare nè in grado di superare il 

frangente negativo. Chi invece continua a vivere solo di espedienti si deve attaccare all’offerta, 

senza andare a cercare il meglio, il diverso, il nuovo. 

Oggi dobbiamo stare attenti tutti, sia i negozianti che i titolari dei brand più blasonati, abituati 

a fare il bello e il cattivo tempo, ora invece decisamente ridimensionati. Qualsiasi negozio, 

infatti, può avere i marchi che vuole senza dover soggiacere a certe pretese, 

magari pagandoli anche meno, attraverso la pratica del parallelo, a volte generata 

dagli stessi importatori. Non è raro che l’azienda produttrice neghi 

ufficialmente un determinato prodotto, salvo poi indirizzare il negozio verso 

un’altra realtà (evidentemente collegata) in grado di rifornire tranquillamente 

il negozio. Sappiamo bene che certi brand hanno creato il mercato parallelo 

per poter arrivare là dove con i canali ufficiali non potevano. E 

Certi negozianti sprovveduto sono rimasti abbindolati, pagando lo 

scotto sulla propria pelle. In sostanza, i brand che non volevano 

dare l’impressione di servire tutti, alla fine creavano un paralle-

lo ancora più deleterio di una fornitura diretta, alla 

luce del giorno. 

Credo che il momento attuale di crisi sia per certi 

aspetti una conseguenza di quanto avvenuto in 

passato. Ora un po’ tutti si sono “attrezzati” a modalità 

miste di commercio e riassortimenti, in un 

calderone spesso confuso, certamente sfaccettato 

ed anche ambiguo. 

Prendiamo ad esempio Moncler, che in queste ultime 

stagioni ha con successo innegabile elevato il 

prodotto e il target, selezionando drasticamente la 

distribuzione. Credo che fra qualche anno le cose 

cambieranno. I loro negozi, che si stanno strutturando, 

fattureranno probabilmente l’impossibile per 

aumentare il fatturato di Moncler stessa. Una politica 

brillante e certamente molto determinata, ma 

di questi tempi così difficili non facilmente perseguibile 

con tanta ferrea coerenza. 

La grande distribuzione si appoggia invece alle 

vendite in stock, con risparmi anche del 30%, mentre 

per i piccoli negozianti non può essere una soluzione 

ottimale, a meno che non avvenga un accordo 

tra più negozianti, il che è abbastanza complicato. 

Del resto, il sistema stesso rende le cose complesse, 

se solo si pensa che l’importatore è costretto 

a procedere all’acquisto, per motivi di produzione, 

prima ancora che gli giungano gli ordini da parte 

no. Così la Cina procede, passo dopo 

passo colma il divario con il vecchio 

continente, forte di un miliardo 

di lavoratori e di una frenesia produttiva 

degna di una rivoluzione industriale. 

Intanto in Europa manca il 

lavoro, aumentano i disoccupati e, 

di conseguenza, calano le vendite, 

senza che per questo il gigante rosso 

si spaventi. Anzi, converte la produzione 

per uso, e consumo, interno, 

con un bacino di utenza pressoché 

illimitato, bisognoso e desideroso 

di tutto. Mentre il caos aumenta, 

pilotato e governato da grandi player 

che rischiano di vedersi sfuggire 

il gioco di mano, la distribuzione 

“tradizionale” soffre, si combatte tra 

ruoli non chiari e azioni spesso 

estemporanee e non sempre limpide. 

È una lotta tra poveri o, meglio, 

tra ricchi terrorizzati di diventare i 

nuovi poveri, mentre i pochi davvero 

forti “rischiano” di arricchirsi ogni 

giorno di più. 

matteo.barboni@topsport.it 

dei negozi. La strategia commerciale diventa di 

conseguenza quella di vendere ciò che si è già ordinato, 

“imponendo” in definitiva al negozio un 

prodotto come quello che certamente si venderà di 

più. Una scelta unilaterale fatta tanto a monte è 

logico che trovi, nella peggiore delle ipotesi, uno 

sfogo negli stock. Del resto, proprio per questo si 

sono create in queste ultime stagioni delle partnership 

interessanti: il distributore ha scelto di lavorare 

in modo particolare con alcuni negozi, che vengono 

seguiti in maniera seria e attenta. 

È chiaro che il negoziante è stretto da più parti, tra 

gli outlet, Decathlon e certi distributori che impongono 

dei prodotti scelti a monte per lui. È invece più 

autonomo se ha effettuato una propria ricerca e ha 

quindi un altro margine di manovra, scegliendo un 

prodotto che non è distribuito in massa. Un rischio, 

se vogliamo, ma anche una possibilità in più di 

crearsi un proprio mercato. 

Tutto dipende dalla lungimiranza dell’imprenditore, 

ed i limiti si vedono nell’impreparazione, ad esempio, 

di gestire gli stoccaggi tra gli stessi negozi, per 

scambiarsi l’invenduto e cercare di riposizionarlo su 

altre piazze. Nonostante cambi alla pari e un rapporto 

anche pluriennale tra operatori, c’è ancora 

troppa diffidenza e una mentalità chiusa per poter 

gestire situazioni del genere. 

53

FOTO AQUASPHERE 

DALLA COPERTINA 

54 

C’è il 

Consolidati 

i risultati positivi 

ottenuti nel mondo 

piscina, il mercato italiano 

del nuoto guarda avanti, 

scoprendo una dimensione 

più ampia del concetto acqua

all’orizzonte 

Non si rinnega alcunché, 

ma si guarda avanti. Molto 

avanti, oltre i confini di un 

presente che è stato costruito 

attraverso un lavoro solido di 

anni, oltre alle paure di una concorrezza 

agguerrita, ma che può essere 

attaccata. Il mercato del nuoto in 

Italia è una realtà che ha raggiunto il 

suo punto di equilibrio, il suo punto 

di galleggiamento. Ora bisogna 

muovere gambe e braccia per andare 

avanti, rischiando di poter finire a 

volte sotto il pelo dell’acqua, ma essendo 

ragionevolmente sicuri di non 

affondare. E allora ad ognuno il suo, 

puntando sulla tecnologia o sui tratti 

distintivi di una tradizione conosciuta 

e riconosciuta, esplorando 

nuovi tragitti e studiando possibili 

sinergie e percorrendo immaginari 

affluenti che, sebbene in modo differente 

l’uno dall’altro, portano sempre 

nella stessa direzione: al mare. 

È questa la nuova frontiera, la meta 

a cui tendere, cercando di sfruttare 

le risorse naturali che il nostro Paese 

ci offre. “Con 7500 km di coste, 

1 mese di ferie quasi totale e la tradizione 

tutta italiana di ‘fare domenica’ 

al mare – afferma infatti il direttore 

commerciale di Speedo, Thomas 

De Guio – il mondo che ruota 

attorno alla vita da spiaggia è molto 

importante. Per questo Speedo ha 

sviluppato per esso una linea dedicata 

chiamata “Play & Fun” e studiata 

appositamente per coloro che 

vivono il mare in tutte le sue attività. 

Inoltre riteniamo che anche in futuro 

la spiaggia diventerà un luogo di 

gioco, attività e socialità diffusa, ragione 

per cui continueremo a presidiarla 

anche nei prossimi anni.” In linea 

con questa posizione anche 

Marco Medolago, direttore commerciale 

di Aquasphere: “Sicuramente, 

in un Paese circondato dal 

mare, lo swimwear ha la sua importanza. 

La nostra azienda ha realizzato 

alcuni modelli, soprattutto di maschere, 

molto indicate per il nuoto 

in acque libere. È chiaro, bisogna 

sapere che ci sono già aziende specializzate 

nel beach, così come ce 

ne sono altre più fashion ed altre 

ancora più tradizionaliste, ma è indubbio 

che, con proposte innovative, 

il mercato del mare possa diventare 

interessante”. Non stupisce allora 

la decisione di un’azienda come 

Jaked che ha deciso di investire con 

convinzione sul mare. “La linea mare 

intesa come ciabatte e teli – racconta 

infatti il direttore commerciale, 

Mario Fiorillo – era già presente, 

ma la notizia è che la nostra 

azienda, che fa tutto per il nuoto, si 

affaccerà sul mare nella stagione 

spring 2011. Ancora non posso anticipare 

i particolari, ma la vera novità 

è che ci sarà questo nostro ampliamento, 

concependo il mare come 

un’estensione dell’acqua. Jaked 

è infatti nata e si sviluppa nell’acqua. 

La scelta di arrivare al mare è il 

completamento di un percorso di 

sviluppo che abbiamo fatto all’interno 

del mondo acqua.” Per puntare 

più in alto. “Visti i successi che sta 

riscuotendo l’azienda – commenta 

Fiorillo – ci auguriamo di mantenere 

l’alto numero dei nostri consumatori, 

ma è chiaro che, allargandoci al 

mare, ci aspettiamo dei benefici dal 

punto di vista commerciale, attraverso 

una crescita naturale della collezione 

Jaked, una crescita che anche 

gli altri competitors hanno avuto in 

questo senso.” 

Il nuovo, quindi, è rappresentato >> 

55

NUOTO IL MARE ALL’ORIZZONTE 

56 

>> 

dal mare, al quale le aziende del 

settore sono riuscite o riusciranno 

ad arrivare mantenendo comunque 

il proprio core business e le proprie 

caratteristiche, valorizzando un lavoro 

consolidato negli anni. Indicativo 

il caso di Cor Sport, la cui filosofia 

aziendale è spiegata da Stefano Tinazzi: 

“Proprio a settembre presenteremo 

nel nuoto una gamma di articoli 

nuovi, dagli occhialini agli accappatoi. 

Le novità saranno di tipo 

estetico, legate alle colorazioni, ma 

anche alle richieste del mercato 

che, ad esempio, sta chiedendo gli 

occhialini da competizione senza 

guarnizione che andavano dieci anni 

fa. Comunque come azienda continuiamo 

sulla nostra linea, mantenendo 

quel taglio tradizionale che 

ha sempre pagato e che ci rende riconoscibili 

sul mercato. Il futuro? 

Non vedo grosse novità, se non nella 

rivisitazione dei colori, perché i 

modelli sono quelli. Dal canto nostro, 

come indicazioni, continuiamo 

a puntare molto sul nero e sul trasparente, 

molto richiesti sia per i 

costumi da gara, sia per quelli da 

piscina”. Differente il modus operandi 

di Aquasphere che, anziché puntare 

sulla tradizione, lavora alacremente 

per introdurre costanti novità. 

“Come azienda – racconta infatti il 

Forever young 

direttore commerciale, Marco Medolago 

– produciamo occhialini da 

nuoto, maschere da nuoto, anche 

per utilizzo marino, e pinne da nuoto, 

tutte rigorosamente made in 

Italy, una regola sia per i nostri prodotti 

mare, sia per quelli piscina. La 

collezione, che è poi integrata anche 

dai costumi prodotti all’estero, 

punta fortemente su concetti nuovi, 

dalle lenti curve sugli occhialini che 

permettono una visibilità maggiore, 

fino a 180°, alla regolazione rapida 

del cinturino, che facilita la tenuta 

ermetica dell’articolo. Per noi essere 

all’avanguardia è importante, ed 

in particolare sulla curvatura delle 

lenti abbiamo fatto degli studi particolari, 

brevettando un certo tipo di 

raggio. Da noi c’è uno studio tecnologico 

elevato, e non andiamo in Cina 

a produrre perché vogliamo dare 

ai nostri clienti la qualità, pur mantenendo 

i prezzi uguali agli altri.” Un 

atteggiamento che ha pagato e che 

paga. “La crisi? No, francamente 

l’azienda è cresciuta ulteriormente, 

sviluppando altri prodotti ed acquisendo 

un’azienda americana che 

gestiva il marchio Zura e che ci ha 

permesso di aprirci ai prodotti per 

aquagym. Il punto è che, rispetto ad 

altre aziende del settore, noi vogliamo 

dare confort e fare star bene il 

Il nuoto, si dice, porta tanti 

benefici. Tra i numerosi 

esempi che si potrebbero 

citare spicca la storia tanto 

curiosa, quanto significativa 

di Finy Fichera, campione 

europeo di nuoto master, che lo scorso luglio, alla veneranda età di 

82 anni, si è reso protagonista di un exploit senza precedenti: la 

doppia traversata dello Stretto di Messina da Capo Peloro (Sicilia) 

a Cannitello (Calabria), in un tempo del tutto rispettabile di 2 ore e 

46 minuti. Già in passato Fichera si era distinto in imprese di 

questo genere, avendo effettuato, lo scorso anno, la sola traversata 

d’andata dello Stretto in 54 minuti. Questa volta Fichera ha deciso 

di raddoppiare, cogliendo un successo impreziosito dalle 

numerose difficoltà che ha dovuto superare, a partire da una forte 

corrente contraria, diventando tuttavia in questo modo il migliore 

spot vivente di quanto il nuoto possa aiutare a mantenersi in 

buona forma anche nella terza età. 

Il nuoto fa restare giovani. Stupisce 

l’exploit dell’ottantaduenne Finy Fichera, 

che ha effettuato a nuoto la doppia 

traversata dello Stretto di Messina 

La nuova frontiera è 

rappresentata dal mare, 

al quale le aziende 

del settore sono riuscite 

o riusciranno ad arrivare 

mantenendo comunque 

il proprio core business 

e le proprie caratteristiche, 

valorizzando un lavoro 

consolidato negli anni 

nuotatore. Non per 

niente il nostro target 

è composto da un pubblico 

amatoriale e che 

sceglie la piscina per benessere.” 

Chi ha una dimensione 

più ampia è invece 

Speedo, come conferma il suo 

direttore commerciale Thomas De 

Guio: “Speedo è presente nel mercato 

del nuoto italiano fin dai primi 

anni ’80 grazie sia agli ottimi risultati 

di vendita ottenuti in tutto il mondo, 

sia alle prestazioni degli atleti 

Speedo nelle varie edizioni delle 

Olimpiadi. Al momento l’azienda 

commercializza in Italia un’ampia

gamma di prodotti che spaziano dai 

costumi agli occhialini, fino ad arrivare 

a tutte le attrezzature per migliorare 

le attività motorie in acqua. 

Più in generale Speedo si prefigge 

di sviluppare in Italia un concetto 

non ancora presente nel mercato 

italiano, ossia quel “Mondo del Nuoto” 

che significa approcciare questo 

sport con l’attrezzatura giusta e con 

i prodotti adatti per ogni esigenza. 

Per questo stiamo registrando degli 

ottimi risultati di vendita anche con i 

nostri accessori come borse, accappatoi 

e teli”. Segnali positivi in 

un settore che, per Speedo, è proficuo. 

“Il mercato del nuoto in Italia 

oggi sconta delle difficoltà generali 

della nostra economia – conferma 

infatti De Guio – ma è un mercato 

molto vivo che offre notevoli opportunità. 

Questo è dato sicuramente 

dal consumatore che approccia l’attività 

in acqua in misura sempre 

maggiore, ma anche all’allargamento 

dell’offerta (aquagym, hydrobike) 

e al contemporaneo miglioramento 

dei servizi e dei prodotti.” 

Partendo da questi presupposti, la 

direzione per crescere ancora sembra 

abbastanza definita. “Di strada 

da fare ce n’è tanta – commenta 

Medolago di Aquasphere – lo vediamo 

dai frequentatori delle piscine 

e dall’attività che è stata affiancata 

al nuoto tradizionale, 

dall’aquagym al fitness in acqua, fi- 

FOTO SPEEDO 

no all’aquaspin. Il 

consumatore è sempre 

alla ricerca di prodotti 

che soddisfino le sue 

esigenze, che sono diverse a seconda 

che scelga il nuoto tradizionale 

o le nuove forme di attività in 

acqua a cui accennavo. Per questo 

i negozianti devono imparare a proporre 

i prodotti nuoto in modo più 

completo e specializzato, evitando 

di essere generici. Ricordo che un 

costume tecnico è diverso, e non va 

bene per chi invece avrebbe bisogno 

di un costume da aquagym. I 

requisiti principali per muoversi bene 

nel mercato del nuoto? Puntare 

sull’innovazione e sulla qualità dei 

prodotti e sul servizio a 360° al 

cliente, dall’esposizione del prodotto, 

alla consegna, dall’assistenza alla 

vendita.” Regole che valgono anche 

per chi, come Head Swimming, 

si affaccia da neofita sul mercato 

del nuoto. “Siamo entrati per completare 

il discorso del marchio a 

360 gradi – spiega il Category >> 

57


58 

>> 

Manager e Responsabile Vendite 

per l’Italia, Francesco Della Corte 

– come Mares siamo già presenti 

nella subacquea da leader del settore, 

mentre come Head siamo già 

affermati nel tennis, nello sci e nello 

snowboard. Abbiamo scelto il nuoto 

perché è un mercato dai volumi sicuramente 

interessanti. L’importante 

è essere presenti con importanti novità 

come la nostra mascherina Jaguar 

e i nostri occhialini Tiger in Bisilicone, 

costumi e accessori, tutti 

prodotti che sfruttano l’esperienza e 

la tecnologia Mares. Come primo 

anno ci baseremo su una visione 

globale del brand, legandoci al concetto 

di sport, senza puntare sul 

fashion; in un secondo momento 

sarà sviluppata una gamma più ampia 

ed estiva, ma nei primi tre anni il 

nostro obiettivo è diventare un’alternativa 

valida dal punto di vista tecnico, 

mantenendo un target sportivo, 

come già accade nelle altre discipline, 

creando una nostra identità nel 

mondo del nuoto. 

Le chiavi per affermarsi? Il servizio, 

la puntualità nelle consegne, la marginalità 

per il negoziante e l’affidabilità 

del marchio.” Senza contare che 

Head Swimming può giocare anche 

una carta in più rispetto agli altri 

competitors. “Come azienda – rivela 

infatti Della Corte – utilizziamo sinergie 

interne, essendo presenti anche 

in altre discipline sportive. Questo 

è un nostro punto di forza che 

altri non hanno. Il futuro? In questo 

settore la marginalità è ancora salva 

rispetto ad altri mercati, come ad 

esempio quello dell’abbigliamento. 

È chiaro che, entrando con un nuovo 

brand, non si può essere subito 

presenti nel 100% dei negozi, ma, 

dalla nostra esperienza, abbiamo visto 

che i nostri prodotti sono già 

appetibili e con una valenza tecnica 

riconosciuta.” 

Da una new entry ad un punto di riferimento 

consolidato del mercato 

italiano del nuoto. “Il punto di forza 

di Speedo – afferma infatti Thomas 

De Guio – è sicuramente la conoscenza 

del consumatore e la sua 

Il mercato del nuoto è vivo ed offre notevoli 

opportunità. Questo è dato in primis 

dal consumatore, che approccia l’attività in acqua 

in misura sempre maggiore, ma anche all’allargamento 

dell’offerta (aquagym, hydrobike) e al contemporaneo 

miglioramento dei servizi e dei prodotti 

FOTO RIP CURL 

continua ricerca ed innovazione per 

rispondere in modo sempre migliorativo 

alle crescenti aspettative dei 

clienti. Inoltre questa nostra mission 

si sposa perfettamente con le preferenze 

dei nostri consumatori che 

cercano sempre di più non un prodotto 

generalista, ma uno ideato e 

progettato per rispondere a delle 

esigenze specifiche (pensiamo per 

esempio alla sicurezza, alla giusta 

vestibilità, alla qualità). Da queste riflessioni 

è nato Endurance+, un materiale 

brevettato da Speedo che 

dura 20 volte di più che un normale 

costume, prodotto adatto per coloro 

che frequentano assiduamente la 

piscina, oppure Speedo Sculpture, 

creato con degli accorgimenti particolari 

per coloro che abbinano al 

nuoto anche momenti di relax in 

saune e bagni turchi.” Nuove idee 

da proporre in modo efficace. “I negozi 

sportivi sono il nostro patrimonio, 

e solamente attraverso una 

sempre maggiore collaborazione e 

partnership con loro potremmo 

uscire da questa crisi anche in mo-


>> 

do più solido di quando ne siamo 

entrati. Ciò significa sviluppare delle 

strategie di prodotto-servizio idonee 

per canale, ma anche per collocazione 

geografica e per tipologia di 

punto di vendita. Speedo con le sue 

600 referenze, la sua brand awareness 

e il suo prodotto ha le possibilità 

di rispondere ai bisogni-desideri 

del consumatore moderno.” Che deve 

essere stimolato. “Un progetto 

che ci sta regalando molte soddisfazioni, 

ad esempio, è la visualizzazione 

permanente del brand attraverso 

corner specifici o pareti attrezzate 

in cui esporre tutti i nostri 

prodotti in modo coinvolgente e accattivante. 

Ad oggi abbiamo circa 

200 negozi in tutta Italia con queste 

ambientazioni, e registriamo delle 

performance di sell-out molto positive. 

Anche attraverso questi investimenti 

in servizi e nel canale per antonomasia 

più importante si può 

uscire da questa crisi economica.” 

Un’altra mossa utile per posizionarsi 

bene nel mercato italiano del nuoto 

Alessia, l’oro di Jaked 

Oro nei 1500 stile libero femminile, con tanto di 

nuovo record europeo, e bronzo negli 800 metri 

stile libero agli ultimi Mondiali di nuoto disputati a 

Roma, Alessia Filippi è senza dubbio una delle 

migliori nuotatrici italiane e del pianeta. Numeroso il 

suo palmares, altrettanto deciso il suo commento 

sulla situazione attuale del movimento e del mercato 

italiano del nuoto. “Il nuoto in Italia – afferma infatti 

Alessia Filippi – è in continua crescita e spero che 

continui su questa strada. Personalmente questo 

sport mi ha regalato e mi regala continuamente 

emozioni forti ed indimenticabili. L’emozione che si 

prova a vincere una medaglia importante dopo 

tantissimo, duro lavoro è un’emozione indescrivibile. 

Mi sento di consigliarlo ai giovani di oggi, perché è 

uno sport splendido, che ti fa crescere emotivamente 

e, insieme ai tuoi coetanei, ti fa divertire.” Anche 

grazie alla qualità dei costumi utilizzati. “I costumi 

migliorano le nostre prestazioni – precisa tuttavia 

Alessia – ma è l’atleta migliore a vincere. Siamo noi 

che indossiamo i costumi, ma i costumi non ci 

portano avanti. Personalmente devo dire che trovo i 

Jaked i costumi migliori al mondo, che mi permettono 

di esprimere il mio talento al massimo. Sono contenta 

è quella di legare la propria azienda 

a testimonial di successo. “Attualmente 

nel team Speedo Italia – 

conferma infatti De Guio – sono 

presenti atleti del calibro di Magnini, 

Dotto, Letrari, Terrin, oltre alla prestigiosa 

squadra della Larus Viterbo, 

ma non dobbiamo dimenticarci 

Michael Phelps, il protagonista assoluto 

del nostro sport e tanti altri 

campioni in tutto il mondo, oltre ai 

tantissimi atleti che indossano e 

che continuano a richiedere i prodotti 

Speedo per le loro gare. È 

un’attestazione di bontà e di performance 

che ci fa piacere e che premia 

i tanti sforzi dei nostri ricercatori, 

sempre alla ricerca della perfezione. 

Per noi questa fiducia che giornalmente 

ci rinnovano tanti atleti, 

tecnici e squadre è importantissima 

e vogliamo accrescerla nei prossimi 

anni certamente anche in previsione 

di Londra 2012, dove speriamo che 

i nostri portacolori possano continuare 

a far bene, perché è indubbio 

che i recenti risultati di campioni come 

Magnini, Pellegrini e Filippi ab- 

La Filippi, uno dei migliori 

talenti italiani a livello 

assoluto, è oggi testimonial 

dell’importante azienda 

impegnata nel mercato del nuoto 

di Damiano Montanari 

FOTO ARENA 

bia dato risalto al nostro movimento, 

facilitando l’avvicinamento di 

tanti consumatori.” C’è poi chi, come 

Aquasphere, si avvale di testimonial 

in mondi vicini al nuoto, studiando 

al contempo nuove sinergie. 

>> 

dei risultati che ho raggiunto, sia perché porto ancora 

dentro di me ricordi speciali legati all’oro europeo di 

Budapest 2006, all’argento olimpico ed all’oro 

mondiale, sia perché credo che certi traguardi 

avvicinino i ragazzi ad usare questo costume, che, 

come dicevo, considero uno dei migliori del mondo.”


62 

FOTO HEAD SwIMMING 

>> 

“Siamo legati a campioni dell’apnea 

– racconta infatti Medolago – ed 

abbiamo raggiunto un accordo con 

il marchio Iron Man Powered Aquasphere 

per la produzione di mute da 

triathlon.” Una branca particolarmente 

interessante è quella legata 

alla linea bambini. “Stiamo investendo 

molto su questo segmento di 

consumo – sostiene ancora De 

Guio – tanto che per primi presentiamo 

un piano completo di ambientazione 

in acqua denominato ‘primi 

passi in acqua’, una gamma di prodotti 

studiati appositamente per aiutare 

i bambini a prendere confidenza 

con l’acqua. La sicurezza dei materiali, 

la chiarezza di utilizzo e la 

progressività di confidenza con l’acqua 

rappresentano il cardine di 

questa linea di prodotti, che testimonia 

quanto i più piccoli ed i giovani 

siano importanti per noi e per il 

nostro futuro.” 

damiano.montanari@topsport.it 

Una branca 

particolarmente 

interessante è 

rappresentata 

dai bambini. Qui 

la sicurezza dei materiali, 

la chiarezza di utilizzo 

e la progressività 

di confidenza con l’acqua 

sono fattori cardine 

Un passo indietro 

Un commento a caldo sulla bocciatura 

della FINA dei cosiddetti costumi 

tecnologici da un qualificato testimonial 

del settore 

FOTO SPEEDO 

volte le grandi novità non portano anche grandi 

A consensi. È il caso dei “super costumi” utilizzati 

con successo nelle massime competizioni natatorie fino a 

poco tempo fa, oggi messi al bando dalla FINA, che li ha giudicati 

eccessivamente performanti. A non condividere la posizione 

dell’organismo internazionale troviamo alcune aziende, tra le 

quali Jaked, come si evince dalle parole del direttore commerciale 

dell’azienda ed ex pluricampione della pallanuoto, Mario Fiorillo: 

“Quando lo scorso aprile il dottor Cimmino, presidente onorario, 

ci ha parlato della decisione della FINA, ci ha detto che era stato 

fatto un passo indietro, come se nell’atletica si facesse il salto 

con l’asta con un’asta di bambù”. Negativa anche l’opinione 

personale di Fiorillo: “Non credo che questa decisione 

internazionale abbia danneggiato il mercato italiano del nuoto, 

ma ovvviamente siamo di fronte ad una posizione non condivisa, 

perché è un passo indietro rispetto all’evoluzione di questo sport”. 

Dispiace allora anche per il presidente di Jaked, Francesco 

Fabbrica, che “ha ideato il “costumone” in poliuretano al centro di 

tante polemiche, sebbene, come sottolinea Altieri, “noi 

continueremo sempre e comunque ad investire nella tecnologia, 

naturalmente sempre nel rispetto delle regole”. 

Mario Fiorillo, Direttore Commerciale Jaked, è stato campione 

Olimpico nel ’92, campione d’Europa nel ’93 e campione del 

mondo nel ’94 con la Nazionale di Pallanuoto.

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liscia superficie interna di 

Texwinner consente di indossare 

e sfilare l’accappatoio facilmente, 

e dona alla pelle una sensazione 

di freschezza. Una delle declinazioni della 

Sport Collection presenta una linea di 

accappatoi unisex, realizzati in due nuances 

cromatiche (corallo e blu elettrico, 

entrambi con fondo in blu navy), caratterizzata 

da una modellatura particolarmente 

curata, sottolineata nei cambi cromatici da 

un profilo bianco a coda di topo e da un 

grande logo floccato sulla manica. 

SPAZIALE SPLENDY 

Tel. 02 70 636 911 

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Dal fitnesswear al waterwear 

Rebel, da tempo brand di riferimento per 

tutti gli appassionati del mondo del fitness 

e della danza, da oggi rappresenta anche 

un punto di svolta per coloro che praticano 

uno sport d’acqua grazie alla nuova linea di 

costumi pensata per soddisfare ogni esigenza 

di pallanuotista e nuotatore. Rebel coniuga 

tecnica (attraverso l’utilizzo di tessuti speciali 

che rendono i suoi costumi ottimi da gara e 

pratici per gli allenamenti quotidiani) ed estetica 

(grazie all’utilizzo di soluzioni grafiche decisamente 

creative e personalizzabili al 100%), 

e lancia in questo modo una nuova sfida. 

Per Un aUtUnno in Piscina 

in Piena forMa 

Tra le attività sportive il nuoto è sicuramente 

quello che incontra i pareri più 

favorevoli, sia tra gli adulti che tra i bambini: 

permette di raggiungere e mantenere 

un’ottima forma divertendosi, con risultati 

eccellenti di tonificazione e allenamento 

cardiocircolatorio, oltre al vantaggio di 

essere praticabile tutto l’anno. Per inaugurare 

la prossima stagione autunnale Cor 

Sport presenta la vasta gamma di articoli 

dedicata alla piscina: cuffie in silicone e in 

lycra presenti in numerose varianti colore 

e fantasia; costumi olimpionici uomo, donna 

e bambino, accessori per l’allenamento 

e asciugamani e accappatoi in microfibra 

super assorbenti e dagli ingombri ridotti. 

Tra le ultime novità presentate dall’Azienda, 

gli occhialini New Vision 6035 con 

trattamento antiappannamento e forma 

anatomica che si adatta perfettamente al 

viso: regalano una comoda calzata senza 

stringere la zona intorno agli occhi e sono 

forniti in vari colori pastello tranlucenti. 

Sempre disponibili a magazzino. 

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Montaggio Molto facile 

Sono realizzate in polietilene stabilizzato 

ai raggi UV (Ø 3,5 mm) le reti da 

pallanuoto prodotte da FAR. Curate nel 

dettaglio, sono lavorate con nodo e rinforzate 

grazie ad una bordatura perimetrale 

che garantisce una maggiore durata e 

agevola le fasi di montaggio. Disponibili 

nelle misure regolamentari standard, le reti 

da pallanuoto vengono proposte nei colori 

verde o rosso. Le reti da pallanuoto si 

inseriscono nell’ampia gamma di prodotti 

dedicati al mondo dello sport prodotti e 

commercializzati dall’azienda. 

FAR Fabbrica Artigianale Reti 

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Plantare avvolgente 

La diversificazione del plantare 

è la caratteristica che rende 

unico e inconfondibile l’infrafigo 

BloodyBay Margarita. Il 

plantare in canvas ecologico 

è giallo a sinistra e arancio a 

destra. Diversi anche i simboli 

grafici come la margherita, 

la raffigurazione del cocktail 

con la ricetta oppure l’upper 

in total arancio o bordato in 

giallo. ll plantare anatomico e 

avvolgente si adatta perfettamente 

al piede. La suola 

in gomma e juta ad elevata 

aderenza e anti scivolo è realizzata 

con un particolarre ed esclusivo 

design che ricorda il battistrada del 

copertone. 

Dalla Piscina alla sPiaggia 

si aDatta aD ogni viso 

Tornado è il respiratore 

professionale 

Salvas, con segmento 

flessibile per un’ottima 

adattabilità ad ogni viso. 

Ha boccaglio e raccordo 

in silicone, valvola e 

dry top. È disponibile 

nei colori blu, 

giallo e iron. 

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& ROCK 

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Jaked entra nel settore della moda 

mare, presentando in anteprima i costumi 

della nuova collezione SS 2011. Linee 

accattivanti e seducenti, decorate 

da stampe esclusive, decisamente 

di impatto. La linea è realizzata in 

tessuto Carvico, con estrema 

elasticità e capacità di 

recupero della forma, che 

ha superato tutti i requisiti 

dell’innovativo programma 

Lycra Sport. Nell’immagine, 

il modello Love alla Round, 

che fornisce anche ottima 

protezione ai raggi UVB, ed 

è disponibile nelle taglie dalla 

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derivati dal petrolio, la linea NO-P, per gli 

sportivi amanti della natura! Olio stimolante 

pre-gara, Olio rilassante dopo gara, Crema 

antiabrasione, Crema all’arnica, Crema base 

fluida , Olio base, Olio canforato sarayevo. 

Phyto Performance è da sempre attenta 

alla Qualità e all' Ambiente. 

Per questo nasce 

la NUOVA ed unica 

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(no petrolio), 

la linea CREME 

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65 

PETROLIO

SPECIALE NUOTO NOVITÀ PRODOTTO 

66 

il tessUto Dei caMPioni 

Nel decimo anniversario della 

sua nascita, l’azienda milanese ha 

deciso di dare un tributo speciale 

al mondo dello sport con una 

speciale Collection e con un 

nuovo balzo innovativo verso le 

migliori performance possibili 

per tessuto che asciuga. La 

Sport Collection si divide 

in due linee differenti che 

utilizzano entrambe Texwinner: 

lo straordinario tessuto 

di ultima generazione dello 

Spaziale Splendy Research 

Lab, che apre nuove prospettive 

tecnologiche per 

la famosa azienda italiana 

di accappatoi. Le due linee 

che compongono la Sport Collection 

interpretano gli stilemi 

estetici tipicamente sportivi. In 

un caso è il raffinato e atletico 

nero a dominare la scena, interrotto 

da un grande e importante 

logo floccato – in quattro 

tinte fluorescenti – che 

decora tutta la manica sinistra 

e che viene ripreso 

anche nell’asciugamano 

coordinato. Antonio Rossi 

è il testimonial 2010 per 

tutte le collezioni Spaziale 

Splendy. Texwinner è una 

tecnologia brevettata e 

registrata con il marchio 

GIL. 

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PieDe Destro e PieDe sinistro 

Rosso, bianco e blu sono i colori 

della bandiera cubana: l’isola di Cuba 

e la scritta Cuba Libre personalizzano 

i plantari dell’infrafigo BloodyBay che 

porta lo stesso nome. L’upper, in blu a 

sinistra e rosso a destra è bordato in 

giallo. Il plantare anatomico e avvolgente 

si adatta perfettamente al piede. 

La suola in gomma e juta ad elevata 

aderenza e anti scivolo è realizzata con 

un particolare ed esclusivo design che 

ricorda il battistrada del copertone. 

con effetto DeniM 

Jaked punta sulla moda 

mare, e per il pubblico maschile 

propone oggi anche abbigliamento 

mare, per vestire gli 

uomini dentro e fuori l’acqua. I 

anti i capi in collezione, tanti i 

colori e i tessuti innovativi per la 

prossima PE 2011. Nella foto, 

Denim, gli short dalla lunghezza 

media, dai colori decisi e dal 

tessuto effetto denim. Cordino 

in contrasto e ricamo del logo 

Jaked a fondo gamba. Disponibile 

nelle varianti colore fuxia 

e giallo scuro, nelle taglie dalla 

S alla M. 

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Spaziale Splendy ® è un marchio registrato di GIL srl. 

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Tel. 0471 062 300 

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www.newbalance.it 

www.gartner-sport.com 

info@gartner-sport.com 

Direttore Commerciale 

Fabrizio Bernabei 

Un po’ di storia 

l New Balance nasce a Boston ai primi 

del ‘900 come produttore di archi 

e supporti plantari funzionali al benessere 

e alle prestazioni sportive. 

Rapido il passaggio alla produzione 

di calzature di qualità superiore, realizzate 

per soddisfare le esigenze reali 

dei propri consumatori. Da oltre 100 

anni continua a produrre scarpe sportive 

di alta qualità, fedeli ai valori originali 

di "Integrità", "Lavoro di Team" 

e "Soddisfazione totale del consumatore”, 

investendo in ricerca per migliorare 

le proprie tecnologie e le tecniche 

produttive, nelle cinque fabbriche 

negli USA e nello stabilimento europeo 

di Flimby, operativo dai primi 

anni '80. Oggi è l’unica company leader 

del settore a mantenere siti produttivi 

in occidente, fedele alla sua filosofia 

di voler essere soprattutto la 

migliore azienda al mondo e non tanto 

o solo la numero uno. 

NB e la sua 

COMMuNITY 

Un sito Internet nuovo per confermare il successo di una brand 

con una storia di più di cent’anni. Questo e molto altro ancora 

sul sito www.newbalance.it 

New Balance, distribuito in Italia da Gartner Sports, è oggi uno dei marchi di riferimento nel 

mercato delle calzature e dell’abbigliamento tecnico, e con i suoi prodotti copre alcune delle 

discipline sportive più seguite in Italia: dal running al basket, dal tennis al volley, dal fitness 

al trekking, fino all’outdoor più in generale. Le calzature NB vengono distribuite capillarmente 

su tutto il territorio italiano, sia tramite negozi specializzati che nei monomarca, 

ad oggi presenti a Roma e Lecce e in arrivo a Catania, che nei negozi sportivi generalisti. 

In un’ottica di sviluppo di marketing di prodotto, New Balance supporta i rivenditori dei negozi specializzati 

contribuendo all’allestimento dei corner dedicati. 

Per la personalizzazione degli spazi di vendita dedicati a New Balance, l’azienda fornisce diversi elementi 

POP di allestimento.A supporto del sell-out sono infatti a disposizione dei rivenditori espositori, piani 

d’appoggio, cartelli porta comunicazione, loghi da vetrina e parete dogata, grucce, brochure e depliant. 

New Balance presta molta attenzione a questo 

aspetto della comunicazione con il cliente, 

in quanto ad ausilio di una presentazione 

più efficace e funzionale dei prodotti, in sintonia 

con la qualità del brand stesso. 

Altra iniziativa di marketing attuata dall’azienda, 

è stato il restyling del sito internet di 

New Balance Italia. 

Nuove veste grafica e nuovi contenuti: dinamico, 

informativo ed interattivo, questi sono 

i tre elementi distintivi del nuovo sito web. 

Dalla nuova home page, “in movimento”, che 

propone una serie di immagini action ed emotion 

in dissolvenza, delle diverse linee New 

Balance. Chiarezza nei contenuti ed informazione, 

nella presentazione dei prodotti nelle 

gallery con le descrizioni tecniche, i contatti 

con l’azienda, la possibilità di iscriversi 

alla newsletter e le sezioni sempre aggiornate 

di news, eventi e sponsorizzazioni. 

Mentre la grande novità introdotta con questo 

restyling è l’interattività con i consumatori: 

diverse sono le sezioni dedicate al web 

2.0, dalla finestra Youtube, dove sarà possibile 

vedere e commentare tutti i video, al box 

Facebook, per accedere direttamente alla pagina 

del celebre social network dedicata a New 

Balance, con la possibilità di leggere le news 

sui prodotti e sugli eventi e commentare le 

notizie.

DALLA COPERTINA SPECIALE RUNNING 

70 

Quello che è, e soprattutto 

sarà il mercato italiano del running 

di domani. Le ultime tendenze, 

gli input e le anticipazioni 

Di corsa verso il domani, 

senza dimenticare che, 

più che mai in questo 

contesto, quello che conta 

è il viaggio. A passo più o meno 

sostenuto il mercato del running 

avanza, si evolve, chiede ed ottiene 

risposte dai consumatori e da chi 

lavora con loro. L’importante è capire 

dove si va e, soprattutto, come ci 

si va. Per questo abbiamo analizzato 

la situazione attuale del mercato 

italiano del running, perché dal passato 

e dal presente ci è possibile 

intuire dove stiamo andando, comportandoci 

di conseguenza. Un tentativo 

di precorrere i tempi affinché 

chi ci segue possa sapere quali sono 

e quali saranno le nuove esigenze 

dei consumatori, attenti alla tecnicità 

sempre crescente dei prodotti, 

ma senza sottovalutare gli elementi 

di moda e di novità di un mercato 

che sta aumentando i propri 

volumi. Un viaggio nel futuro, fatto 

di corsa e per la corsa. Coniando 

un neologismo, un “futurunning”, in 

cui ci hanno seguito le principali 

aziende del settore. 

A partire da Brooks, che, come 

conferma il tech rep di Brooks Italia, 

Tobias Gramajo, ha scelto di puntare 

sulla tecnologia, per correre in 

modo più competitivo verso il futuro. 

“Dalla collezione spring summer 

2010 – racconta infatti Gramajo – 

abbiamo messo a punto un nuovo 

sistema ammortizzante chiamato 

DNA, destinato a diventare un punto 

di riferimento nelle calzature 

sportive. Inizialmente lo abbiamo 

presentato solo per il nostro cavallo 

di battaglia, le Glycerin 8, ma dal 

2011, visto il grande successo avuto, 

andrà ad inserirsi anche su altri 

modelli. La vera novità si evince dal 

suo stesso nome: come il DNA 

umano è personale e diverso per 

ogni individuo, così quello di 

Brooks dà una risposta personale 

per ogni corridore, una risposta diversa 

in base al peso e alla forza 

con cui si spinge sulla scarpa.” In 

due parole, reazione antinewtoniana, 

determinata da un insieme di 

polimeri con cellule contrapposte, 

che tanto è piaciuto al mercato 

(“abbiamo avuto un grande riscontro 

– sostiene Gramajo – in termini 

di vendite e di riassortimenti”) e 

che, verosimilmente, sarà un punto 

cardine del mercato del running di 

domani, anche per la sua capacità 

di estendere il concetto base di 

questo settore. “Il DNA allarga l’utilizzo 

delle calzature a più tipi di run- 

ning. Rispetto alle mescole, al gel, 

all’aria e agli altri sistemi di ammortizzazione, 

il nostro sistema rappresenta 

senz’altro una nuova frontiera, 

perché supera il concetto di running 

legato al peso corporeo, introducendo 

un concetto di running a 

360° che prima non c’era.” Grazie 

ad un costante investimento nella 

tecnologia. “Nel mercato del running 

– afferma infatti Gramajo – la 

ricerca è alla base di tutto, ed è 

l’unico punto che fa leva per la cre- 

DIADORA 

scita di un movimento che oggi >> FOTO

SPECIALE FUTURUNNING 

72 

>> 

sta battendo nuove strade. Grazie 

al mio lavoro ho assistito allo sviluppo 

del running in Italia, in Europa e 

nel mondo, e posso dire che la tecnologia 

del running viene utilizzata 

anche per altri sport e che la calzatura 

running è utilizzata in modo più 

ampio. Ad esempio nel volley femminile, 

molte giocatrici, in allenamento, 

usano scarpe da running; lo 

stesso accade anche nel calcio, nel 

tennis e nel rugby. Spesso la preparazione 

atletica viene fatta con una 

scarpa da running di altissima qualità, 

perché permette una performance 

notevole.” Senza dimenticare 

che il running italiano, soprattutto 

per le donne, non può prescindere 

dall’estetica. “Nel nostro mercato – 

afferma infatti Gramajo – il discorso 

della moda è legato soprattutto al 

segmento femminile. I nostri clienti 

acquistano tecnologia nelle calzature 

da uomo e tecnologia e moda 

nelle calzature da donna. In alcuni 

casi l’estetica viene curata con attenzione 

anche nel maschile, ma, in 

generale, la tendenza è quella che 

ho esposto.” E che fa pensare ad 

un certo tipo di futuro. “Come 

Brooks abbiamo una rete di vendita 

tecnica limitata a pochi negozi, ai 

quali chiederei di compiere un ulteriore 

step in avanti. Nel running c’è 

infatti la non buona consuetudine di 

praticare forti sconti sul prodotto, a 

discapito della qualità del prodotto 

stesso, del servizio offerto e della 

marginalità dei negozianti. Mi auguro 

di vedere una vendita più personalizzata 

e più in linea con la qualità 

del prodotto e dei marchi.” 

Ci sono aziende che, come Sportlab, 

hanno idee ben precise sull’andamento 

del mercato del running e 

su come anticipare e cogliere i suoi 

input. “Per noi – afferma il Sales & 

Marketing Manager dell’azienda, 

Morgan Guizzo – è prioritario il 

corretto posizionamento del prodotto 

sul mercato, ricordando che il 

nostro è molto tecnico (Saucony fa 

RICHIEDETELO! 

solo running, ndr). Per questo privi- 

legiamo i negozi tecnici che offrono 

un servizio e un supporto tecnico ai 

consumatori, rinunciando anche a 

potenziali nuovi clienti, se non ci 

sentiamo rassicurati. Crediamo che 

questa sia la via migliore per muoverci 

nell’attuale e nel futuro mercato 

del running: rivolgerci a tutti i migliori 

negozi tecnici, non servendo 

la grande distribuzione, fatti salvi il 

Edizione 


FOTO BROOKS 

gruppo Nencini o Universo, che sono 

realtà multisport, ma con un segmento 

tecnico assistito.” Un altro 

canale di distribuzione interessante 

per Saucony e Sportlab è quello 

delle ortopedie. “Non parliamo di 

farmacie e sanitari – spiega Guizzo 

Nel mercato del running 

la ricerca è alla base di tutto, 

ed è l’unico punto che fa 

leva per la crescita 

di un movimento che oggi 

sta battendo nuove strade 

Catalogo Italiano dell’Articolo Sportivo - Buyers’Guide 

L’Indispensabile 

opera di consultazione per tutti gli operatori di settore 

Copyright Edizioni Miglio srl - Divisione Annuari

– ma di ortopedie interessate al top 

di gamma come il modello Echelon, 

arrivato ora nella sua seconda versione 

e concepito dalla casa madre 

proprio per le ortopedie o con la 

possibilità di inserimenti di correttivi 

e plantari. Si tratta di una calzatura 

di soli 365 grammi per i runners 

che vogliono sentirsi più protetti, 

comprese le donne.” Partendo da 

questa base, è possibile guardare 

oltre. “I marchi principali – sostiene 

Guizzo – hanno raggiunto un livello 

di tecnicità che vent’anni fa non era 

nemmeno immaginabile. Anche per 

questa ragione oggi ci sono due teorie 

sulla scarpa running: una che 

mette al centro la scarpa neutra, di 

un certo peso, diciamo dai 300 

grammi in poi, che è poi quella che 

si vende di più, e un’altra che si è 

affermata nelle ultime due stagioni 

e che prevede un modo differente 

di correre, a pianta nuda, più a contatto 

col terreno. Si tratta del cosid- 

si può fare? 

C’è a chi piace e a chi no. 

L’importante è comunque seguire 

la propria linea. Nell’era in cui il 

running è soprattutto evoluzione 

tecnologica, la moda reclama il 

suo spazio, ma non tutte le 

aziende sono sensibili al 

discorso, mantenendo una 

propria identità. È il caso di 

Mizuno, come conferma il suo 

Responsabile Marketing Italia, 

Mauro Battistin: “Mizuno è un 

marchio tecnico, che punta forte 

sulla tecnicità e sulla 

prestazione. Il peso della moda 

ricade soprattutto sul segmento 

femminile, in cui è facile che una 

moda si possa diffondere 

attraverso il passaparola, anche 

quando ci sono colori shocking o 

discutibili. Tra gli uomini, invece, 

è la tecnicità a fare moda.” Molto 

sensibile al discorso appare 

Saucony per il marchio Sport 

Lab. “La nostra collezione – 

afferma infatti il Sales & 

Marketing Manager, Morgan 

detto running bare foot, che prevede 

una scarpa con un’altezza della 

suola dell’avampiede e quella del 

tallone con uno stacco minore, definendo 

una suola quasi piatta.” Due 

approcci diversi per due tipi di consumatori 

diversi. “Indicativamente – 

spiega infatti Guizzo – agli amatori 

si consiglia la scarpa neutra, poi, 

quando l’amatore diventa più esperto, 

allora può anche passare al bare 

foot.” E potrà beneficiare comunque 

del ProGrid, il sistema di ammortizzamento 

brevettato da Saucony 

che nelle scarpe da bare foot ha 

una densità diversa, risultando più 

leggero, pur mantenendo lo stesso 

potere di assorbimento. Una freccia 

in più per fare centro in un mercato 

in espansione. “Il running è la disciplina 

che sta crescendo di più insieme 

al calcetto. Come azienda 

non stiamo conoscendo la crisi, anzi 

negli ultimi due anni siamo cresciuti 

mantenendo sempre rapporti 

I pareri di due aziende leader nel settore 

come Mizuno e Saucony, che esprimono 

punti di vista differenti sulla questione 

Guizzo – è la più attraente sotto 

il profilo del look, dal momento 

che presentiamo una collezione 

full body con colori pieni che 

permettono ai prodotti di essere 

notati bene sulla parete. E poi le 

nostre scarpe esteticamente 

sono tanto valide quanto lo sono 

sotto il profilo tecnico. Oggi il moda 

runner è attento a coniugare la 

tecnicità con l’estetica.” Ultimi 

input sui colori. “Il classico e 

(tomaia bianca e grigia con i 

particolari in blu) va sempre. C’è 

poi una tendenza del mercato 

che va verso le tinte piene e i 

colori molto aggressivi e vivaci, 

come l’arancio vivo, il giallo e il 

verde acido, i rossi, l’oro e 

l’argento pr le donne, il giallo 

acceso e il blu elettrico. Tonalità 

forti, ma mai pacchiane.” Running 

con negozi tecnici che, ogni anno, 

ci hanno presentato ordini del 15- 

20% in più. D’altra parte chi investe 

nel tecnico non potrà che beneficiare 

di questa tendenza.” 

Tra queste aziende troviamo Mizuno, 

che nella persona del suo Responsabile 

Marketing, Mauro Battistin, 

ci dà il polso attuale del mercato 

italiano del running, puntando, 

una volta di più, sulla ricerca e sulla 

tecnologia. “Per comprendere al 

meglio questo settore – racconta 

Battistin – bisogna prendere consapevolezza 

del fatto che ci sono 

alcune tendenze. Innanzi tutto il fatto 

che il running sta crescendo e 

che il suo bacino d’utenza si sta allargando 

alle persone che vanno a 

correre la domenica, 

>> 

con ritmi più bassi e 

con un peso più 

sostenuto. Per loro 

sono state 

studiate scarpe 

73 

FOTO NEW BALANCE


FOTO DESCENTE 

74 

>> 

più protettive, con un’attenzione 

particolare all’antipronazione, destinate 

ad evitare che, nella corsa, il 

piede cada all’interno – un fenomeno 

più diffuso tra le donne che tra 

gli uomini. A loro sostegno interviene 

la tecnologia Gender Engineering, 

che permette di avere una corsa 

più controllata, con scarpe più 

leggere e morbide, ma che sostengono 

il collo del piede. D’altro canto 

non possiamo non vedere che lo 

sviluppo di cui parlavo coinvolge 

anche il trail running, che per il running 

rappresenta quello che la 

mountain bike ha rappresentato per 

il ciclismo: un’alternativa valida su 

uno sterrato o in montagna, con 

tante gare sempre più partecipate. 

Proprio per questo come azienda ci 

siamo mossi studiando una soluzione 

tecnica apposita, che potesse 

supportare maggiormente il tallone. 

Si tratta di un’evoluzione della nostra 

classica tecnologia Wave, che 

combina ammortizzamento e stabilità, 

grazie alla piastra in pebax inserita 

tra i due strati della suola.” Una 

tecnologia d’avanguardia da sfruttare 

per affermarsi nel mercato del 

running che verrà e nel quale potranno 

valere strategie specifiche. 

“Tra i vari canali di promozione – 

conferma infatti Battistin – non utilizziamo 

quello dei testimonials perché 

è solo il leader della squadra 

che suggerisce la scarpa. Piuttosto 

Sotto: Salvatore Bettiol, ex olimpionico 

e campione italiano maratona, oggi 

testimonial Saucony. 

sono molto più utili il passaparola, 

l’essere presenti alle gare e l’assistenza 

al runner.” 

Un modo indubbiamente efficace 

per farsi conoscere in un mondo 

in cui c’è chi ha scelto di marchiare 

il proprio prodotto con la parola 

running. “Come Mico Sport – racconta 

infatti il Responsabile Marketing 

e del mercato estero dell’azienda 

di abbigliamento, Giovanni Setti 

– già da due anni abbiamo inserito 

nella nostra collezione un brand che 

ci desse una forte identità nel running. 

Siamo infatti la prima azienda 

che ha avuto il coraggio di marchiare 

il suo prodotto con la parola running, 

lanciando il brand Mico running. 

Questa è stata senza dubbio 

una scelta in controtendenza, in un 

mondo in cui si tende a non settorializzare 

la linea di prodotto. Noi 

abbiamo voluto intraprendere comunque 

questa strada, per dare 

una forte identità al nostro prodotto, 

concepito per chi fa sport.” Seguendo 

criteri mirati. “Oggi – sottolinea 

Setti – le variabili che rendono un 

capo funzionale sono due: la tecnologia 

del materiale di cui è costituito 

e il sistema di assemblaggio. In relazione 

al primo fattore, stiamo lavorando 

molto con un poliestere particolare, 

oltre che sul polipropilene, 

mentre nella realizzazione dei prodotti 

consideriamo anche i partico- 

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Ma 0550 Micoshell Light: anti-vento, anti-pioggia, ultraleggero. www.micorunning.it


76 

>> 

lari, realizzando articoli che permettono 

l’evaporazione del sudore, evitando 

di lasciare umidità sul corpo. 

Dovendo fare una previsione sul 

mercato di domani, come azienda 

abbiamo scelto di implementare la 

collezione running in vista del 

2011. Abbiamo così pensato ad 

una linea clean, pulita e pensata 

per tutti, con un buon appeal estetico, 

ad una linea performance, un 

gradino più avanzata, e ad una linea 

pro, costituita da top di gamma. Il 

tutto è completato dal Mico Shell, 

un ultraleggero impermeabile, un 

antivento che potrebbe essere considerato 

come un k-way evoluto da 

portare sopra alla maglia intima.” Il 

tutto riporta comunque al concetto 

di identità sopra citato. “Rispetto a 

tanti competitors, l’azienda Mico 

produce tutto il contatto pelle, riuscendo 

a vestire il runner dalla testa 

ai piedi. Questo aspetto identifica 

il marchio nel punto vendita, con 

tante conseguenze positive. Scegliendo 

Mico, il cliente può così 

comprare tutto quello che gli occorre: 

decisamente questo aspetto dà 

un’identità ben precisa al brand 

all’interno del negozio.” 

Differente il punto di vista di Gelindo 

Bordin, ieri campione assoluto 

di atletica ed oggi responsabi- 

La voce del campione 

Migidio Bourifa, dopo avere scritto pagine 

della storia dell’atletica italiana, fa il punto 

sul mercato italiano del running 

di Damiano Montanari 

In carriera ha vinto due titoli italiani di maratona 2007 

e 2009, ha collezionato 10 maglie azzurre tra 

campionati del mondo, europei e maratone, ha 

ottenuto piazzamenti significativi in maratone 

importanti come quelle di Parigi, Roma, Milano e 

Venezia. Ma oggi Migidio Bourifa, quarantunenne 

italiano di origini marocchine che, oltre ad essere un 

grande atleta, è anche un membro del gruppo NB 

Expert di New Balance, per cui consiglia e segue da 

vicino lo sviluppo di alcune delle migliori calzature in 

circolazione. “La scarpa – commenta Migidio – è come 

la gomma per gli automobilisti o per i motociclisti. 

Soprattutto quella di allenamento, con cui percorriamo 

200 km alla settimana, deve essere molto tecnica, 

ammortizzata, adatta ad ognuno. Sono ormai dodici 

anni che collaboro con New Balance, dando indicazioni 

per modificare e migliorare la scarpa. Con gli anni 

l’azienda ha fatto modelli per tutti, anche per chi prona 

e chi supina. Un consiglio? L’importante è che la 

scarpa sia consigliata da una persona capace e che se 

ne intende.” Poi un commento sulla situazione del 

mercato italiano del running. “Questo settore – 

commenta Bourifa – è cresciuto e, soprattutto negli 

ultimi 7-8 anni, la gente si è avvicinata a livello 

amatoriale. In futuro credo che emergeranno le case 

che hanno sempre lavorato bene, facendo scarpe 

specialistiche. Sul momento uno può anche essere 

attratto da una scarpa nuova, ma poi, o è convincente, 

o ritorna alle scarpe classiche con cui non ha mai 

le marketing di Diadora. “Per capire 

il mercato del running in Italia – racconta 

Bordin – ci sono due analisi 

da fare. Prima di tutto è corretto notare 

come ci sia una forte espansione 

del mercato tecnico, per cui anche 

chi corre due volte alla settimana 

per star bene, si sta orientando 

verso un prodotto tecnico. Partendo 

da questo dato, mi sento di prevedere 

che nel medio periodo questa 

fase di crescita ci avvicinerà ai 

mercati maturi come quello della 

Germania, in cui il 55% del prodotto 

running è acquistato per fare attività 

fisica, e il 55% del mercato del 

running per così dire vero è fatto 

avuto problemi. Oggi ci sono quei 4-5 marchi storici 

che hanno sempre seguito l’evoluzione della scarpa 

tecnica. Alla lunga sono questi che rimarranno nel 

mercato, mentre gli altri avranno alti e bassi e faranno 

fatica a crearsi e a mantenere il loro spazio.” 

Considerazioni di chi vive sulla propria pelle l’essenza 

del running. “Per me – afferma infatti Migidio – la corsa 

è motivo di vita. A parte le gare e i piazzamenti, è una 

cosa che ho dentro: ho bisogno di correre, mi fa star 

bene, è un momento tutto mio per stare con me 

stesso e col mio corpo, avvertendo le sensazioni belle 

che mi fa sentire, mi dà adrenalina, vita. Penso che 

questo sia quello che sente la gente. La 

corsa è una delle cose 

più semplici, bastano 

un paio di scarpe, un 

pantaloncino e una 

maglietta. La gente 

parte magari per 

perdere qualche chilo 

e poi invece scopre 

una passione.”

in italia esiste il consumatore che vuole 

la scarpa rétro, la vecchia calzatura 

running anni settanta, e il consumatore 

che invece propende per la scarpa 

running performance, un prodotto 

moderno, con tomaie dalle caratteristiche 

tecniche. sono due mondi separati 

che vengono affrontati in modo diverso 

anche in termini distributivi 

dalla donna. Due anni fa in Italia il primo dato appena 

analizzato si aggirava attorno al 25%, la donna 

rappresentavo solo il 20-25% del mercato del 

running. Oggi, invece, c’è stata un’evoluzione e 

siamo saliti a circa un 30% di utilizzo, avvicinandoci 

in questo modo al mercato tedesco, il che ci fa 

ben sperare. Un altro discorso riguarda poi il fatto 

che in Italia non è partito il fenomeno di moda sul 

prodotto tecnico nel tempo libero, non essendoci 

un ritorno dei giovani alla scarpa running come moda. 

Tuttavia dall’estero, in particolare dagli Stati 

Uniti, stanno arrivando segnali in questo senso. 

Secondo uno studio effettuato a Los Angeles, infatti, 

si è potuto prevedere che oltreoceano la tecnologia 

sia destinata a fare moda. È chiaro, una 

moda seguirà sempre i colori, ma il fatto che la parte 

tecnologica della calzatura inizi a creare tendenza 

è un segnale da cogliere e da non sottovalutare.” 

Ricordando che il segmento femminile rimane 

quello più sensibile alla moda e che Diadora, come 

sottolinea Bordin, “lavora in primis sull’evoluzione 

tecnologica, ma, essendo un brand italiano, deve 

stare attenta alle tendenze del mondo.” Non mancando 

di promuovere i propri prodotti in maniera 

corretta. “La parte di comunicazione, che oggi non 

è più solo verticale, è importante, mentre, per farsi 

conoscere, riteniamo più utile il passaparola della 

presenza di testimonial. Quando correvo io il testimonial 

funzionava di più, ma i tempi erano diversi. 

C’erano molti italiani forti nella corsa, mentre i consumatori 

erano più tecnici ed esperti, e il mercato 

era più stretto. Oggi la situazione è diversa e bisogna 

studiare le strategie più efficaci.” 

In questa direzione si muove anche Gartner 

Sport, distributore per l’Italia di New Balance, il 

cui direttore commerciale, Fabrizio Bernabei, traccia 

in questi termini il punto della situazione. “Il 

mercato italiano di New Balance è il più importante 

d’Europa ma, a differenza di Germania e Francia, 

abbiamo un business incentrato prevalentemente 

sul lifestyle, vendendo soprattutto classic, >> 

77


78 

>> 

scarpe da running rétro anni Settanta-Ottanta. 

Il nostro obiettivo oggi 

è quindi quello di crescere e migliorare 

la performance con negozi 

che vendono calzature tecniche.” 

Forte di un trend positivo evidenziato 

già negli ultimi anni e che, dopo 

lo scorso autunno-inverno, ha permesso 

a New Balance di registrare 

un ottimo +60% nelle vendite. Da 

qui l’idea di allargare la propria collezione 

running. “Se prima realizzavamo 

prodotti per consumatori più 

pesanti, a pianta larga – conferma 

infatti Bernabei – oggi abbiamo una 

collezione anche per il consumatore 

italiano-europeo, in grado di soddisfare 

le sue esigenze grazie ad una 

calzata totalmente cambiata, molto 

più affusolata, con una tomaia meno 

invadente e massiccia rispetto 

ad anni fa. Questo ci permette di 

dialogare con il retailer che si era 

un po’ allontanato.” Il trend tanto 

positivo nasce dall’analisi del 

mercato italiano. “Qui non esiste 

un compromesso tra lifestyle 

e running. In Italia esiste 

il consumatore che vuole la 

scarpa rétro, la vecchia calzatura 

running anni Settanta, ed 

il consumatore che invece propende 

per la scarpa running 

performance, un prodotto moderno, 

con tomaie dalle caratteristiche 

tecniche. Sono due mondi 

separati che vengono affrontati in 

modo diverso anche in termini distributivi. 

Se la scarpa performance 

viene infatti distribuita attraverso 

una rete vendita dedicata ai negozi 

tecnici, la scarpa rétro si può trovare 

negli sportwear o nei negozi del 

mondo moda e lifestyle. Premesso 

questo, la nostra azienda ha studiato 

diverse strategie per poter crescere 

all’interno di questo mercato”. 

A partire dall’istituzione del gruppo 

degli NB expert, un gruppo di cinque 

ragazzi, tra cui il campione Migidio 

Bourifa a cui dedichiamo un 

box in questo servizio, che hanno 

una cultura del mondo running e 

che, nel tempo, hanno acquisito 

una conoscenza importante del 

mondo New Balance. “Loro – racconta 

Bernabei – vanno a spiegare 

Nel running è la tecnologia 

a fare moda. una moda 

seguirà sempre i colori, 

ma il fatto che la parte 

tecnologica della calzatura 

inizi a creare tendenza 

è un segnale 

da cogliere e da non 

sottovalutare 

FOTO MICO 

le nuove tecnolgie ai negozi tecnici, 

e oltre a questo supportano le vendite.” 

Ricordiamo poi l’NB Day, una 

giornata specifica che New Balance 

organizza all’interno dei punti 

tecnici, e i circa quaranta eventi nazionali 

e regionali a cui l’azienda è 

presente, coinvolgendo in molti casi 

i negozianti locali, senza dimenticare 

l’interesse per l’advertising verticale 

e per una comunicazione che è 

più orizzontale rispetto al passato, 

perché nel mercato italiano del running 

è e sarà importante puntare 

sulla qualità. “Le nostre calzature 

più importanti – conferma infatti 

Bernabei – sono made in UK, mentre 

quelle dei nostri competitors 

vengono realizzate in Vietnam, in Indonesia 

e in Cina. Noi siamo l’unico 

brand sportivo con fabbriche di proprietà, 

e le nostre scarpe per il mercato 

europeo vengono prodotte in 

Inghilterra.” Un fattore che va associato 

alle tante novità presentate 

da New Balance. “Per la collezione 

spring summer 2011 introdurremo 

una team line, per cui, 

per due o tre anni, produrremo 

calzature ed abbigliamento 

tecnico con lo 

stesso materiale, gli 

stessi colori e le stesse 

caratteristiche, affinché 

il negoziante 

possa servire di più le società 

e i gruppi sportivi.” A vantaggio 

dei negozianti segnaliamo poi il 

sistema be to be, che permetterà ai 

negozi tecnici di poter vedere on-line 

le informazioni sui prodotti di interesse 

(taglie, caratteristiche, 

ecc.), collegandosi semplicemente 

al sito di New Balance ed inserendo 

una password personale. “È un 

servizio importante che poche 

aziende danno – commenta Bernabei 

– e che di solito è molto apprezzato 

dai negozianti.” Ai quali Bernabei 

lancia un messaggio: “La chiave 

per avere successo nel mercato del 

running è essere più vicini ai clienti 

e ai negozianti, e noi ci stiamo muovendo 

in questa direzione”. 

Di corsa, s’intende. 

aldo.vittorio@topsport.it

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il chewing gum 

amato dagli Sportivi 

A metà degli anni 

’70, Quench Gum è 

stato sviluppato da 

atleti professionisti 

e ha sviluppato, in 

pochissimo tempo, un 

incremento di vendita 

altissimo. Durante 

una dura e “assetata” 

competizione, 

Quench Gum stimola 

la salivazione e aiuta 

l’atleta ad evitare o a 

diminuire il classico 

effetto secchezza in 

bocca e in gola. In Italia 

si presenta ai gusti 

frutta, in un comodo 

e leggero blister da 

12 pezzi, da portare e 

“indossare” anche nella 

muta o abbigliamento sportivo, sempre 

pronto durante lo sforzo. 

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aSSorbimento reattivo 

degli impatti 

Le nuovissime MR1080 di New Balance 

sono l’evoluzione della 1064, uno 

dei top di gamma di sempre del brand. Rispetto 

alla 1064 attuale, la 1080 ha una 

tomaia molto più morbida e degli inserti 

ABZORB più estesi per un ammortizzamento 

ancora più efficace ed efficiente. È 

consigliata ai runner con appoggio neutro 

che amano correre per molti chilometri nel 

massimo comfort, ma vogliono anche una 

scarpa traspirante, leggera nella tomaia e 

tecnologica. La tecnologia 

N-ERGY sotto 

il tallone garantisce 

un assorbimento 

attivo e reattivo 

degli impatti. New 

Balance è distribuito 

da Gartner Sports. 

GARTNER SPORTS 

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aSSeconda il comportamento naturale del piede 

Detroit II è il modello di punta della collezione 

running uomo per la P/E 2011. Include la rivoluzionaria 

tecnologia ReactiveArch, una suola dinamica 

che, imitando il comportamento del piede, garantisce 

massima ammortizzazione delle forze d’impatto 

ed eccezionale reattività nella fase di spinta. Il 

modello è inoltre dotato del sistema ammortizzante 

Syn-Pulse, che si presenta rinnovato con 

una nuova versione dalla forma asimmetrica che 

permette il giusto grado di ammortizzamento nelle 

diverse fasi d’appoggio. Il sistema ammortizzante integra 

anche il supporto nella zona mediale e il contenimento tallonare, per 

una perfetta continuità meccanica tra i diversi sistemi. Ideale per runner di buon livello 

con appoggio neutro, decisi nella scelta di un’ottima scarpa per l’allenamento quotidiano 

e per la corsa su medie distanze. Il battistrada in gomma multitacchettato garantisce 

aderenza e stabilità su tutte le superfici. 

leggera ma performante 

La Progrid Kinvara è il nuovo modello 

proposto da Saucony, dedicato al runner 

con appoggio neutro che cerca una scarpa 

leggera, ammortizzata e molto reattiva 

nei cambi di ritmo. Si segnala il mesh dal 

design innovativo, sottile e traspirante, che 

conferisce aderenza e grip ottimali. Adatta 

per allenamenti medio-veloci e gare. Saucony 

è distribuito da Sportlab. 

extralight 

Ecco una calza da running con una 

struttura a densità superleggera costruita 

in funzione dell’anatomia del piede. 

Presenta polsino antistress in Lycra per 

massima aderenza senza compressione 

per una calzata ergonomica, è realizzata in 

maglia di base a bassa densità Micropolyamide 

+ Lycra per il massimo comfort e 

sensibilità durante la corsa, elevata traspirabilità 

e ventilazione costante. La maglia 

elastica a lavorazione alternata sul collo 

del piede e sopra le dita garantisce la 

massima ventilazione. È stata differenziata 

la struttura anatomica tra piede destro e 

piede sinistro, sono previsti inserti di ventilazione 

sul collo del piede e sotto le dita, 

una fascia elastica anti-torsione a doppia 

lavorazione che assicura il massimo grip 

nell’arco plantare. Inoltre, sono stati realizzati 

un supporto di protezione 

laterale dell’alluce e del 

metatarso anteriore, 

e la punta 

seamless supercomfort 

per azzerare 

qualsiasi frizione. 

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Solo 350 grammi 

Reezig è la nuova 

tecnologia di Reebok 

dedicata 

ai grandi 

sportivi. Cattura 

l’energia 

del corpo e 

dell’ambiente, 

la trasferisce in 

profondità nei tessuti 

muscolari facendo 

espandere i capillari e 

incrementando così la 

circolazione sanguigna 

(+8%). L’abbigliamento 

Zigtech, 

indossato durante 

l’attività di training e 

fitness, aumenta il 

livello di ossigeno 

nel sangue, migliora 

la circolazione 

sanguigna e 

favorisce il 

recovery del 

sistema muscolare, 

riducendo 

la sensazione di 

fatica. 

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79


80 

Solo 350 grammi di peSo 

Supernova Glide 3 M di Adidas è indicata 

per runners di peso medio-alto con 

appoggio neutro. Si tratta di un modello 

specifico per uomo, dotato di collarino, 

avampiede in Microsuede, occhielli di 

allaciatura Omori (per garantire una 

migliore calzata in avampiede, nonché 

una flessibilità naturale). Viene in questo 

caso migliorata la calzata, e ridotti i rischi 

di irritazione. 

ADIDAS GROUP 

Tel. 039 27 151 

www.adidas.com 

Supporto totale 

Un numero sempre crescente di sportivi 

si è ormai reso conto dell’importanza 

delle rinomate solette IronmanSpenco, ritenendole 

parte fondamentale del proprio 

abbigliamento. Le IronmanTotal Support 

sono progettate con un avanzato supporto 

dell’arco plantare e una profonda coppa 

per il tallone, al fine di fornire un sistema 

di supporto totale. Lo speciale sistema 

brevettato di ammortizzamento 3-Pod 

assorbe gli urti e aiuta ad evitare la sovrapronazione, 

causa principale di molte 

lesioni comuni come le fasciti plantari. Per 

un supporto e una protezione supplementari, 

le solette IronmanTotal Support sono 

termoformabili, garantendo una migliore 

personalizzazione della calzata. Distribuito 

da DIGI Instruments. 

anti-vento, anti-pioggia, Superleggero 

Mico Shell Light è il tessuto shell di Mico altamente 

traspirante e superleggero creato per il runner e 

per lo sportivo alla ricerca di un protezione dalle 

abrasioni, dalla pioggia e dal vento, senza peso 

e inutile ingombro. La superficie esterna liscia e 

densa consente resistenza all’abrasione senza 

rigidità né fastidioso fruscio. La membrana intermedia 

blocca vento e pioggia e favorisce la 

trasmissione del vapore della pelle, riducendo 

le situazioni di surriscaldamento corporeo. Le 

proprietà stretch assicurano la massima libertà 

di movimento in ogni condizione. I dettagli: full 

zip con protezione, cappuccio, piping e stampe 

hi-visibility in materiale rifrangente. Disponibile 

nelle taglie dalla XS alla XXL. 

MIcO SPORT 

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un concentrato di tecnologia 

Per la prossima PE 2011 New 

Balance ha molte nuove proposte. 

In particolare, la MR WR905, 

realizzata in nuovi colori. Suola 

N-durance, Rear/Forefoot Absorm, 

costruzione con linguetta unica, 

dual density, Breathable Sandwich 

mesh per per la tomaia, e sovrapposizioni 

in sintetico. New Balance è 

distribuito da Gartner Sports. 

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nano-particelle di argento e titanio 

Erreà amplia la linea intimo-tecnica 3D Wear, già 

conosciuta per l’impiego delle più innovative e sofisticate 

fibre tessili e per le caratteristiche di morbidezza, leggerezza 

e praticità dei capi. Oltre alla fibra cava, capace di 

garantire a chi li indossa assoluto comfort termico e 

traspirabilità, i nuovi prodotti vedono l’impiego del 

filato Ti-Energy, caratterizzato dalla presenza di 

nano-particelle di argento e titanio e in grado 

di migliorare le prestazioni atletiche degli 

sportivi. L’inserimento di tali nano-particelle 

nelle fibre del tessuto Ti-Energy incrementa, 

infatti, la fluidificazione del sangue, apporta 

una maggiore quantità di ossigeno ai tessuti 

favorendo il riassorbimento dell’acido lattico 

e l’eliminazione delle tossine. All’avanguardia 

anche la costruzione del prodotto basata 

sulla realizzazione, all’interno dei capi, di 

zone a compressione e traspirazione differenziata 

che si adattano alla muscolatura del 

corpo e alle varie fasi dell’attività motoria. 

I prodotti 3D Wear, come tutti i capi Erreà, 

sono certificati Oeko-Tex, non rilasciano 

alcuna sostanza nociva nell’assoluto rispetto 

del corpo e della salute. La linea 3D Wear è 

ideale per chi pratica running.

cannuccia in Silicone 

Camelbak propone 

un’ulteriore soluzione 

per il runner: la 

borraccia Podium con 

impugnatura, che permette 

di portare con 

sé 0,60 litri di acqua o 

altri liquidi. Il fulcro del 

sistema d’idratazione 

è l’Omega 

HydroTanium 

Reservoir, 

contenitore 

realizzato in un 

resistente ed 

elastico poliuretano, 

certificato 

dall’Organismo per 

il controllo degli alimenti 

e dei farmaci 

(FDA), che può 

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contenere bevande 

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www.nov-ita.com non cedere alcun 

sapore sgradevole. 

Grazie al trattamento agli ioni d’argento 

HydroGuard Anti-Microbial Technology, il 

99,9% di batteri e funghi è così eliminato 

dalle superfici del contenitore e della cannuccia 

che sono a contatto con i liquidi. 

Pesa solamente 40 grammi, è dotato 

di piccola tasca per le chiavi o gel, e di 

elementi riflettenti sul retro e sul davanti. 

Camelbak outdoor/ multisport è distribuito 

da Nov.Ita. 

SoStegno 

e ammortizzamento 

Per la PE 2011 New Balance propone 

la nuovissima MR WR860. Per la tomaia 

si registrano meno sovrapposizioni di 

materiali, il che conferisce più flessibilità 

alla calzatura. La suola N-Durance è più 

morbida, e più ammortizzata nell’avampiede. 

Altre tecnologie utilizzate: Rear/ 

Forefoot N-rgy, stability web, dual density 

midsole. 


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running oppure trail? 

Le XR Crossmax combinano le migliori 

caratteristiche delle scarpe per il running su 

strada – nella versione neutra o guidance, 

ammortizzamento e costruzione leggera – 

con le qualità che ci si aspetta da Salomon 

Trail Running: stabilità, protezione, trazione 

e durata. Sono le scarpe ideali per i runners 

che combinano nel loro allenamento superfici 

asfaltate e trail. Generalmente le scarpe da trail 

running hanno un diverso vocabolario rispetto 

alle scarpe da strada. Nel trail running si parla di 

trazione e di tipi di superficie, della protezione 

che la scarpa offre contro le rocce e di quanto 

AMER SPORTS 

Tel. 0422 52 91 

amersports-italy@amersports.net 

la scarpa sia agile e stabile. Con le scarpe da strada la conversazione ruota attorno 

all’individuo: che tipo di passo mantiene il runner, quanti chilometri percorre, di quanta 

ammortizzazione necessita. Questa è la prima scarpa che unisce questi due mondi. Non 

si parla solo di stabilità, agilità, leggerezza e trazione: ora Salomon è anche in grado di 

fornire la giusta soluzione per le differenti esigenze dei runner, come l’ammortizzazione 

extra per assecondare le superfici più dure. Con entrambe le versioni, neutra e guidance, 

la XR Crossmax permette a ogni runner di avere ogni giorno la scarpa ideale. Salomon è 

distribuito da Amer Sports Italia. 

con cuciture Super piatte 

La maglia girocollo mezza manica man della linea 

Mico Running è un capo altamente tecnico costruito 

impiegando diversi tessuti dotati di tramature differenziate 

per favorire un’eccezionale traspirazione e una rapida 

asciugatura in funzione delle diverse zone del busto 

dell’atleta. Gli inserti in materiale elastico seguono 

perfettamente la muscolatura con cuciture super-piatte 

anti-frizione per garantire comfort e vestibilità elevati. 

Il pantaloncino è costruito impiegando un tessuto leggerissimo, 

resistente e traspirante studiato per favorire 

la rapida espulsione del sudore all’esterno. Taglio 

sagomato con presenza di slip interno in maglia a rete 

super traspirante e contenitiva; cordoncino regolabile in 

vita, tasche laterali e pratico taschino posteriore con zip. 

Sono inoltre state realizzate stampe hi-visibility in materiale 

rifrangente per proteggere il runner in condizioni di scarsa 

visibilità. 

meno fatica, più allenamento 

Premier Zigfly è la nuovissima proposta 

Reebok ideale per chi vuole ottimizzare il 

proprio allenamento e la propria resistenza. 

Il modello donna presenta tomaia in materiale 

sintetico traforato, pantare anatomico 

estraibile in EVA preformata, e intersuola 

con tecnologia Zigtech: la particolare 

intersuola a “zig-zag” assorbe l’energia 

del corpo in movimento e la restituisce 

orizzontalmente a tutto il piede, riducendo 

così la fatica e l’attività muscolare e aumentando 

la resistenza allo sforzo. Inoltre, 

la tecnologia SmoothFIT applicata alla 

tomaia garantisce massimo comfort, grazie 

alla completa assenza di cuciture. 

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81

DALLA COPERTINA SPECIALE CALCIO 

82 

È tempo 

di rigore 

Il mercato italiano del calcio sta affrontando 

un momento non facile a causa della crisi, 

ma ha in sé le possibilità per trovare la via d’uscita 

Per tutti è lo sport più popolare 

e più praticato del 

mondo, ma questo non ha 

impedito al calcio di accusare 

il colpo della crisi economica. 

Spettacolo, tifosi e squadre di campioni 

che diventano miti, un merchandising 

che muove milioni di euro 

e l’attenzione dei principali media 

non sembrano essere un paracadute 

sufficientemente valido per restare 

in quota. Certo, c’è chi sta meglio 

di altri e chi, invece, ha accusato 

maggiormente le difficoltà del 

mercato globale, ma il trend non è 

dei migliori, sebbene le aziende impegnate 

nel settore si stiano muovendo, 

seguendo strategie diversificate, 

per tornare a riveder le stelle. 

In una partita che si preannuncia 

dura, dopo un primo tempo di difficoltà, 

si cerca ora di affrontare nel 

modo migliore la ripresa, sapendo 

che sarà un tempo di rigore. 

Come conferma Gian Aldo De Pieri, 

titolare di Phyto Performance, 

che afferma: “A mio giudizio il mercato 

del calcio in Italia non sta andando 

bene, troppe aziende, troppi 

marchi. Ritengo che questa crisi sia 

poi data anche dalla mancanza di 

sponsor nelle società di calcio e dal 

fatto che c’è troppa confusione nei 

prezzi, visto che oggi tutti tendono 

al ribasso. Tuttavia la nostra azienda, 

per le caratteristiche dei suoi 

prodotti (attrezzature e accessori) 

risente meno della crisi generale. 

Rimane comunque il dato che il 

mercato del calcio sta soffrendo più 

di altri mercati come quello del basket, 

della pallavolo e del tennis”. In 

linea con questa posizione anche il 

Responsabile Marketing di Macron, 

Alessandro Tommasi: “Il mercato 

mondiale globale non sta passando 

momenti di euforia. In questa situazione 

di crisi noi come Macron abbiamo 

scelto di essere aggressivi, 

forti di una situazione sana alle spalle 

che ci ha permesso di finalizzare 

operazioni importanti come quella 

con Napoli, West Ham e Monaco. 

Molti soffrono, ma noi continuiamo 

ad avere un implemento del mercato, 

mostrando un trend in ascesa. In 

FOTO LOTTO

Débacle azzurra, 

futuro meno nero 

Secondo alcuni brand 

del settore calcio la disfatta 

della nazionale italiana ai recenti Mondiali 

in Sudafrica non avrebbe risultati molto 

negativi sul mercato nazionale 

In Francia c’è chi ha chiesto i danni di immagine per 

l’inqualificabile comportamento della 

rappresentativa nazionale ai Mondiali in Sudafrica, ma 

in Italia, nonostante la pessima prestazione degli 

azzurri, incredibilmente eliminati in quello che, sulla 

carta, era il girone di qualificazione più abbordabile 

della competizione, le previsioni degli effetti dovuti 

alla figuraccia nostrana sarebbero meno gravi del 

previsto. “Penso che queste sconfitte potranno portare 

ad una scossa positiva – commenta infatti il 

Responsabile Marketing di Erreà, Luca Carra – se 

condurranno ad una necessaria riflessione su ciò che 

va cambiato e non funziona. Più che danno di 

immagine, penso che la rapida eliminazione della 

nostra Nazionale abbia causato agli sponsor una 

mancata visibilità che certo non si aspettavano, né si 

auguravano.” Più estranea al problema l’azienda Lotto. 

“I risultati negativi della Nazionale italiana – afferma 

infatti il Direttore Marketing e Comunicazione 

dell’azienda, Alberto Fraticelli – potrebbero 

coinvolgerci se guardassimo solo l’Italia, ma come 

Lotto siamo presenti in ottanta Paesi del mondo, tra 

generale il mercato italiano del calcio 

è quindi un mercato diminuito, 

ma ancora recettivo, rispetto ad altri 

settori come quello dell’abbigliamento, 

che ha subito un grosso ridimensionamento”. 

Più ottimista Luca 

Carra, Responsabile Marketing di 

Erreà: “Direi che, per il momento, il 

mercato del calcio sta reggendo ai 

contraccolpi della crisi, ma è inutile 

nascondere che ha risentito 

anch’esso della recessione economica 

che ha colpito tanti altri settori 

del Paese. Fortunatamente la nostra 

azienda non sta risentendo in modo 

particolare di questo problema, ma 

il mercato del calcio soffre il momento 

difficile esattamente come altri 

in Italia, questo perché circolano 

in generale meno risorse. Le società 

sportive, le aziende e gli sponsor, 

ad esempio, hanno dovuto fare i 

conti con le spese, riducendo le 

possibilità di investimento e di crescita. 

Tra gli effetti della crisi, inoltre, 

si può segnalare la fusione di 

tante piccole e medie società sportive 

che si sono trasformate in polisportive 

più numerose e più strutturate, 

dunque più appetibili per 

sponsor e tesserati”. Il polso del 

mercato italiano del calcio batte 

senza troppi problemi nonostante lo 

sforzo anche per Alberto Fraticelli, 

Direttore Marketing e Comunicazione 

di Lotto: “In generale stiamo 

avendo una crisi economica generalizzata 

molto severa, iniziata nel se- 

cui la Spagna, che ha vinto la Coppa e in cui gioca 

Capdevila, un nostro testimonial. In linea di massima, 

comunque, ritengo che risultati molto positivi 

avrebbero potuto portare ad una grossa crescita delle 

vendite, mentre non credo che i risultati negativi che ci 

sono stati avranno conseguenze molto negative. A 

fronte di un’elasticità in senso positivo nel settore, 

riscontro una certa rigidità in senso negativo.” Visione 

non catastrofista nemmeno per Gian Aldo De Pieri, 

titolare di Phyto Performance: “I risultati negativi della 

Nazionale Italiana possono avere condizionato la 

vendita di tanti articoli, e gli sponsor legati ad essa 

non hanno sicuramente avuto i risultati che si erano 

proposti, ma non penso che si possa parlare di un 

danno d’immagine”. 

condo semestre del 2008. Nel primo 

semestre di quell’anno il nostro 

tasso di crescita era in doppia cifra, 

mentre nel secondo la crescita si 

assestò sul 4%. Complessivamente 

devo dire che il mercato del calcio 

ha sperimentato in maniera abbastanza 

equilibrata la crisi. Le prospettive? 

Chiuderemo il 2009 con 

una leggera flessione, di qualche 

punto percentuale, rispetto al 2008, 

segno di un mercato che sta subendo”. 

In un’analisi complessivamente 

non positiva, la voce dell’ottimismo 

è quella di Denis Zanardo, titolare 

di Gammasport: “Il mercato del calcio 

– afferma il numero uno 

dell’azienda – bene o male va sempre. 

In Italia c’è una leggera fles- >> 

83

SPECIALE CALCIO TEMPO DI RIGORE 

84 

>> 

sione dovuta alla mancanza di fondi 

da parte dei Comuni e degli sponsor 

che, a ruota, determina una minore 

disponibilità da parte delle società 

sportive, che tendono a fondersi 

o a chiudere. In linea di massima, 

comunque, pur stando attenti, i 

consumatori continuano a spendere 

nel settore calcio”. 

Allora come si spiegano i patemi del 

mercato italiano del calcio? “Credo 

che soffra di una cattiva e poco 

oculata gestione – sostiene Luca 

Carra di Erreà – che lo ha reso un 

sistema deficitario e arretrato. Poche 

risorse e tanti debiti ormai affliggono 

la maggior parte dei grandi 

club italiani e internazionali, la cui 

sopravvivenza dipende sempre di 

più da grandi sponsor e da facoltosi 

magnati stranieri. Si parla tanto di 

fair play sul campo da gioco, ma sarebbe 

auspicabile da parte del sistema 

calcio un fair play anche di tipo 

economico. In Italia è di pochi 

giorni fa la notizia dell’esclusione, 

causa bilanci non in regola, di 21 

squadre dai prossimi campionati di 

calcio. Poco denaro si traduce an- 

Più qualità, più tecnologia 

Il piatto piange, ma, anziché fasciarsi la testa, alcuni importanti brand del 

settore calcio hanno deciso di reagire, seguendo una linea aggressiva, tesa 

ad incentivare l’ingresso sul mercato di nuove proposte. “Le nostre ultime 

novità – racconta Luca Carra di Erreà – riguardano i capi realizzati con un 

nuovo e rivoluzionario tessuto, prodotto grazie all’impiego delle 

nanotecnologie. Si tratta del tessuto Ti-energy, caratterizzato dalla presenza 

di nano-particelle di argento e titanio inserite direttamente nelle fibre, che 

conferiscono a questi prodotti proprietà antibatteriche, antistatiche, 

antimacchia, idro e oleo-repellenti. In particolare, le particelle di titanio, 

grazie al calore provocato dall’attività fisica, emettono onde infrarosse in 

grado di mantenere costante la temperatura del corpo e dei muscoli, e sono 

in grado di accelerare la circolazione sanguigna, favorendo il riassorbimento 

dell’acido lattico e l’eliminazione delle tossine. Nella stagione 2009/2010 

appena trascorsa sono state Parma Fc, Bari Ac, Atalanta Bc e Rugby 

Viadana i club delle massime serie a indossare le innovative divise 

nanotech.” Che rispecchiano quanto la ricerca e la tecnologia siano 

importanti per Erreà. “Sono aspetti fondamentali per il nostro lavoro”, 

conferma Carra. “La continua ricerca tecnologica che ha portato sia alla 

certificazione Oeko-Tex che alla scoperta del tessuto Ti-energy è quella che 

ci consente di distinguerci dai competitors. Quello del calcio è un mondo 

FOTO MACRON 

Alcune aziende leader 

nel mercato del calcio individuano 

nel proporre nuovi prodotti 

la strada per fronteggiare 

la crisi economica 

che in mancati investimenti a livello 

di infrastrutture, e dunque in stadi 

obsoleti, poco sicuri e poco attraenti 

per investitori e tifosi.” Una situazione 

complicata, per fronteggiare 

la quale le aziende del settore stanno 

seguendo due binari che scorrono 

paralleli, ma che portano nella 

stessa direzione. “Come azienda – 

spiega infatti Tommasi di Macron – 

lavoriamo sia con i club professionistici, 

sia con quelli dilettantistici. I 

primi sono importanti per un discorso 

di immagine e di merchandising, 

mentre i secondi rappresentano il 

estremamente vasto e diversificato, e proprio questa fortissima 

concorrenza tra chi produce abbigliamento tecnico-sportivo fa sì che 

sopravviva sul mercato solo chi continua a investire sulla qualità e la 

garantisce nel tempo con i suoi prodotti.” Non lesina sulle novità nemmeno 

Phyto Performance, come evidenzia il titolare Gian Aldo De Pieri: “La 

nostra innovazione principale è il nostro ghiaccio istantaneo brevettato, 

che non contiene nitrato d’ammonio, il cui utilizzo è proibito dallo scorso 

27 giugno per la sua pericolosità ed infiammabilità. D’altra parte noi 

avevamo deciso di non utilizzarlo più già sette anni fa, brevettando un 

prodotto sicuro che ha anticipato le Direttive Comunitarie. Per noi la 

sicurezza è importante, così come è importante introdurre prodotti nuovi 

sul mercato. Per questo dal 15 settembre sarà possibile trovare la linea 

NOP, la nostra nuova linea di oli e creme da massaggio senza derivati dal 

petrolio, ideale per gli sportivi amanti della natura e disponibile nella forma 

di olio stimolante pre-gara, di olio rilassante dopo gara, di crema 

antiabrasione, di crema all’arnica, di crema base fluida, di olio base e di 

olio canforato sarayevo”. Novità anche per Gammasport: “Abbiamo 

prodotto panchine per allenatori con le sedute in pelle – racconta il titolare 

Denis Zanardo – che vendiamo maggiormente all’estero, dove bisogna 

arrancare di meno per avere riscontri”, e per Lotto che ha una visione 

molto chiara di quanto sia importante aggredire il mercato immettendo nel 

circuito nuove proposte. “Come azienda – conferma infatti il Direttore 

Marketing e Comunicazione, Alberto Fraticelli – abbiamo introdotto le 

scarpe da calcio senza lacci. Tutti i top brand hanno situazioni che 

simulano l’assenza dei lacci, ma noi abbiamo realizzato concretamente 

questa possibilità. Per noi la ricerca è infatti fondamentale e 

preponderante, tanto che collaboriamo con centri di ricerca nazionali ed 

internazionali, a stretto contatto con ingegneri e biomeccanici, perché nel 

calcio, come del resto nel tennis e nel running, è fondamentale stare al 

passo coi tempi e, se possibile, anticiparli. Dove andrà il mercato italiano 

del calcio? Le nuove frontiere sono molto chiare. Innanzi tutto, come 

dicevo, ci sarà il superamento dei lacci nelle scarpe, poi avremo calzature 

per i nuovi terreni (in erba sintetica), la produzione di tacchetti conici, che 

a differenza di quelli lamellari permettono la rotazione del piede senza 

problemi al momento dell’uscita della scarpa dal manto erboso, e l’utilizzo 

di materiali sempre nuovi. Adesso è in grande ascesa la microfibra, più 

leggera e trattabile con una migliore manutenzione, anche se i 

tradizionalisti continuano a preferire la pelle naturale, in particolare quella 

di canguro, che, per le sue caratteristiche, è senza dubbio la più pregiata.”

grosso del fatturato e, non per niente, 

sono la fascia più appetibile da 

parte di tutte le aziende. D’altra parte 

basta pensare che ogni domenica 

scendono in campo 15 milioni di 

persone legate ai campionati federali, 

oltre a 15 milioni relativi a quelli 

non federali. Analizzando la situazione 

da questo punto di vista, quindi, 

marchi come Nike e Adidas sono 

competitors relativi, perché lavorano 

solo con i professionisti.” Un’ottica 

doppia del mercato anche per Lotto. 

“Il calcio professionistico – afferma 

infatti il direttore marketing e comunicazione 

Fraticelli – ci serve per 

un discorso di immagine, e perché 

è molto utile per lo sviluppo del prodotto, 

mentre quello dilettantistico è 

quello più importante in termini di 

volumi.” Come conferma Carra di 

Erreà: “Il nostro target sono le società 

sportive di tutti i livelli, da quelle 

non professionistiche fino ai più 

Finalmente è arrivato 

il chewing gum per gli sportivi 

più venduto in America 

conosciuti e prestigiosi club di livello 

internazionale. È evidente che il 

mondo dei Dilettanti abbia dalla sua 

la forza dei grandi numeri. Solo la 

LND (Lega Nazionale Dilettanti), di 

cui Erreà è partner ufficiale da ormai 

6 anni, conta quasi 12.000 società 

affiliate”. Mentre Phyto Performance 

stringe il fuoco sulla distribuzione. 

“Noi – racconta infatti il titolare De 

Pieri – puntiamo da 30 anni esclusi- 

Il calcio per molte 

aziende italiane 

è soprattutto proficuo 

se si opera con 

l’estero. Qui, anche 

il made in Italy 

è elemento 

di importanza e valore 

Distributore esclusivo:www.phytoperformance.com 

vamente sui negozi sportivi e il mercato 

delle squadre dilettantistiche è più 

importante di quello delle squadre 

professionistiche, in cui siamo presenti 

solo come sponsor di alcune importanti 

società.” 

Con l’Italia che soffre, c’è chi cerca 

oltre confine le soluzioni ai problemi 

nazionali. “Per noi – prosegue De Pieri 

– il mercato estero è importan- >> 

FOTO GAMMASPORT 

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86 

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te. Siamo stati i primi nel 1998 a 

certificarci ISO 9001 con un ente 

certificatore estero (norvegese), dato 

che all’estero questo è molto richiesto. 

Sicuramente negli altri Paesi 

siamo molto apprezzati, perché là 

si punta, prima di tutto, sulla qualità 

e sulla serietà aziendale.” Una politica 

già seguita in Italia da Erreà. “La 

nostra azienda – conferma infatti il 

Responsabile Marketing Carra – ha 

scelto una strada controcorrente, 

intrapresa ben prima del manifestarsi 

della crisi e mantenuta in modo 

coerente nonostante essa. Una 

scelta basata sulla qualità dei prodotti 

e sull’attenzione alla salute che 

ci ha permesso di ottenere nel 

2007, unica azienda in Europa in 

questo settore, la certificazione 

Oeko-Tex. Tale certificazione, rilasciata 

dal principale Istituto Internazionale 

nel campo dell’ecologia tessile, 

garantisce che tutti i prodotti 

Erreà, durante l’utilizzo, non rilascia- 

Troppe aziende, troppi marchi. Una guerra al coltello 

sui prezzi, politiche tutt’altro che limpide con i club. 

Il mercato del calcio in Italia è questo. Prevedere 

un percorso positivo è ancora possibile, 

ma imboccando un percorso di rinnovamento 

no quelle sostanze altamente nocive 

e in alcuni casi cancerogene 

usate da molti produttori di tessuto 

in violazione delle norme europee. 

Una strada, quella percorsa dalla 

nostra azienda, sicuramente meno 

scontata e meno comoda, una politica 

della qualità che i fatti stanno 

però dimostrando essere vincente e 

premiante.” Forse, anche per questo, 

Erreà continuerà a puntare sul 

mercato italiano del calcio. “Direi 

che, fatta eccezione per alcune rare 

situazioni virtuose, come può essere 

quella tedesca (che tra l’altro detiene 

la media più alta di spettatori ne- 

gli stadi) – afferma Carra – in generale 

non ci sono all’estero esempi 

particolarmente positivi da imitare e 

da additare come modelli. La situazione 

del calcio in tutta Europa è 

abbastanza livellata, non esistono 

isole felici. In linea di massima credo 

che il mercato del calcio in qualche 

modo rispecchi, in scala più 

piccola, le problematiche che una 

società sta vivendo in un determinato 

periodo storico.” Difficoltà non 

condivise da Macron, che guarda al 

futuro con ottimismo. “Più che 

esplorare zone nuove – afferma infatti 

il Responsabile Marketing Tom- 

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masi – continuiamo ad essere concentrati 

sul mercato dei team, in cui 

siamo molto presenti sia in Italia, sia 

all’estero, soprattutto in Francia, in 

Spagna, che nell’Europa dell’est”. 

Anche per Gammasport andare fuori 

dall’Italia è una scelta positiva. 

“Noi – conferma infatti il titolare Zanardo 

– siamo più orientati sul mercato 

estero, in particolare sui mercati 

arabi e su quelli dell’est.” Massiccia 

l’incidenza di Lotto oltre i 

confini nazionali. “Siamo presenti in 

ottanta Paesi – rivela Alberto Fraticelli 

– in cui abbiamo ottimi risultati.” 

Motivi per cui sorridere, guardando 

un domani più che mai incerto. 

“Non credo che il futuro del mercato 

del calcio sarà facile – conclude 

De Pieri – anche se non è mai facile 

fare previsioni. In generale ritengo 

che, per capire l’andamento dei 

prossimi anni, bisognerà aspettare 

la fine di quest’anno. Sicuramente 

negli ultimi tempi alcune aziende, tra 

cui anche marchi importanti nel 

mondo dello sport, hanno fatto fatica, 

ma sono convinto che la voglia e 

il coraggio delle aziende sportive 

siano forti proprio come quelli di un 

vero e proprio sportivo che non si 

arrende e non si accontenta mai.” 

Da qui la visione più positiva, ma 

sottoposta a condizioni, di Carra di 

Erreà: “Prevedo un futuro positivo 

solo se verrà imboccato un percorso 

di rinnovamento. Saranno infatti 

necessari una gestione più attenta 

e parsimoniosa dei bilanci, strutture 

e impianti moderni e maggiori investimenti 

sui settori giovanili e sui nostri 

vivai”. 

I pilastri su cui ricostruire un movimento 

e un mercato chiamati a reagire 

per vivere una ripresa da protagonisti. 

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87


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Da sempre Cor 

Sport dedica al calcio 

una particolare 

attenzione all’interno 

del proprio 

catalogo prodotti: 

questo si 

arricchisce ora 

di nuovi articoli, 

come i palloni 

outdoor e indoor, le 

protezioni parastinchi, 

i tacchetti e moltissimi 

accessori per l’allenamento 

a secco. Tra le ultime 

novità presentate i guanti da 

portiere Profi, in morbido lattice: 

hanno un ottimo grip grazie 

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agli inserti che permettono una 

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che con l’asciutto. Disponibili 

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linea protettiva Erreà Sport dotata di 

sistema I.A.S. (Impact Absorption Sistem), 

una speciale imbottitura con struttura 

multi spessore in poliuretano espanso 

che si adatta anatomicamente al corpo 

garantendogli protezione, traspirabilità e 

libertà di movimento. La linea è in tessuto 

Ti-Energy contenente due semiconduttori 

dalle dimensioni nanometriche: il Titanio in 

grado di migliorare e recuperare le prestazioni 

muscolari degli atleti e l’argento, che 

svolge un’azione antibatterica. La linea è 

adatta principalmente all’allenamento nel 

gioco del rugby e del portiere. 

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SoddISfazIone garanTITa 

La Green Sports Company è un’azienda dinamica che studia, 

progetta e realizza borse sportive, promozionali e su misura. 

Presente nel mercato da oltre un ventennio, si distingue per 

la varietà e la qualità delle sue produzioni, nonché per l’elevata 

specializzazione del suo staff. Grazie a queste peculiarità, anche 

il cliente più esigente potrà essere seguito costantemente nella 

fase di progettazione del prodotto e avrà garanzia di 

soddisfazione nelle richieste più particolari e nella 

personalizzazione di esso. Flessibilità e duttilità sono 

dunque caratteristiche primarie che hanno permesso 

a questa azienda di affermarsi in numerosi settori 

del vasto mondo della borsetteria, assicurando al 

cliente la possibilità di costruirsi il suo articolo con la 

più ampia libertà di scelta di materiali, colori, finiture 

(come dimensioni e colori delle cerniere lampo, manici, 

profili, etc.) e stampe (serigrafie, etichette, ricami, 

transfer). Chiunque potrà quindi avere una borsa unica 

nel suo genere... unica anche nel prezzo. Green Sports 

Company è quindi da anni divenuta sinonimo di qualità elevata e 

garanzia di italianità. 

Un UlTra gUanTo 

Lotto Sport Italia presenta per la P/E 2011 Zhero Gravity Ultra, l’unica scarpa da calcio 

al mondo senza lacci. Sensibilità, precisione e leggerezza sono le sue caratteristiche. 

L’assenza di lacci garantisce un perfetto avvolgimento del piede e la massima sensibilità 

nel controllo del pallone. Zhero Gravity Ultra è l’evoluzione del primo modello da calcio 

al mondo senza lacci Zhero Gravity, esclusiva Lotto, lanciata in occasione dei Mondiali 

2006. Il modello è inoltre costuito con suola ReactiveArch, tacchetti Twist’n’go, tomaia 

in morbida microfibra, leggera e traspirante, caratterizzata dalla tecnologia Lace Less 

(senza lacci), che garantisce il perfetto avvolgimento 

del piede e la massima sensibilità nel 

controllo di palla. Suola in Pebax, disponibile 

in due versioni: SG (soft ground) con 

tacchetti intercambiabili per terreni pesanti 

e fangosi; FG (firm ground) con tacchetti 

fissi conici, che include anche il sistema 

Twist’n’go, per una massima stabilità e 

trazione su terreni erbosi e asciutti. 

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Schiavi propone il carrello segna campo a batteria 

12 volt ecologico. La motopompa è azionata da una 

batteria al calcio piombo di nuovo tipo ricaricabile e 

sigillata. La dotazione comprende il carica batteria 

completo di spina. L’autonomia della pompa è di circa 

3 ore. Il carrello può essere impiegato per irrorare soluzioni 

quali fertilizzanti-fitoregolatori o prodotti contro 

erbe infestanti, insetti ecc. Per la tracciatura di campi 

erbosi si raccomanda l’utilizzo della vernice speciale 

Schiavi, concepita con formulazione particolare per 

una perfetta linea bianca sull’erba, di asciugamento 

rapido di resistenza e lavabilità all’acqua e grazie a 

delle cariche specifiche si ottiene uno spessore leggero 

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tutti gli sportivi la propria 

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volte che scendono in campo, sarà 

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cerotti, busta ghiaccio istantaneo, taping, 

salva pelle, garze, ecc.) in caso di infortunio durante la 

performance sportiva: e sarà proprio come essere un 

vero campione. 

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Nata come azienda di 

abbigliamento tecnico sportivo 

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in pochi anni Eye Sport ha 

ampliato la sua gamma, 

realizzando articoli per la 

pallavolo, il basket e il tempo 

libero. Con ventuno modelli 

totali, presenti in molteplici 

varianti di colore, il brand 

veste il calcio dai sei anni in 

su con stile e con un’estrema 

attenzione alla qualità 

dei materiali. Fra i modelli di 

maggior successo ci sono 

l’Eko Duo, il Life, il Cross e il 

Lone, presenti sia a manica 

corta sia a manica lunga. Tra 

gli altri vestono Eye Sport 

la nazionale di calcio a 5 

dello Zambia, la FC Locarno 

e l’Atiesse C5, squadra del 

campionato A1 di calcio a 5. 

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delle falangi, è presente 

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chiusura è regolabile grazie 

all’elastico/velcro di 6 cm. 

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La pittura resiste aLLe intemperie 

I carrelli segnacampo a spruzzo della linea FSport sono la 

proposta della Facci per semplificare e migliorare sempre più la 

tracciatura delle linee di campi sportivi con manto erboso. La Facci 

realizza tre tipi di carrello segnacampo: manuale, motorizzato e 

a batteria. Nel primo la pittura viene introdotta in un serbatoio da 

10 litri e messo in pressione con poche azioni manuali tramite un 

pistone; nel secondo carrello con serbatoio da 23 litri un gruppo 

motopompa sostituisce l’azione manuale; il terzo con serbatoio da 

18 l è munito di una pompa elettrica alimentata a batteria ricaricabile 

a 12 V. In tutti e tre i carrelli, agendo sulla leva del manubrio, è 

possibile dosare la quantità di pittura da distribuire per la tracciatura. 

I carrelli sono dotati di un sistema a spruzzo laterale e di una 

regolazione per la larghezza della 

linea da tracciare. La pittura, che 

viene fornita in barattoli da 15 litri 

da diluire con acqua è studiata 

appositamente per resistere più 

a lungo alle intemperie, è atossica 

e rispecchia le severe norme 

ambientali antinquinamento. La 

Facci è certficata con il sistema 

di qualità ISO 9001:2008. 

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Oltre ai basket colorati e regolabili d alla pallavolo, la proposta 

Faiplast - Action Sport si completa con le tradizionali porte calcio 

disponibili in 3 misure diverse, per soddisfare ogni esigenza di 

gioco, dal giardino al cortile al campo da gioco, anche per il calcetto 

a 5 con la porta Champion Goal. Da quest’anno si aggiunge 

anche Mondial Goal, nuova proposta per le porte calcio con la 

caratteristica di allenamento al tiro. Si tratta infatti di centrare i due 

fori posti sul telo che copre lo spazio della porta. Due le motivazioni 

più importanti di gioco: il ragazzo non deve fare tiri veloci o 

potenti, ma misurarsi come direzione e precisione calibrando il tiro 

in base alla distanza e al pallone con il quale gioca. La seconda, 

altrettanto importante, è che può giocare anche da solo e misurarsi 

bene e con calma per fare il suo goal personale. La gara con 

gli amici è sicuramente più stimolante; la competizione è di per sé 

già un gioco. Il telo è un’opzione in più. Se si vuole avere la porta 

libera, presto fatto, si toglie il telo e la rete normale della porta è 

sempre posizionata. 

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FAR, da sempre sinonimo di reti per lo sport, offre un’ampia 

gamma di articoli per calcio e calcetto, prodotti e confezionati 

internamente all’azienda, molto curati nei dettagli. Tra i prodotti di 

punta le reti da calcio a maglia esagonale, realizzate in treccia di 

polipropilene e nylon, alta tenacità (Ø 3,5 mm o 6 mm) stabilizzate 

ai raggi UV per poter durare più a lungo. Lavorate senza nodo, 

vengono rifinite con una bordatura lungo tutto il perimetro e fornite 

complete di una corda per l’aggancio. Facilmente posizionabili, 

sono disponibili nelle misure regolamentari. Così come la maggior 

parte dei prodotti ideati e realizzati da FAR, anche le reti da calcio 

sono testate e risultano conformi alla norma EN 748:2004 che 

ne garantisce la qualità e la durata. La rete a maglia esagonale 

è disponibile in diversi colori tra cui: bianco/giallo e blu/bianco 

e blu/bianco e rosso e viene utilizzata anche per confezionare la 

rete calcio esagonale top in colori vari, la rete calcio ridotta 4x2 m 

in bianco, la rete calcetto 3x2 m. 

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Titolari 

Franco Colombini 

Andrea Colombini 

Responsabile Marketing 

Luigi Lora 

Sales Manager Italia 

Paolo Muzio 

sales.manager@skaitalia.com 

In decisa e coraggiosa controtendenza, SKA rientra con la produzione 

sul suolo italiano inaugurando a settembre un nuovo stabilimento. 

Obiettivo: garantire la velocità e la puntualità delle consegne 

SKA Italia è la logica evoluzione di tre 

generazioni di imprenditori che dal 

lontano dopoguerra si sono sempre impegnati 

nel settore delle chiusure lampo. 

Nel 1999 Ska Italia ha trasferito le 

sue produzioni in Cina per seguire la migrazione 

dei clienti europei che andavano in quel lontano 

Paese a far confezionare i loro capi. Gli investimenti 

in questi undici anni sono stati massicci e continui 

per poter soddisfare le esigenze delle vaste clientele. 

Come ogni altro precedente anno, anche alla Milano 

Unica di settembre verranno presentate delle novità 

tecnologiche proposte dai nostri ingegneri, unitamente 

alle innovazioni prodotto, in modo da poter 

anticipare le richieste del mercato. 

Ad esempio sulle chiusure lampo con Divisibile 

Doppio Cursore Ska offre alla propria clientela la 

possibilità di applicare i cursori B e C 54 per catene 

6 e 8 mm. Questo particolare cursore, denominato 

Coda di Rondine consente al cursore superiore di 

incastrarsi nell’inferiore. I due cursori saranno a 

questo punto resi solidali, e consentiranno all’utilizzatore 

finale un uso più agevole di questo particolare 

congegno che, da sempre, ha sollevato mol- 

A sinistra: 

il particolare 

cursore 

denominato 

‘coda 

di rondine’ che 

onsente alla 

parte superiore 

di incastrarsi 

nell’inferiore. 

Sotto: la sede 

dell’azienda, a 

Padova. 

te difficoltà nell’uso. 

La vera ed importante novità sarà, però, l’inaugurazione 

in settembre di un nuovo stabilimento SKA 

Italia per la produzione di chiusure lampo sul suolo 

italiano. Questa importante decisione era in gestazione 

da circa due anni, ma la sua effettiva realizzazione 

è stata posticipata nel tempo perché tutte le 

energie, soprattutto quelle intellettuali, erano impegnate 

nel continuo sviluppo delle due fabbriche 

situate in Cina. 

La forte richiesta di chiusure lampo SKA e la continua 

pressione della clientela, che richiede consegne 

rapidissime (8/12 giorni dall’ordine) ha fatto 

decidere il Consiglio di Amministrazione al rientro 

in Italia, operazione in controtendenza con l’andamento 

del mercato seguendo l’antichissimo adagio 

che dice “la fortuna aiuta gli audaci”. Vale la pena 

precisare però che resterà inalterata la produzione 

in Cina, che verrà anzi sempre più accresciuta. 

Questo importante annuncio che viene inviato al 

mercato, come anticipazione, tramite TopSport – Il 

Giornale degli Articoli Sportivi, diverrà di dominio 

pubblico durante la Fiera di Milano di settembre 

con la convinzione di destare il sicuro gradimento 

da parte della clientela. 

93


94 

L’estate in vetrina 

Una sintesi delle migliori proposte 

del settore sportivo, presentate 

direttamente dalle aziende 

novità in Arrivo 

Da settembre la Manifattura di Bigolino arricchisce l’offerta 

con una serie di prodotti nuovi che vanno ad inserirsi nel campo 

del fitness. In particolare, propone nuovi tappetini per la ginnastica 

a terra, in PE microforato e in gomma NBR, occhiellati e 

personalizzabili con il logo del cliente. Per quanto riguarda il pilates, 

invece, viene proposto un nuovo cerchio, più economico, e 

un nuovo foam roller, in EVA, molto più solido e robusto di quello 

standard. L’azienda invita a visitare il sito e resta a disposizione 

per proporre tutta l’offerta di prodotti. 

MANIFATTURA DI BIGOLINO 

Tel. 0439 788 430 

info@bbsitalia.eu 

Al pAsso con lA modA 

Come sempre la nuova collezione Cacao 

è divisa per lui e per lei nelle due fasce d’età, 

Junior (da 8 a 14 anni) e Baby (da 2 a 7 anni) 

per soddisfare le esigenze dai più piccoli ai 

più grandi. I completi da sci sono il must, ma 

per completare il tutto non mancano i pile 

nelle varie forme e tagli, accessori di ogni 

tipo, dal berretto al doposci rigorosamente 

tutto coordinato nella collezione. Colori che 

vanno dai classici e intramontabili blu/rosso ai 

sofisticati bianco/nero, oppure dai più vistosi 

come il lime e verde con i particolari nero fino 

ai più soft grigio e arancio che, combinati tutti 

assieme, offrono una scelta cromatica varia 

e al passo con la moda, perché pur essendo 

abbigliamento da sci anche l’occhio vuole la 

sua parte. 

IDEA 

Tel. 0423 3097 

info@ideakids.it 

FAcile montAggio 

Il tapis roulant Space Run, la novità Dkn Technology per il 

2010, è dotato di sistema Plug and Run che riduce al minimo le 

operazioni di montaggio, consentendo l’immediata disponibilità 

del tappeto per il primo allenamento. Ideale per un uso frequente 

e per chi corre, grazie ad un’ampia superficie ammortizzata da 

cm 45x130 e al potente e silenzioso motore da 3 HP di potenza. 

Chiusura con pistoni a gas. 

MH EUROPE 

Tel. 0434 871 428 

info@mheurope.net

Un vero prodotto italiano 

X-Drums si presenta sempre più 

innovativa nel settore del fitness: hip 

hop, danza e tempo libero. Si distingue 

per la qualità dei tessuti, per la comodità 

nell’indossare i capi, per le ottime rifiniture 

e per essere un vero prodotto italiano. 

Oggi si propone con un modello chic per 

la palestra e glamour per il tempo libero. 

Nell’immagine, lei indossa un pantalone 

100% cotone con fascione e polsino alla 

caviglia, ma il tocco di classe è nei profili 

d’argento laterali. Inoltre il top a fascia studiato 

per abbinare un comfort immediato 

ad un’ineguagliabile vestibilità. Entrambi 

i capi sono realizzati nei colori moda di 

quest’anno. 

X-DrUMs 

tel. 0825 610 563 

info@x-drums.it 

Flash, Fit and go! 

Conform’able offre oggi una novità rivoluzionaria: il nuovo sistema di termoformatura 

Flash Fit. In soli 8 secondi, la nuova macchina Flash Fit, con un sistema di riscaldamento 

che sfrutta la luce, scalda i sottopiedi Conform’able, immediatamente pronti ad essere 

adattati al piede del cliente, assumendo la sua 

impronta. È sufficiente dotarsi della nuova macchina 

Flashfit Box e della apposita Flashstation 

per essere in grado di realizzare dei sottopiedi 

unici, personalizzati e di altissima qualità. Il processo 

è molto semplice e richiede poco tempo. 

Nonostante ciò, il risultato è ottimale: si realizza 

un supporto al piede in grado di stabilizzare l’assetto, 

ripristinando l’asse fisiologico e limitando 

vizi posturali quali la pronazione e supinazione. 

Comfort, benessere e prestazioni sono garantiti. 

La gamma di sottopiedi Conform’able è inoltre 

completamente nuova: materiali anti-batterici, 

termici e funzionali, diversificati per ogni disciplina 

sportiva. 

Wintersteiger 

tel. 0471 844 186 

info@wintersteiger.it 

prestigiosi e di gran classe 

gArLAnDO 

tel. 0143 318 500 

sport@garlando.it 

Si caratterizza per l’eleganza dell’abbinamento 

nero e argento la linea Evolution 

by Garlando, una serie speciale di quattro 

calciobalilla per uso privato ispirati al glamour 

dell’hi-tech. Nati dal successo dei modelli da 

competizione, F-200, G-500, G-2000 e Foldy 

Evolution offrono caratteristiche di pregio quali 

il logo Evolution serigrato in silver sul fianco 

del mobile, i piedini regolabili da competizione 

e le manopole ergonomiche per una presa 

più confortevole (G-500, G-2000 e Foldy). 

La possibilità di scegliere le aste telescopiche 

offre il massimo della sicurezza ai piccoli 

giocatori. Si segnala in particolare la versione 

Evolution del Foldy, che mantiene le gambe 

pieghevoli salva spazio e le pratiche rotelline 

sul mobile per poterlo agevolmente trasportare 

una volta piegato. Per info e nominativi 

agenti, contattare Massimo Rapetti. 

Una long board 

per gli appassionati 

Lo skateboard Adrenaline 

di Formasport è 

nato per soddisfare le 

esigenze degli appassionati 

di long board, con 

la sua è tavola piatta da 

102 cm in legno d’acero 

canadese a 9 strati e 

spessore di 12 mm. 

È dotato di ruote PU 

casted 63x45 mm, con 

indice di durezza 78A- 

82A; cuscinetti a sfere 

di precisione ABEC-5; 

asseruota in alluminio 

super rinforzato. Portata 

100 kg. 

FOrMA 

tel. 0332 608 011 

info@formasport.it 

per raggiUngere 

qUalsiasi meta 

Lo spirito della mitica Summer 

of love torna tra di noi: la collezione 

Heritage, proposta da Jansport, riporta 

alla luce i modelli autentici ideati dai 

fondatori. Lo stile è assolutamente 

original: completamente realizzati in 

Cordura e nylon, zip vintage style in ottone 

anticato, con spallacci ottenuti da 

autentiche cinture di sicurezza. Ampie 

tasche laterali e lacci per agganciare 

giacca e scarponi da neve. 

95


96 

Un attrezzo dalle grandi prestazioni 

La cyclette Professional 1700 non solo gode di una 

raffinata eleganza, ma si fa notare nel panorama delle 

cyclette per home fitness per le sue peculiarità. Il volano 

da ben 7 kg le conferisce una maggiore fluidità nella pedalata, 

la regolazione dello sforzo a resistenza magnetica con 

8 livelli di intensità offre un allenamento mirato, rilevante è la 

robustezza della struttura, che sopporta un peso massimo 

utente di 130 kg. È possibile misurare l’esercizio cardiovascolare 

attraverso le placche poste direttamente sul manubrio, 

con chiara visualizzazione dei dati sul display. Le ruote 

di trasporto, infine, consentono un comodo spostamento a 

casa permettendo di riporre la cyclette dove più si desidera. 

JK Fitness 

tel. 049 5842 533 

info@jkfitness.it 

bassissimo consUmo elettrico 

MH eUrOPe 

tel. 0434 871 428 

info@mheurope.net 

gArLAnDO 

tel. 0143 318 500 

stiga@garlando.it 

iDeA 

tel. 0423 3097 

info@ideakids.it 

RunTech 2.5 è l’innovazione 2010 per 

i tapis roulant di fascia alta di DKN. Nasce 

il Tapis Roulant Design e Tecnologia 

creato per l’utente più esigente, 5 Hp, nastro 

di corsa ortopedico con ammortizzazione 

soft system DKN, inoltre filtro green 

power che rende il consumo elettrico 

praticamente nullo. DKN è distribuito da 

MH Europe 

l’evolUzione dello slittino 

Questi allegri snowracer, in una veste accattivante nati per primeggiare sulle piste, 

permettono il massimo divertimento in sicurezza, grazie alle loro particolari dotazioni 

tecnologiche. I tre modelli, Corse, Flames e Super GT, sono dotati di sterzo con comando 

a volante, di efficaci freni a pedale in acciaio e del comodo avvolgitore automatico 

della corda necessaria per trainarli durante la risalita. Gli snowracer Stiga, distribuiti da 

Garlando in esclusiva, possono alloggiare indifferentemente adulti o ragazzi dai 6 anni 

in su, e sono conformi alle norme europee armonizzate sulla sicurezza EN 71. Per info e 

nominativi agenti: Massimo Rapetti 

colore e tecnicità 

Tessuti stretch, imbottiture e 

tessuti morbidi con nuove fantasie 

accostati a colori dai toni brillanti e 

vivaci, sono solo alcune delle componenti 

della prossima collezione da 

sci Cacao A/I 2011. Collezione che, 

come ogni anno, vuole stupire e far 

innamorare di sé mamme e bambini. 

La combinazione fra moda e colore 

assieme alla tecnicità dei capi, fa sì 

che Cacao da oltre 30 anni venga riconosciuto 

come brand di riferimento 

per l’abbigliamento sci da bimbo. 

stimolano i pUnti 

energetici 

Il business di EFX Italia ha licenza da 

EFX Holographic Performance Technology 

come partner per lo sport (e non solo). 

L’azienda è impegnata nello sviluppo, 

nella commercializzazione, vendita e 

concessione di licenze della tecnologia 

olografica di EFX. Il sistema energetico 

od olografico personale di questa 

tecnologia influisce sul rendimento fisico 

e sul benessere generale di chi lo usa, in 

modo da armonizzare l’energia del corpo 

e delle bio-correnti. Quando EFX entra in 

contatto con il campo di energia del corpo 

umano, lo porta ad un livello di frequenza 

molto basso, migliorando il flusso di energia. 

EFX è stato progettato per attivare e 

allineare il corpo in modo naturale: quando 

il corpo è in armonia e i muscoli sono 

rilassati, aumenta il flusso sanguigno e 

quindi il corpo funziona utilizzando tutto il 

suo potenziale. Il risultato è un aumento di 

equilibrio, energia, concentrazione e forza, 

il miglioramento di flessibilità, raggio di 

movimento e circolazione, e la riduzione 

dello stress. In altre parole, migliora le 

prestazioni. L’ologramma può essere utilizzato 

e incorporato su polsiere, bracciali, 

collane e pendenti, sugli attrezzi sportivi e 

sull’abbigliamento. Le etichette possono 

essere attaccate, cucite, applicate o 

saldate a una vasta gamma di materiali o 

di merci. Sopportano temperature fino a 

50° C e sono impermeabili. Le etichette e 

gli ologrammi possono essere prodotte in 

qualsiasi formato e sono disponibili 

in tessuto, silicone, gomma, 

mylar, polimeri, metalli, 

etc . 

eFX itALiA 

tel. 081 988 092 

efxitalia@gmail.com

per tUtti i tipi di UtilizzAtori 

BH Fitness ha introdotto sul mercato la serie F 

per rispondere alle attese del consumatore sempre più 

esigente. Nata da un concetto americano, la serie F offre 

una struttura sovradimensionata con schermi e display 

ultralarghi, così come la superficie di corsa. La serie F 

esiste in 5 versioni con velocità di corsa da 16 a 22 

km/h. Il modelli F5 e F4 sono consegnati 

con una cintura toracica (cardio) 

per gli allenamenti più spinti. 

BH ITALIA 

Tel. 0444 654 527 

bhfitnessitalia@gmail.com 

Un tecno-tessUto per dimAgrire senzA FAticA 

CARVICO 

Tel. 035 780 111 

carvico@carvico.com 

La garanzia di qualità dei prodotti Carvico e l’evoluzione della 

ricerca Nurel hanno dato vita a un tessuto d’avanguardia di ultima 

generazione: Revolutional Slim, che agisce contro gli accumuli 

adiposi. È leggerissimo, ultrafine, traspirante, avvolge il corpo 

senza costringere e assicura massima libertà dei movimenti. 

Grazie all’impiego della fibra microincapsulata di Nurel, ricca di 

principi attivi naturali quali caffeina, retinolo, acidi grassi, aloe 

e vitamina E, Revolutional Slim ridefinisce la silhouette, svolge 

un’azione rimodellante contro l’adipe localizzato e assicura un 

trattamento inedito per la riduzione degli inestetismi cutanei 

derivanti dalla cellulite – patologia che colpisce quasi il 90% delle 

donne. Dermatologicamente testato come prodotto non irritante, 

Revolutional Slim riduce la massa grassa, dona una pelle levigata, 

contrasta il gonfiore e combatte la ritenzione idrica. In ambito 

sportivo, un valido supporto che durante l’attività fisica stimola la 

microcircolazione cutanea ad ossigenare meglio i tessuti e a bruciare 

più in fretta i grassi, per aumentare l’efficacia degli esercizi 

e migliorare le prestazioni sportive. Totalmente easy care, tutti i 

prodotti della famiglia Revolutional sono confortevoli, compatti, 

coprenti e proteggono dai raggi solari (UPF 50+). Asciugano 

rapidamente, non arrotolano, mantengono la forma nel tempo e 

sono resistenti al pilling. 

i tApis roUlAnt novità del 2010 

I tapis roulant Kettler della linea Track, Performance e Motion, si ispirano a uno stile 

di vita moderno e attivo. Linee snelle e colori essenziali creano un impatto visivo di alta 

tecnologia, confermato dalle prestazioni. Il design dalle linee asciutte e rigorose, senza 

ridondanze, è enfatizzato dalla profondità del colore nero utilizzato a piene mani per il 

nastro scorrevole e per il manubrio, in voluto contrasto con la brillantezza dell’acciaio del 

telaio. L’essenzialità del profilo non nasconde ma sottolinea la notevole 

cura dei dettagli. La versatilità tecnologica permette di correre in 

modo stimolante su percorsi virtuali, ottenuti combinando in maniera 

sempre originale le varianti di 

pendenza e velocità e sfruttando 

i numerosi programmi disponibili. 

Entrambi i modelli sono 

compatibili con il software Kettler 

World Tours. Una volta piegati, 

Track Performance e Track Motion, 

si ripongono in verticale occupando 

uno spazio ridotto. Per 

info e nominativi agenti, contattare 

Massimo Rapetti. 

GARLANDO 

Tel. 0143 318 500 

kettler@garlando.it 

il segreto è nellA rotAzione 

Ecco la vera novità 

fitness del 2011 per 

snellire il giro vita. 

L’innovativo Love 

Handler Pro è il 

nuovo attrezzo per 

fitness specifico 

per addominali, 

che consente di 

concepire l’allenamento 

in modo 

ottimale per dimagrire 

nei punti critici. Si può 

effettuare un allenamento 

cardio e scolpire gli 

addominali contemporaneamente, 

ottimizzando il poco 

MH EUROPE 

tempo libero a disposizione. 

Tel. 0434 871 428 

Love Handler Pro è uno 

info@mheurope.net 

strumento professionale in 

acciaio anodizzato, senza 

deboli parti in plastica, che supporta fino 

a 100 kg di peso. Permette di allenare sia 

gli addominali che la parte alta del busto, 

attraverso un doppio movimento regolabile 

con pochi semplici gesti. Love Handler 

Pro unisce la qualità di esercizi cardio a 

quelli addominali, che snelliscono il girovita 

e tonificano i muscoli addominali. 

preventivi personAlizzAti 

La Manifattura di Bigolino, storico 

produttore di sacchi da boxe e fitboxe, 

propone da settembre alcuni accessori 

che si vanno ad affiancare 

all’ampia gamma di materiali di 

propria produzione. In particolare, 

l’azienda propone una nuova 

Speedball completa di supporto 

a muro regolabile in altezza, nonché 

una nuova molla appendi 

sacco, resistente ed economica, 

per la quale è disponibile anche 

un rivestimento colorato e personalizzato 

a richiesta. L’azienda 

è sempre alla ricerca di nuovi 

materiali e di nuove soluzioni 

che possano venire incontro alle 

diverse esigenze dei clienti, ed 

è a disposizione per preventivi 

personalizzati. 

MANIFATTURA DI BIGOLINO 

Tel. 0439 788 430 

info@bbsitalia.eu 

97

SPORT VILLAGE 

cOmunIcAzIOnE EVEnTI SPOnSORShIP 

98 

Più slancio 

alla moda 

Lo scorso 9 maggio, nel cuore della Riviera del Brenta, si è tenuta la 

seconda edizione di Con.Tatto, per proporre tematiche relative al mondo 

del design e della moda in un contesto originale. Promotore della 

serata Lorenzo Lorenzi, amministratore dell’omonima azienda e grande 

sostenitore della filosofia che ha animato la kermesse. Il concetto focale 

a cui l’iniziativa ruota attorno è la comunicazione, altre vie per farsi 

conoscere oltre a quelle commerciali. Esiste un mondo di emozioni e 

linguaggi che sono una risorsa insostituibile per presentarsi nel mercato. 

L’obiettivo Lorenzi è diventare un collaboratore efficiente ed efficace 

dei propri clienti, superando il ristretto ruolo di fornitore commerciale. 

Essere un partner significa lavorare assieme per fornire un supporto 

al business in più direzioni e non limitarsi alla sola vendita, ma collaborare 

a stretto contatto per valorizzare una conoscenza profonda e dettagliata 

del mercato, del marketing e delle sue dinamiche. 

Per l’occasione l’area commerciale Lorenzi è stata trasformata in uno 

spazio espositivo inaspettato, dove i piani dell’edificio sono stati contestualizzati 

con installazioni artistiche e tecnologiche hi-tech. Non tessuti 

ma scarpe, borse e caschi rivestiti in gomma riciclata. Un puro 

coinvolgimento in qualcosa di più grande rispetto allo spazio espositivo: 

partecipazione attiva. L’ufficio non è più uno spazio commerciale 

in cui si vende qualcosa, ma è un’opportunità di presentarsi in modo 

creativo. Modelle danzanti, architetture luminose, degustazioni creative 

accompagnate da un sottofondo musicale hanno costruito un’atmosfera 

informale, ma mai casuale, per suscitare emozioni sensoriali 

in un ambiente surreale. 

Stella McCartney vestirà gli atleti britannici 

alle Olimpiadi del 2012 

La stilista britannica Stella Mc- 

Cartney supervisionerà la fase di 

confezione delle divise degli atleti 

della Gran Bretagna ai Giochi 

Olimpici e Paralimpici 2012 

a Londra, per i quali è stata designata 

come direttrice artistica, come 

da comunicazione del Comitato 

Olimpico britannico del 14 luglio. 

“L’incarico affidatomi di stilista di 

moda britannica ufficiale è qualcosa 

che si presenta solo una volta nella 

vita, e sarà un’esperienza sicuramente 

entusiasmante”, ha dichiarato la figlia 

del Beatle Paul McCartney. 

Surf all’orizzonte 

Dopo aver superato le piattaforme 

Agostino, gli altleti dell’Aloha 

Sup Team (finalmente in vista 

della spiaggia di Marina Romea) 

hanno incrementato il loro ritmo 

di voga in vista delle bandiere del 

Bagno Aloha Beach 32. È questo 

infatti il punto di arrivo dopo 

l’attraversata, che li ha visti partire 

il giorno prima, venerdì 25 Giugno, 

da Rovigno (Croazia). Dopo 

una notte passata costantemente 

sulla loro tavola, hanno finalmente 

preso terra tra la folla in festa fatta 

di amici, appassionati e sostenitori 

dell’iniziativa. Grande è stata la 

curiosità dei bagnanti sull’iniziativa, 

e nonostante lo sforzo gli atleti 

si sono concessi subito alla pubblica 

gioia. Hanno dichiarato di 

aver dovuto affrontare – con difficoltà 

e determinazione, pazienza 

e tenacia – le difficoltà legate alla 

navigazione notturna, pur essendo 

assistiti in ogni momento e in tutta 

sicurezza dallo staff presente a 

bordo della “nave appoggio” Gladiator, 

condotta dal Comandante 

Ciappini Roberto. Sia durante 

la navigazione diurna che durante 

quella notturna, lo staff ha saputo 

infondere a seconda dei momenti, 

entusiasmo e voglia di continuare 

ai tre atleti Bellloni Aberto, Mattia 

Cacciari e Marco Margotti che, 

supportati nell’alimentazione e 

nell’idratazione dall’apposita dieta 

somministrata dal Sig. Sintoni, 

che ha risolto i problemi fisici che 

si sono presentati con professionalità 

e determinatezza sportiva. 

Al seguito dell’impresa effettuata 

dagli atleti di Sup Paddle dell’ 

Aloha Sup Team di Marina Romea, 

c’erano i due “diavoli” del salvataggio 

Niccolò Zaccaria e Alex 

Guardigni, che oltre ad essere 

stati vigilanti sull’attraversata dei 

Sup si sono cimentati nel percorso 

vogando da Rovigno a Marina 

Romea, con l’alternanza dei turni 

alla conduzione del loro moscone. 

Hanno attraversato l’Adriatico 

adempiendo alla loro funzione di 

vigilanza e, contemporaneamente, 

a quella di atleti impegnati con 

questa avventura in mare aperto 

e con condizioni di operatività insolite 

per il ruolo di responsabilità 

normalmente ricoperto nella loro 

attività professionale. 

Sia lo staff che gli atleti di Sup 

Paddle hanno apprezzato il loro 

agonismo sportivo, e sono grati a 

questi atleti-bagnini per il supporto 

prestato. 

Rivedremo senz’altro Alex e Niccolò 

addetti al salvataggio ed impegnati 

contemporaneamente in 

palii e in gare locali vincitori e meritevoli. 

>>

Una storia che è una pietra miliare 

nel settore del fitness 

1909 È l’anno in cui viene fondata Bestegui Hermanos S.A, più 

comunemente conosciuta come BH. 

1919 Durante la la prima guerra mondiale BH matura una significativa 

esperienza nel trattamento dell’acciaio. A guerra finita, ci si rese conto che la 

maggior parte di macchinari usati preventivamente era adatta alla produzione 

di componenti per bicicletta. Questo know-how è stato riutilizzato a partire da 

questo anno per la fabbricazione di biciclette. 

1969 BH entra nel mercato delle biciclette producendo interamente i 

prodotti. 

1985 La compagnia Exercicles è stata costituita per centrare l’obiettivo 

della produzione di macchine per l’esercizio fisico e rispondere alla crescente 

domanda di questo tipo di apparecchiature.L’azienda nasce come una fabbrica 

indipendente con un occhio di riguardo alle esportazioni. Inizialmente il suo 

portafoglio è stato limitato al mercato dell’home-fitness. 

1992 Una seconda azienda Exercicles viene aperta in Mexico: BH Exercycle 

de Mexico, S.A de CV. 

1996 Exercicles inizia la fabbricazione del marchio Hipower di attrezzature 

fitness per il settore professionale. 

1996 Una terza fabbrica è aperta in Portogallo: Maquinasport Aparelhos 

de Desporto, S.A. 

2006 Viene fondata BH Asia LTD a seguito della necessità di coprire 

mercati come Corea, Giappone, Hong Kong, Australia. 

2007 Una società di fitness in California viene acquisita al fine di istituire 

BH North America Corporation, fornendo i mezzi per soddisfare il mercato 

nordamericano. 

2008 BH China ltd viene fondata per attendere l’arrivo del mercato cinese, 

mercato con la più alta densità di popolazione. 

2009 BH Group compie 100 anni. 


Nasce BH Italia. 

IL MARCHIO EUROPEO DI QUALITà 

Una buona condizione fisica favorisce una sensazione di felicità. La 

gamma dei prodotti della BH Fitness è stata appositamente progettata per 

assicurare il mantenimento e miglioramento delle proprie condizioni 

fisiche; tutti gli esercizi possono essere fatti comodamente e in modo 

efficiente e sicuro. La progettazione e la robustezza dei prodotti della BH 

Fitness garantisce il loro funzionamento impeccabile e permette di 

condurre una vita sana e più attiva. 

Un dinamico gruppo di professionisti che partecipano alla progettazione, 

costrizione, finitura, controllo di qualità, specifica per ogni modello 

fabbricato dalla BH Fitness, garantisce un prodotto completamente 

progettato secondo il design europeo ma che soddisfa la richiesta dei 

mercati di tutto il mondo. 

SERVIZIO GARANZIA 

Il reparto di servizio di BH Italia, così come la rete di distribuzione, 

garantisce una risposta rapida ed efficace a tutte le richieste. 

SUPPORTO PROMOZIONALE 

Il costante supporto che BH Italia dà al cliente include la partecipazione 

alle principali fiere del settore e la disponibilità di materiale promozionale.

SPORT VILLAGE 

100 

>> 

Reebok 

e la star nba John Wall 

Nel 2007 John Wall, uno studente 

quasi sconosciuto di un liceo 

del North Carolina, firmò il suo primo 

contratto con Reebok. Wall fu 

poi ammesso a prendere parte al 

prestigioso Break Out Basketball 

Camp di Reebok, dove il brand si 

rese conto del suo immenso 

potenziale. Reebok oggi ha 

portato quel contratto ad 

un livello completamente 

nuovo, siglando un accordo 

pluriennale di endorsement 

a livello globale 

con il 19enne. Il 25 giugno 

John Wall è stato protagonista 

del draft 2010 come 

prima scelta, approdando 

in seguito agli Wizards 

che, grazie anche al nuovo 

acquisto, vedono la possibilità 

di una grande stagione. 

Wall è stato scelto come primo 

giocatore al mondo ad 

200 MWh 

di energia pulita 

Sono terminati a Fonzaso 

(BL) i lavori per l’installazione 

di un impianto 

fotovoltaico targato 

Conergy Italia sul tetto 

della Manifattura Valcismon, 

azienda leader nel 

settore dell’abbigliamento 

sportivo con i marchi 

Sportful e Castelli. 

Sui tetti dell’azienda bellunese 

è stato collocato un impianto da 

198,44 kWp, composto da 902 

moduli fotovoltaici in silicio policristallino 

forniti da Conergy Italia, una 

tra le aziende più consolidate del 

fotovoltaico italiano ed internazionale, 

con la collaborazione de L’Altra 

Energia, installatore Accreditato 

Conergy. Questo significativo intervento 

permetterà alla Manifattura 

Valcismon di abbattere di oltre il 

60% le spese di energia elettrica e 

di produrre complessivamente circa 

200 MWh di energia pulita all’anno, 

contribuendo ad evitare l’emissione 

in atmosfera di più di 100 tonnellate 

annue di anidride carbonica. 

“Le aziende manifatturiere sono interessate 

più a quello che hanno 

sotto il tetto che a quello che sta 

sopra”, ha dichiarato Dario Cremonese, 

AD di Manifattura Valcismon. 

“Noi ci siamo resi conto che il tet- 

indossare la rivoluzionaria tecnologia 

ZigTech applicata al basket. 

Questa riduce di oltre il 20% il deterioramento 

dei muscoli chiave 

della gamba, permettendo agli atleti 

di lavorare più intensamente e 

più a lungo. Detto in parole semplici, 

è un energy drink per i piedi durante 

qualsiasi performance. L’unicità 

della tecnologia ZigTech si 

concretizza in un’innovativa e leggerissima 

suola in schiuma costruita 

con una straordinaria trama geometrica 

a zig-zag. Questa suola, 

oltre ad assorbire l’impatto a terra 

del tallone, ad ogni passo diffonde 

delle onde di energia per tutta la 

lunghezza della scarpa, supportando 

di fatto lo sforzo dell’atleta. 

Wall sarà il primo atleta in assoluto 

ad indossare le scarpe ZigTech 

non solo per allenarsi, ma anche 

per competere. La prima scarpa 

da basketball ZigTech, ZigTech 

Slash, entrerà nei negozi americani 

il 15 ottobre e sarà disponibile in 

tutto il mondo nel 2011. 

to piano della nostra sede costi- 

tuiva una risorsa tutta da sfruttare. 

È chiaro ormai come l’energia verde 

sia un elemento apprezzato dalle 

persone sportive, e per questo 

abbiamo studiato accuratamente 

questo progetto e selezionato attentamente 

il fornitore. La grande 

esperienza di Conergy nella realizzazione 

di sistemi solari e la tecnologia 

ad alta efficienza offerta da 

questo Gruppo ci spinge a ritenere 

che questo impianto massimizzerà 

la produzione di energia pulita e 

rinnovabile.” 

“Con questo impianto Manifattura 

Valcismon dà un forte segnale di 

sensibilità ambientale, fatto che si 

sposa molto bene con i valori dello 

sport all’aria aperta”, ha affermato 

Giuseppe Sofia di Conergy Italia. 

“Siamo lieti che il mondo industriale 

sia sempre più attento alle energie 

rinnovabili. Crediamo che l’impianto 

su tetto sia la migliore forma di 

sviluppo per il fotovoltaico, e quella 

che più si adatta alla storia e alla 

conformazione del nostro paese. Il 

‘fotovoltaico a km zero’, quello cioè 

che si installa nel punto di consumo, 

non comporta infatti infrastrutture 

per il trasporto dell’energia. Va 

da sé che quindi abbatte i costi di 

distribuzione e di gestione, oltre a 

rendere il cittadino più consapevole 

sull’uso dell’energia in quanto auto-produttore.” 

Il viral secondo Head 

Head lancia una nuova campagna 

di comunicazione ‘virale’ improntata 

sul tennista Andy Murray, girata 

per le strade di Londra. Il video viene 

lanciato qualche giorno prima 

dell’inizio del contest per preparare 

tutti gli amanti di Wimbledon 

al torneo più atteso e più famoso 

dell’anno. 

La preparazione di Andy Murray 

per Wimbledon 2010 non è solo 

fatta di faticosi allenamenti in campo, 

ma anche di divertimento fuori 

dal campo. E lo si percepisce bene 

da questo filmato di quasi due 

minuti. 

Per le strade urbane di Londra, Andy 

regala ai suoi fan delle vere e 

proprie magie urbane, realizzate 

con la sua Head YouTekTM Radical 

Pro. In questo Viral si vede un 

Murray divertito, a proprio agio con 

le barriere metropolitane. 

Il nuovissimo video viral di Head. 

com sembra candidarsi al successo 

già ottenuto a giugno dall’altro 

video virale messo in onda, con 

protagonista Novak Djokovic, altro 

ribelle tennista Head, intitolato 

“Tennis Machine experiment”, che 

ha generato più di un milione di visite 

in un mese (head.com/experiment). 

Il surf indoor 

diventa realtà 

Equilibrio, forza nelle gambe e 

concentrazione: questi i requisiti 

per chi vuole provare il Flowrider, 

il nuovo sport da tavola che 

sbarca in Italia grazie all’impianto 

del centro Bellavita di Alessandria 

est, al centro del triangolo 

Milano/Genova/Torino. Con 

i suoi 130 m 2 dedicati, la struttura 

è l’unica in Italia a proporre le 

emozioni di una nuova disciplina 

che – fondendo surf, skateboard, 

wakeboard e snowboard – ha già 

conquistato nel mondo migliaia di 

appassionati. 

Infatti, dopo essere nata in California, 

l’onda artificiale a getto 

continuo del Flowrider ha ottenuto 

in pochissimi anni il favore degli 

sportivi su scala globale: dagli 

USA al Messico, dall’Irlanda 

all’Inghilterra, per poi approdare 

in Norvegia, Germania, Olanda, 

Russia, Sudafrica, Emirati Arabi, 

Arabia Saudita, Cina, Corea del 

Sud e Giappone. 

Nel video viene ripreso un Murray 

in jeans sui tetti di una Londra 

semi deserta, che gioca a sfidare 

gli ostacoli urbani con la sua 

pallina, ad oltrepassare i limiti della 

città con la sua racchetta, oppure 

palleggia in contesti non proprio 

usuali con una precisione infallibile. 

La conclusione del video è dedicata 

tutta a Head: Murray dimostra 

la sua gratitudine al brand in 

un modo tutto suo, grazie alla sensibilità 

del suo colpo. 

Il nuovo Head viral è visibile su: 

www.youtube.com/headtennis 

Oggi, le sensazioni e i movimenti 

adrenalinici che caratterizzano 

il Flowrider diventano realtà anche 

per gli appassionati italiani 

di sport da tavola, circa 800.000 

complessivamente, secondo 

gli ultimi dati al primo trimestre 

2010. In tutto il globo sono censite 

ad oggi circa un centinaio 

di strutture di questo genere, le 

quali prendono spesso il nome di 

Wave House, e possono essere 

situate sia all’esterno che indoor 

come nel caso del centro Bellavita, 

soluzione che permette di praticare 

il Flowrider tutto l’anno, con 

qualsiasi condizione atmosferica.

Inserto Speciale di TopSport - Il Giornale degli Articoli Sportivi - Settembre 2010 

natural sportstyle 

www.be-out.it 

In questo numero: 

Outdoor 2010 

Reportage Friedrichshafen 

Mercato globale 

Un trend internazionale 

Outdoor style 

Quando la moda è protagonista 

Novità Prodotto - Tra Marketing ed Ecologia - Opinioni a confronto - Fatti e persone - Eventi speciali

102 

Inserto Speciale di TopSport - Settembre 2010 

natural sportstyle 

108 REPORTAGE FIERA 

Grande successo per la 17a edizione della fiera 

di Friedrichshafen, diventata il punto di riferimento internazionale 

del settore. Una kermesse ad alto tasso di affluenza, 

prodotti e colori. E dove la crisi si affronta 

con la forza delle idee e dell’entusiasmo 

115 

Per fortuna, siamo globali. La delusione degli espositori italiani. 

La scarsa affluenza del retail tricolore ha lasciato perplesse 

e un po’ deluse le aziende italiane. L’internazionalità del mercato 

outdoor, fortunatamente, soddisfa chi in fiera c’è stato 

120 QUANDO LA MODA CERCA NUOVI SPAZI 

Nato come stile per gli amanti della montagna, 

è oggi divenuto fenomeno di massa. L’outdoor 

è ormai presente nella vita di tutti i giorni e sono 

numerose le contaminazioni della moda. 

Con un occhio di riguardo alla donna e al bambino 

130 

LA CINA NON FA PIù PAURA 

Pare smorzarsi la delocalizzazione selvaggia, e molte aziende 

tornano a guardare a produzioni (anche) europee. 

L’italianità è apprezzata, al pari della vera qualità 

136 NELL'ERA DELL'ECO-MARKETING 

142 

I PROTAGONISTI 

le rubriche 

Da ogni parte di sbandiera un sentimento 

ecofriendly e la volontà di rispettare la natura, 

risparmiare le risorse energetiche, differenziare 

i rifiuti. Un impegno concreto per alcuni, 

un attraente claim pubblicitario per altri 

IL PERSONAGGIO: I FRATELLI POU 

Eneko ed Iker Pou, oggi tra i migliori climbers di tutta 

Europa, raccontano la loro romantica storia e il loro rapporto 

assolutamente unico e speciale con la montagna 

104 La parola a... Anna Ferrino 

106 La parola a... Raffaele Prandina 

129 La parola a... Heiner Oberrauch 

135 La parola a... Nicola Vidale 

144 Vetrine Novità Prodotto 

156 Extra 

IN COPERTINA: 

FOTO FJÄLLRÄVEN CLASSIC 2010 

© 2010 adidas AG. adidas, the 3-Bars logo and the 3-Stripes mark are registered trademarks of the adidas Group.

adidas.com/outdoor 

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104 

LA PAROLA A... 

AnnA Ferrino 

Amministratore Delegato 

FERRINO 

104 

Stiamo vivendo lo straordinario 

momento della contaminazione dello 

sport e dell’outdoor. Una contaminazione 

che ha radici antiche, se pensiamo 

che lo sport si è inserito nel 

mondo della moda per tanti anni, e 

che anche in passato ha generato 

espressioni davvero notevoli. Forse 

oggi è il momento che la moda ci restituisca 

il favore, anche perché credo 

che il prodotto tecnico sia funzionale 

a uno stile di vita comunque 

cambiato. Basti pensare agli spostamenti 

e ai movimenti nelle metropoli, 

con biciclette, motorini ed altro, con 

la sempre maggiore necessità di capi 

comodi, leggeri, resistenti, capaci 

di proteggere dall’acqua e dal mondo 

esterno. 

Ritengo però che proprio questa tipologia 

di indumento o calzatura sia 

più credibile se realizzata dal mondo 

outdoor: se anche l’abbigliamento 

tradizionale li propone ammiccando 

al nostro mondo, penso che quelli 

autentici dell’outdoor siano comunque 

più grintosi e anche più belli. 

Come Ferrino, ad esempio, abbiamo 

debuttato nel 2008 nel mondo 

dell’abbigliamento, mossi dalla volontà 

di progredire e crescere, pensando 

che senza l’abbigliamento 

fosse difficile esprimersi sul mercato 

globale. Ma ci sono anche delle 

ragioni distributive, nel senso che 

oggi nell’ambito dell’articolo sportivo 

bisogna comunque avere una 

propria identificazione negli spazi 

dei negozi. E se si è troppo sbilanciati 

sull’attrezzo estivo (tende, zai- 

L’outdoor guarda la moda, il colore, 

la vestibilità. C’è un nuovo 

importante spazio alle donne. 

Il pubblico femminile chiede capi performanti 

ma anche belli, raffinati, capaci 

di valorizzare l’immagine di chi li indossi 

no e sacchi a pelo), diventa poi difficile 

garantire al proprio partner 

commerciale una redditività costante 

sul brand. La strada che noi abbiamo 

percorso è stata quella di riprendere 

tutti i valori tipici del made 

in Italy adattandoli all’outdoor, quindi 

con prodotti di funzione, di performance, 

ma che ammiccano comunque 

allo sportswear, ai colori e 

a un gusto che esalti la femminilità 

(una componente non usuale nei 

prodotti outdoor). 

Essere attuali, oggi, significa anche 

avere il coraggio di giocare sul contrasto, 

su colori più accesi, a volte 

anche con accostamenti arditi. Del 

resto, credo che questo sia uno straordinario 

momento per darsi un po’ 

una scrollata, di rendere il prodotto 

più allegro, con più appeal, più fruibile 

anche al target giovane. Anche 

nella vita quotidiana c’è sempre più 

bisogno di funzionalità, per cui il capo 

di funzione, credibile perché di 

un marchio appartenente al mondo 

outdoor, se è capace di coniugare 

contenuti un po’ più sportswear e 

moda, può diventare una validissima 

alternativa all’abbigliamento 

sportswear civile. 

Non dimentichiamo però che l’italiano 

ama sentirsi ben vestito, tiene al 

proprio aspetto, per cui aggiungere 

contenuti del mondo della moda e 

dell’abbigliamento facilita l’utilizzo 

dei capi outdoor anche in città – luogo 

che è poi il grande consumo del 

prodotto. Siamo quindi sulla frontie- 

ra del casual, anche se a ben guardare 

si tratta di un casual molto funzionale, 

che colma proprio la carenza 

dello sportswear. Dunque ammiccare 

al casual aggiungendo elementi 

tecnici su un prodotto dal look aggiornato 

può essere la via da percorrere 

per l’outdoor che verrà nei prossimi 

anni. 

Un altro concetto importante è quello 

di femminilità. Molti marchi outdoor 

sono stati o sono ancora oggi lontani 

dal mondo femminile. Fino ad oggi, 

infatti, la donna italiana, così attenta 

al proprio look, si sentiva un 

po’ martoriata nel prodotto outdoor. 

Oggi le aziende hanno compreso 

questa esigenza e puntano a fornire 

prodotti femminili, in cui la donna si 

senta bene, in ordine, valorizzando la 

propria immagine anche durante una 

scampagnata. Ecco allora che una 

manica a palloncino, qualche taschina, 

la zip (rarità nelle camicie), dalla 

forma sciancrata trasformano un capo 

outdoor performante in un abito 

da vestire anche in città e nella quotidianità. 

Credo quindi che ci sia lo spazio per 

creare un prodotto più vicino anche 

alle aspettative del pubblico, specie 

di quello femminile, dove contro un 

modesto 5-10% di amanti della performance 

esasperata, troviamo un 

gran numero di appassionati che 

ammicca a questo mondo, ma che è 

più interessata al prodotto e a un 

uso frequente ma raffinato, comodo 

e bello. E l’Italia, in questo, ha sicuramente 

molto da dire.

105

106 

LA PAROLA A... 

Raffaele PRandina 

Direttore Business Unit 

TreZeTa - MGM 

106 

La scarsa marginaLità e la costrizione 

a lavorare su stock e svendite 

continua a far languire il mercato. 

Il vincolo dei saldi ha tenuto lontani 

gli italiani dalla fiera, vista la 

coincidenza temporale, ma credo 

che sarebbe importante impegnarsi 

a prendersi una giornata per andare 

ad osservare cosa fanno le diverse 

aziende, e cercare di capire quale 

possa essere la soluzione del futuro 

per il settore montagna e outdoor, 

anche per l’Italia. Paese dove 

senz’altro siamo abituati a lavorare 

tanto, ma purtroppo a concentrarci 

poco sulle strategie – al contrario 

del retailer tedesco, che lavora molto 

meno e guadagna ben di più. 

Credo che uno dei problemi più 

grossi sia la scarsa comprensione 

di quelli che sono i reali volumi nella 

propria regione/provincia. Di qui il 

tentativo di incrementarli con la riduzione 

del prezzo, azione che non 

ha però logica, e che porta al rischio 

di vendere a metà prezzo ma 

senza per questo riuscire nell’obiettivo 

di incrementare sensibilmente i 

volumi di vendita. Questo errore è 

stato individuato nei Paesi europei, 

mentre in Italia ancora si persevera 

sulla via sbagliata. 

Altro errore credo sia il tentativo di 

emulare strutture come Decathlon, 

che chiaramente ha una sua strategia: 

riesce a mantenere margini 

La guerra dei prezzi, la bassa marginalità 

e la competizione verso i grandi gruppi 

creano non poche difficoltà al retailer italiano. 

Ne risulta un’immagine del mercato 

italiano estremamente sbiadita. 

Perché la situzione coinvolge tutto 

il sistema, in un concatenarsi di situazioni 

molto alti sia nella fascia alta che in 

quella bassa, e persino in quella 

molto economica. Il retailer italiano 

preferisce fare la battaglia a questo 

colosso, vendendo a basso prezzo 

e sacrificando il proprio margine, 

senza più riuscire a vendere nemmeno 

scarpe di alta fascia a un 

prezzo consono. Se però Decathlon 

ha 5-600 punti vendita e può quindi 

permettersi un reparto di produzione, 

altri gruppi che hanno 10 o 

20 negozi non possono pensare di 

andare in Cina a produrre. I gruppi 

d’acquisto invece, pur avendo chiara 

in testa la strategia, si trovano a 

doversi scontrare quotidianamente 

con i problemi del negoziante. Anello 

della catena che indiscutibilmente 

sta facendo molta fatica. Tuttavia 

mi sembra che le situazioni peggiorino 

anziché migliorare. 

Oltre al retailer, anche le aziende 

italiane devono aprirsi al mercato 

interno ed estero non soltanto con 

una strategia di prezzo, ma piuttosto 

su una strategia di prodotto, distributiva 

e anche di marketing. Fino 

ad ora, infatti, credo che in molti 

abbiamo peccato di una certa carenza 

in questo ambito. Se guardiamo, 

ad esempio, alla realtà nazionale, 

sono poche le imprese di cui si 

può dire che abbiano avuto successo 

fuori dall’Italia. Contemporaneamente 

dobbiamo anche chiederci 

perché nessuna delle aziende estere 

sia riuscita ad avere successo 

nel nostro Paese. Sono due interrogativi 

che credo sia necessario porsi, 

cercando delle risposte precise 

per interpretare la nostra situazione. 

Da ultimo, il consumatore italiano si 

trova spiazzato, in un momento di 

economia non certo positivo, da 

un’offerta che risulta molto appiattita, 

in termini di stile e di prezzi. 

Chiaramente se si ritrova a dover 

comprare un prodotto a 80 euro, 

che è qualitativamente ed esteticamente 

simile a quello che di euro ne 

costa 150, senz’altro andrà a posizionarsi 

sull’offerta più bassa. Se invece 

avesse la possibilità di osservare 

qualcosa di diverso, in termini 

di tecnologia, sarebbe più facile fargli 

cambiare scelta. Questo a maggior 

ragione se il prodotto qualitativamente 

superiore gli venisse spiegato 

all’interno dei negozi. Al contrario, 

il consumatore che viene è lasciato 

solo a se stesso, decide in 

base al prezzo o all’euforia estetica 

del momento, come si diceva prima. 

Ecco perché la formazione, la conoscenza 

del prodotto e la partecipazione 

alle fiere è fondamentale per il 

lavoro del retailer, anche se è comprensibile 

che in un momento così 

delicato come quello dei saldi, assentarsi 

dal punto vendita non sia 

poi così facile.

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107

108 

REPORTAGE SPECIALE FRIEDRICHSHAFEN 2010 

Grande successo per la 17ma 

edizione della fiera di Friedrichshafen, 

diventata il punto di riferimento 

internazionale del settore. 

Una kermesse ad alto tasso 

di affluenza, prodotti e colori. 

E dove la crisi si affronta con la 

forza delle idee, e dell’entusiasmo 

UUn successo annunciato, quello 

riportato da OutDoor 2010, la 

principale manifestazione dedicata a 

questo grande mondo dai labili confini 

e dal grande pubblico. Mentre il 

settore dell’articolo sportivo langue, 

ancora incerto dopo un biennio sofferto 

e con il sentore che le difficoltà 

non siano ancora passate, l’outdoor 

cresce e si mette in mostra nella 

principale kermesse di riferimento in 

Europa. La Germania non avrà vinto 

i mondiali di calcio, ma di certo il 

primato nell’ambito sportivo è tutto 

suo, con l’invernale Ispo di Monaco 

e con l’estiva manifestazione di Friedrichshafen, 

sul lago di Costanza. 

Una fiera che vince e convince, 

grazie alla grande partecipazione di 

pubblico specializzato e di qualità. 

Non ragazzi che guardano alle nuove 

mode con semplice curiosità, ma 

esperti della miriade di specialità 

che caratterizzano la pratica 

outdoor hanno animato i padiglioni 

della fiera, prendendo letteralmente 

d’assalto gli stand in una 

quattro giorni dove più che dar 

spettacolo si è pensato agli affari. 

Già, perché l’outdoor tira, e con 

questa consapevolezza si sono 

dati appuntamento nella verdeggiante 

località tedesca un po’ tutti: aziende, 

distributori, retailer. Unici assenti, 

parzialmente giustificati, gli italiani 

che, obbligati a restare in negozio a 

causa della coincidenza di date con 

i saldi estivi e per indole non certo 

giramondo, nonostante gli illustri 

antenati esploratori, hanno preferito 

disertare la manifestazione perdendosi 

un appuntamento importante. 

Il clima che si respira nei corridoi è 

positivo, lo stile informale, gli scambi 

cortesi, come se sulla riva del 

grande bacino si fosse realmen- >> 

L’outdoor

vola 

109

110 REPORTAGE SPECIALE FRIEDRICHSHAFEN 2010 

>> 

te data appuntamento una grande 

community unita dalla volontà di 

condividere esperienze, emozioni, 

conoscenze. Questo, in sostanza, 

l’outdoor, quella voglia di ritrovare la 

natura, i contatti umani e la ricerca di 

qualcosa di vero, autentico, lontano 

delle ieratiche stampe pubblicitarie 

e da manichini troppo statici per 

rappresentare il dinamismo dei capi 

con cui sono rivestiti. 

Poco cinema e molto business, 

dunque, come qualcuno ha detto 

nel corso della manifestazione. Così, 

mentre ci si aspetterebbe di trovarsi 

di fronte a stand variopinti, appariscenti 

modelle e una comunicazione 

pubblicitaria sfrenata, ecco invece 

una realtà vera, diretta, pienamente 

inserita nelle logiche di mercato ma 

apparentemente molto distante da 

esse. L’ecofriendly si fa, ma non si 

sbandiera più di tanto. I mega stand 

lasciano il posto a strutture più 

semplici, con meno cartelloni e più 

prodotto, meno installazioni multimediali, 

video e luminose, a favore di 

vestiti, calzature, attrezzi. Da guardare, 

toccare, provare. E sognare, 

immaginando prestazioni di alto 

livello o la comodità che caratterizza 

le ultime creazioni outdoor. Meno 

barriere e blocchi all’entrata: tutti 

possono accedere, guardare, osservare, 

tra un sorriso, una spiegazione 

e il racconto di un’avventura. 

A Friedrichshafen tutto è diverso. 

Lontana, non troppi chilometri, ma 

mentalmente anni luce da Monaco e 

dalla sua patinata Ispo, qui la gente 

parla, ascolta, scherza allegramente, 

raccontando storie di spedizioni o 

di arrampicate, di strade ferrate ed 

escursioni al cardiopalma, vissute in 

prima persona da quei manager che 

ti aspetteresti in giacca e cravatta e 

che invece ti accolgono con t-shirt, 

pantaloncini corti e scarpe comode. 

Sembrerebbe il paese dei balocchi, 

se in realtà non si avesse l’intima 

consapevolezza che questa è 

la principale fiera internazionale 

d’Europa, dove arrivano da tutto 

il mondo buyer e trend setter, per 

cogliere le novità, visionare in tutta 

la loro completezza le collezioni e 

intuire la direzione presa dal mercato 

e dal fascio di specialità e 

tendenze che si diramano come 

tanti bracci sulla foce di un grande 

fiume. Perché l’outdoor è così, ma 

occorre viverlo per comprenderlo. 

Non si può semplicemente parlare 

di un fenomeno di costume, di una 

nuova moda o di un’invenzione. Una 

singola parola racchiude invece una 

miriade di sfaccettature, declinazioni, 

sfumature, tanto che risulta 

piuttosto difficile avere un quadro 

completo ed esaustivo di questo 

mondo. Che comincia per alcuni 

con il primo passo fuori dalla porta 

di casa e che per altri trova piena 

completezza scalando una cima o 

percorrendo sentieri esplorati solo 

da qualche stambecco. L’outdoor si 

dirama in mille ruscelli, più o meno 

ricchi di praticanti e con diversi gradi 

di passione e difficoltà, puntando da 

un lato alle performance, alla sfida 

dell’uomo con se stesso e con una 

natura selvaggia, mentre dal’altro è 

Il mercato outdoor continua 

a crescere grazie ai suoi labili 

confini, al facile accesso 

e al fatto che consente 

di accedere al tempo libero 

e alla vacanza a prezzi modici

la riscoperta di una natura amica. 

Passeggiate, campeggi, scampagnate 

sono anch’esse un aspetto 

dell’outdoor, quello più aperto al 

vasto pubblico, dove una buona 

scarpa da escursione, un bastoncino 

come sostegno e un minimo di 

attrezzatura possono permettere a 

chiunque, con una modica spesa, di 

passare una giornata all’aria aperta, 

in compagnia, tornando a casa 

più tonici e allegri, ma con i piedi 

asciutti. 

>> 

E l’arrampicata svEtta 

Nonostante differenze tra zone più o meno adatte alla pratica 

di questo sport, questa disciplina si sta diffondendo in tutta 

Europa, come indica il successo riscosso dalle strutture, 

i parchi avventura e le palestre indoor 

Cambiano gli scenari, i paesaggi, le montagne, ma il sentimento 

che accomuna un numero sempre maggiore di amanti della montagna 

rimane lo stesso. L’arrampicata sta cambiano nella percezione della gente 

e trova sempre più seguaci, in Germania come anche nei Paesi confinanti, 

svestendosi di quel concetto di pericolosità e lasciando il posto, al 

contrario, a una sensazione di sicurezza e di contatto diretto con la natura. 

Trasformandosi così da sport di pochi specialisti ad uno sport di massa, non 

più attività estrema, ma anzi come un divertimento con positivi effetti fisici. 

A dimostrare questa inversione di tendenza, il fatto stesso di essere nei 

piani di studi relativi alle attività sportive scolastiche redatti dalla Conferenza 

dei Ministri della Cultura in Germania. Proprio in tali piani sono evidenziate 

le caratteristiche positive di questa attività, quali il miglioramento della 

resistenza muscolare, dell’agilità, delle capacità di coordinazione motoria e 

psichica e inoltre il raggiungimento di una percezione realistica di se stessi, 

più sicurezza, un miglioramento della coscienza di sé e l’acquisizione di un 

comportamento collaborativo. 

Anche dal punto di vista economico, l’arrampicata sportiva ha un ruolo 

di dimensioni notevoli. Un segno evidente della crescita di questa attività 

è dimostrato dal fatto che le strutture per l’arrampicata indoor stanno 

spuntando dappertutto come i funghi in autunno. La più grande palestra 

del mondo per l’arrampicata si trova attualmente a Monaco di Baviera/ 

Thalkirchen. Con una superficie indoor di 3750 m 2 e un’area esterna di 

2790 m 2 , circa 500 percorsi con gradi di difficoltà da 2 a 10+, Thalkirchen è 

un vero gigante. Ancora prima dell’ampliamento della struttura avvenuta nel 

2009, Thalkirchen contava in media circa 500 visitatori, corrispondente a 

182.000 arrampicatori nel 2009, afferma il gestore della struttura. 

In Germania si contano circa 300 strutture commerciali accanto a numerosi 

altri impianti scolastici, aziendali o d’associazione. A tale cifra si aggiungono 

anche i parchi con percorsi a funi sospese, alte e basse, che incitano 

anch’essi all’arrampicata e agli esercizi di equilibrio, e che sono spesso 

frequentati da comitive scolastiche o aziendali allo scopo di sviluppare le 

capacità di lavoro in gruppo. Sempre più spesso si vedono nei parchi anche 

le funi elastiche tese tra due sostegni per lo slacklining. 

Un fenomeno che ha da subito contagiato anche altri Paesi europei, come 

la Francia, e che solo di recente anche l’Italia ha magicamente scoperto. La 

ricchezza di luoghi adatta, specie nel nord del Paese, sta infatti attirando 

un pubblico variegato di esperti e 

neofiti, alla ricerca di emozioni. 

Da non sottovalutare, poi, il climbing 

urbano, inizialmente mal visto dalle 

autorità cittadine e anche dalla 

popolazione, e oggi sempre più 

accettato. Gli ultimi eventi hanno 

infatti riscosso un grande consenso 

di partecipanti, offrendo a questa 

nuova disciplina quella dignità e 

quel riconoscimento che merita. 

Senza dimenticare il valore aggiunto 

caratterizzato dal recupero di aree 

urbane e dalla forte socializzazione 

che ispira le community di climbers 

in Italia e negli altri Paesi del mondo. 

111


>> 

La tecnologia la fa da padrone, e 

anche la più semplice delle magliette 

racchiude segreti costruttivi tali 

da impedire il ristagno del sudore, 

mentre le scarpe fanno respirare il 

piede e i pantaloni non trattengono 

lo sporco e il fango. In una parola, 

comfort, benessere e sicurezza, in 

diversi gradi e misure a seconda 

delle esigenze e delle applicazioni. 

Una caratteristica, questa, che ha 

attratto anche il mondo della città, 

non solo per quell’urban climbing 

oggi più tollerato anche dalle autorità, 

ma anche per la vita quotidiana, 

quando il tessuto tecnico ti protegge 

dalla pioggia, dal caldo, dal vento. E 

se l’outdoor di un tempo era crudo, 

diretto, senza patteggiamenti, oggi la 

moda guarda con interesse a questo 

nuovo modo di vestire comodo, 

piacevole e performante, addolcendolo 

per le signore e proponendolo 

anche ai bambini, per la gioia delle 

madri che possono dormire sogni 

tranquilli mentre i propri pargoli sal- 

tellano di pozzanghera in pozzanghera, 

miracolo, senza bagnarsi i piedini. 

Cresce, dunque, questo outdoor che 

grazie ai suoi labili confini, al facile 

accesso e al prezzo modico delle 

attrezzature, continua a raccogliere 

sempre più consensi, tanto che in 

certi paesi, come gli Usa e il nord 

Europa, sta di fatto soppiantando lo 

stile casual, a differenza dell’Italia, 

dove il gusto e la raffinatezza richiedono 

formule un po’ più aggraziate. 

Sentimento, questo, già raccolto 

dalle case produttrici, come si è visto 

nel corso delle sfilate che hanno 

animato le hall della fiera. Un informale 

che piace, quindi, così come 

informale è la gente che si incontra, 

iperpreparata, profonda conoscitrice 

anche del più piccolo dettaglio, capace 

di scrivere un libro su un chiodo 

da arrampicata o sull’intreccio 

di un cordame. Perché il business è 

importante, ma in questo caso è animato 

da una passione straordinaria, 

particolarissima. E mentre si discute, 

NuovE soluzioNE pEr il rEtail 

Una formula originale e particolarmente 

funzionale per effettuare gli acquisti 

e intrattenere rapporti diretti con la clientela 

Con un Ispo e Friedrichshafen ormai pienamente 

affermati è ormai impossibile pensare di creare altri 

eventi professionali di simile caratura, tanto più in Italia, 

priva di eventi professionali ormai da alcuni anni. Fatta 

salva tuttavia la necessità per gli operatori di mantenersi 

periodicamente aggiornati, è nata l’idea di sviluppare luoghi 

di incontro funzionali e comodamente raggiungibili, nei quali 

recarsi periodicamente per effettuare gli ordini. Si tratta 

di una soluzione molto vantaggiosa, perché il negoziante 

nello stesso punto trova diversi marchi, concentrando in 

un paio di giornate un lavoro che richiederebbe altrimenti 

anche delle settimane. Analoghi vantaggi riceve anche il 

produttore, che in questo modo non deve girare, riesce 

a concentrare meglio e a risparmiare. “Siamo tra i primi 

in Italia ad aver sviluppato questo concetto che trova 

spazio anche sul web, sul sito www.ordercentre.it, dove 

ogni agente e ogni produttore si può preparare e creare 

il proprio showroom via web” conferma Harald Mengin 

(Titolare di Sviluppo Commerciale Mengin, nella foto qui 

a destra). Prima ancora della partenza infatti, i negozianti 

possono visitare il sito e constatare in quali marchi e 

in quale periodo sono presenti negli spazi espositivi 

si cerca di comprendere, di cogliere 

l’essenza dell’amore per questo settore, 

ci si ritrova ad un party, ad una 

grigliata nei boschi che circondano 

il quartiere fieristico. E scopri che lo 

staff di un’azienda dorme in tenda 

e vive l’outdoor anche in trasferta 

di lavoro. Ecco allora l’imprenditore 

che, ben lontano dal completo inver- 

dell’Order Center, in 

modo da organizzarsi 

per il proprio planning 

delle visite e degli ordini. 

“I vari anelli della filiera 

hanno risposto in maniera 

entusiastica, perché hanno 

capito che si tratta di 

una formula vantaggiosa 

ed efficente per tutti, 

azienda fornitrice, agente 

e negoziante”, garantisce 

Mengin. Ovviamente non 

si tratta di una fiera, dove 

è comunque utile e necessario 

recarsi per informarsi e non tanto, 

ormai, per fare ordini. Una soluzione 

che consente di toccare il prodotto 

con mano, scegliendo e valutando 

in tutta tranquillità e senza essere 

disturbati, incontrando il proprio 

referente abituale, l’agente. Se non 

un’alternativa, almeno una soluzione 

complementare che sicuramente può 

avvantaggiare la filiera, come stanno 

dimostrando i primi risultati.

nale in giacca e cravatta, brinda con 

una birra e un wurstel, ti racconta 

della sua ultima avventura mentre la 

segretaria balla attorno a un fuoco di 

bivacco. Come in una grande vacanza, 

dove cariche, titoli e onori perdono 

la loro importanza, per lasciare il 

posto a scambi sinceri, comodamente 

seduti a percepire quell’amore per 

la vita e la natura che caratterizza 

questa passione comune. 

Un clima particolare, dunque, dove 

si cerca il contatto diretto senza tanti 

escamotage o inutili salamelecchi. E 

nel luglio soleggiato tedesco, un po’ 

afoso e raffreddato da scroscianti 

piogge notturne che non riescono 

a far rabbuiare gli animi neppure al 

grande party di chiusura organizzato 

da Polartec, in cui anzi la pioggia 

è un allegro diversivo, tra una gara 

sul piazzale, funamboli e arrampica- 

Una fiera che vince e convince, 

grazie alla grande partecipazione 

di pubblico specializzato e di qualità. 

Non ragazzi che guardano alle nuove 

mode con semplice curiosità, 

ma esperti della miriade di specialità 

che caratterizzano la pratica outdoor 

>> 

113


>> 

tori, resta solo un rammarico. Già, 

perché dopo essere stati accolti 

in una atmosfera quasi magica, ci 

si ricorda di essere sì cittadini del 

mondo, ma anche italiani. Si ripensa 

così agli incontri, agli scambi, alle 

parole scambiate nei corridoi e non 

si può fare a meno di constatare che 

i connazionali non si sono visti. Delusi, 

molto, gli espositori del Belpaese 

che contano assenze che arrivano 

anche oltre il 50%. Così sulla via 

del ritorno non si può fare a meno di 

ragionare, di sforzarsi di capire quale 

sarà il futuro dell’articolo sportivo 

in Italia, dopo aver lasciato una 

Germania soleggiata e avvicinandosi, 

chilometro dopo chilometro, a un 

Brennero nuvoloso e battuto da un 

vento freddo, di quelli che ti fanno 

rinchiudere nelle spalle. 

lidia.malacarne@topsport.it 

l’outdoor 2010 si vEstE di Nuovo 

Un nuovo layout per il salone 

di Friedrichshafen per accompagnare 

un’evoluzione del mercato 

davvero eclatante 

Con i loro stand, gli espositori presenti all’OutDoor 

2010 hanno occupato in maniera compatta lo spazio 

intorno all’area esterna della Messe Friedrichshafen, 

mentre i visitatori hanno beneficiato di una disposizione 

più chiara degli stand nonché dei percorsi più brevi. Per 

la prima volta, l’esposizione delle tende da campeggio‚ 

OutDoor Zeltstadt, è stata allestita nel luminoso 

padiglione A1 Rothaus su una superficie espositiva di 

10.000 metri quadri. 

I grandi marchi del settore outdoor si sono presentati nei 

due nuovi padiglioni: le grandi aziende del settore quali 

Salomon, Haglöfs, Columbia, The North Face, Lafuma, 

Marmot o Bergans of Norway hanno optato per un 

nuovo spazio espositivo nei padiglione A7 e B5. 

Un altro punto d’attrazione nel settore fieristico Est è 

stato sicuramente lo stand comune dotato di una parete 

da arrampicata, allestito dalle associazioni alpine di 

Germania, Austria e Svizzera “camp3”, dove durante i 

vari concorsi si sono alternati campioni internazionali e 

clienti. 

Molto seguita anche, nella performance hall del 

padiglione A2, la sfilata di moda OutDoor. Grazie 

alle eccellenti condizioni per quanto riguarda la 

luminosità e l’acustica, la sfilata di moda ha richiamato 

l’attenzione dei visitatori presentando le nuove tendenze 

dell’abbigliamento per il tempo libero.

Per fortuNa 

siamo globali 

Con 20.460 visitatori professionali 

provenienti da 87 

Paesi, il salone europeo di 

riferimento per il settore è riuscito a 

superare ancora una volta il record 

raggiunto l’anno scorso (19.300 

visitatori). Eppure l’Italia non s’è desta. 

Anzi, è il caso di dirlo, o meglio, 

scriverlo, s’è fatta di nebbia. Duri 

i commenti da parte degli espositori, 

che non hanno ben digerito 

quest’assenza ingiustificata. Tanta 

delusione e anche la rabbia, per chi 

si è impegnato a portare le proprie 

collezioni e il frutto di mesi di 

studio e lavoro. Giudizi duri, ma non 

troppo, perché la consapevolezza 

dei saldi e della difficile situazione 

che caratterizza il mercato italiano 

getta sicuramente nel piatto qualche 

valida attenuante. Una buona 

accoglienza da parte del pubblico 

europeo, tedesco in primis, e la 

speranza mai persa che qualcosa 

cambi anche nel Belpaese hanno 

mitigato gli animi, trasformando la 

delusione e lo sconforto nella consapevolezza 

che in Italia c’è ancora 

molto da fare. Tanti gli appelli agli 

operatori della stampa, perché si 

adoperino per far comprendere al 

pubblico come visitare le manifestazioni, 

scambiare informazioni con le 

aziende e confrontarsi sulle questioni 

più spinose sia doveroso, oggi 

La delusione degli espositori italiani. 

La scarsa affluenza del retail tricolore 

ha lasciato perplesse ed un po’ deluse 

le aziende italiane. L’internazionalità 

del mercato outdoor, fortunatamente, 

soddisfa chi in fiera c’è stato 

più che mai. Occorre far barriera, 

rispondere agli assalti stranieri e 

allo strapotere delle grandi catene, 

abbandonando la battaglia dei prezzi, 

lancia spuntata che rischia solo 

di mostrarsi controproducente. 

Antonio Citati, Ch3 ha visto 

“meno gente dell’anno scorso, 

anche se con la sfortuna di avere 

l’aria condizionata rotta nel padiglione 

anche i pochi presenti non sono 

stati certo incentivati a restare. Di- 

IL COMMENTO DEI PROTAGONISTI 

spiace aver visto pochi italiani, certo 

bloccati dai saldi che hanno reso 

difficile lasciare i negozi per venire 

qua. Peccato perché, guardando al 

mio settore, si è potuta notare una 

vera e propria esplosione dell’intimo 

tecnico outdoor e della fascia di 

utenza. Sarebbe stato uno spunto 

interessante, anche per l’opportunità 

di un confronto con la crescita 

esponenziale delle produzioni, non 

tutte di qualità”. 

Dispiacere e un po’ di rabbia anche 

per Massimiliano Iorno e Flavio 

Covini, di Cober: “Friedrichshafen 

è una bellissima opportunità, mal 

>> 

115


>> 

percepita dal pubblico italiano che 

in questo periodo è probabilmente 

a far vacanza. I clienti italiani sono 

stati veramente pochissimi, mentre 

risultano ottimi i contatti con il nord 

Europa e i paesi dell’est, senza 

tralasciare Francia e Spagna. Ci 

riteniamo dei neofiti nell’outdoor, e 

abbiamo un importante programma 

di sviluppo, con alcune novità che 

si renderanno possibili a partire 

dall’estate 2012”. 

Un peccato, l’assenza italiana, ma 

non poi così notevole per Eddy 

Codega, C.A.M.P. che conferma 

l’importanza di questo appuntamento 

annuale: “La fiera è stata 

per noi molto positiva, soprattutto a 

livello di contatti internazionali, pur 

non mancando anche i clienti italiani. 

Friedrichshafen si conferma un 

appuntamento importante e puntiamo 

molto sull’innovazione, come 

testimonia la vittoria di un Industry 

Award, ponendo contemporaneamente 

le basi per tutto quello che 

è il lavoro per la stagione futura. È 

inoltre un momento di confronto e 

di scambio di idee con tutti gli altri 

attori del mercato, per comprendere 

tendenze e scenari per l’industria 

dell’outdoor per i prossimi anni. 

Le sfide non mancano e occorre 

programmarsi per tempo in modo 

che alla fine si possa essere pronti. 

Ecco perché partecipare a questi 

eventi rimane un fattore determinante 

per cogliere le migliori 

opportunità”. 

Immancabile anche Michele De 

Masis, del negozio Polosport 

di Milano che, sempre attento 

alle novità e profondo sostenitore 

della ricerca come punto di forza 

per il retail, definisce la fiera come 

un parco giochi dei negozianti: 

“Questa manifestazione rimane 

un momento straordinario. Alta 

visibilità di tutto, belle novità in un 

momento di vuoto, aziende che 

sono tornate a presentare prodotti 

veri, e un certo ottimismo. Tanto 

prodotto, dunque, a disposizione 

dei visitatori, anche se gli italiani 

hanno bisogno di essere solleticati; 

è un peccato riscontrarne una 

scarsa affluenza. L’outdoor cresce 

e si nota come stia guadagnando 

spazio sul casual. Non poteva 

essere diversamente, ed è fortunoso 

il fatto che lo abbiano capito 

sia le aziende che i negozianti e, 

probabilmente, i consumatori finali. 

Si tratta dunque di un sincronismo 

che ha preso piede”. 

Sorpreso anche Andrea de 

Pascale, Gore: “Pensavo di trovare 

più retailer italiano e questo 

conferma una certa arretratezza, 

pur nel desiderio di una evoluzione. 

Per evolversi bisogna viaggiare 

e vedere cosa fanno gli altri, 

investire un giorno in fiera e uno 

per vedere cosa fanno i negozi 

a Monaco, per osservare come 

espongono la merce”. 

Prima volta, invece, per Giancarlo 

Gallina di Sagotec: “È stata la 

nostra prima esperienza e non avevamo 

aspettative. Invece qualcosa 

abbiamo raccolto, soprattutto in 

settori in cui non operiamo normalmente. 

Con il trekking stiamo 

facendo nuove prove e stiamo raccogliendo 

il consenso delle grandi 

aziende. Abbiamo visto un pubblico 

attento e incuriosito, con diverse 

richieste di spiegazioni circa la 

nostra capacità di usare svariati 

materiali per realizzare le imbottiture 

che produciamo e sul sistema 

di lavorazione che rimane unico e 

molto particolare, non alterando 

assolutamente le caratteristiche dei 

materiali e permettendoci quindi di 

offrire un prodotto molto omogeneo. 

Dobbiamo innovare e difendere 

gli avanzamenti che abbiamo 

raggiunto mettendoci alla prova 

e tutelandoci, ed è un peccato 

constatare la curiosità estera e la 

mancanza di nostri connazionali”. 

>>


>> 

Qualche amarezza anche per 

Damiano Menegon di Garmont: 

“Anche per questa edizione ho 

riscontrato lo stesso problema 

dell’anno scorso. La politica di penalizzare 

l’ingresso ovest con la tendopoli 

e lo spazio show non funziona. 

Tale ingresso rimane in secondo 

piano e attira molti meno visitatori, 

cosa che si riflette sull’affluenza 

alle hall, perché l’A7, il B5 e l’A6 

sono decisamente meno frequentati 

rispetto al B1, al B2, e all’A3, come 

mi hanno confermato anche altre 

persone con le quali mi sono confrontato. 

A ciò occorre aggiungere 

i problemi di condizionamento, dei 

collegamenti internet e delle pulizie. 

Oltre al posizionamento dello stand 

che viene sempre collocato dopo i 

mostri tedeschi e peggio di stand 

più piccoli del nostro. 

Abbiamo visto pochi italiani, credo 

mai pochi come quest’anno, anche 

se è vero che continuano a esserci 

clienti un po’ da tutta Europa. Una 

mancanza pesante per un appuntamento 

da non lasciarsi sfuggire. Se 

il negoziante italiano non ha reagito 

nel momento in cui enti come 

Assosport e Italian Outdoor Group 

o altre associazioni hanno messo 

a disposizione pullman e soggiorno 

per arrivare a Friedrichshafen 

a un costo ridicolo (nell’ordine di 

100 euro per tre giorni), significa 

che non c’è niente da fare: anche 

organizzando la fiera in Italia chi 

ha rinunciato a queste condizioni 

non si muoverebbe. Si deve quindi 

cambiare in primis la mentalità del 

negoziante, poi semmai pensare di 

organizzare una kermesse anche nel 

nostro Paese, mentre in questo momento 

è impossibile. È un peccato 

perché sul punto vendita è possibile 

constatare anche una buona 

preparazione, con una conoscenza 

dei prodotti e una certa abilità a 

muoversi all’interno delle categorie. I 

retailer italiani si informano, al telefono 

o mediante i rappresentanti, sulle 

novità e le innovazioni, ma fanno 

fatica a spostarsi, mentre in fiera 

potrebbero visionare la completezza 

delle collezioni, parlando direttamente 

con noi produttori”. 

Più morbido il giudizio di Harald 

Mengin, Sviluppo Commerciale 

Mengin: “Il negoziante italiano vede 

che in tante parti sono già partite le 

svendite, e certamente deve essere 

anche presente in negozio. Il problema 

di questa fiera è comprendere se 

la tempistica è giusta o meno. Questa 

coincidenza con i saldi non aiuta 

il retailer italiano, ma a prescindere 

da ciò, questo deve informarsi di più, 

viaggiare maggiormente, confrontarsi 

e trovare spunti interessanti. 

Una new entry illustre è quella di 

adidas, come emerge dalle parole 

di Mary Villa, adidas Italy: “Mi 

sembra che quest’ultima edizione sia 

un po’ più movimentata, si vede più 

gente e sicuramente più colore nei 

prodotti. Col nostro stand abbiamo 

voluto raccontare l’ampiezza 

della nostra collezione e iniziamo 

da quest’anno a focalizzarci sulla 

categoria sportiva outdoor, dando 

massima rilevanza alla parte di collezione 

più alta, Terrex, per un tipo di 

atleta di alto livello. Abbiamo trovato 

un pubblico ricettivo, preparato, 

incuriosito dalla nostra presenza a 

un evento del genere. Sappiamo di 

essere un brand di fama mondiale, 

ma vogliamo e dobbiamo entrare 

in questo mondo con l’umiltà di chi 

deve ritagliarsi uno spazio usando i 

mezzi necessari per ottenere credibilità. 

I Ragni di Lecco che abbiamo 

presentato sono la prima pietra della 

nostra strategia outdoor. Peccato 

però non vedere un grande seguito 

nelle presenze italiane. Abbiamo 

luoghi straordinari e formidabili atleti, 

un pubblico in crescita, ma sono 

mancati i flussi di retailer italiani in 

un momento così delicato”. 

Anche per Anna Zotta, di Bailo, il 

settore è in crescita anche se “avere 

una fiera specializzata va benissimo, 

anzi, dà ancora più forza al mondo 

outdoor, anche se bisognerebbe 

che fosse un attimo più visitata 

dai clienti italiani che invece non 

arrivano. Questo perché alla gente le 

fiere non interessano, perché sono 

costi, sono sempre meno i negozi, 

devono lavorare e ci sono pochi 

gruppi che hanno i buyer. Bisognerebbe 

anche sensibilizzare il retailer 

facendo capire come nelle fiere le 

aziende presentano le collezioni, 

mentre quando le collezioni vengono 

mostrate dai rappresentanti, si osserva 

soltanto una selezione di una 

scelta già effettuata a monte. Qui, 

invece, si riscontra un altro modo di 

presentare il marchio e la filosofia 

del brand”. 

Grandi stimoli anche per Adriano 

Zuccala, Vibram: “È una fiera ben 

impostata, solida. Parlando con i 

clienti, direi che soprattutto per i 

brand più forti l’outdoor sta certamente 

tirando, meno attaccato dalla 

crisi e con una continua scoperta di 

questo mondo da parte del consumatore 

finale. Anche nei paesi asiatici 

questo trend sta per esplodere, 

e penso che come già in Giappone 

e Corea, anche in Cina da qui a 

cinque anni questo mercato avrà un 

boom incredibile. Si respira una forte 

internazionalità, con una grande 

presenza americana ma anche una 

notevole spinta dall’Europa e direi, 

specie nella calzatura, dall’Italia. 

Penso che sia davvero la più importante 

del settore e mi dispiace aver 

constatato la grande assenza degli 

italiani, perché penso che abbiano 

perso una bella occasione”.

Il modello HIMALAYA della nuova collezione 4season di 48.10 è “ LA GIACCA ” da alpinismo. 

combinata alla massima impermeabilità (20.000 mm di colonna d’acqua) . 

Consente il minimo ingombro quando compresso e gli inserti stretch facilitano i movimenti 

quasi ermetica al passaggio d’aria. 

totalmente 

termosaldato 

all seam 

sealing taped 

ventilazione 

ascella 

underarm 

ventilation 

zip 

impermeabili 

48.10 new techinical spirit è prodotto e distribuito da Punto Azzurro s.r.l. - via Vogno 20 - 24020 Rovetta (BG) IT - tel +39 0346 22402 - fax +39 0346 23456 - info@4810nts.com 

water 

proof zip 

marsupio 

porta giacca 

packable 

jacket 

foto: Marco Spataro

120 


Quando la moda 

>>

Nato come stile 

per gli amanti 

della montagna, 

è oggi divenuto 

fenomeno 

di massa. L’outdoor 

è ormai presente 

nella vita di tutti 

i giorni e contaminato 

dalla moda. 

Con un occhio 

di riguardo alla donna 

e al bambino 

cerca nuovi spazi 

LL’oudoor va di moda e la moda si è 

accorta dell’outdoor. Apparentemente 

un gioco di parole, ma in realtà 

una piccola grande rivoluzione silenziosa, 

fatta di colori, forme, accessori 

e dettagli che alla fine fanno una 

grossa differenza. Quella tra l’ambito 

tecnico e quello più quotidiano, il 

performante e il cittadino. 

A Friedrichshafen non sono mancate 

le contaminazioni, qui i grandi brand 

strizzano l’occhio alla moda in maniera 

estremamente garbata. Colori più 

vivi, forme che seguono il corpo, lo 

disegnano e lo modellano, zip e tasche 

finemente collocate su camicie 

e pantaloni. L’outdoor non sente la 

crisi e, anzi, continua a crescere, >> 

121


FOTO DOLOMITE 

>> 

a conquistare sempre nuovi target, 

dal giovane all’anziano, con un’attenzione 

particolare per la donna e per 

il bambino, prima più a margine di 

questo grande movimento. 

Non più, quindi, solo abiti performanti 

per grandi imprese sportive, 

ma anche abbigliamento comodo e 

funzionale per la vita di tutti i giorni, 

rendendo più fashion capi che ven- 

L’outdoor è ormai 

chiaramente 

un trend 

permanente, 

e la sensazione è 

che questo sviluppo 

si manterrà ancora 

per alcuni decenni 

gono apprezzati per le caratteristiche 

antivento, antipioggia e protezione 

dai raggi UV. 

Funzionalità e versatilità vanno quindi 

a individuare le nuove caratteristiche 

dell’abbigliamento dell’outdoor 

per eccellenza. L’abbigliamento tecnico 

dimostra di prendere sempre 

più spazio nella vita di ogni giorno, 

e ormai si palesa un lifestyle che 

assume le proporzioni di un mega 

trend. Se da un lato si osserva un 

sempre maggiore interesse per la 

natura, e la pratica del contatto con 

aree verdi e montane è ai primi posti 

negli indici di gradimento del grande 

pubblico, anche la vita cittadina non 

rimane esclusa da questo fenomeno, 

ma anzi dimostra di appropriarsene 

in maniera intelligente e pratica. 

Il nuovo stile si chiama “Urban Outdoor”, 

produce un ottimo fatturato 

per il settore e sempre più vetrine 

delle zone pedonali espongono 

questa nuova moda. Lo stile outdoor, 

infatti, ha conquistato da molto 

tempo le città e per tanti è diventato 

un vero e proprio stile di vita. Sia al 

lavoro che nel tempo libero, sempre 

L’ItaLIa non resta 

a guardare 

Dalla patria della moda sono 

in molti a essersi 

resi conto di come 

le nuove contaminazioni 

possano offrire tante 

opportunità interessanti, 

oggi come per il futuro 

Tra gli esposiTori italiani 

nessuna sorpresa. Gli operatori del 

settore da tempo si sono già resi 

conto che l’outdoor tira e di come la 

moda, tanto sofferente, stia sempre 

più avvicinandosi al mondo sportivo 

e a questo in particolare, alla ricerca 

di nuovi sbocchi. Una contaminazio- 

più persone portano giacche funzionali, 

pantaloni comodi e scarpe 

sportive. Dopo tutto questi prodotti 

soddisfano criteri sia estetici che 

funzionali, e inoltre i marchi sono en 

vogue. 

Inutile dire che anche le grandi case 

di moda guardano con interesse a 

questa formula, che in gran parte 

dei Paesi stranieri sta soppiantando 

il casual e strappando simpatizzanti 

allo sportswear. In Italia, per quel 

gusto particolare che caratterizza il 

comune sentire e per quell’abitudine 

a una formalità sempre presente, 

le resistenze sono maggiori. Ormai 

è chiaro però che anche nel 

Belpaese quel casual inteso come 

informale e in realtà non così libero 

sta perdendo terreno nei confronti 

di quel senso di libertà offerto dallo 

stile outdoor. Senza dimenticare 

che quest’ultimo, a differenza del 

casual, porta con sé caratteristiche 

funzionali e pratiche che la moda 

tradizionale fino ad oggi non aveva 

preso in considerazione, se non in 

casi molto isolati. 

Una giacca che oltre al bello >> 

ne positiva, però, perché rendere più 

aggraziati e vestibili i capi consente 

di allargare ulteriormente il bacino di 

utenza a vantaggio di tutti. Si apre così 

una dicotomia tra chi si mantiene nel 

tecnico, dedicando quindi la ricerca e 

lo sviluppo alle alte prestazioni, e chi invece 

investe sul consumatore di massa, 

sempre più attratto dalle plusvalenze 

garantite dall’abbigliamento e dalle 

calzature outdoor. 

Eddy Codega, C.A.M.P., ha lo sguardo 

proiettato verso il futuro e non nasconde 

le proprie convinzioni in merito a 

importanti situazioni che si verranno a 

creare, a cui bisognerà saper rispondere 

in maniera preparata: “Bisogna 

stare molto attenti alle evoluzioni che ci 

saranno, perché credo che la crisi che 

c’è stata in questi ultimi due anni in >>

www.cmp.campagnolo.it


La calzatura trae grande 

vantaggio dal boom 

degli sport nella natura. 

Emergono in particolare 

le scarpe multifunzionali 

leggere e comode, come 

dimostrano le proposte 

dei 140 espositori convenuti 

sul Lago di Costanza polivalenza e Leggerezza 

per la scarpa outdoor 

Al contrario del settore delle classiche 

scarpe da escursione e da alpinismo, che 

si presenta piuttosto stabile, e dei sandali, 

le cui vendite dipendono fortemente dalle 

condizioni del tempo, le scarpe multifunzionali 

e le scarpe da escursione leggere registrano 

>> 

realtà porterà a delle forti accelerazioni 

e cambiamenti, anche in termini di 

produzione e approvvigionamento. Noi 

siamo molto più focalizzati sull’attrezzatura 

tecnica che ha meno a che fare 

con il mondo dell’abbigliamento, più 

sensibile agli aspetti della moda. Dobbiamo 

però ammettere che di riflesso 

anche la nostra attenzione all’estetica 

del prodotto e alla sua bellezza aumenta 

sempre di più. In realtà uno dei nostri 

obiettivi è quello di riuscire a combinare 

il contenuto tecnico a una parte legata 

anche al fatto di avere un bel prodotto 

da poter portare e poter indossare. Le 

nostre previsioni sono quindi positive. Al 

di là di alcuni specifici mercati, soprattutto 

dell’est europeo, la crisi non ha veramente 

colpito l’outdoor. Ci sono degli 

interessanti Paesi in crescita in termini 

di volumi, e crediamo che ciò derivi dai 

nostri prodotti innovativi, ma anche dalla 

floridità del mercato. Questo non deve 

però farci sedere, ma anzi essere pronti 

un continuo aumento delle vendite. Molti 

consumatori riconoscono oramai di essere 

troppo equipaggiati per le loro escursioni, e ad 

emergere sono quindi le scarpe da alpinismo 

leggere. Le classiche discipline dell’outdoor, 

quali l’hiking o il trekking, stanno attualmente 

cambiando in modo non indifferente. Diventano 

più atletiche e più veloci, e portano a loro volta 

a maggiori esigenze da parte dei consumatori 

nei confronti del prodotto. Ecco allora nuove 

linee, scarpe con suola a profili bassi che 

favoriscono il movimento naturale del piede, 

più sportive e meglio adatte ad attività veloci 

pur non essendo delle vere e proprie scarpe 

da trail running. Proprio questa disciplina, 

una corsa sempre più praticata per i sentieri 

che attraversano boschi o parchi, laddove 

termina l’asfalto, prende piede tra gli amanti 

dell’outdoor, con percentuali importanti se si 

pensa che una scarpa da corsa su sei vendute 

in Germania è un modello adatto a questo tipo 

di attività. La tendenza verso una scarpa leggera 

non è tanto un trend quanto piuttosto uno 

sviluppo inevitabile. Il cliente chiede oggi, oltre 

a cogliere le sfide che sicuramente il 

futuro riserva”. 

Un cambio nella comunicazione e una 

nuova calzatura perfetta per un mix tra 

quotidianità, moda ed escursionismo 

traspare dalle dichiarazioni di 

Arianna Colombari, Dolomite: 

“Abbiamo voluto comunicare all’esterno 

il messaggio del marchio in maniera 

chiara e inequivocabile: quest’anno Dolomite 

ha deciso di cambiare immagine 

e di risottolineare di essere un marchio 

che fornisce delle calzature adatte a 

tutti i contesti, fino al non competitivo. 

Ci rivolgiamo quindi ad un target molto 

esteso. Questo cambio di immagine 

ha comportato anche nuove foto, più 

vicine alla natura ma anche all’umanizzazione, 

ovvero alla persona che svolge 

un’attività oudoor. Avendo una calzatura 

che ti permette di essere usata anche 

nella tua quotidianità, e non necessariamente 

in montagna, abbiamo voluto 

ad una perfetta funzionalità e all’innovazione 

tecnologica, anche la leggerezza della scarpa, 

indipendentemente dal tipo di attività outdoor 

praticato. 

Dunque la calzatura tira, e lo dimostra la 

presenza di circa 140 calzaturieri (rispetto ai 

123 nel 2009) alla manifestazione tedesca. 

L’aumento di quasi il 14% del numero di 

espositori del settore dei calzaturieri è il 

chiaro segno di un costante sviluppo di 

questo segmento, che ha visto quest’anno la 

partecipazione di 20 nazioni su una superficie 

espositiva di oltre 10.000 m 2 . 

Accanto al peso, vero must del settore, diventa 

sempre più importante anche l’aspetto della 

sostenibilità. Le scarpe non sono, infatti, dei 

prodotti a impatto zero, e da più parti si chiede 

una presa di coscienza in termini di sostenibilità 

per quanto riguarda le materie prime, i metodi di 

produzione e i risparmi energetici. L’attenzione 

deve essere rivolta al materiale, considerato 

il fatto che le scarpe leggere non hanno la 

longevità degli scarponi da montagna, degli 

zaini di qualità o dell’abbigliamento tecnico. 

contestualizzate la persona che svolge 

una determinata attività nel contesto 

di riferimento. Inoltre, avendo lavorato 

bene con il pay-off storico, che recita 

“a true story”, abbiamo voluto esplicitarlo 

meglio producendo, sostenendo e 

sponsorizzando una serie di iniziative a 

tutto tondo di persone vere che vanno a 

fare delle esperienze particolari in posti 

geograficamente meno comuni con le 

nostre calzature. In un’ottica di minori risorse 

da spendere e prodotti polifunzionali, 

sicuramente l’outdoor offre diverse 

opportunità, specie per l’uomo che se 

abbandona il classico trova sicuramente 

tante proposte interessanti ed >>

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guardi anche alla sicurezza e alla 

praticità, capi finalmente dotati di 

un certo grado di grazia e calzature 

resistenti, traspiranti e antipioggia 

non sono più, quindi, una prerogativa 

eslusiva dell’escursionista, ma 

anche del cittadino che desidera 

vestire bene in ufficio, senza per 

questo rinunciare alla libertà offerta 

dallo stile outdoor. E, per inciso, 

anche a quell’alone di trendy di cui 

si ammanta, dal momento che oggi è 

decisamente à la page presentarsi in 

abiti tecnico/sportivi e offrire un’immagine 

di sé dinamica e prestante, 

amante e rispettosa della natura. 

Non potevano quindi restare insensibile 

a questa contaminazione gran 

parte degli 868 espositori prove- 

>> 

estremamente versatili, come la nostra 

nuova linea 54. È perfetta per l’uso quotidiano 

anche per chi è più legato allo 

stile casual, ma valida anche per andare 

a fare una camminata in montagna, fino 

a un certo livello di tecnicità e performance. 

Un prodotto che guarda anche 

ai mercati tedeschi e nord europei, 

puntando su canali distributivi diversi 

da quelli che sono retaggio tradizionale 

dell’outdoor, e che hanno già marchi 

importanti e un uso della calzatura ben 

definito. Una scarpa polifunzionale è 

inoltre una risposta intelligente alla crisi, 

dal momento che il cliente cercherà 

sempre di più la versatilità. Cambiano, o 

meglio, si estendono i target: il bambino 

è il più grande fruitore di calzature, ben 

più dell’adulto, perché causa la crescita 

è obbligato al cambio costante. Inoltre 

il bambino ha bisogno di una calzatura 

che gli permetta di affrontare la giornata. 

In questo la calzatura outdoor è perfetta, 

dal momento che è confortevole, resi- 

nienti da 39 Paesi, tra i quali si possono 

annoverare tutti i grandi marchi 

del comparto tessile e calzaturiero, 

ed espressa molto bene nel corso 

della conferenza tenuta dal Dr. Eike 

Wenzel dell’Istituto di studi sul 

futuro relativa al boom del 

mercato dell’outdoor. 

L’outdoor è ormai 

chiaramente un trend 

permanente, e la sensazione 

è che questo sviluppo 

si manterrà ancora per 

alcuni decenni. Il tempo libero, 

le escursioni e i viaggi sono temi 

con forte connotazione emotiva 

per gran parte delle persone. 

Inoltre oggigiorno la gente si 

veste in modo sportivo anche 

Funzionalità, durata ed estetica sono 

dunque i criteri fondamentali 

per un uso prolungato nello sport 

all’aperto e nel quotidiano. 

elementi che fanno ben 

comprendere il potenziale 

dell’outdoor come motore 

trainante del mercato 

sportivo attuale 

stente, impermeabile. Di conseguenza 

se il junior era un settore che tanti fino 

ad ora facevano più per completezza 

di gamma, oggi si sta dimostrando un 

mercato in grossa espansione”. 

Una grande attenzione al mercato e 

al consumatore emerge anche dalle 

parole di Andrea de Pascale, Gore 

& Associati, azienda da sempre molto 

attenta al prodotto e alla sua presentazione: 

“Ci siamo strutturati da tre anni a 

questa parte sull’aspetto formativo del 

retail, mentre sulla consumer communication 

stiamo valutando attentamente la 

tipologia di consumatore outdoor, che 

in effetti sta cambiando. Innanzi tutto 

abbiamo notato che stia emergendo 

una forte sovrapposizione tra outdoor 

e snow sport, ed è quindi interessante 

vedere come il consumatore compra una 

giacca per camminare magari d’estate 

in alcuni rifugi e lo stesso lo si ritrova 

poi con zaino e casco in inverno a fare 

nella vita quotidiana, e si identifica 

con l’abbigliamento da outdoor, che 

combina sempre di più le caratteristiche 

di funzionalità e lifestyle. 

La possibilità di poter indossare 

freeride o addirittura ad approcciare 

certe salite in skitouring o sci alpinismo. 

Il consumatore è attento, cerca un capo 

multifunzionale che abbia dei contenuti 

sì di fashion, ma unito al concetto di fit 

for use, ovvero che sia anche adatto 

all’utilizzo che sta facendo, persino in 

stagioni contrapposte come estate e 

inverno. Pertanto oltre alla componente 

tecnica si aggiunge quella fashion, e 

proprio in questa edizione della fiera 

abbiamo trovato degli elementi comuni 

che personalmente ho potuto notare. Il 

consumatore italiano poi si caratterizza 

per l’attenzione al look, alla bellezza di 

un capo e alla comodità di una calzatura 

multifunzionale. Inoltre il consumer oggi 

si informa, legge non solo riviste, ma anche 

blog, forum e più in generare social 

media. Il retail italiano è rimasto forse un 

po’ indietro rispetto ai colleghi del nord 

Europa, ma si sta notando un’evoluzione, 

un recupero e una specializzazione. Il 

negozio generalista scomparirà, mentre

questo tipo di abbigliamento sia 

nella vita di tutti i giorni sia per le 

attività nella natura, infatti, è un 

criterio importante per i consumatori. 

Questa versatilità si ritrova nelle 

linee di abbigliamento dedicate agli 

sport nella natura, ma l’arma vincente 

per l’affermazione di questo tipo 

di vestiario anche al di fuori dell’ambito 

sportivo sta nelle caratteristiche 

quali l’impermeabilità e l’attività 

traspirante, la regolazione dell’umidità, 

la protezione dai raggi UV o dagli 

odori che certo contribuiscono ad 

aumentare il benessere e il comfort 

anche nella vita quotidiana. 

Una tendenza registrata anche 

dall’European Outdoor Group 

(EOG), l’associazione delle maggiori 

aziende del settore dell’outdoor in 

Europa, che rileva l’importanza di 

un impegno anche da parte dell’industria. 

Del resto anche in città 

piove, fa freddo e soffia il vento, e gli 

abitanti delle città non sono immuni 

al clima. Di conseguenza per il 

consumatore non ha senso comprare 

dei capi per l’uso urbano privi di 

funzionalità o di tecnologia. 

Osservando i prodotti esposti, appare 

evidente la volontà di sviluppare 

un abbigliamento tecnico sempre 

>> 

lo specializzato avrà i propri spazi e la 

propria clientela. Il consumatore cerca la 

specializzazione nell’offerta, ma anche il 

modo in cui il prodotto viene presentato, 

oltre alla preparazione dei commessi, 

perché talvolta il consumer è più 

informato delle persone preposte alla 

vendita”. 

Secondo Harald Mengin, Titolare 

di Sviluppo Commerciale Mengin 

non occorre attendere il futuro, perché 

già oggi ci sono tutti gli elementi per 

rendersi conto che la contaminazione 

tra moda e outdoor è già avvenuta, e 

aumenterà sempre più col passare del 

tempo: “L’outdoor è già moda. E posso 

affidarmi a questo stile sia in montagna 

che in città. Diciamo che lo street è 

orientato solo per la strada, la città e il 

tempo libero, mentre l’outdoor copre 

entrambe le fasce. Per questo possiamo 

già notare questa crescita, anche in 

risposta a determinate esigenze, come 

la copertura dalla pioggia in città. Oggi 

posso provvedere con l’outdoor e posso 

essere fashion ugualmente. Un concetto 

trasversale come, del resto, il target di 

riferimento. Si osserva infatti una fascia 

che tocca oggi non solo i giovani, ma 

anche chi è più avanti negli anni. Diciamo 

che il consumatore porta avanti il 

suo modo di vestirsi, e al tempo stesso 

si adatta a questi costumi. Di conseguenza 

non possiamo ignorare quanto 

è già avvenuto, né i segnali di quanto 

ancora riserva questo scambio”. 

Dello stesso avviso anche Marco 

Sempreboni, Nordsen, anche se dalle 

sue parole traspare qualche dubbio in 

merito al casual e alla possibilità che 

l’outdoor possa soppiantare definitivamente 

questo gusto tutto italiano: “Si 

può osservare un pubblico che sempre 

più impara ad apprezzare e a utilizzare le 

funzionalità dei prodotti outodoor. Non 

c’è più quella ritrosia nei confronti della 

fibra sintetica. Oggi l’utilizzatore si affida 

a nuove fibre che danno veramente delle 

funzionalità di traspirazione, di rapidità di 

asciugatura, di protezione dai raggi UV, 

apprezzate in tanti usi. L’outdoor non è 

più ad esclusiva fruizione dell’escursionista 

di montagna, ma si presta anche 

all’ambito cittadino e alle camminate, 

su percorsi naturalistici, sentieri, parchi. 

Sulla moda per il nostro mercato forse 

il discorso è ancora un po’ prematuro. 

Parlerei sicuramente di funzionalità, 

perché la gente ha effettivamente 

cominciato a capire la comodità dei 

capi che migliorano le prestazioni >> 

127


>> 

della classica maglietta o pantalone di 

cotone. Affermare però che sul mercato 

italiano stia diventando una moda forse 

è ancora presto, mentre nel nord Europa 

si vedono grandi marchi che propongono 

una buona parte della propria 

collezione per l’utilizzo urban, cittadino. 

Da noi in questo senso siamo ancora un 

po’ indietro. Credo comunque che sarà 

difficile che l’outdoor possa soppiantare 

il casual, sia per la ricchezza di proposte 

di questo, sia perché il pubblico 

italiano ama vestire in maniera un po’ più 

ricercata. Sta cominciando adesso, nelle 

regioni del nord, a vestire in maniera più 

libera e funzionale, ma resistono ancora 

tanti marchi del settore casual e moda 

che dettano ancora legge”. 

Un aspetto interessante che invece 

parte dalla moda per sposare in pieno il 

concetto di wellness è quello sottolineato 

da Osvaldo Valerio Rainone, Efx 

Italia, con un prodotto che trae spunto 

>> 

più leggero, non fine a se stesso, 

ma per offrire anche un vantaggio 

concreto al consumatore, sensibile 

anche alla durevolezza, la resistenza, 

specie in questi momenti di 

non facile congiuntura economica. 

Funzionalità, durata ed estetica sono 

dunque i criteri fondamentali per un 

uso prolungato nello sport all’aperto 

e nel quotidiano. 

Già questi elementi fanno ben 

comprendere il potenziale dell’outdoor 

come motore trainante del 

mercato. Se a ciò si aggiunge che 

le case stanno ponendo una grossa 

attenzione alla donna, prima troppo 

sacrificata nella propria femminilità 

da forme e colori incapaci di valorizzarla, 

si capisce bene quali grandi 

soddisfazioni il settore potrà regalare 

nei prossimi anni. E senza dimenticare 

il bambino. Sono proprio le funzionalità 

dei capi outdoor a conquistare 

il nuovo target. La resistenza dei 

materiali e la durata dei prodotti, le 

La donna e il bambino 

sono i nuovi target di 

prodotto su cui le aziende 

puntano l’attenzione 

proprio dall’ambito modaiolo per diventare 

invece un elemento più di natura 

benessere e performance: “L’azienda 

è americana e fa parte del mondo 

wellness. Proponiamo prodotti che, una 

volta indossati, permettono di avere una 

migliore performance, in particolare un 

braccialetto che lavora con due microchip. 

Abbiamo iniziato la distribuzione 

sul mercato italiano un anno fa, e devo 

dire che siamo partiti bene. Del resto, 

trattandosi di un braccialetto, e quindi di 

qualità di impermeabilità, traspirazione 

e antivento sono plus che non 

lasciano indifferenti nessuno, men 

che meno le madri più premurose. 

La possibilità di vestire i propri figli 

in maniera sicura e protettiva, e al 

contempo comoda e leggera, ha 

visto crescere le richieste per un 

settore specifico, tanto che oggi le 

aziende stanno sviluppando collezioni 

dedicate, a differenza degli esordi, 

quando l’abbigliamento bimbo era 

più un completamento della gamma. 

In sostanza, la moda langue e in 

questa situazione di difficoltà ha 

deciso di cavalcare una tendenza 

in crescita come quella dell’outdoor. 

Una contaminazione positiva, 

non c’è che dire, dove lo scambio 

appare paritetico e il guadagno, per 

il consumatore, raddoppiato. Capi 

comodi e funzionali, ma vestibili 

anche in contesti non sportivi, sono 

la soluzione ideale per qualsiasi tipo 

di pubblico, dai giovanissimi fino 

alla terza età. E c’è da scommettere 

che questa tendenza continuerà 

a crescere, coinvolgendo anche 

quell’Italia ancora oggi un po’ restia 

e diffidente, ma intimamente convinta 

di questo binomio vincente. 

salvatore.ferraiuolo@topsport.it 

un prodotto universale, che non ha controindicazioni, 

non abbiamo un mercato 

di riferimento. Cerchiamo comunque una 

clientela orientata più verso uno sport 

un po’ più estremo, perché crediamo 

che per iniziare sia il più indicato. Ecco 

il motivo della nostra presenza in fiera, 

con la volontà di conoscere in maniera 

approfondita il settore e farci conoscere 

da un target attento alle novità e alle 

nuove tecnologie. Questo tipo di prodotto 

credo sia paradigmatico del mondo 

outdoor. Nato, infatti, nell’ambito moda 

e tendenza, ha conquistato il pubblico 

attraverso le performance da un lato 

e il concetto di wellness dall’altro, a 

dimostrazione di come il mondo outdoor 

racchiuda veramente un pubblico 

eterogeneo, caratterizzato però da una 

ricerca del benessere, della pratica 

sportiva, della comodità e di tutto ciò 

che lo può aiutare a stare meglio con se 

stesso e con gli altri, in una community 

vastissima”.

C’è una disciplina che sta assumendo 

proporzioni straordinarie, conquistando 

praticanti sia in montagna che in città. Il 

climbing è il futuro dell’outdoor. 

Anche nell’abbigliamento, è facile aspettarsi a 

breve un vero boom e l’adozione di questo 

stile anche nel vestire quotidiano 

Il bello dello sport è che 

possiamo contare su storie vere. Il 

segmento moda deve anch’esso 

creare delle storie, dal momento 

che il consumatore è sempre più 

sensibile al fattore estetico e alle 

emozioni che influenzano la moda. 

Il tema outdoor è un tema molto 

forte per il lifestyle, perché la 

nostra civiltà ha questo grosso 

bisogno, venendo da un mondo 

tecnologico e automatizzato, di vivere 

un mondo libero, naturale. 

Anche per questo l’outdoor è 

l’unico segmento dello sport in 

forte crescita, proprio perché deriva 

da un sentimento forte dell’uomo, 

che esprime il bisogno di questo 

equilibrio. 

All’interno di questo sistema, che 

ha visto per anni la dominazione 

del travel, ovvero i viaggi nel mondo, 

che ha influenzato un po’ tutto 

il modo di essere, nei prossimi anni 

sarà determinante il climbing, nelle 

sue diverse forme e declinazioni, in 

modo particolare l’urban. Sono sicuro 

che si svilupperà sempre di 

più una community di ragazzi giovani 

che praticano nelle palestre, 

ma anche su un muro della città, 

sulle case, sulle piazze, come è accaduto 

per gli skaters. Credo che 

sarà un tema fortissimo che, sceso 

dalle grandi pareti rocciose alpine, 

conquisterà man mano anche gli 

spazi urbani, geometrici, artificiali. 

Purtroppo guardando il climbing 

nelle palestre di roccia, l’Italia è indietro 

anni luce. Basti pensare al 

fatto che solo a Monaco di Baviera 

ci sono 15 palestre di arrampicata, 

contro le due di Milano, peraltro di 

piccole dimensioni. Queste palestre 

stanno crescendo in modo 

esponenziale in tutta Europa, quindi 

qualcosa si muove anche nel 

nostro Paese, ma più lentamente 

che altrove. In Francia, ad esempio, 

il climbing è una disciplina 

scolastica, e tutti i ragazzi delle 

medie hanno anche una lezione 

settimanale di questo sport. Tutto 

ciò porta sicuramente ad un allargamento 

del target, e per molti ragazzi 

questo diventa anche uno 

stile di vita. Peraltro molto sano, 

dal momento che parliamo di uno 

degli sport più completi e raccomandati 

dai medici, in particolar 

modo per chi conduce uno stile di 

vita sedentario. 

Se questo aspetto è importante, lo 

è ancor di più il far parte di una 

community di persone che ha questo 

feeling, nato negli anni Ottanta, 

fatto di senso di libertà e di riavvicinamento 

non solo alla natura, ma 

anche agli spazi cittadini. Un modo 

di vivere in maniera differente le 

LA PAROLA A... 129 

Heiner OberraucH 

Presidente 

SALEWA-OBERALP 

geometrie della città molto positivo, 

perché ricco di creatività, pur 

con delle regole e un po’ di apertura 

mentale anche da parte delle 

istituzioni e della cittadinanza. 

Credo che l’urban climbing sia 

un regalo per le nostre città e 

che dobbiamo sostenerlo, così 

come i giovani e la loro voglia di libertà. 

Oggi è tutto regolamentato, 

mentre i ragazzi, come del resto abbiamo 

fatto noi prima di loro, cercano 

nuovi modi di esprimersi, di socializzare 

e di essere. Non possiamo 

fermare questo stile di vita in 

crescita, questo lifestyle che influenzerà 

in maniera importante non 

solo l’outdoor ma anche la moda 

casual, settore in cui l’Italia eccelle. 

Anzi, mentre la moda langue, il segmento 

outdoor è l’unico segmento 

che cresce, in virtù di quella veridicità 

che ne caratterizza la filosofia. 

Un po’ come la nostra azienda, 

che da 75 anni si muove nel verticale 

vivendo questo mondo. Io 

stesso ho partecipato a una spedizione 

proprio quest’anno in Georgia, 

conquistando un 5000 con gli 

sci. Viviamo l’outdoor in modo naturale, 

e questo viene avvertito anche 

dal consumatore finale, che ne 

percepisce anche la credibilità delle 

figure di riferimento, aziende 

comprese. 

129

130 


LLo slancio ad est apparentemente ha 

subito una battuta d’arresto. Troppo 

presto, ovviamente, per cantar 

vittoria, ma a Friedrichshafen la Cina 

non preoccupa più di tanto. Sarà che 

l’outdoor va alla grande, o forse più 

semplicemente sarà che i brand tecnologici 

sono saldamente ancorati 

all’Europa. Nonostante i grandi investimenti 

e il know-how acquisito negli 

ultimi anni, infatti, il colosso asiatico 

non è ancora in grado di produrre 

quel tipo di qualità e affidabilità che 

i praticanti dell’out-door, specie a 

livelli più alti, richiedono. Occorre 

ovviamente un distinguo importante 

tra gli articoli tecnici e ipertecnici e 

quelli, invece, di massa, specie oggi 

che l’outdoor style sta contagiando 

migliaia di persone in tutto il mondo. 

Il sentimento generale, però, è 

abbastanza chiaro e le voci raccolte 

negli stand indicano nelle prestazioni 

la più grande lacuna avversaria. 

Chi pratica outdoor si trova a fronteggiare 

situazioni al limite, nelle 

fasce più alte, ma non di meno chi 

acquista un capo tecnico anche per 

un uso cittadino nutre sicuramente 

molte aspettative. Le produzioni 

cinesi non arrivano ancora a quella 

qualità pretesa dal consumatore, e 

una attrezzatura difettosa è capace 

di rovinare una bella giornata all’aria 

aperta o, nei casi più estremi, anche 

Pare smorzarsi la delocalizzazione selvaggia: 

molte aziende tornano a guardare 

a produzioni (anche) europee. L’italianità 

è apprezzata, al pari della vera qualità 

a creare rischi e problemi. Inutile negare 

che fin tanto che la battaglia si 

svolgerà sui prezzi, lo scontro ha un 

esito scontato, poiché il costo della 

manodopera orientale è talmente 

basso da non permettere un confronto. 

Tuttavia è proprio sulla qualità 

che occorre puntare, perché quando 

il consumatore si mette in gioco, 

sia esso alla ricerca di prestazioni 

importanti quanto, piuttosto, di una 

copertura garantita anche a livello 

cittadino, l’inaffidabilità del prodotto 

cinese delude e sposta l’attenzione 

sulle produzioni europee. 

A queste considerazioni di carattere 

pratico bisogna poi aggiungere 

quelle di natura economica e politica. 

La Cina ha iniziato a comprendere 

di quale forza dispone e ha fatto 

ben capire che sente di poter fare il 

bello e il cattivo tempo sul mercato. 

L’innalzamento dei dazi, infatti, ha 

destabilizzato gli importatori e creato 

parecchi malcontenti, con un cambio 

euro/dollaro che ha peggiorato la 

situazione. E sono in molti a notare 

come il margine di convenienza sulle 

produzioni cinesi, per quanto ancora 

esistente, non sia ormai così straordinario. 

Tanto da indurre molti a 

guardarsi indietro, a tornare almeno 

in parte sui propri passi e ad osservare 

con sempre maggiore favore 

l’est Europa o i propri paesi d’origine, 

dove i costi saranno maggiori, ma 

anche la qualità è superiore. 

Il protezionismo cinese è l’altro fattore 

che non piace. È facile, o almeno 

non così difficile, trovare dei produttori 

– sulle cui capacità e garanzie si 

sorvola, ma non poi così scontate, 

specie tra le ultime generazioni – 

disposti a mettere in produzione le 

varie proposte, ma è praticamente 

impossibile accedere al mercato 

cinese. Un protezionismo che 

infastidisce, anche perché se già la 

Corea vanta dieci milioni di praticanti 

outdoor e altrettanti il Giappone, se 

non di più, è chiaro che pensare alla 

Cina in termini di potenziali clienti >>

La Cina 

non fa 

più paura 

In questa pagina: due 

esempi di comunicazione 

del Made in Italy 

a Friedrichshafen 2010. 

L’italianità è un valore 

in fase di riscoperta. 

131


>> 

fa girare la testa. Milioni e milioni di 

persone, un territorio vastissimo e 

miriadi di applicazioni per prodotti 

outdoor di ultima generazione. 

A tutto ciò deve sommarsi anche la 

delicata questione del post-vendita e 

dell’assistenza alla clientela. Sempre 

più Paesi chiedono garanzie, e il 

negoziante vuole essere certo di essere 

supportato dall’azienda produttrice, 

non solo in termini di servizio, 

fornitura e comunicazione, ma anche 

di sostituzione prodotto. La crisi 

ha cambiato le carte in tavola, e se 

anche l’outdoor non è stato toccato, 

o meglio, flagellato dalle sferzate 

che hanno piegato gli altri settori, 

tuttavia deve comunque relazionarsi 

a un consumatore diverso da prima. 

Oggi il consumatore vuole essere 

sicuro di spendere bene, vuole 

essere garantito in termini di qualità, 

servizio, informazione, preoccupandosi 

inoltre, almeno formalmente, 

dei metodi di produzione non nocivi 

di ciò che acquista. E se il prodotto 

cinese offre grandi margini di 

guadagno, in maniera proporzionale 

presenta anche problematiche di 

fabbricazione, danni e difetti su cui il 

consumatore di oggi non è disposto 

a passare sopra. 

Queste le considerazioni di molti, 

in fiera e nonostante l’idioma italico 

stenti a farsi sentire, diversi sono 

Ancora oggi il made in Italy è sinonimo 

di qualità. Sono in tanti a guardare 

con interesse alle aziende storiche 

come a quelle di giovane costituzione, 

a prodotti che si distinguono 

per la tecnologia, il design, l’eleganza 

e il gusto tutto italiano nel fare le cose 

i tricolori che si incontrano lungo i 

corridoi, di stand in stand. Non una 

semplice strategia di marketing, 

però, e guai a pensarla così. Perché 

ci si trova di fronte a gente che 

ha scelto la strada più lunga e più 

difficile, resistendo nei momenti bui 

e non cercando la facile soluzione 

di mollare tutto e scappare altrove, 

dove la convenienza era palesemente 

maggiore. In tanti, tra gli espositori, 

hanno presentato con fierezza un 

made in Italy garantito, sicuro, quasi 

a voler richiamare, in tanta tecnicità, 

il sapore delle cose di una volta, 

fatte per bene. Una rivincita, questa, 

sia economica che morale, a riprova 

di un’esperienza e una conoscenza 

portate avanti a volte di generazione 

in generazione. 

Ancora oggi il made in Italy è sinonimo 

di qualità. Sono in tanti a guardare 

con interesse alle aziende storiche 

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come a quelle di giovane costituzione, 

a prodotti che si distinguono per 

la tecnologia, il design, l’eleganza e 

il gusto tutto italiano nel fare le cose. 

Tutto ciò lascia quindi ben sperare, 

ma non basta. Non è sufficiente, 

infatti, in un ambito come l’outdoor 

cantarsela e sedersi sui risultati raggiunti. 

Questo è un mondo in rapida 

evoluzione e in continua progressione, 

dove la parola d’ordine è l’innovazione, 

e dove il settore ricerca e 

sviluppo è la vera carta da giocarsi 

per vincere la partita con il futuro. Un 

buon prodotto è già un inizio positivo, 

ma la logistica, il servizio, il marketing 

e la capacità di saper soddisfare 

le crescenti richieste italiane ed 

estere è un obiettivo assolutamente 

necessario da raggiungere, ponendo 

mano a tutte quelle problematiche 

tipiche del sistema Italia. 

Una rivincita, dunque, assolu- >>

tamente possibile, ma ancora tutta da giocare e 

con il rischio tipicamente autoctono di sentirsi arrivati 

ancor prima di aver intrapreso il cammino. La scarsa 

affluenza di visitatori specializzati dal Bel-paese la 

dice lunga, nonostante le attenuanti specifiche, come 

i saldi, e generiche, come le ferie, il caldo, i costi, la 

distanza, tanto per citarne alcune. In questa fiera che 

non parla italiano ma che guarda all’Italia con interesse, 

traspare l’interrogativo su un mercato un po’ 

speciale, dove l’outdoor sposa la moda, il gusto richiede 

linee sobrie e dove il prodotto ha un suo valore. 

Anche se, di contro, questo stesso 

valore cede il passo al prezzo, a 

quella lotta all’ultimo sconto e alla 

prima offerta che mal si combina 

con le problematiche di margine 

del retailer e con quel binomio 

qualità/prezzo imprescindibile per 

il consumatore, ma non sempre 

rispettato. 

Nonostante queste incognite, la 

fiducia non manca, specie tra 

le aziende più giovani e determinate, 

come emerge dalle parole 

di Stefano Codazzi, di Climbing Tecnology (foto 

sopra): “Siamo un’azienda che con grande impegno 

ed altrettanta passione prosegue sulla strada della 

produzione totalmente italiana. Ciò significa qualità, 

cura e ricerca del controllo qualità, fatto all’interno 

dell’azienda, arrivando persino a testare individualmente 

i moschettoni e con un controllo del metallo 

proveniente dall’Europa che vuole monitorare davvero 

tutti i processi di filiera con il massimo scrupolo. Del 

resto, non è un caso che si noti un sempre maggior interesse 

per il prodotto italiano, come denuncia anche 

l’andamento delle vendite. Il climber classico, avvisato 

dalla pubblicità e dalla continua crescita di prodotti 

cinesi, cerca qualcosa di sicuro, stimato e testato. 

Certo i margini sono bassi, ma la forza è quella di un 

grande stimolo e la continua evoluzione di prodotto, 

anche grazie a tecnici che sono anche arrampicatori, 

e dunque conoscitori veri delle esigenze di chi pratica 

questa disciplina. La Cina non è più inarrivabile. 

Sono cresciuti, certo, ma il cambio 

e i dazi stanno spostando 

l’attenzione anche sulle aziende 

nazionali. Ed anche il negoziante 

ha capito che è meglio proporre 

un prodotto italiano. È più affidabile, 

sicuro e il retailer sa bene 

quanto sia difficile guadagnarsi 

oggi la fiducia del consumatore e 

quanto sia facile perderla in fretta 

con una proposta sbagliata”. 

Dello stesso avviso anche Fabio Grossule, di Gronell 

(foto sopra), che ha alle spalle una lunga esperieza


>> 

di produzione italiana e anche un 

certo orgoglio per aver proseguito 

sulla strada intrapresa: “Lavoriamo 

al 100% in Italia, e non abbiamo 

alcuna produzione esterna, se non, 

qualche volta, su certi articoli un po’ 

più economici. Penso che la dispersione 

delle produzioni, specialmente 

nell’articolo tecnico, si stia ridimensionando, 

perché richiede materiali 

e innovazioni che in Cina per nostra 

fortuna non sono ancora arrivati. 

L’Oriente è bravo a copiare, ma non 

ad inventare. Per questo dobbiamo 

preservare le nostre creazioni e non 

disperdere conoscenze 

e capacità 

costruttive disseminandole 

per il 

mondo”. 

Anche grandi 

aziende note a 

livello di grande 

pubblico si 

trovano a dover 

fronteggiare il 

problema del non 

sempre facile rapporto con l’estero, 

come testimonia Andrea Ferrino 

(foto sopra): “L’ultima stagione 

è stata molto positiva. Abbiamo 

avuto un incremento quasi del 

50%, e quindi i numeri giustificano 

la crescita dell’azienda. Ci stiamo 

muovendo con progetti importanti 

in tante nazioni nel mondo, con 35 

distributori a livello internazionale. 

Stiamo portando avanti un discorso 

di qualità e non solo di quantità, per 

rappresentare il meglio dell’outdoor 

italiano. Certo le difficoltà nell’impatto 

con l’estero sono molteplici, 

a partire dall’indirizzo linguistico alla 

documentazione, dalla gestione dei 

clienti alle spedizioni. Non c’è solo la 

vendita, ma anche il dopo vendita, la 

gestione delle informazioni commerciali, 

oltre alla capacità, che rappresenta 

il valore aggiunto di un’azienda, 

di capire il mercato, e quindi di 

adattarsi in modo che il prodotto sia 

vincente nel mercato che vuole approcciare. 

Occorre dunque una certa 

intelligenza nel capire quali sono i 

prodotti importanti e in che modo 

cercare di proporsi. Non mancano 

poi le differenze tra retailer italiano 

ed estero. Tra le principali, la preparazione. 

In giro per il mondo ci sono 

moltissimi esempi di catene di grande 

successo, negozi indipendenti 

esemplari, con partnership di qualità. 

La stessa Europa dell’est vanta 

gruppi di pregio, capaci di esporre 

una notevole qualità. Penso che alla 

fin fine il cliente sia uguale in tutto 

il mondo, e che soltanto il mercato 

faccia la differenza. In quello in cui 

sussiste una cultura outdoor molto 

spiccata il consumo ha delle caratteristiche 

di uso, consumo e acquisto 

diverse da dove il mercato invece 

non ha queste prerogative. Quindi 

chi oggi vede nell’outdoor un suo 

modo di vita naturalmente chiederà 

dei prodotti che sono in linea con la 

sua passione, che siano espressione 

della tecnicità o delle altre declinazioni 

in cui lui vede il mercato. Là 

dove questa passione per l’outodoor 

manca, la richiesta sarà di livello 

qualitativamente inferiore”. 

Non basta dunque dirsi che 

italians do it better, ma occorre 

anche provarlo, anche se a onor del 

vero i pochi connazionali presenti 

in fiera hanno sicuramente avuto 

un fremito d’orgoglio alla cerimonia 

degli Industry Award 2010, dove 

sul palco, insieme a tanti stranieri, si 

sono viste anche facce conosciute. 

Un giusto riconoscimento e una 

testimonianza di come in Italia vi 

siano ancora realtà capaci di attirare 

l’attenzione del pubblico internazionale 

con innovazioni importanti. 

Occorre però una grande collaborazione 

da parte di tutta la filiera, e un 

impegno concreto da parte di tutti gli 

operatori, in un continuo scambio di 

informazioni che consenta alle aziende 

di produrre in un certo modo e ai 

dettaglianti di vendere meglio.

Non tutto è perduto e il cliente chiede 

affidabilità, assistenza post-vendita 

e qualità. Ascoltiamo i nostri 

clienti. Se recepiamo in maniera costruttiva 

le critiche e puntiamo all’eccellenza, 

cercando di contenere i prezzi, potremo 

invertire il processo di delocalizzazione 

Una cosa su cui ho sempre 

puntato e che mi ha dato dei grossi 

risultati è avere e mantenere un 

continuo feedback con i clienti. Visitarli, 

o ascoltarli quando vengono 

in azienda, è fondamentale, così 

come registrare le indicazioni, le 

critiche e le osservazioni che essi 

possono dare sui materiali, magari 

dati in consegna per fare un test. 

Non bisogna sottovalutare queste 

cose, ma anzi avere l’umiltà e l’intelligenza 

di prendere queste informazioni 

e andare un po’ verso la loro 

direzione. Del resto, sono proprio 

queste figure ad essere in diretto 

contatto con il mercato, e quindi 

ignorarli significa di conseguenza 

non ascoltare il mondo che ci circonda. 

Tutto ciò l’ho vissuto io stesso in 

prima persona, con il mio sistema di 

ammortizzatore idraulico che è stato 

presentato un anno fa, ed è oggi già 

a un buon stadio di sviluppo. Le 

vendite sono andate bene, ma sono 

arrivate indicazioni interessanti dal 

retailer, che mi ha segnalato alcune 

lamentele sul peso, o sulla rigidità 

dell’azione di smorzamento. Proprio 

ascoltando queste indicazioni e lavorando 

assiduamente per un anno 

è uscita l’evoluzione del prodotto, 

più leggera, dinamica. Un’azione im- 

portante, perché la clientela, visionando 

il nuovo prodotto, ha constatato 

come l’azienda abbia ascoltato 

indicazioni, dubbi e suggerimenti e 

come si trovino oggi a partecipare 

alla realizzazione di un prodotto più 

performante. 

Oltre a questo rapporto, il servizio e 

la garanzia sul prodotto sono altri 

due elementi fondamentali. Oggi 

tutti – dal mercato asiatico a quello 

dell’est europeo, prima più facile e 

aperto – chiedono la garanzia sul 

prodotto. Avere quindi una buona 

reazione post-vendita e intervenire 

subito in caso di problemi è ormai 

un requisito indispensabile, che non 

si può in alcun modo ignorare. Sempre 

tenendo presente che il cliente 

è difficile da conquistare ed estremamente 

facile da perdere. E una 

volta perso, è quasi impossibile riuscire 

a recuperarlo. Ecco perché 

non bisogna lesinare su questo tipo 

di azione. Anzi, in caso di contestazione 

è meglio inviare un attrezzo 

nuovo più che i pezzi in sostituzione, 

perché così il cliente si sentirà 

soddisfatto e assistito. 

Da qui è bene avviare un altro ragionamento, 

ovvero il recupero del 

controllo del ciclo produttivo. Molte 

aziende, infatti, stanno tornando sui 

propri passi, stanche delle lamente- 

LA PAROLA A... 135 

Nicola Vidale 

VIPOLE 

le derivanti da produzioni cinesi non 

sempre soddisfacenti e dall’inaffidabilità 

del prodotto. Si comincia a capire 

che il miglior pezzo molto spesso 

non rappresenta il miglior acquisto, 

e che questo sistema cinese ha 

anche un po’ rovinato la reputazione 

a noi europei. Questo perché in Europa 

è impossibile fare una politica 

dei prezzi per contrastare ad armi 

pari, sul prezzo, i cinesi. Noi siamo 

costretti a puntare sulla qualità, sui 

contenuti tecnici, sul design, sul 

made in Italy, e per riuscirci dobbiamo 

continuamente investire in ricerca 

e sviluppo, per produrre articoli 

ad alto contenuto tecnologico. I costi 

certo incidono sul prodotto e ci 

troviamo nella dicotomia tra prodotti 

europei di alta gamma, molto costosi, 

e il prodotto cinese, che costa 

un decimo del nostro. La gente che 

si avvicina per la prima volta al mondo 

dell’outdoor si trova un po’ 

spiazzata, non sapendo cosa sta 

dietro al prodotto: studi, test e tecnologie, 

che naturalmente incidono 

in maniera pesante sui costi di offerta. 

Ora la tendenza sta un po’ 

cambiando. Penso che invertendo 

le cose magari riusciremo ad essere 

più competitivi sul prezzo, evitando 

di concentrarci solo sulla fascia alta 

ma anche sulle altre. 

135

136 


Nell’era 

dell’eco-marketiNg TopSpo 

AAi posteri l’ardua sentenza. Non un 

richiamo manzoniano, ma una triste 

verità, dal momento che l’inquinamento 

di oggi non ricade solo sulle 

generazioni presenti, ma anche su 

quelle che verranno. Proprio partendo 

da questa considerazione, l’outdoor 

si caratterizza per un fortissimo 

sentimento ecofriendly che unisce 

idealmente tutti gli amanti di questa 

grande community internazionale. 

Del resto, per un movimento che fa 

del contatto con la natura e l’esplorazione 

del mondo un vero e proprio 

lifestyle, non potrebbe essere 

diversamente. Così, in concomitanza 

con l’allargamento del consenso non 

solo presso i più appassionati cultori 

dell’outdoor, ma anche nei sempre 

maggiori seguaci di questo stile 

di vita, è cresciuto e si è radicato 

nel corso del tempo un autentico 

sentimento pro-natura. Fenomeno, 

questo, che caratterizza almeno 

formalmente un po’ tutti i consumatori, 

anche in altri ambiti e settori. Lo 

sfruttamento del lavoro, lo sperpero 

delle risorse, l’inquinamento selvaggio 

e una gestione non oculata degli 

scarti industriali sono infatti tra le 

Da ogni parte si sbandierano un sentimento 

ecofriendly e la volontà di rispettare la natura, 

risparmiare le risorse energetiche, differenziare 

i rifiuti. Un impegno concreto per alcuni, 

un attraente claim pubblicitario per altri 

maggiori colpe che il consumer di 

oggi addita alle aziende considerate 

non virtuose. E se questo atteggiamento 

è ormai di carattere planetario, 

a maggior ragione è quanto mai 

attuale presso tutta la filiera dello 

sport e dell’outdoor in particolare. 

Ovviamente le aziende se ne sono 

accorte da tempo e ormai ovunque 

campeggiano cartelli, scritte, 

annunci di azioni virtuose, impegno 

concreto, facendo di tematiche 

come il risparmio energetico, l’impiego 

di energie alternative e di oculati 

processi di smaltimento e riciclo dei 

materiali una bandiera all’ombra della 

quale sono in molti a porsi. Non 

tutto, però, è così come sembra. Se 

infatti è facile utilizzare slogan accattivanti 

per promuovere campagne di 

marketing vincenti, la realtà dei fatti 

è per molti versi più complessa. 

Tra i principali problemi si può 

annoverare sicuramente la produzione. 

Non è un mistero che la Cina, 

nonostante un ridimensionamento 

e una politica di ripristino delle 

produzioni in Europa, sia oggi il 

più grande bacino di riferimento 

per le imprese. La delocalizzazione 

selvaggia degli anni passati ha 

concentrato in Asia la maggior parte 

delle attività, cercando nella lotta 

sul prezzo di mantenere le quote di 

mercato faticosamente raggiunte, 

opponendosi in questo modo alla

pSport 230x143 30-07-2010 9:00 Pagina 1 

crisi e alla crescente competizione. 

Non è un mistero, però, che in Cina 

non ci sia un rispetto dei diritti umani 

con gli stessi parametri dell’Europa, 

così come è abbastanza scontato 

che nei paesi in via di sviluppo le 

norme di sicurezza per i lavoratori e 

per l’ambiente non vedano poi una 

così ferrea e irregimentata applicazione. 

Di fatto l’Asia si dimostra il 

più grande produttore, ma anche il 

principale responsabile dell’inquinamento, 

almeno per quanto riguarda 

l’ambito dell’attrezzo e dell’articolo 

sportivo. Le grandi case continuano 

a dichiarare una certa attenzione alla 

natura e all’ambiente, ma proseguono 

nelle commesse in quelle aree, 

ben consapevoli di quanto avvenga 

in quei luoghi. 

Fortunatamente non tutti chiudono 

un occhio e c’è chi, animato da un 

sincero e autentico sentire, si prodiga 

per trasformare in verità quello 

che altri professano con troppa 

faciloneria – o forse sarebbe meglio 

dire ipocrisia. 

È innegabile infatti come uno dei 

principali driver d’acquisto del 

mercato occidentale sia l’impegno 

ecologico: c’è chi può vantare veramente 

una gestione seria e consapevole, 

osservante di quei desiderata 

espressi dal consumatore. 

Certo che anche l’acquirente ha le 

sue responsabilità. Troppo facile, 

infatti, dichiarare di voler rispettare la 

natura ma di non essere poi disposti 

a spendere una manciata di euro in 

più, premiando magari lavorazioni 

più costose ma certamente meno 

invasive. Ed è anche abbastanza 

comodo da parte del consumer 

pretendere determinati requisiti da 

parte delle aziende senza per questo 

investire in prima persona qualcosa 

in più per sostenere l’impegno preteso 

e profuso da altri. 

Dunque una grande farsa? No, 

per fortuna, e guai a pensarla così. 

Come in tutte le situazioni, anche 

nell’outdoor ci sono vizi e virtù, 

maggiore coerenza e un po’ di 

opportunismo. La dura legge del 

mercato impone scelte precise e 

C M Y CM MY CY CMY K >> 

>> 

137


>> 

non sempre l’economia altalenante 

di questi ultimi tempi consente di 

investire così serenamente su piani 

di sviluppo così vicini all’ambiente. 

Non si può far certo una colpa, in 

maniera indiscriminata, a tutto il 

sistema, anche perché sarebbero in 

pochi a salvarsi. 

È curioso come passando di padiglione 

in padiglione non si venga 

letteralmente ubriacati da questo 

sentimento ecofriendly. Strano ma 

vero. Ci si aspetterebbe un richiamo 

costante, quasi strabordante dagli 

stand, invece sono pochi quelli 

che hanno deciso di manifestare 

in maniera così smaccata questo 

impegno nel tutelare la natura. 

Certo non mancano composizioni 

materiche, legno, cordame grezzo, 

mentre l’erba e le piante sono rigorosamente 

finte, affinché non vengano 

calpestate o rovinate dal passaggio. 

Resta comunque il fatto che tutto 

l’ecofriendly che ci si aspetterebbe 

non c’è, forse non tanto perché non 

ci si voglia allineare con il comune 

sentire, quanto piuttosto perché non 

sarebbe tollerato il contrario. In un 

settore che si basa sulla natura e su 

un rapporto equilibrato con essa, 

è dunque dato per scontato che le 

aziende si sforzino per quanto loro 

possibile in questa direzione. 

Non bisogna dimenticare che le 

informazioni circolano in fretta e che 

blog, social network e altri mezzi di 

comunicazione non convenzionale 

sono sempre pronti a bastonare con 

un bello scandalo chi si ammanta di 

pregi che non ha. Dunque, nessun 

interesse a mentire, a causa di un rischio 

troppo elevato, quanto semmai 

ad esagerare un po’. Come dire, non 

una colpa, ma al massimo un piccolo 

difetto. 

I tempi sono difficili e le tecnologie 

adatte allo smaltimento dei rifiuti o al 

riciclaggio totale o quasi del prodotto 

ancora sono in forma di prototipo 

e a costi assolutamente proibitivi. 

Esistono ad esempio in Germania 

due o tre centri in grado di disintegrare 

una calzatura in modo da

iciclarla completamente, ma ancora il processo per 

un solo paio di scarpe è talmente oneroso che le 

aziende non riescono a sostenerlo. E guai ad alzare 

i prezzi di vendita, perché il consumatore che tanto 

parla di impatto ambientale non sarebbe disposto a 

sobbarcarsi somme maggiori. 

Una contraddizione, se vogliamo, dove si cercano 

suole che non rovinino la natura con il calpestio 

umano, ma dove nessuno può permettersi di sobbarcarsi 

i costi dell’inquinamento derivante dalla 

produzione e dallo smaltimento di quella stessa 

calzatura. Un po’ come quegli alpinisti che scalano 

vette di straordinaria bellezza, lasciando però nei 

campi base quintali di rifiuti, come sull’Everest, vero 

business ormai accessibile a tutti, o quasi, ma anche 

discarica a cielo aperto. 

Non sarebbe giusto, però, continuare a sparare sentenze 

correndo il rischio di vestire i panni di quelli 

che cercano una spiaggia incontaminata per poi 

lasciarvi un mozzicone di sigaretta o un sacchetto di 

plastica, né di tener la parte degli inquisitori che per 

svogliatezza sentono il peso della divisione dei rifiuti 

nella raccolta differenziata cittadina. 

Un ecofriendly giusto e condiviso, che fortunatamente 

circola tra i sempre maggiori praticanti 

dell’outdoor, sentimento comune e impegno concreto, 

almeno per molti, anche nella quotidianità, oltre 

che durante escursioni e scalate. E un ecofriendly 

altrettanto condiviso dalle aziende, si spera non 

solo per business, ma anche per un credo sincero e 

vincolante. 

Tra norme, certificazioni e sostegno ad associazioni, 

sono comunque tante le imprese che possono dirsi 

virtuose e che rappresentano in un certo modo un 

esempio da seguire, implementando il numero di 

quelle aziende che pur senza professioni di fede 

ossessive, operano quotidianamente per fornire 

un piccolo, ma importante contributo a una causa 

comune. 

È questo il caso di Cober (nella foto sotto, un particolare 

dello stand) che non ha mai smesso di operare 

coerentemente con quella che è la propria >>


>> 

politica di rispetto ambientale, come 

traspare dalle parole di Flavio 

Covini: “Cober conferma oggi come 

sempre di essere un’azienda italiana 

che produce in Italia con lavoratori 

europei, e che vuole mantenere tale 

impegno, strizzando l’occhio a quel 

giusto sentimento ecofriendly così 

diffuso nel mondo outdoor. A livello 

pratico poniamo molta attenzione 

nella scelta dei materiali, puntando 

in particolare su quelli riciclabili, in 

primis l’alluminio, mentre tutta la 

componentistica è separabile e quindi 

può essere differenziata nel caso 

di smaltimento. Inoltre, non abbiamo 

mai abbandonato il made in Italy, a 

fronte di investimenti in macchinari 

tecnologicamente avanzati che 

riducono al minimo la manodopera, 

i consumi e gli sprechi, e questo ha 

reso possibile continuare a produrre 

in Italia con un eccellente rapporto 

qualità prezzo, persino competitivo 

nei confronti della Cina, ma osservando 

una politica rispettosa delle 

normative vigenti in ambito sicurezza 

e ambiente”. 

Un impegno costante caratterizza 

anche OutDry, premiata come 

azienda virtuosa un paio di anni fa e 

ancora oggi in prima linea, attraverso 

Sono proprio le aziende 

di fascia alta o media 

ad investire sulla tecnologia 

e su reali innovazioni 

che hanno successo 

una intensa ricerca e innovazione, 

come tiene a sottolineare Matteo 

Morlacchi, Direttore ricerca e 

sviluppo OutDry (nella foto in alto): 

“Indubbiamente il settore outdoor 

è in una fase positiva nonostante la 

congiuntura generale. Sono proprio 

le aziende di fascia alta o media 

che investono sulla tecnologia e su 

reali innovazioni che stanno avendo 

più successo. Vediamo quindi 

che c’è un trend per cui le aziende 

più affermate cercano di innovare 

attraverso materiali, tecnologie, 

processi all’avanguardia. La nostra 

partecipazione all’Association for 

Conservation è iniziata tre anni fa ed 

è stato proprio nel 2008, in occasione 

del premio Ecodesign istituito da 

Volvo Ispo che Outdry ha ricevuto 

un importante riconoscimento per il 

proprio impegno. Quando ci è stato 

proposto di entrare a far parte di 

questa associazione che raggruppa 

le aziende dell’outdoor che hanno 

un particolare orientamento verso le 

tematiche di protezione dell’ambiente 

ed ecologico in generale abbiamo 

accettato più che volentieri. Queste 

tematiche, infatti, rappresentano 

un aspetto, che OutDry ha considerato 

fin dalla progettazione e dal 

primo sviluppo del proprio prodotto, 

guardando con attenzione alla scelta 

dei materiali e delle componenti. 

In effetti, la giuria dell’epoca aveva 

valutato la nostra tecnologia come 

particolarmente ecologica e a basso 

impatto ambientale, per l’assenza 

di determinati tipi di collanti e 

di solventi che sono invece usati 

abitualmente nel sistema tradizionale 

di fodere impermeabili. C’è forse, nel 

mondo outdoor, un po’ di confusione 

e in alcuni casi anche l’interesse 

a mettere in evidenza solo alcuni 

aspetti inerenti all’ambito ecologico, 

dove si può sfruttare un impatto in 

termini di marketing più evidente e 

più semplice da capire. Probabilmente 

la situazione evolverà con 

nuovi standard e delle specifiche 

condivise su alcuni aspetti, come 

l’impatto ambientale, il riciclo dei 

materiali, l’energia consumata, e forse 

solo allora arriveremo a un po’ di 

chiarezza. Non dispiace comunque 

che nell’attesa ci sia un movimento 

in una certa direzione che sicuramente 

porta influssi positivi su tutti 

gli operatori del settore. 

Un grande sforzo, ma anche un pizzico 

di orgoglio, anche per Adriano 

Zuccala di Vibram, brand che 

ha saputo distinguersi proprio per 

la concretezza con cui ha saputo 

attuare una politica ecofriendly: “È 

indubbio che bisogna tenere gli 

occhi aperti ed individuare quelli 

che sono i fenomeni moda, ma sono 

propenso a pensare che l’attenzione 

per l’ambiente che hanno tutti 

in questo momento sia solo una 

questione di tendenza. Vibram ha 

fatto il tentativo di essere ecofriendly 

tantissimi anni fa, in effetti il 

nostro composto Ecostep è nato in 

anni non sospetti, quando abbiamo 

iniziato a riciclare della gomma e a 

mantenere comunque delle suole 

con delle buone performance, pur 

riciclando il 30% di gomma. Eravamo 

forse troppo avanti e non tutti ci 

capivano, mentre oggi il mondo è 

più maturo e stiamo riproponendo 

questo tipo di componenti, perfezionando 

inoltre un nuovo componente 

che ha già il 50% di gomma riciclata. 

Sempre in ambito ecofriendly 

stiamo cercando di realizzare tutto in 

materiale naturale. Siamo arrivati al 

97% e stiamo lottando per eliminare 

anche quel 3% di chimica sintetica 

ancora necessaria, ma speriamo 

di arrivarci presto. L’altro filone che 

stiamo portando avanti è la bio- >>

degradabilità, con prodotti che secondo alcune 

legislazioni particolari possono definirsi tali. Tutto 

è comunque un work in progress per l’azienda, 

che di fondo sposa la volontà di staccarci da una 

semplice tendenza per essere veramente, anche 

nelle piccole cose, ecofriendly. Abbiamo lanciato 

un progetto ecoffice per salvare più carta possibile, 

risparmiare energia, praticare la raccolta 

differenziata, mentre nei nostri stabilimenti in 

Cina l’acqua calda è data con un sistema di 

riscaldamento tubolare molto avanzato. Inoltre 

il solare è stato applicato su tutti i lampioni del 

nostro grossissimo centro e stiamo cercando di 

estenderne l’uso ulteriormente. Da qui a dire che 

siamo completamente pronti e attenti a qualsiasi 

aspetto ne corre. Cito poi il nostro sostegno con 

LifeGate: facciamo piantare alberi che possano 

equiparare le nostre emissioni di CO 2 . La sensibilità 

c’è, ma bisogna essere onesti e consapevoli 

che c’è ancora molto da fare”. 

Esempi veri e sinceri, dunque, di un impegno 

profuso in maniera pratica per il conseguimento 

di obiettivi ben precisi, e non semplicemente 

cavalcando una moda che altri invece sfruttano 

il più possibile. E fa piacere notare come l’Italia, 

solitamente così arretrata, possa invece enumerare 

aziende virtuose e premiate proprio per 

la concretezza con cui hanno saputo rendere 

possibile qualcosa che per molti resta ancora 

una volontà inespressa. Un segnale che dal 

Belpaese possono ancora scaturire interessanti 

proposte e novità, e come si renda sempre più 

necessario un sostegno al settore e una fattiva 

collaborazione da parte di tutti. 

È tempo di affrontare e cercare 

di risolvere una contraddizione 

nei termini che sta 

evidenziandosi via via che 

cresce la sensibilità ecologista. 

Si cercano nuovi materiali 

e tecnologie che non 

compromettano ulteriormente 

l’ambiente, ma ben pochi 

possono permettersi 

di sobbarcarsi i costi 

dell’inquinamento derivante 

dalla produzione e dallo 

smaltimento. Ancora meno, poi, 

del ritiro o del riciclo dell’usato 

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142 

THE COMMUNITY Il pErsONaggIO 

I fratelli Eneko ed Iker 

Pou, oggi tra i migliori 

climbers di tutta 

Europa, raccontano 

la loro romantica 

storia e il loro rapporto 

assolutamente unico 

e speciale 

con la montagna 

Insieme 

alla vetta 

G 

Galeotta fu la montagna e chi la scalò. 

Dando inizio ad una storia di passione, 

cuore, sfide e traguardi sempre nuovi. 

Un confine tra sogno e realtà, in balia 

delle emozioni e della spinta ad arrivare 

sempre più in alto. C’è chi vive la 

montagna come un hobby e chi, come 

i fratelli Eneko ed Iker Pou, ne fa una 

ragione di vita, o meglio, una questione 

di famiglia. Perché è lassù che tutto è 

cominciato 

“Siamo nati a Vitoria-Gasteiz, capoluogo 

dei Paesi Baschi – comincia Eneko, 

36 anni, Iker ne ha 33 – il luogo con la 

più antica e radicata tradizione montanara 

di tutta la Spagna. I nostri genitori 

si conobbero in montagna, quindi abbiamo 

vissuto la montagna nella pancia 

di nostra madre, poi sulla schiena dei 

nostri genitori, poi con le nostre gambe, 

appena possibile. È il ciclo della vita di 

uno scalatore: si comincia camminando, 

per iniziare poi a scalare quando 

si acquisiscono maggiori abilità, poi in 

vecchiaia si torna a camminare.” Non 

stupisce allora che oggi Eneko ed Iker 

Pou siano diventati due dei migliori 

climbers a livello europeo. “Le prime 

montagne dei Pirenei le abbiamo fatte 

all’età rispettivamente di 5 e 8 anni, e 

il Monte Bianco quando ne avevamo 

14 e 17. Dopo abbiamo cominciato a 

scalare. Prima di allora lo avevamo già 

fatto in alcune occasioni, ma si trattava 

sempre di creste o scalate semplici sui 

Pirenei.” Dal 1991 si sono dedicati al 

mondo verticale in modo serio. “Rispetto 

ai ragazzi di oggi, si potrebbe dire 

che abbiamo cominciato tardi, però a 

quei tempi non potevamo contare sui 

rocciodromi: ogni volta che raggiungevamo 

una parete da scalare lo facevamo 

in treno o in autostop. Non c’è dubbio, 

fu un periodo molto romantico in cui le 

difficoltà importavano ben poco, e ciò 

che contava era l’avventura di scoprire 

un mondo sconosciuto e passare una 

bella giornata in compagnia degli amici.” 

Un’idea di montagna d’altri tempi: 

“Quando scalo mi sento libero. Ci sono 

solo io, la mia destrezza nel risolvere il 

problema che mi offre la roccia, devo 

vincere la paura di cadere, la paura di 

ciò che non conosco. Mi sento piccolo 

di fronte alle avversità e fiero quando 

riesco a superarle”. “Per noi – prosegue 

Iker – la scalata e la montagna 

sono la nostra casa, la nostra vita, ciò 

che facciamo per la maggior parte 

dell’anno, dove ci sentiamo felici, dove 

trascorriamo i momenti difficili, dove 

stiamo con gli amici. La montagna è 

vita allo stato puro. La montagna è uno 

stile di vita che non si deve perdere. I 

giovani stanno ‘sportivizzando’ l’attività 

al massimo livello. Si portano a termine 

salite impossibili, ma via via stiamo 

perdendo l’essenza del nostro sport, 

che è il contatto con la natura, l’avventura, 

l’incertezza. Oggi ci sono molti 

scalatori che, su 365 giorni l’anno, 

scalano indoor 320. Quando risalgono 

le rocce i risultati sono incredibili, ma 

scalano soltanto per 45 giorni l’anno. 

Per noi, la grandezza del nostro sport 

risiede nel nostro stile di vita, ed è una 

cosa da mantenere, generazione dopo 

generazione.” 

Ma perchè scalare? La risposta sta 

tutta in una delle frasi più celebri nella 

storia dell’alpinismo, quella che pronunciò 

Irvin Mallory, poco prima di morire 

sull’Everest: “Perché la montagna 

è lì”. E i fratelli Pou aggiungono “Perché 

le montagne sono lì e te lo chiede 

il cuore”. Poesia sulla nuda roccia, con 

il carattere orgoglioso e volitivo del popolo 

basco nel serbatoio, mentre la ragione 

reclama comunque la sua parte. 

“Quando intraprendi un’impresa – aggiunge 

Iker – la prima cosa è essere 

all’altezza dell’obiettivo che ti prefiggi,

sia fisicamente che psicologicamente, 

ma è altrettanto importante avere a disposizione 

un’attrezzatura buona e di 

ultima generazione. Questa può determinare 

la riuscita della scalata oppure 

no, e nel peggiore dei casi anche la 

differenza tra la vita e la morte. Bisogna 

sempre ricordare che, a differenza 

delle cose che ci mettiamo per girare 

per strada come un paio di jeans o una 

maglietta, ciò che decidiamo di indossare 

in montagna per una determinata 

attività è essenziale. Non bagnarsi, non 

prendere freddo, non perdere calore, 

non scivolare sono obiettivi vitali durante 

una spedizione”. Sulla Torre del Trango 

nel 2005, durante la risalita di Eternal 

Flame, non essendo ben attrezzati 

e troppo pesanti, i Pou si bagnarono 

irrimediabilmente. “In quella occasione 

ci fu chiaro: cominciammo a lottare duramente 

per ottenere uno sponsor che 

ci permettesse di affrontare le nostre 

sfide con più tranquillità. Oggi siamo 

orgogliosi di poter dire che facciamo 

parte del piccolo gruppo di atleti di The 

North Face.” Che ai fratelli Pou dà precise 

garanzie. “Crediamo nella filosofia 

di questa società. È una compagnia 

che lavora duramente affinché gli atleti 

possano realizzare la loro attività con la 

maggior sicurezza e il maggior comfort 

possibile. Lo slogan ‘Never stop exploring’ 

riassume bene ciò che intendiamo: 

non bisogna mai perdere la voglia 

di esplorare, di cercare di superare i 

propri limiti, spingendosi sempre oltre.” 

“In termini di pareti e percorsi da scalare, 

l’Europa non ha nulla da invidiare 

al resto del mondo, e da questo punto 

di vista l’Italia è senza alcun dubbio 

all’avanguardia: forse non ha tanti 

scalatori sportivi di alto livello come la 

Spagna, però possiede qualcosa che 

a noi fa molta invidia: molti scalatori 

di parete di alto livello e ottimi alpinisti.” 

Una carezza al nostro Paese e poi 

subito a ripercorrere con la memoria le 

tante imprese impresse nel cuore e nella 

mente. “Dal 1999 ad oggi abbiamo 

realizzato una media di tre spedizioni e 

due o tre viaggi di scalata all’anno. Tra 

tutti ricordiamo con piacere il progetto 

7 Pareti 7 Continenti, in cui scalammo 

le 7 pareti più rappresentative e difficili 

di ciascun continente in una sorta di 

giro del mondo verticale. Ogni viaggio 

Avventurieri con il sorriso 

sulle labbra, i fratelli Pou 

hanno una carica 

che affascina, oltre ad una 

vita vissuta over limits 

è stato a suo modo particolare, però 

ora mi tornano in mente i problemi con i 

serpenti cascabel e gli orsi a Yosemite, 

gli squali in Tasmania, e gli iceberg in 

Antartide. Credo che, fra tutte, la spedizione 

in Antartide sia stata la migliore: 

abbiamo navigato su un piccolo veliero 

nel Canale di Drake, di fronte a Cabo 

de Hornos, e poi abbiamo scalato un 

picco vergine attraverso un percorso 

tutto nuovo… e siamo tornati a casa 

sani e salvi per raccontarlo.” 

Avventurieri con il sorriso sulle labbra, 

i fratelli Pou hanno una carica 

che affascina, oltre ad una vita vissuta 

over limits. “Ora come ora – racconta 

infatti Iker – ci dedichiamo totalmente 

alla nostra attività in montagna. Viaggiamo 

quasi tutto l’anno, facciamo spedizioni, 

teniamo moltissime conferenze, 

lavoriamo a fianco dei nostri sponsor, 

partecipiamo a campagne di beneficenza, 

scriviamo articoli, libri. Ci resta 

a malapena un po’ di tempo per i nostri 

hobby, ma quando siamo a casa ci piace 

uscire a prenderci una birra con gli 

amici, leggere, andare al cinema, correre, 

andare in bici, fare surf. Va detto 

che scalare è molto pericoloso. Tutte 

le attività in montagna hanno una percentuale 

di rischio. Ma questo rischio 

non fa forse parte dell’incanto? Ci sono 

poche cose che rendono fiero l’essere 

umano più del superare se stesso nei 

momenti difficili. Questo è la scalata: 

apprendimento e superamento dei propri 

limiti allo stesso tempo.” 

Una disciplina che mette a dura prova 

chi la pratica, ed è forse per questo 

che il mercato relativo non si è ancora 

affermato in modo deciso. “Il mercato 

della scalata in Europa è ancora giovane, 

c’è molto da imparare, soprattutto 

per quanto riguarda il marketing. 

Credo che, in questo senso, dobbiamo 

continuare a guardare agli Stati Uniti, 

che sono molto più avanzati di noi.” 

Una strada per crescere è sicuramente 

quella di lavorare in gruppo. “La forza 

dei fratelli Pou – sottolineano entrambi 

– è la squadra. In un momento in cui 

la società premia l’individualismo e la 

competitività, noi difendiamo a spada 

tratta il lavoro di squadra, un lavoro disinteressato 

per il bene comune. Tra di 

noi non esiste rivalità, solo l’appoggio 

reciproco e l’unione delle diverse qualità 

di ognuno ci hanno fatto arrivare 

dove siamo oggi. Chi vuole a tutti i costi 

competere con un avversario o con 

la montagna stessa, ha altri ambiti in 

cui poter dare briglia sciolta alla competitività, 

come il calcio, la pallacanestro, 

il tennis e un’infinità di altri sport. 

La montagna è e deve essere qualcosa 

di molto diverso.” Semplicemente un 

pezzo di stessi. Come nella romantica 

storia dei fratelli Pou. 

aldo.vittorio@topsport.it 

Una qUestione 

di famiGlia 

Padre, madre e figli: 

la montagna è il minimo 

comune denominatore dei Pou 

Eneko ed Iker Pou sono nati a Vitoria- 

Gasteiz, capoluogo dei Paesi Baschi, 

rispettivamente il 17 marzo 1974 e il 

5 febbraio 1977. I loro genitori, che si 

erano conosciuti in montagna, riuscirono 

a trasmettere quasi a livello genetico 

la passione per le vette ai propri figli, 

che fecero i Pirenei a 8 e 5 anni e 

scalarono il Monte Bianco a 17 e 14 

anni. Dal 1991 entrambi si sono dedicati 

al climbing, diventando oggi, impresa 

dopo impresa, due degli scalatori più 

promettenti di tutto il panorama europeo. 

Testimonials di The North Face, Eneko 

ed Iker Pou hanno conquistato vette ai 

quattro angoli della Terra, trovandosi 

molte volte in condizioni estreme, 

sempre sospinti dall’amore per la 

montagna e dalla voglia di andare oltre 

i propri limiti. L’ultima grande impresa 

dei fratelli Pou è stata la replica della 

via Solo per vecchi guerrieri, aperta da 

Manolo Zanolla nel 2006. 

143

144 

OUTDOOR nOviTà PRODOTTO 

NOVITÀ Open Air 

Scattante, 

per L’apprOccIO aLLa parete 

Sviluppata con i fratelli Huberbuam, Terrex Solo è una scarpa 

altamente performante, pensata per l’utilizzo in approccio e le fasi 

di approccio in parete. Questo 

particolare utilizzo è reso dallo 

speciale design della suola, 

caratterizzata da materiali scelti 

appositamente per assicurare il 

massimo grip nella parte frontale del 

piede. L’intersuola è Promoderator. 

Terrex Solo ha vinto il prestigioso 

Oscar 2010 per l’industria 

dell’outdoor. 

ADIDAS ITALY 

Tel. 039 27 151 

un muSt 

per tuttI I tempI 

www.adidas.it 

Il classico, vero e proprio pantalone 

Barents è stato lanciato nel 2003 e non ha 

mai smesso di essere un best-seller. Sono 

pantaloni per il trekking duro e l’outdoor, 

sia d’estate che d’inverno. In resistente 

tessuto G-1000 hanno 

rinforzi extra sul retro 

e sulle ginocchia per 

resistere all’usura. I 

Barents hanno sette 

tasche, tra cui una 

per la mappa, una 

per l’ascia e una 

tasca di sicurezza 

interna. Hanno la 

vita alta e una 

forma confortevole. 

Extra lunghezza al 

grezzo, che 

permette di regolarla 

con esattezza. 

Disponibile in sei 

colori, nelle taglie 

dalla 44 alla 58. 

Fjällräven è 

distribuito da Fenix 

Outdoor Italia. 

FENIX OUTDOOR ITALIA 

Tel: 0472 767 201 

www.fjallraven.com 

Una sintesi delle migliori proposte 

del settore sportivo, presentate direttamente dalle aziende 

per L’uOmO che ama 

Stare cOmOdO 

Airbrake è la softshell Regatta per la SS 

2011. Pensata per il trekking, è il modello 

uomo realizzato in softshell XPT, una 

membrana wind resistant con finitura 

idrorepellente. Si tratta di un modello che 

consente grande libertà di movimento e 

grande comfort, è dotato di tasca di 

sicurezza interna e di tre tasche esterne. È 

disponibile nei colori nero, verde e rosso, 

nelle taglie dalla S alla XXL. Regatta è 

distribuito da Land-Mark. 

LAND-MARK 

Tel. 0423 615 404 

info@land-mark.it 

perfetta 

per un backpackIng LeggerO 

Condor Cross è un progetto che coniuga 

leggerezza e design dinamico con 

esigenze backpacking proponendo una 

linea di calzature che, rispettando la forte 

tradizione di Dolomite nello sviluppo di 

prodotti da montagna, offrono sia 

performance (grazie alla 

tecnologia DAS e alla suola 

Dolomite Vibram) che 

un design 

innovativo. La 

Condor Cross 

NBK GTX offre 

grip, sostegno, 

DOLOMITE DIVISIONE stabilità uniti a 

TECNICA 

leggerezza e stile 

Tel. 0422 88 41 

italiano; un’ottima 

info@dolomite.it soluzione per gli amanti 

dell’outdoor. 

Disponibile nelle misure dalla 3 alla 12,5. 

facILmente 

utILIzzabILe 

Per realizzare i bastoni, 

Italbastoni impiega le migliori 

leghe di alluminio e i materiali 

compositi più performanti, 

per offrire all’utente dei 

bastoncini di qualità garantita 

e sicura. Inoltre, tutti gli 

accessori in plastica e 

gomma sono prodotti 

all’interno dello stabilimento, 

grazie a varie presse ad 

iniezione. Q.B.R. (Quick 

Basket Replacement) è il 

nuovo sistema che permette 

di togliere e sostituire il 

basket rapidamente, anche 

usando i guanti. Non 

presenta filettature, che 

potrebbero rovinarsi nel 

tempo. 

ITALBASTONI 

Tel. 0463 468 044 

info@italbastoni.it

NOVATION 

Tel. 0423 292 211 

info@kayland.com 

Dissipa L’umiDità corporea 

Zenith è la novità Kayland per la prossima PE 2011. Si tratta di una 

scarpa mid-cut, estremamente leggera e traspirante, dalla calzata 

confortevole, sviluppata per soddisfare sia il viaggiatore che 

l’escursionista. La tomaia è una novità: a costruzione derby 

classica Kayland, con tessuto e riporti in suede, 

idrorepellente, traspirante ad alta resistenza all’abrasione. Il 

puntale è estremamente protettivo, e inoltre la calzatura 

dispone di fascia laterale di sostegno in TPU iniettato. 

Allacciatura aderente e allungata in punta per una chiusura 

più precisa, snodo con gancetto personalizzato. Bootie in tessuto 4 

strati con membrana eVent traspirante e waterproof completa di 

fodera in Cocona per una migliore dissipazione dell’umidità corporea. 

Nuova suola Vibram Motion sviluppata in esclusiva per Kayland. Intersuola in Phylon a due 

densità integrata da IADS in TPU iniettato. Kayland è distribuito da Novation. 

protegge Dai raggi soLari 

La collezione Buff Sportswear 2010 propone un 

abbigliamento tecnico e funzionale 

caratterizzato da un taglio ergonomico 

realizzato in materiali ad alta tecnologia, 

traspiranti, ultraleggeri ed elastici, a rapida 

asciugatura e con trattamento antibatterico. 

Le t-shirt da uomo sono realizzate in Coolmax 

ExtremePerformance, speciale fibra a quattro canali 

che offre altissima traspirabilità, tempi di asciugatura 

ridotti rispetto alla microfibra tradizionale e che 

assicura il 95% di protezione dai raggi solari o in 

Coolmax FreshFX che offre in più uno scudo antibatterico 

e, di conseguenza, l’eliminazione dei 

cattivi odori. Il taglio è anatomico, le cuciture piane, 

elastiche e resistenti. Buff is a registered trademark 

property of Original Buff, S.A. Buff è distribuito in 

Italia da Nov.Ita. 

LeaDer DeLLa nuova 

generazione Di proDotti 

Leggeri e stabiLi 

NOV.ITA 

Tel. 011 6467 743 

info@nov-ita.com 

Icon Lite GTX è lo scarpone pensato per gli escursionisti attivi che 

trasportano carichi pesanti, ed è adatto a backpacking, 

backpacking misto e spedizioni in quota. Lo scarpone è 

compatibile con l’utilizzo dei ramponi, ha calzata precisa e design 

aggressive della tomaia. La tomaia è costruita con materiale 

sintetico 3D, che garantisce una lunga protezione dall’abrasione. Il 

mix di componenti è ideale per il backpacking misto. Rigido per la 

sicurezza coi ramponi, è estremamente leggero e confortevole con 

la costruzione dell’intersuola a 4 componenti. Si segnalano anche il 

fascione in gomma a 360° per resistere all’abrasione 

e l’imbottitura interna del collarino morbida per 

una calzata più avvolgente nella parte bassa della 

gamba, protezione dallo sporco e comfort. Il 

blocca lacci webbing sul collo piede trattiene il 

tallone nella corretta posizione posteriore. Blocca 

lacci, passanti metallici e webbing si combinano 

per garantire un efficace sistema di chiusura. 

Lacci estesi fino in punta e doppia linguetta 

per un fit personalizzato, e fodera in Gore- 

Tex Sierra, impermeabile e traspirante. 

GARMONT 

Tel. 0423 8726 

info@garmont.com 

costruzione 

ergonomica 

Quantum è l’evoluzione della calzatura da 

mountain running: grazie alla tecnologia 

Morphodynamic che permette alla suola di 

adattarsi continuamente alle asperità del 

terreno, rende la corsa più fluida e 

l’appoggio più stabile. Il sistema 

d’allacciatura è integrato con la struttura 

ergonomica della tomaia e permette di 

regolare i volumi interni e la fasciatura del 

piede. L’innovativa tecnologia 

Morphodynamic Technology, sviluppata da 

La Sportiva, permette alla scarpa di 

adattarsi continuamente alla conformazione 

del terreno grazie alla particolare 

costruzione del blocco suola/intersuola, 

dove una schiuma poliuretanica morbida 

riempie i tasselli della suola creando dei 

moduli di interfaccia (MDI) estremamente 

ammortizzanti e adattabili al terreno, 

garantendo così ammortizzazione e fluidità 

nell’appoggio ma anche stabilità e durata. 

La suola super aderente, con la 

caratteristica forma ad onde, permette 

anch’essa un miglior assorbimento 

dell’impatto in sinergia con l’intersuola in 

schiuma poliuretanica e, grazie alla sua 

particolare costruzione, permette di 

contenere lo spessore del battistrada senza 

però compromettere le performance di 

durata. Ergonomicità, adattabilità, 

ammortizzazione, stabilità e leggerezza: 5 

caratteristiche per 1 tecnologia che le 

racchiude tutte: MorphoDynamic 

Technology by La Sportiva. 

CALZATURIFICIO 

LA SPORTIVA 

Tel. 0462 571 800 

lasportiva@lasportiva.com 

Lo schienaLe super traspirante 

Climb 38 è lo zaino da arrampicata e sci 

alpinismo con innovativo schienale 

ELS ergonomico e aerato con 

pannello di irrigidimento dorso in 

polietilene. Capacità: 38 litri. Great 

Escapes è distribuito da Ande. 

ANDE 

Tel. 0341 362 608 

info@ande.it 

145

146 OUTDOOR nOviTà PRODOTTO 

OBERALP 

Tel. 0471 242 900 

info@oberalp.it 

Le mIgLIOrI cOndIzIOnI IgIenIche 

Alcuni capi della collezione 5Continents hanno subito il 

trattamento Polygiene, un processo con particelle di sale 

d’argento a cui vengono sottoposti i tessuti, grazie al quale 

l’abbigliamento rimane fresco e igienico più a lungo, dal 

momento che impedisce il proliferare dei batteri aggressivi, 

che sono la causa dei cattivi odori. Questo tipo di tecnologia 

contribuisce inoltre alla tutela dell’ambiente, dato che i 

prodotti trattati con Polygene possono essere indossati 

per periodi più lunghi prima di essere lavati, con 

conseguente risparmio di acqua, energia e detersivi. 

La giacca Pieteraq trattata con sali d’argento 

Polygiene garantisce così le migliori condizioni 

igieniche anche nei viaggi più lunghi. Il materiale 

Dry‘ton offre inoltre un fattore di protezione dai raggi UV (30+), 

elemento molto importante specialmente per regioni caratterizzate da 

elevato riflesso solare. Salewa è distribuito da OberAlp. 

La gamma dI SuOLe d’apprOach 

è... rInfOrzata 

Conoscendo bene le esigenze di chi ha bisogno di avvicinarsi alle 

pareti d’arrampicata, Vibram ha studiato una suola particolarmente 

curata, la New Boulder, caratterizzata da mescola Vibram IdroGrip e 

scolpiture specifiche, in grado di assicurare resistenza all’usura, 

aderenza sulle superfici di appoggio, frenata in discesa, flessibilità, 

trazione, ancoraggio sui passaggi rocciosi e grande grip. La suola è 

stata pensata e realizzata con chiodi circolari per assicurare grip e 

trazione in tutte le direzioni, e per garantire al piede la massima 

sensibilità e precisione su roccia. Rispetto alla precedente suola 

Boulder, New Boulder assicura alla calzatura una più ampia superficie 

di contatto al suolo, grazie alla maggiore larghezza 

delle scolpiture. Questa suola viene utilizzata da 

Haglöfs per la Roc Legend. 

In edIzIOne SpecIaLe 

Per celebrare i suoi primi 10 anni, e il suo primo milione di pezzi 

venduti, adidas eyewear lancia quest’anno una Limited Edition 

dell’occhiale divenuto un must per i bikers di tutto il mondo: evil 

eye Pro ltd 10. In oro, argento e bronzo, numerosi atleti 

professionisti hanno portato sul podio evil eye attraverso le loro 

eccezionali performance sportive. In loro onore, la Special Edition 

si veste dei colori della vittoria: oro/bianco, cromo/nero e rame/ 

marrone. Naturalmente racchiude tutte le caratteristiche tecniche 

di un occhiale sportivo di prim’ordine. Come la tecnologia delle 

lenti LST filter technology, che aumenta i contrasti e stabilizza le 

variazioni di luce ed ombra. Fondamentali anche il quick release 

hinge system, che consente il distacco immediato delle lenti dalla 

montatura in caso di urto, e il sistema Tri.Fit, che permette 

l’inclinazione delle aste in 3 differenti posizioni, una caratteristica 

unica ed esclusiva di adidas eyewear che permette di adattare le 

lenti all’angolo di incidenza dei raggi solari. Come di consueto, il 

nuovo modello è 

disponibile in due misure, 

S e L. Prodotto in Austria 

da Silhouette International. 

SILHOUETTE ITALIA 

Tel. 031 525 656 

office@it.silhouette.com 

VIBRAM 

Tel. 0331 999 777 

vibram@vibram.com 

I perfettI cOmpagnI 

per IL trekkIng 

TRERE’ - HOSIERY INNOVATION 

Tel. 0376 718 611 

trere@trereinnovation.it 

X-Bionic Trekking Ultimate Pants sono 

l’equipaggiamento perfetto per tutte le 

attività outdoor. Il 3D-BionicSphere System 

nella parte posteriore, sotto la cintura, 

supporta il controllo della temperatura 

corporea. Forniscono una piacevole 

funzione rinfrescante durante le attività, e 

immagazzinano aria tiepida da rilasciare al 

corpo quando torna a basse temperature. Il 

tessuto della parte frontale è idrorepellente. 

Distribuito da Trerè - Hosiery Innovation 

daLLa SpedIzIOne 

deL k2 un muSt dI StILe 

Dolomite lancia una nuova linea ispirata alla grande spedizione di 

Lino Lacedelli e Achille Compagnoni sul K2. Colore e design per 

una scarpa dalle forme rétro, che richiama gli anni ’50, realizzata 

con le migliori tecnologie Dolomite: la nuova creazione accoppia lo 

studio di una scarpa finalizzata al trekking con le tendenze moda. 

In due versioni, alta che avvolge morbidamente la caviglia o bassa 

più simile a una sneaker: da indossare con jeans e T-Shirt. I modelli 

sia per lei che per lui sono proposti in due materiali diversi per 

accontentare gli spiriti più fashion: il suede e il canvas. Presentate 

in accattivanti nuances adattabili facilmente a tutti gli stili, sono in 

grado di soddisfare anche coloro che non rinunciano mai 

all’importanza del giusto abbinamento. 

Nell’immagine le High Canvas, con 

plantare DAS a spessori differenziati, 

suola Dolomite Vibram e microporosa 

ammortizzante. 

DOLOMITE DIVISIONE 

TECNICA 

Tel. 0422 88 41 

info@dolomite.it

IL prOfILO 

deLLa LIbertà 

Nordsen è tecnologia e qualità: tra le materie 

prime si impiegano tessuti Coolmax, chiusure 

zip YKK, garanzia di performance sicure. 

Elevata impermeabilità, ottima traspirabilità, 

protezione antivento e dai raggi UV, 

asciugatura rapida sono i vantaggi che 

offrono i prodotti del brand. Una 

attenzione particolare per l’intimo in 

polipropilene e per i tessuti impiegati per la maglieria tecnica 

rigorosamente made in Italy. Il controllo qualità in ciascuna fase 

produttiva assicura inoltre elevati standard per ogni capo. Nordsen 

offre nuove opportunità per distinguersi, attraverso una distribuzione particolarmente 

selezionata e specializzata, una valida alternativa in un settore in costante crescita con una 

buona marginalità per il negoziante e un servizio di riassortimento efficiente e rapido. La 

proposta è estremamente interessante e ricca di novità anche per la collezione estiva, 

presentata ad OutDoor 2010. È stato inoltre lanciata la nuova campagna pubblicitaria. Il 

claim ‘Feel Nordsen’ invita a scoprire i valori del prodotto, mentre la grafica si coordina ai 

nuovi materiali POP per il retail. 

L’evOLuzIOne deLLa caLzatura 

da mOuntaIn runnIng 

Grazie alla tecnologia Morphodynamic la suola si adatta continuamente alle asperità del 

terreno, rende la corsa più fluida e l’appoggio più stabile. La costruzione ergonomica di 

Electron GTX fornisce comfort e precisione di calzata. Strutturata e protettiva, è ideale per 

training, gara e tempo libero. Il sistema d’allacciatura è integrato con la struttura 

ergonomica della tomaia e permette di regolare i volumi interni e la fasciatura del piede. 

Electron è disponibile in due versioni: con fodera in tessuto antiscivolo o con fodera Gore- 

Tex Extended Comfort. Ergonomicità, 

adattabilità, ammortizzazione, 

stabilità e leggerezza: 5 

caratteristiche, 1 tecnologia che le 

racchiude tutte: MorphoDynamic 

Technology by La Sportiva. 

CALZATURIFICIO LA SPORTIVA 

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NORDSEN 

Tel. 045 8299 333 

info@nordsen.it 

cOme nOn averLe 

Nuovissimo ed accattivante design per la scarpa 

storica da alpinismo Hanwag, Friction Pro GTX. 

Pesa meno ed offre di più in termini di performance 

su roccia, ghiaccio e percorsi alpini impegnativi. È 

robusta e abbraccia la caviglia per evitare slogature, 

ha un’ottima stabilità torsionale e un alto grado di 

attrito. Adatta a percorsi su ghiaccio e ice-climbing, 

soletta Graded Memory e attacchi rinforzati 

per la leva dei ramponi. Tomaia Bergrindleather 

e Cordura, fodera Gore-Tex e 

suola Vibram. Hanwag è distribuito da 


Tel. 0472 767 201 

www.hanwag.de 

Fenix Outdoor. 

La rISpOSta defInItva 

per La vIa ferrata 

Un OutDoor Industry Award 2010 

ricompensa un’innovazione maggiore da 

C.A.M.P. Per la ferrata: CAMP Matrix Gyro, 

un sistema a snodo triplo che evita 

l’attorcigliamento della corda e delle 

fettucce. La rotazione di 360° dei tre snodi 

permette l’indipendenza dei tre raccordi, e 

garantisce una progressione sicura e 

serena sui percorsi di ferrata e parchi 

avventura. Matrix Gyro è realizzato in lega 

di alluminio 7075 T6 stampato a caldo, ed 

è disponibile nelle versioni Rewind ed Elite. 

C.A.M.P. 

Tel. 0341 890 117 

contact@camp.it 

OttImO SuLLe 

Lunghe dIStanze 

Race Elite 25 di Inov-8 è lo zaino dalla 

leggerezza estrema (358 g) in poliuretano 

con rivestimento in nylon. Ideale per corse 

in montagna e sulla lunga distanza, dove è 

necessario che il peso sia minimo. La zip 

verticale fornisce la facilità di accesso a 

tutte le tasche in mesh 3D, e grazie al 

sistema Z-compressione sui lati, tutto lo 

zaino rimane stabile e confortevole durante 

la corsa. Include scomparto per idratazione 

e bussola compatibili con la zona verticale. 

Distribuito da Aicad. 

AICAD 

Tel. 0461 231 489 

info@aicad.com 

147


prOtegge La zOna LOmbare 

Montt jacket è la giacca trekking da uomo in tessuto G-1000 dal taglio 

leggermente più lungo per proteggere la zona lombare. La 

fodera in maglia offre protezione dall’umidità per una 

piacevole sensazione sulla pelle e l’apertura di 

ventilazione nella parte posteriore contribuisce a 

mantenere il corpo fresco e asciutto. Il 

cappuccio è staccabile e le maniche preformate. 

Ha più di nove tasche, di cui quattro 

a soffietto e coulisse in vita, e sul bordo 

inferiore. Disponibile in cinque colori. Lo 

speciale tessuto G-1000 è un brevetto 

Fjällräven dalle caratteristiche esclusive: 

traspirante, antistrappo, antirovi, resistente 

all’abrasione, antivento e idrorepellente 

grazie alla presenza di uno strato di cera 

naturale. Disponibile nelle taglie dalla XS 

alla XXXL. Fjällräven è distribuito da Fenix 

Outdoor Italia. 


Tel. 0472 767 201 

www.fjallraven.com 

per Le aSpre 

cOndIzIOnI meteO 

Mania II di Regatta è la giacca da trekking 

uomo realizzata in poliammide. Il tessuto 

la rende impermeabile (colonna d’acqua 

Isolite 5000) e traspirante. Sono 

presenti cuciture termosaldate, 

cappuccio richiudibile e aperture 

ascellare di ventilazione. Mania II è 

Packaway: la tasca interna si converte 

in sacchetto con aggancio da cintura. 

Disponibile nei colori blu, nero, rosso e 

verde, nelle taglie dalla S alla XXXL. 

Regatta è distribuito da Land-Mark. 

LAND-MARK 

Tel. 0423 615 404 


funzIOna anche Senza preSe dI cOrrente 

Aerobed Active doppio è adatto per una gita, per il campeggio, 

confortevole e stabile. Funziona con la presa di corrente, con il 

semplice tocco di un pulsante, ma dispone anche di un accumulatore 

ricaricabile e efficiente. Inoltre, dispone anche di una pompa elettrica 

esterna ricaricabile, si gonfia in meno di 1 minuto, si sgonfia in 15 sec. 

Superficie satinata ed elegante per una comodità particolare, ad 

un’altezza di 23 cm da terra. Il letto si arrotola attorno alla pompa e può 

essere conservato nella sua borsa da viaggio. Sopporta pesi fino a 295 

kg. Aerobed è distribuito in Italia da Project 2010. 

PROJECT 2010 

Tel. 02 3087 341 

project2010@fischersports.it 

SOStengOnO 

Le preStazIOnI pIù ambIzIOSe 

Camminare, salire, conquistare vette sempre più 

elevate. Armond lo fa da 40 anni con le sue 

calzature che, collezione dopo collezione, 

avanzano nella performance, nella leggereza, 

nella proposta di soluzioni estetiche al passo 

con l’impronta più contemporanea della 

moda. Per vivere la passione in tutta 

sicurezza, la scarpa non può essere 

un semplice accessorio, ma 

l’elemento cardine di un 

guardaroba sportivo tecnico. Ecco 

perché Armond realizza calzature 

che mettono al centro un concetto 

ampio di qualità: pellami di prima scelta, 

suole ergonomiche, lavorazioni completamente 

artigianali. Grigna 2800 è pensata per il 

walking, con tomaia in Nepal waterproof, 

fodera in pelle, suola Vibram Vertige. 

per evOLute 

eSIgenze tecnIche 

Climbing Technology è il brand di 

Aludesign, azienda con oltre 25 

anni di esperienza internazionale 

nel settore. Il forte know-how e le 

tecnologie produttive altamente 

innovative sono da sempre 

applicate nello sviluppo e nella 

produzione di prodotti concepiti 

per l’utilizzo in tutte discipline 

verticali, sia in montagna 

(alpinismo e arrampicata) che in 

tutti i campi professionali inerenti 

la sicurezza (lavori in altezza e 

soccorso). Il moderno ufficio R&D 

è costantemente alla ricerca di 

soluzioni. Nell’immagine, il rinvio 

Passion Set DY, disponibile nelle 

versioni 12, 17 e 22 cm. 

ALUDESIGN 

Tel. 035 783 595 

commerciale@aludesign.it 

CALZATURIFICIO ARMOND 

Tel. 0423 925 011 

info@armond.com

una Squadra dI aLpInIStI 

per una InnOvatIva cOLLezIOne 

Si scrive con i numeri ma si pronuncia Monte Bianco: 48-10 è l’altezza della 

montagna più alta d’Europa. Da un marchio così focalizzato sulla montagna 

non ci si può aspettare che capi tecnici e pensati per chi affronta i 

quattromila, ma anche per chi vive la montagna in maniera più amatoriale e 

che non può rinunciare alle stesse performance dei professionisti della 

montagna. Per mettere a punto i dettagli più esasperati fino a quelli più 

tradizionali, per collaudare i materiali innovativi che le industrie sviluppano 

continuamente, 48-10 ha scelto la squadra più credibile di alpinisti italiani: 

le guide d’alta montagna della Valle d’Aosta, oltre 100 professionisti che 

nelle quattro stagioni accompagnano alpinisti esperti e profani sui territori 

unici della regione italiana a maggior concentrazione di picchi, ghiacciai e 

alte vie. Per la stagione 2011 è stata presentata la prima collezione 

elaborata con la consulenza delle esperte guide che hanno esasperato il 

collaudo di ogni dettaglio dei capi della collezione Four Seasons, tutti 

pensati per dare agli appassionati della montagna capi versatili e 

sovrapponibili per essere usati in ogni condizione e trovando la migliore 

performance nella combinazione più opportuna dei capi. La punta di 

diamante della collezione Four Seasons è rappresentata da alcuni capi 

completamente nuovi nei materiali e nei concetti che li hanno generati. 

Pile di lana – La coibenza è altissima, notevolmente superiore ai pile 

sintetici, come migliore è la traspirabilità. Stessi tempi (rapidissimi) di 

asciugatura e identica morbidezza del concorrente di origine “petrolifera” ad 

un costo non superiore. 

Down Line – Quattro piumini super leggeri, ma con doti di coibenza 

straordinarie grazie a vero piumino d’oca valorizzato da una sapiente 

distribuzione nel capo. Due capi offrono maggiore vestibilità, ma anche 

ulteriore leggerezza e traspirabilità grazie agli inserti in lycra sui fianchi e 

sotto le maniche. Più tecnici e ancora più caldi due piumini con la 

caratteristica originale dell’esclusivo cappuccio, richiudibile come quelli dei 

sacchi letto, ispirato e messo a punto in alcune spedizioni himalayane. Il 

prezzo è straordinariamente interessante: inferiori 

agli analoghi migliori capi sul mercato ma 

imbottiti di ovatte sintetiche. 

Packlite – La giacca è confezionata col 

miglior tessuto della giapponese Toray: 

offre una leggerezza estrema (300 g) e 

la massima impermeabilità 

(20.000 g/mq di colonna d’acqua) e 

consente il minimo ingombro 

quando compresso. Esclusivo il 

polsino a guanto che offre il più 

efficace bloccaggio e la chiusura 

quasi ermetica. Sono disponibili 

anche i calzoni in Packlite con tagli 

ergonomici adeguati all’utilizzo. 

Molti altri calzoni con 

caratteristiche finalizzate all’utilizzo 

(trekking, arrampicata su ghiaccio, 

cordura, antivento) e pile sintetici 

completano la collezione Four 

Seasons, ogni capo con 

rigorose caratteristiche 

tecniche molto accentuate. 

INFORMAZIONE PUBBLIREDAZIONALE 

48-10 è DISTRIBUITO DA PUNTO AZZURRO 

Info line 

Tel. 0346 22402 

www.4810nts.com 

149


che rIvOLuzIOne 

tre tecnOLOgIe InnOvatIve 

Eiger Plus GTX di Crispi è la calzatura adatta all’hard trekking e all’arrampicata – anche su ghiaccio. Ideale per 

l’alta quota proprio per le sue caratteristiche strutturali, questa calzatura offre la massima sicurezza e protezione al 

piede pur nelle camminate più ardue o nelle arrampicate. Eiger Plus è dotato di B.A.C. (Bump Absorbing Cage), 

una speciale gabbia costruttiva e strutturale a livello del puntale che garantisce comfort e protezione al piede 

soprattutto durante la camminata in discesa. Un’altra tecnologia importante è l’A.B.S.S. (Ankle Bone Support 

System), un sistema ottenuto grazie all’utilizzo di materiali innovativi che combinati assieme, permettono alla 

calzatura di plasmarsi dolcemente attorno alla caviglia. Inoltre, la calzatura monta il W.F.W. (Wrapping 

Frame Work), il sistema di sovriniezione strutturale che offre protezione, leggerezza e comfort al 

piede. Eiger Plus GTX è protetto da fodera interna in Gore-Tex Performance Comfort Footwear 

lining per impermeabilità, traspirabilità e performance al 100%. La Suola è Vibram ramponabile 

CRISPI SPORT 

Tel. 0423 524 211 

crispi@crispi.it 

Sviluppata e brevettata da Nextec, la tecnologia OutDry è una 

reale innovazione nel processo costruttivo delle calzature tecniche 

outdoor. Grazie ad un innovativo processo di laminazione diretta 

della membrana impermeabile e traspirante sulla tomaia, ogni 

potenziale punto di ingresso dell’acqua nella calzatura viene 

perfettamente sigillato. Migliora le prestazioni e il comfort rispetto 

alle membrane tradizionali, la barriera protettiva è solidamente 

unita alla tomaia, evitando qualsiasi rischio di penetrazione 

attraverso di essa e lasciando intorno al piede 

uno strato di aria asciutta che facilita la 

traspirazione. 

nOn SOLO per I peScatOrI 

Nel 1913 Julius e Hanna Didrikson hanno avviato la manifattura di 

indumenti waterproof a Grundsund, Svezia. Qui, sulla 

linea occidentale della costa, dove la Svezia incontra 

l’Atlantico, il costante bisogno era dettato 

dall’industria ittica locale. Per migliorare 

continuamente i capi, è fondamentale la 

collaborazione con gli utilizzatori. Attraverso gli 

anni, si sono succedute diverse evoluzioni nei 

materiali, fino al 1947, quando è stata inventata 

la saldatrice in grado di rendere i capi 

impermeabili. Nel 1981 sono stati sviluppati i 

primi tessuti poliuretani. Questo è stato 

l’inizio delle vendite al grande pubblico. 

Oggi Didriksons1913 è ancora il leader del 

functional clothing, diretto a cacciatori, 

golfisti e sportivi. Nell’immagine, Seven 

Women’s Jacket, un’anticipazione della PE 

2011 presentata alla recente OutDoor. 

Didkriksons1913 è distribuito da Sviluppo 

Commerciale Mengin Exclusive. 

MENGIN EXCLUSIVE 

Tel. 0471 548 888 

info@mengin.it 

NEXTEC 

TEL. 0331 677 611 

info@nextecsrl.it 

con intersuola ammortizzante in microporosa per un peso totale molto basso. 

aLLumInIO, carbOnIO, 

pOLIprOpILene 

e pOLIammIde 

Ideale per il trail running è il bastone 

Alta Quota FL di Gabel. Realizzato in 

ALU F60, del diametro di 16/14 mm, 

ha impugnatura Nordic Cork Lite Slim, 

Passamano Silver, Rotella Wing 

05/24 e punta Carbide in widia 

08/5. Gabel non cura solo l’aspetto 

tecnologico dei suoi prodotti, ma 

anche il loro possibile smaltimento. 

Possibile anche perché alla fine 

della vita del bastoncino l’utente 

può contribuire alla salvaguardia 

dell’ambiente semplicemente 

smontandolo, separando tutti i 

componenti e gettandoli negli 

adeguati contenitori per il 

riciclaggio. 

per eSSere pIù naturaLI 

Si chiama Piuma il nuovo modello outdoor 

della collezione Fitwell. Realizzato in pelle 

morbidissima da 1,2-1,4 mm di spessore 

scamosciata con trattamento 

idrorepellente, ha collarino interno 

ed esterno in pelle pieno 

fiore. La membrana è 

antiacqua 

traspirante eVent 

con costruzione a 

bootie skin-tech 3 

strati, accoppiata al 

tessuto Cocona per 

FITWELL 

una veloce evaporazione del sudore 

Tel. 0423 64 407 

all’esterno. Il trattamento garantisce un 

info@fitwellsrl.it 

effettivo controllo degli odori, aggiunto 

all’eccezionale protezione anti UV a garanzia d’impermeabilità e 

traspirabilità. Sottopiede in pelle per un maggior comfort. 

Imbottiture solo sulla zona malleolare e nel collarino per un 

maggior comfort. 10 passaggi di lacci per ottimizzare e 

personalizzare la calzata. Leggero puntalino e tacco di protezione 

in gomma sp. 1,8.

SOLO 400 grammI 

AMER SPORTS ITALIA 

Tel. 0422 52 91 


La pIù Leggera 

Leggera, durevole e stabile sulla maggior parte dei sentieri impegnativi, la 

Xa Pro 3D Ultra 2 di Salomon ottiene un profilo aerodinamico e maggiore 

durata grazie ad una nuova suola geometrica. Da segnalare inoltre la 

protezione in gomma della punta, la tasca per le stringhe, l’allacciatura 

asimmetrica, il parafango e il Sensifit. Inoltre, la calzata è 

ottimizzata Fit for Women Rubber Belt, la tomaia è 

traspirante ad asciugatura rapida Mesh. 

L’intersuola è in EVA a doppia densità, e offre 

controllo della pronazione. La suola è Non 

Marking Runnin Contagrip, il sottopiede è 

modellato in EVA e Ortholite. Chassis: 3D 

Advanced Chassis. Salomon è distribuito da 

Nell’immagine, la Trail Wind Jacket pensata 

per la donna: la proposta Marmot più 

leggera per la categoria trail – solo 96 

grammi. Nonostante il peso così ridotto, 

questa giacca garantisce una seria 

protezione dal vento e dall’umidità, e mette 

in mostra una miriade di caratteristiche 

lussuose destinate espressamente a 

soddisfare l’atleta che c’è in ognuno di noi. 

Marmot è distribuito da Kinobi. 

KINOBI 

Tel. 0423 496 165 

kinobi@libero.it 

OttImO aSSOrbImentO 

degLI urtI 

Icon Plus GTX è la scarpa adatta ad alpinisti tecnici e veloci, 

adatta per competizioni di Ice Climbing, spedizioni in quota, 

backpacking misto. Il modello è compatibile con i ramponi 

automatici, ha ottima calzata e design hi-tech della tomaia. Nuova 

costruzione con tessuto sintetico 3D, ottimo contro l’abrasione. 

L’intersuola è studiata appositamente per l’ice climbing. 

Estremamente rigida per la sicurezza nell’utilizzo dei ramponi, ma 

con un rocker sufficiente ad agevolare la camminata. La fodera 

Gore-Tex Duratherm e la costruzione a 

nido d’ape dell’intersuola creano un 

ambiente termicamente isolato per il 

piede. Un comfort addizionale proviene 

dal nuovo inserto assorbi-impatti nella 

zona del tallone e dal mix microporosa/ 

fibra di vetro dell’intersuola. 

GARMONT 

Tel. 0423 8726 


Amer Sports. 

LeggerI e funzIOnaLI 

I Kalmar Pants uomo hanno tutto quello che 

un paio di pantaloni per le attività outdoor 

leggeri e funzionali hanno bisogno. 

Realizzati in un tessuto molto robusto, la 

loro elasticità li rende ideali per le attività 

ad alto impatto. Questi 

pantaloni sono anche 

accattivanti, grazie al 

loro design 

eccezionale. Fanno 

parte della nuova 

EXPedition 

Coollection. 

Tatonka è distribuito 

da Amorini. 

AMORINI 

Tel. 075 691 193 

amorini@amorini.it 

La tecnOLOgIa deL SaLdatO 

La tecnologia NoSo è stata sviluppata e brevettata da Framis 

Italia: è l’unico sistema di saldatura ed unione senza cuciture 

completamente garantito, dalla produzione all’applicazione, perché 

realizzato da un’azienda che produce sia i nastri che le macchine. 

È possibile utilizzare il logo aziendale sui prodotti realizzati con 

questa tecnologia. NoSo offre una linea di nastri tecnici per 

l’impermeabilizzazione delle cuciture e delle cerniere, per rinforzare 

le unioni a ultrasuono, per nastrature decorative sulle fettucce o 

sui capi. Tutti i nastri sono applicabili con le tradizionali macchine 

termosaldatrci, o con le termosaldatrici NoSo, con garanzia di 

qualità. La diversa stratificazione dei composti chimici non solo 

offre la possibilità di avere nastri con un lato o due lati adesivi, ma 

anche caratteristiche meccaniche, di aspetto e di adesione 

differenti. Sono disponibili diverse 

varianti: mono e bi-adesivi, 

elastici, 100% poliuretano o con 

supporti in tessuto, trasparenti, 

colorati e con glitter. Test di 

laboratorio eseguiti secondo le 

specifiche norme UNI EN ISO 

dimostrano che i nastri e i film 

NoSo una volta applicati possono 

essere lavati a 40 °C e stirati a 

110 °C. 

FRAMIS ITALIA 

Tel. 02 908 051 

info@framis.it 

151


ImpermeabILe 

e traSpIrante InSIeme 

Il nuovo rivoluzionario tessuto soft-shell 

Polartec Power Shield Pro è stato scelto 

da The North Face per realizzare la 

giacca Halo, presentata nella collezione 

P/E 2011. Polartec Power Shield Pro 

sarà disponibile per la prima volta nei 

negozi a partire da quest’autunno, ed è 

stato premiato come il più avanzato 

soft shell mai creato poiché in grado di 

offrire la migliore combinazione fra 

protezione dagli elementi e traspirabilità 

mai raggiunta in un singolo prodotto. La 

Halo jacket segue le impronte della 

premiata Kishtwar jacket, lanciata da The 

North Face per l’autunno 2010. La parte 

THREESIXTY 

frontale di Halo è costruita con Polartec 

PR HEADQUARTER EUROPE 

Tel. 02 89421 187 

Power Shield Pro, tecno-tessuto che offre 

info@360group.it 

una superficie esterna estremamente 

resistente all’abrasione, tenace e capace di 

far scivolare via acqua e neve impedendone la penetrazione. La 

parte posteriore della giacca è invece in Polartec Power Dry per 

ottimizzare la circolazione d’aria, prevenendo situazioni di 

surriscaldamento durante le attività aerobiche. Il fit comodo è 

progettato per offrire all’utilizzatore la massima libertà di movimento. 

una tenuta OttImaLe 

La suola Dolomite, dotata del sistema di shock absorbing 

interno ed esterno, e il disegno del battistrada BBB (Back 

Bone Base), assicura il massimo della sicurezza su tutti i tipi 

di terreno. Grazie al nuovo particolare design 

del tacco e del battistrada Vibram Dolomite, i 

modelli Cougar garantiscono una tenuta ottimale 

anche nelle discese più impervie. La riduzione del 

peso, pari al 9% rispetto alla media di categoria, si 

traduce in minor fatica, mentre un innovativo 

sistema combinato di allacciatura a fasce 

consente il bloccaggio del piede 

estremamente stabile e preciso e perfetto 

avvolgimento del piede. Suola semi 

ramponabile. 

DOLOMITE DIVISIONE TECNICA 

Tel. 0422 88 41 

info@dolomite.it 

La nuOva Leggerezza deLL’eSSere 

per vIaggIare LeggerI 

OBERALP 

Tel. 0471 242 900 

info@oberalp.it 

La collezione estate 2012 Schoeller punta su tessuti leggeri, funzionali e gradevolmente 

morbidi, ideali sia per lo sport e il tempo libero che per il lavoro. La nuovissima tecnologia 

Schoeller-energear assicura un pieno d’energia oltre che un grande comfort, e la maggiore 

larghezza del tessuto bielastico permette di sfruttarlo meglio al momento del taglio. I tessuti 

softshell Schoeller-dryskin, strutturati in modo accattivante e dalla mano un po’ più robusta e 

compatta, danno un tocco di originalità nelle qualità per imbottiture di rinforzo o giacche per le 

stagioni intermedie. In rosso carico, blu sportivo o semplice grigio talpa, con un rovescio 

gradevolmente felpato sono anche la soluzione ideale per moderne giacche ibride. Nella 

famiglia di tessuti Schoeller-dynamic e Schoeller-dryskin, Schoeller Textil offre un piatto forte 

completamente diverso. Recentemente Schoeller ha presentato tessuti bielastici selezionati 

anche nelle larghezze maggiorate da 146 a 151 centimetri, che permettono di sfruttare meglio i 

tessuti al momento del taglio. 

OttImO SOStegnO 

anche neLLa verSIOne LOw 

L’agilità del taglio basso e la 

leggerezza di Amica Trail GTX di 

Garmont nascondono il fatto che 

questa scarpa è superba nel trail 

e non manca di adeguato 

sostegno. Il piede è ben 

bloccato da passa lacci, 

occhielli e un sistema di 

chiusura senza attriti, che 

sostengono senza appesantire. 

L’intersuola a tre densità è costituita 

da un nucleo articolato in EVA 

integrato in uno strato supportante in PU, 

confortevole su tutti i terreni. I doppi sistemi 

GARMONT 

Spine stabilizzano in modo indipendente il 

Tel. 0423 8726 

piede. La suola Fiore by Vibram, anti-scivolo, info@garmont.com 

garantisce una trazione aggressiva grazie ai 

tasselli da 6 mm testurizzati. Pensata per hiking giornalieri, 

birdwatching, fotografia, Amica Trail è la compagna ideale. La 

tomaia è molto traspirante e offre l’impermeabilità della fodera 

Gore-Tex, per tutte le situazioni climatiche. 

La protezione contro gli insetti 

serve sempre in viaggio... e la 

comoda t-shirt girocollo 

Salewa è dotata del 

trattamento HealthGuard 

Vital Protection a lunga 

durata, che garantisce un 

grado di protezione 

estremamente affidabile (fino al 

90%) da zanzare, mosche e 

punture di altri fastidiosi insetti. 

Inoltre, proprio durante i viaggi più 

lunghi, il trattamento antizanzare 

impedisce il formarsi di cattivi odori 

causati da batteri, mantenendo 

l’abbigliamento più fresco e 

igienico e proteggendolo dallo 

scolorimento, dalle macchie e dai 

danni causati dai microbi. 

Disponibile nei colori citro, 

waterfall, carbon, green, red 

pepper, campanula, polar blue. 

Salewa è distribuito da OberAlp.

una caLzata 

cOnfOrtevOLe 

Slate è la calzatura che Kefas propone per 

l’hiking leggero. Look aggressivo, calzata 

comoda, comfort e flessibilità in tutte le 

condizioni. La tomaia è realizzata in 

scamosciato e poliestere HT, la fodera 

BioDry System, la suola in gomma EVA. 

Disponibile nelle taglie dalla 36 alla 47. 

STYL GRAND 

Tel. 0423 670 340 

info@kefas.it 

una nuOva 

tecnOLOgIa 

dI Stampa 

L’azienda emergente 

produttrice di bastoncini 

da trekking e nordic 

walking Made In Italy, 

Vipole, presenterà 

all’OutDoor la nuova 

gamma di bastoncini 

caratterizzati dal design 

innovativo e da avanzati 

contenuti tecnici. Grazie 

agli investimenti fatti sulle 

più avanzate tecnologie 

digitali, e all’utilizzo della 

tecnologia di stampa 

CromoSintesi (in 

esclusiva), Vipole offre la 

possibilità di produrre 

bastoncini personalizzati 

(es. per associazioni 

sportive, rental shop, 

negozi, strutture 

alberghiere…) a prezzi 

contenuti anche per 

piccole produzioni (già da 

25-50 paia). 

Nell’immagine, il 

bellissimo Black Cat Eva. 

VIPOLE 

Tel. 0424 534 488 

info@vipole.it 

La SceLta mIgLIOre per L’aLpInISta 

Nelle spedizioni in cui tutto ciò che si può portare con sé 

deve essere contenuto in uno zainetto. Novità della 

Primavera 2011 e specificatamente concepita per 

situazioni di emergenza, la Verto Jacket è realizzata in nylon 

micro-ripstop Pertex Quantum sette denari, il tessuto più 

leggero mai impiegato nella linea Summit Series di The 

North Face. Una volta ripiegata, occupa lo stesso spazio di 

una barretta energetica. Incredibilmente leggera, Verto si 

comprime all’interno della sua stessa tasca con zip (sul 

petto nella versione maschile e sul bicipite in quella 

femminile) ed è provvista di un pratico anello elastico da 

agganciare all’imbragatura. Una volta aperta, questa giacca 

dalla vestibilità Performance è provvista di cerniera frontale 

su tutta la lunghezza con lampo a spirale, cappuccio 

ergonomico con bordo elastico, fascia elastica ai polsi per 

proteggere dalle burrasche estive e dalle nebbie primaverili. 

Estremamente durevole e resistente all’abrasione, Verto è 

provvista anche di una pratica tasca di sicurezza con zip. 

cOn LIngueLLa Integrata 

Trango Guide è stato studiato appositamente, anche nelle declinazioni colore, per utilizzi 

lavorativi da parte di guide e soccorritori, ma anche per escursionismo alpino e 

avvicinamenti. Sintesi perfetta tra tecnicità e comfort grazie alla predisposizione per 

aggancio rampone e alla costruzione della tomaia: leggera e flessibile per la 

massima comodità. Al comfort interno contribuisce anche la linguella 

integrata nella tomaia realizzata in tessuto morbido stretch: evita la 

formazione di pieghe e riduce al minimo gli spessori tra linguella, 

fodera e tomaia. Come gli altri modelli Trango, anche Trango Guide 

adotta lo snodo multidirezionale della caviglia 3D Flex System, 

che assicura sostegno e mobilità della caviglia in tutte le 

direzioni. La tomaia presenta dei rinforzi realizzati con 

un’innovativa gomma liquida spalmata leggera 

e protettiva. 

CALZATURIFICIO LA SPORTIVA 

Tel. 0462 571 800 


per gLI atLetI pIenI dI adrenaLIna 

No Limits sposa la tecnologia e la qualità 

Q-Six, per gli atleti che pretendono grande 

tecnicità e performances fuori dal comune. 

In-Out Technology ricrea il comportamento 

e le caratteristiche della pelle umana, 

ovviando ai suoi limiti naturali. Doublelayer 

è il tessuto a due strati interfacciati dalla 

duplice funzionalità: in caso di alte 

temperature il sudore trattenuto confluisce 

all’esterno per essere distribuito 

uniformemente sulla superficie della pelle 

(Expander) e quindi evaporare 

rapidamente. I capi No Limits by Q-Six 

oltre ad essere tecnici sono anche 

confortevoli e resistenti, con cuciture 

piatte a 4 aghi e trattamento antibatterico 

igienizzate. No Limits è distribuito da 

Quarantasei. 

QUARANTASEI 

Tel. 030 2018 600 

info@46-46.com 

153


aL ServIzIO deI fabbrIcantI dI caLzature 

Northfeet è un’azienda giovane, che si è fatta apprezzare sul mercato per l’offerta di una 

serie di servizi che spaziano dal montaggio delle calzature al controllo qualità, ripasso e 

riparazione, dalla consulenza al packaging dei prodotti. La Northfeet fornisce servizi a 

fabbricanti di calzature, distributori e marchi internazionali che producono all’estero. 

Entrando nel dettaglio, la Northfeet si è specializzata nel montaggio di calzature sportive e 

casual, con lavorazione fondo chiuso, strobel e ideal, ma può soddisfare le esigenze di tutti i 

tipi di calzature. A livello di controllo qualità, l’azienda veneta è in grado di creare il check-up 

completo del prodotto finito, spaziando dalla tenuta di suola e tacco al controllo minuzioso 

di tutte le componenti della scarpa: occhielli, ganci, eventuali pieghe di fodera, sottopiede e 

tallonetta, e così via. La Northfeet esegue, inoltre, tutte le lavorazioni di finissaggio (dalla 

stiratura alla spazzolatura, alla riparazione dei difetti), servizi di logistica e packaging. 

aLLaccIatura rapIda e precISa 

Cima GTX è pensata per l’appassionato di 

backpacking preparato, che apprezza la leggerezza e il 

comfort per utilizzi rapidi e frequenti. Molto versatile, 

adatta per viaggi montani e backpacking anche con 

carichi importanti, è lo scarpone ideale per il 

professionista e le squadre di montagna. Leggero, 

con l’allacciatura estesa fino in punta, che fornisce 

ulteriore sensibilità nell’avampiede per uscite 

tecniche e scrambling. Design aggressivo 

per coloro che richiedono prestazioni al 

top dalle loro scarpe. La fodera Gore- 

Tex assicura impermeabilità e 

traspirabilità, mentre la suola Vibram 

Nepal ha tasselli profondi per trazione 

su superfici soffici, puntale semi-pieno 

per maggior durabilità. 

GARMONT 

Tel. 0423 8726 


cOmfOrt InSuperabILe 

L’innovativa Terrex Hybrid Jacket è uno dei capi fondamentali della 

collezione PE 2011 dedicata agli sport all’aria aperta. La sua 

speciale struttura ibrida combina materiali tecnici dedicati alle 

differenti aree del corpo maschile e femminile. L’esclusivo Gore 

Windstopper Active Shell viene utilizzato per proteggere le zone 

del corpo maschile più sensibili al vento e al freddo, dando vita ad 

un capo impermeabile e traspirante al 100%, mentre lo Stretch 

Softshell senza membrana aumenta la 

ventilazione nelle aree del collo e 

delle spalle. La tecnologia adidas 

Formotion completa questo capo 

funzionale e performante 

promettendo la massima 

libertà di movimento. 

Disponibile nelle taglie dalla 

S alla XL, nei colori nero, 

rosso vero, verde intenso, 

blu piscina. 

ADIDAS ITALY 

Tel. 039 27 151 

www.adidas.it 

NORTHFEET FOOTWEAR 

Tel. 0423 621 888 

northfeet@interfree.it 

SuppOrtO e StImOLazIOne 

deI muScOLI 

La t-shirt Exo S Lab, grazie alla sua 

struttura e alle tecnologie impiegate, 

permette di correre più a lungo 

recuperando meglio l’energia. La 

struttura sostiene il torace e la parte 

posteriore del corpo durante il trail 

running. Gli Short Exo Lab II, grazie alle 

tecnologie e alla struttura, favoriscono 

la corsa e permettono un migliore 

recupero dell’energia. Uniscono un 

mantenimento della postura ad un 

sostegno addominale per migliorare le 

prestazioni. La tecnologia Exo 

Sensitif aumenta l’assunzione 

di ossigeno durante l’attività. 

Entrambi i capi sono 

disponibili nelle taglie dalla S 

alla 2XL. Salomon è 

distribuito da Amer Sports. 

AMER SPORTS ITALIA 

Tel. 0422 52 91 


menO peSO, pIù perfOrmance 

Force GTX è la calzatura Asolo pensata per l’hiking. La tomaia è 

realizzata in pelle scamosciata mm 1,6-1,8 idrorepellente e nylon 

ad alta tenacità. La fodera è in Gore-Tex performance comfort 

footwear, il sotto piede di montaggio è 

Power Lite Asoflex, il sottopiede 

anatomico Lite 2, e la suola Power Lite 

(gomma-eva) con rinforzo del tacco in 

Pebax. Force è disponibile nelle misure 

dalla 6 alla 13,5 (UK), nelle varianti 

colore cendre/marrone, wool/marrone 

e grafite/stone.

una perfetta 

cOmpagna dI vIaggIO 

La nuovissima Viking Rhombus uomo è una calzatura per il tempo 

libero che fonde il meglio di un sandalo e di una scarpa sportiva. 

Le aperture per l’aria, che sono state aumentate, le rendono 

perfette per i giorni di estate caldi. Questa calzatura è 

equipaggiata con la suola Vikings unique UGC, che assicura un 

grip ottimale anche su terreni scivolosi. La suoletta shock 

absorbing, combinata con la suola a cuscinetti in EVA, crea una 

calzatura confortevole, che calza a pennello con la forma del piede. 

Rhombus è disponibile in una versione premium, che prevede l’uso 

del cuoio per la parte superiore. Viking è distribuito da Sanolo. 

OttImO fIt 

I Trousers Regatta ideati per il trekking si 

chiamano Geo Extol Trousers, e possono 

essere indossati dall’uomo e dalla donna. 

Sono realizzati in poliammide, un materiale 

stretch e acqua repellente. Si segnalano 

le tasche laterali con zip. Sono disponibili 

in tre lunghezze: short, regular e long, 

nelle taglie donna dalla 8 alla 20 e uomo 

dalla 30 alla 44. Regatta è distribuito da 

Land-Mark. 

LAND-MARK 

Tel. 0423 615 404 


SANOLO 

Tel. 0423 604 909 

info@sanolo.it 

waLkIng cOmfOrt 

La LInea per mOuntaIn 

bIke endurance 

Per l’estate 2011, la linea ALP-X di Gore Bike 

Wear si allarga, offre per l’estate soluzioni di 

abbigliamento complete, dalla testa ai 

piedi. I singoli indumenti sono studiati 

per essere abbinati tra loro e combinati 

in base alle esigenze individuali dei 

biker. Le maglie sono state 

appositamente adattate alle speciali 

esigenze degli amanti del cross 

country endurance e offrono nuove 

funzionalità. La buona ventilazione era già nota 

nel modello precedente, grazie alla zip frontale e 

agli inserti a rete. Per la massima ventilazione, la 

nuova maglia è stata dotata di una chiusura a 

zip che consente di aprirla completamente, 

mentre gli inserti in rete sotto le braccia, nella 

zona lombare e del collo sono ancora più ampi. 

Grazie al taglio ergonomico e al peso ridotto, la 

maglia ALP-X risulta appena percepibile sulla 

pelle. Il sistema “Moisture Management”, per l’assorbimento 

dell’umidità, elimina rapidamente il sudore dal corpo. In questo 

modo si evita il fastidioso raffreddamento dovuto alla 

sudorazione e la maglia non si appiccica alla pelle. 

caLdI dentrO, reSIStentI fuOrI 

Semplici ma efficaci, i Duraglove offrono 

protezione e calore per corridori e podisti. 

Disponibili sia in CoolMax che in lana, i 

DuraGloves presentano fibre calde sulla 

pelle e un resistente e duraturo strato di 

nylon all’esterno del guanto. Sono i favoriti 

da parte dei migliori ciclisti per le classiche 

di Primavera/Autunno, ciclocross e 

allenamento invernale. 

LO.GA. 

Tel. 031 396 510 

info@principiabikestore.com 

L’hiking è un’attività che richiede una 

calzatura da trekking stabile e confortevole. 

Trezeta ha utilizzato su questa linea di 

prodotto una forma comoda e un plantare 

morbido, utilizzando allo stesso tempo 

materiali resistenti e di alta qualità. 

Tiwanacu Pro monta la tecnologia Natural 

Ventilation, Plantare Comfort FO Support, 

Suola vibram Ruin Rubber e Protezione 

Bycast Leather. 

TREZETA BY MGM 

Tel. 0423 489 310 

info@trezeta.it 

155

EXTRA EXT 

156 INSERTO EXTRA 

adidas e i Ragni di Lecco 

insieme fino aL 2013 

adidas è orgogliosa di annunciare la firma di un contratto triennale in 

esclusiva con I Ragni di Lecco, società dedita all’arrampicata sportiva 

competitiva nell’orbita del Gruppo alpinistico Ragni della Grignetta. 

Daniele Bernasconi, Presidente del Gruppo ha dichiarato: “Siamo entusiasti 

di rappresentare un brand prestigioso come adidas, entrando 

così a far parte di un team che ci possa accompagnare e sostenere 

a livello tecnico nella nostra crescita professionale. Per qualunque 

atleta che desideri essere veramente competitivo a livello mondiale, è 

fondamentale poter contare su prodotti di prima qualità, studiati per 

performare al massimo. Qui a Friederichshafen inizia il nostro nuovo 

percorso con adidas”. 

Con oltre 60 anni di grande storia alpinistica costellata di numerosissime 

imprese internazionali, I Ragni di Lecco sono il più famoso 

e importante gruppo alpinistico del mondo. Accanto a grandi nomi 

del passato come Cassin e Casimiro Ferrari, oggi spiccano alpinisti 

e scalatori costantemente ai vertici, come Daniele Bernasconi, attualmente 

Presidente, Simone Pedeferri, Matteo Della Bordella, Fabio 

Palma, Matteo Bernasconi, Paolo Spreafico. Innumerevoli le nuove 

vie aperte negli ultimi cinque anni e di rilievo la popolarità che il gruppo 

riscuote in tutta Italia e sulle riviste internazionali. 

Mary Villa, Responsabile Brand Marketing della divisione Sport Performance 

di adidas Italy, accoglie I Ragni di Lecco nella famiglia adidas 

con un caloroso benvenuto: “Per la prima volta un brand firma 

una sponsorizzazione tecnica non solo con un singolo atleta ma, addirittura, 

con un intero gruppo sportivo costituito da circa 100 persone. 

Una vera e propria dichiarazione d’intenti: adidas si è data l’obiettivo 

di diventare entro il 2015 uno dei marchi di riferimento nel mondo 

outdoor. E ha tutte le carte in regola per farlo con prodotti innovativi 

e tecnologici utilizzati dagli atleti più credibili del settore sia del passato, 

come Reinhold Messner, che del presente come i fratelli Huber, 

ma anche Beat Kammerlander (climbing), Bernd Zangerl (bouldering) 

e ora I Ragni di Lecco. 

Lo stile di arrampicata originale e estremamente innovativo caratteristico 

dei Ragni di Lecco si sposa perfettamente con la collezione 

Terrex di adidas, che si rivolge principalmente ai consumatori athletic-minded, 

ossia a coloro che desiderano sfidarsi ogni giorno fisicamente 

e mentalmente. Terrex è sinonimo di leggerezza, di prodotti altamente 

funzionali che permettono all’atleta di muoversi velocemente 

Mico sbarca 

alla Dolomites Sky Race 

Il 18 luglio 2010 ha preso il via la 

13 a edizione della Dolomites Sky 

Race (Memorial Diego Perathoner) 

e Mico Sport ha presenziato 

con il proprio Mico Beta Tester 

Team/09 e un gazebo dedicato a 

tutti gli sportivi. Ai primi tre classificati, 

sia della gara femminile 

che di quella maschile, è andato 

in premio un kit completo di abbigliamento 

tecnico sportivo targato 

Mico Sport. 

Il punto di ritrovo Mico, nella centralissima 

piazza Marconi di Canazei, 

è stato aperto fin dalla sera 

di sabato 17 luglio per accoglie- 

re gli atleti del primo team multidisciplinare 

italiano. Il Team/09 è 

impegnato nei test di nuovi materiali 

per la prossima linea di abbigliamento 

tecnico sportivo targato 

Mico Sport. I 100 atleti della 

squadra sono stati invitati a partecipare 

alla mitica skyrace di Canazei 

con indosso i materiali attualmente 

in test: non solo runners e 

skyracer, ma anche ciclisti, arrampicatori, 

camminatori, nuotatori. 

Tutti gli sportivi che si si sono 

presentati al gazebo hanno ricevuto 

un gadget e hanno potuto 

conoscere meglio la selezione 

per entrare nel Mico Beta Tester 

Team/010, già aperta sul sito 

www.micobetatester.it 

e di sentirsi comodo durante la propria attività fisica. 

La collezione offre una linea completa di scarpe, abbigliamento e 

accessori arricchiti dalle tecnologie più recenti e innovative di adidas 

e dei suoi più rinomati partner come Gore-Tex, Windstopper 

e Nano-Tex. 

La presenza alla Dolomites Skyrace 

2010 sottolinea la vicinanza 

di Mico allo sport di tutti, fatto di 

passione e sudore. La gara sarà 

come sempre incredibile con una 

cavalcata di 22 km che presenta 

1750 metri di dislivello e di so- 

le salite. Quest’anno si celebra la 

13 a edizione, la prima senza l’inventore 

della manifestazione, Diego 

Perathoner, scomparso il 26 

dicembre sotto la valanga della 

Val Lasties.

RA EXTRA 157 

And the winner is... Adam Ondra 

Ad aggiudicarsi la quinta edizione del Salewa Rock Award 2010, 

l’Oscar dell’arrampicata assegnato al climber su roccia più rappresentativo 

della stagione è stato Adam Ondra, il climber di 17 anni 

già vincitore del premio nel 2008. Nella motivazione al premio c’è 

tutta l’essenza del giovane atleta della Cekia: “Ad Adam Ondra, per 

le sue impressionanti realizzazioni e per la capacità di interpretare 

l’arrampicata come una grande avventura”. 

A consegnare il premio Ruth Oberrauch, responsabile in Salewa 

delle attività di marketing in Italia in occasione della serata Arco 

Rock Legends, evento che ha chiuso la seconda giornata della 

XXIV edizione del Rock Master di Arco in Trentino: “Siamo estremamente 

soddisfatti di affiancare il nome della nostra azienda ad 

una iniziativa che conferma di anno in anno di valorizzare un talento 

dell’arrampicata – commenta Ruth Oberrauch – e questo premio 

rappresenta ancora una volta la nostra vocazione nel mondo della 

montagna e dell’arrampicata”. 

La vittoria dell’atleta è stata decretata da una giuria internazionale 

composta dalle redazioni di 23 riviste specializzate tra le più importanti 

del mondo, e il criterio scelto è basato sulla valutazione delle 

performance che l’atleta ha ottenuto nel corso della passata stagione. 

Ma non solo, perché i giurati hanno valutato nel proprio giudizio 

anche quanto il climber ha saputo influenzare lo stile dell’arrampicata 

sportiva. 

L’elenco delle nomination da cui è emerso Adam Ondra è stato davvero 

stellare, compendeva gli americani Chris Sharma e Daniel Woods, 

e i francesi Charlotte Durif e Enzo Oddo, che hanno dovuto inchinarsi 

al bis firmato dal climber della Repubblica Ceca. 

Una serata, quella dell’Arco Rock Legends, che ha premiato la dedizione 

e l’amore per la montagna di questi giovani climber e che 

è stata collocata nella seconda giornata di gare del Rock Master, 

giunto alla sua 24 a edizione, e che vede in gara i più forti atleti del 

mondo. Consegnato anche La Sportiva Competition Award, vinto 

Una campagna a favore 

della rottamazione 

La campagna di rottamazione bici 

2010 di Sportler in collaborazione 

con Caritas si è dimostrata 

anche quest’anno un successo. 

Sono state inviate a Satu Mare, in 

Romania, circa 500 biciclette che 

saranno di sicuro aiuto agli abitanti 

del posto. La campagna di 

rottamazione bici organizzata da 

Sportler assieme a Caritas è stata 

chiamata per quest’anno ‘dai un 

taglio alla noia, cambia la tua vecchia 

bici’, e ha coinvolto moltissimi 

clienti Sportler che hanno conse- 

gnato nelle filiali circa 1000 biciclette. 

Circa la metà di queste è 

stata resa nuovamente sicura per 

la circolazione stradale, e trasportata 

dalla ditta Brigl alla Caritas di 

Satu Mare, dove le biciclette sono 

state consegnate a persone 

che ne faranno sicuramente buon 

uso. 

La parola d’ordine della promozione 

Sportler cambia tutti gli anni, 

ma l’idea di base resta sempre 

la stessa: anche se vecchie oppure 

non sicure per la circolazione 

verranno raccolte tutte, messe in 

condizioni di circolare e utilizzate 

per una giusta causa. 

dalla climber giapponese Akiyo Noguchi dove l’austriaca Johanna 

Ernst, nella foto), atleta del Salewa alpineXtrem Team, ha ottenuto 

una importante nomination che la colloca tra le climber più forti del 

panorama dell’arrampicata sportiva mondiale. 

Le competizioni si svolgono nel rinnovato Climbing Stadium di Arco 

e rappresentano anche la prova generale in vista dell’IFSC World 

Climbing Championship, il campionato mondiale di arrampicata che 

si svolgerà ad Arco nel luglio 2011 e di cui Salewa sarà partner. 

Restyling del sito 

per La Sportiva 

La Sportiva rilancia in grande stile 

il proprio sito internet proponendo 

ai suoi utenti nuovi contenuti, 

un layout rinnovato emozionale e 

moderno, un’organizzazione ancora 

più chiara per aree tematiche, 

una sezione completamente 

dedicata agli atleti La Sportiva e 

un approccio totalmente orientato 

agli strumenti del web 2.0, chiudendo 

così il cerchio sulle attività 

di web marketing portate avanti 

dall’azienda già da qualche anno 

grazie alla presenza sui principali 

social network, 

all’apertura del blog 

ufficiale laspoblog. 

com e alle web activities 

con siti partner 

come planetmountain, 

mountainblog e sportdimontagna. 

Il nuovo sito internet 

La Sportiva, raggiungibile 

sempre all’indirizzo 

www.lasportiva. 

com, punta a far crescere ulteriormente 

la community di appassionati 

al brand, alimentandola con 

contenuti sempre nuovi e aggiornati, 

e permettendo con un semplice 

click da parte degli utenti di 

condividere il più possibile e velocemente 

le informazioni sulla propria 

pagina facebook, twitter, youtube, 

ecc. 

Una novità ulteriore è la possibilità 

di iscriversi ai feed rss del magazine 

aziendale: il modo più facile 

e veloce per rimanere costantemente 

aggiornati in tempo reale 

sulle attività dell’azienda.

EXTRA EXT 


Dolomite Outdoor Experience 2010 

Canyoning, mountain bike, arrampicata e ferrata: 

sono quattro le discipline dove si sono misurati i 

50 clienti, selezionati tra i migliori partner commerciali 

Dolomite e i giornalisti che hanno partecipato 

alla settima edizione dell’Outdoor Experience Tour 

2010, a Riva del Garda dal 21 al 23 giugno. Pro- 

Reinhold Messner 

sceglie Simon Gietl 

Il giovane talento dell’alpineXtrem 

Team di Salewa, Simon Gietl, è 

stato scelto insieme al fratello 

Manuel, dalla leggenda mondiale 

dell’alpinismo, Reinhold Messner, 

per il premio speciale di 10.000 

euro che permetterà ai due fratelli 

della Val Pusteria di progettare 

e realizzare una spedizione alpinistica. 

Una cerimonia particolare, semplice 

ma estremamente ricca di significati, 

quella che si è svolta a 

Castel Firmiano, nella quale Reinhold 

Messner ha consegnato a 

due giovani alpinisti italiani un premio 

particolare per ciò che hanno 

fatto, e soprattutto per quello che 

hanno in programma di realizzare. 

A ricevere il riconoscimento sono 

stati i fratelli altoatesini Simon 

e Manuel Gietl, che hanno ricevuto 

dalle mani della leggenda mondiale 

della montagna l’assegno di 

10.000 euro, e che dovranno utilizzare 

in una spedizione comune. 

“Simon e Manuel hanno fatto nelle 

Dolomiti alcune scalate molto interessanti, 

e tra queste mi ha impressionato 

molto la ripetizione 

di Mutschlechner, una via aperta 

da Christoph Hainz – ha spiegato 

Reinhold Messner – per alpinisti 

giovani come i due fratelli 

della Val Pusteria è molto difficile 

procurarsi i mezzi per spedizioni 

e progetti, ed è per questa ragione 

che ho scelto loro due, che 

a mio avviso hanno la classe per 

diventare dei grandi alpinisti.” Simon 

Gietl è l’astro nascente dell’ 

alpineXtrem Team di Salewa, un 

esclusivo gruppo di climber élite 

in grado di compiere imprese alpinistiche 

di assoluto rilievo. “Tuttavia 

Simon e Manuel Gietl hanno 

bisogno di realizzare progetti al di 

fuori delle Dolomiti – ha aggiunto 

Messner – e con questo premio 

avranno la possibilità di fare la prima 

spedizione comune al di fuori 

delle montagne di casa.” 

I due fratelli della Val Pusteria sono 

stati sorpresi del premio consegnato 

loro da Messner, e non 

hanno ancora scelto una vetta da 

conquistare: “Vogliamo una salita 

difficile per poi scendere con gli 

sci – ha spiegato Simon a nome 

anche del fratello – questa finora 

è l’unica certezza che abbiamo.” 

tagonista di questi tre giorni l’adrenalina: i partecipanti 

hanno potuto provare le Scramble, il modello 

di punta della linea Landscape di Dolomite, in 

situazioni diverse, immersi nell’acqua o appesi ad 

una corda, a cavallo di una mountain bike o scivolando 

sul letto di una cascata. Un modo per testare 

le calzature in uno degli angoli 

più belli del Trentino Alto Adige 

e del lago di Garda. Le Scramble 

sono state promosse a pieni 

voti: confortevoli, sicure e perfettamente 

anatomiche si sono rivelate 

ideali per affrontare ogni 

situazione. I clienti hanno assistito 

inoltre alla presentazione della 

nuova collezione SS2011 che 

non ha mancato di stupire: fiore 

all’occhiello la nuova linea di stile 

rétro 54. Un nome che già preannuncia 

una nuova conquista 

per Dolomite. 

Partnership 

tra Polartec e Polygiene 

Polartec, LLC, leader mondiale 

nella produzione di tessuti ad alta 

prestazione, ha approvato una 

partnership con il brand svedese 

Polygiene AB, produttore della 

tecnologia silver-salt per il controllo 

degli odori, approvata dai severissimi 

standard bluesign. Questa 

tecnologia sarà dunque integrata 

nella produzione di tessuti di alta 

qualità, eco-compatibili e capace 

di resistere in modo permanente 

agli odori. Polartec Power Dry 

con Polygiene sarà disponibile ai 

consumatori a partire dalla primaverea 

2011. 

“Silver-salt è una tecnologia per il 

controllo degli odori altamente efficace, 

e la certificazione bluesign 

la rende estremamente appropriata 

per i tessuti Polartec, nonché 

per i nostri clienti e i consumatori”, 

ha dichiarato Jon Adelman, Vice-Presidente 

Esecutivo Vendite 

e Marketing per Polartec. “La 

maggior parte dei tessuti Polartec 

ha già superato lo standard bluesign; 

la conversione a Polygiene 

estende questa garanzia a tutta la 

collezione.” 

La tecnologia Polygiene offre 

un’azione anti-microbica che controlla 

gli odori causati dai microorganismi. 

Essa si basa sull’applicazione 

di ioni di argento al 

tessuto per inibire la proliferazione 

dei batteri che provocano i cattivi 

odori, e promuove una sensazione 

di freschezza durante un’ampia 

gamma di attività. Polygiene è stata 

approvata bluesign ed è stata 

inclusa nell’elenco dei prodotti sicuri 

stilato da Oeko-Tex. Il trattamento 

Polygiene è permanente, 

pertanto dura per l’intera vita del 

capo di abbigliamento, ed utilizza 

argento al 100% riciclato. 

Polartec sta lanciando Polygiene 

nella sua famiglia di tessuti Polartec 

Power Dry, progettata per lo 

strato base. Polartec Power Dry è 

appositamente studiato per mantenere 

la pelle asciutta quando si 

suda, e rappresenta lo strato idea- 

le da indossare a contatto con la 

pelle per runners, sciatori, arrampicatori 

e altri appassionati di avventura. 

I tessuti Polartec Power 

Dry sono realizzati secondo un 

procedimento brevettato che utilizza 

due costruzioni diverse per 

i due lati del tessuto (interno ed 

esterno). In questo modo si ottengono 

due superfici differenziate: 

una ottimizzata per allontanare 

il sudore dalla pelle. Abbinato 

a Polygiene, Polartec Power Dry 

si qualifica come lo strato base ad 

alta prestazione leader sul mercato.

RA EXTRA 

Parte una nuova 

avventura 

Fjällräven organizza ogni anno 

ad agosto un importante evento 

al quale possono prendere parte 

tutti coloro che desiderano esplorare 

le terre del Nord della Svezia 

e vivere in simbiosi con le meraviglie 

della natura. La loro quota di 

partecipazione contribuirà ai fondi 

destinati a salvare la volpe bianca, 

specie in via d’estinzione e simbolo 

del marchio svedese. 

Fjällräven Classic è un evento-trek 

di lungo raggio che dal 2005 vede 

8 gruppi di appassionati trekkers 

sfidarsi amichevolmente su 

un percorso di 110 km, un’esperienza 

davvero unica, nella sugge- 

stiva cornice di un deserto mozzafiato, 

un’emozione che rimarrà 

scolpita nella mente e nel cuore 

per sempre. L’organizzazione è 

impeccabile, tutto pianificato nei 

dettagli, ci sono centinaia di volontari 

pronti a risolvere qualsiasi 

dubbio ed esigenza; ne è la prova 

il numero dei partecipanti che 

in 5 anni da 150 sono passati a 

2000. 

L’avventura inizia il 6 agosto quando 

parte il primo gruppo da Nikkaluokta, 

un piccolo villaggio vicino 

a Kiruna, perduto nell’estremo 

nord della Svezia. Nell’arco di 

sette giorni si raggiunge Keronbacken 

(ancora più a nord) per 

ammirare insieme uno dei più straordinari 

paesaggi artici, passando 

per montagne e scenari lunari, 

verdi spianate e distese rocciose, 

costeggiando sponde di laghi e 

tagliare il traguardo con la consapevolezza 

di aver visto un angolo 

di paradiso proprio qui, su questa 

terra. Può essere una magnifica 

occasione per entrare in contatto 

con se stessi scoprendo terre selvagge, 

pur avendo la certezza di 

far parte di un evento organizzato 

e curato nei minimi dettagli. Oppure 

un momento di condivisione, 

di amicizie vecchie e nuove. 

Da settembre si aprono le iscrizioni 

per l’edizione 2011. 

La Cina conferma la sua voglia di outdoor 

La 5 a edizione della fiera Asia Outdoor 2010 ha confermato il trend 

positivo degli ultimi anni, oltrepassando ampiamente la quota target 

di 15.000 visitatori, con affluenza in crescita di più del 10%. Numeri 

importanti per una fiera che vuole sempre più proporsi come il terzo 

appuntamento mondiale per il mercato outdoor, dopo Friedrichshafen 

e Salt Lake City. 

Marchi europei importanti come Garmont, La Sportiva, Lowa, Vaude, 

Meindl, Edelrid e altri ancora hanno sicuramente compartecipato 

all’innalzamento della qualità degli espositori presenti. Un gradito ri- 

Tutti “di corsa” lungo i percorsi Gore Segnavia 

Ritornano operativi 

i percorsi Gore Segnavia 

di Courmayeur, 

Cervinia e Canazei, 

sentieri di 

montagna con segnaletiche 

studiate 

ad hoc e firmate Gore, 

che propongono 

alcuni esercizi fisici e 

forniscono consigli a 

tutti i runners per correre 

bene e meglio. 

Il progetto Gore Segnavia, 

realizzato la 

scorsa estate con 

grande successo in 

collaborazione con le amministrazioni comunali, fa parte di una nuova 

strategia operativa Gore diretta a sensibilizzare i runner con mezzi di 

comunicazione diversi e alternativi per proporre un approccio corretto 

al trail running. 

Da tempo Gore e i suoi partner lavorano insieme per realizzare prodotti 

altamente tecnologici che soddisfino le esigenze più estreme di chi 

corre. Le calzature da running in membrana Gore-Tex non sono solo impermeabili, 

e favoriscono la rapida fuoriuscita del calore e dell’umidità 

in eccesso, ma mantengono a lungo un microclima interno ideale in 

qualsiasi circostanza e condizione climatica. L’abbigliamento permette 

massime performance e ottimo comfort, oltre ad avere un design accattivante 

e di tendenza che guarda anche alla sicurezza con loghi fluorescenti 

evidenti di sera. 

Lungo i percorsi di Montagna si possono trovare pannelli bacheca e 

chilometrici, con mappa del tragitto e consigli per una corretta pratica 

sportiva, tutto in uno scenario vario e affascinante. 

torno il marchio cinese Toread, leader nel settore outdoor/spedizioni 

con oltre 500 punti vendita in tutta la Cina. Per Knut Jaeger, consulente 

per l’organizzazione della fiera, anche quest’anno “la fiera è stata 

un successo. Visitatori di qualità, professionali e preparati, grazie 

agli sforzi che stiamo facendo per promuovere l’evento sul territorio 

(tra i quali un supershow itinerante 

con la possibilità di provare 

svariate attività outdoor). È 

fondamentale per i brand europei 

e americani non presenti capire 

che, anche se non c’è una 

distribuzione del loro prodotto 

sul territorio, è proprio in queste 

occasioni che si prendono i contatti 

giusti per avviare business 

fruttuosi. Il meccanismo qui è diverso: 

non servono grandi investimenti, 

servono grandi relazioni, 

soprattutto interpersonali”. 

Appuntamento al 2011 quindi, 

con tutta probabilità in una 

nuova sede, sempre a Nanchino, 

ma con maggior superficie 

espositiva. 

Damiano Menegon 

159

EXTRA EXT 


Ande presenta 

Arrampicande 

Ande – azienda di Lecco che 

produce e distribuisce abbigliamento 

e accessori per la 

montagna – ha organizzato ArrampicAnde, 

tre giornate di intrattenimento 

sport e giochi per 

tutti gli appassionati di freeclimbing 

tenutosi venerdì 30, 

sabato 31 luglio e domenica 1° 

agosto presso il nuovo punto 

vendita Ande, a Brescia. 

L’evento gratuito è stato aperto 

a tutti: teenager, bambini e 

adulti avranno l’occasione di 

sperimentare l’arrampicata libera 

sulle pareti, posizionate 

all’esterno del negozio, e imparare 

come affrontare correttamente 

e in sicurezza la salita 

grazie alla presenza di guide 

alpine che saranno a disposizione 

per tutte le giornate. Il 

programma ha previsto la possibilità 

di provare in libertà l’ebbrezza 

della scalata durante le 

tre mattinate e di partecipare a 

tre divertenti contest nel pomeriggio. 

In particolare, il venerdì 

è stato il momento di Arrampica 

Teen, gara a tempo rivolta 

ai ragazzi dai 14 ai 19 anni. Arrampica 

Kids ha caratterizzato, 

invece, il pomeriggio di sabato 

31, in cui i bambini dai 5 ai 

13 anni si sono potuti divertire 

gareggiando tra loro. Infine, la 

domenica Arrampica Family ha 

coinvolto bambini e genitori in 

sfide a squadre dove la famiglia 

è stata la vera protagonista. 

Dopo la fatica, una meritata 

merenda è stata offerta a tutti 

i partecipanti: un divertente 

ghiacciolo party, ideale per rinfrescarsi 

e recuperare le energie. 

ArrampicAnde è stata, inoltre, 

l’occasione per visitare il 

nuovo spaccio Ande e scoprire 

le novità della collezione di 

abbigliamento sportivo e attrezzatura 

da montagna (zaini, sacchi 

letto, tende, attrezzi per il 

clean-climbing, ecc), che da 

sempre caratterizza e identifica 

il marchio. 

Una nuova via 

attraverso l’Himalaya 

con Dolomite 

La natura non finisce mai di stupire, 

così come la montagna che 

sa rivelare sempre nuove sfaccettature. 

Tre guide trentine hanno 

aperto una nuova via sulla Parete 

Nord del Ganchempo, nella 

Valle del Langtang in Himalaya in 

occasione di un viaggio lo scorso 

aprile e maggio 2010. Ai piedi di 

Oscar e Massimiliano le Cougar 

Pro Gtx, al loro fianco Dolomite. 

Partiti lo scorso 24 aprile da Milano, 

Oscar Piazza, Massimiliano 

Zortea e Angelo Giovanetti hanno 

iniziato la loro avventura il 30 

aprile da Sryabrubesi (1460 metri) 

raggiungendo Lama Hotel 

all’altezza di 2470 metri, per poi 

arrivare il 1 maggio a Langtang 

(3430 m) e il 2 maggio a Kyanjingompa 

(3870 m). Alla spedizione 

ha preso parte anche Giuseppe 

Griscione, che ha affrontato con 

le guide il trekking. Dopo alcuni 

giorni di acclimatamento e di 

tempo pessimo, l’8 maggio i tre 

alpinisti hanno raggiunto il Campo 

Base del Ganchempo a 5070 

154 Km di corsa tra 

le Montagne Bresciane 

Al via la prima edizione della Ultratrail 

più dura d’Europa. L’appuntamento 

per gli appassionati 

di corsa in montagna è stato 

per venerdì 30 luglio alle ore 15 

in Piazza della Loggia: al via la 

prima edizione della Adamello 

Supertrail, che dal centro città 

porterà i concorrenti a sfiorare 

le cime delle nostre montagne 

e raggiungere prima Bazena e infine 

Vezza d’Oglio. Lo start vedrà 

la presenza delle massime autorità 

cittadine, guidate dal Sindaco 

di Brescia e porterà i super atleti 

a raggiungere Bazena, dopo 84 

km dove si conclude la Adamello 

Prealpi Trail-Trofeo Sportland. 

I più tosti continueranno fino a 

Vezza d’Oglio, con previsione di 

arrivo dopo 30 ore di gara. 

Una Ultratrail di 100miglia, più 

dura della famosa Ultratrail del 

MontBlanc, con la quale ambisce 

a completare il calendario europeo 

e affiancare le più famose 

100 miglia americane. L’interesse 

per una gara che si appresta a 

diventare punto di riferimento per 

l’arco alpino, è confermato dagli 

metri, mentre il giorno successivo 

hanno affrontato la prima salita 

del ghiacciaio: la neve scendeva 

copiosa. L’adrenalina nel corpo e 

l’amore per la montagna li hanno 

aiutati ad andare avanti anche nei 

momenti di difficoltà. Non tutti ce 

la possono fare, conta la determinazione, 

l’entusiasmo e la caparbietà, 

oltre a una preparazione 

atletica e un’attrezzatura professionale. 

L’11 maggio Piazza, Zortea 

e Giovanetti hanno raggiun- 

oltre 150 iscritti, tra i quali diversi 

atleti stranieri e l’italiano Marco 

Olmo, vincitore di diverse trail in 

tutto il mondo. 

La prima parte del percorso, il 

Trofeo Sportland di 84 km totali, 

conta 4592 metri di dislivello 

positivo e 2973 metri di dislivello 

negativo: da Brescia a Urago 

Mella, poi in salita fino a S. 

Maria del Giogo - colle San Zeno 

- Alpiaz 1800 - passa Dasdana 

e arrivo a Bazena. Chi prosegue 

supera i passi di Poia, Miller 

e Premassone a 2293 metri) fino 

al Passo Gole Larghe, e scende 

in picchiata fino a Vezza d’Oglio 

per un dislivello positivo totale di 

to il Campo Avanzato (5500 m), 

e dopo una notte in quota sono 

saliti e hanno ridisceso la parete 

Nord Ganchempo con 15 ore no 

stop di scalata. Un’emozione unica 

per le tre guide e per Dolomite, 

che ha potuto firmare con loro 

questo traguardo. Il 13 maggio è 

cominciato il ritorno, con il rientro 

nel Campo Avanzato e il riposo 

al Campo Base. La stanchezza 

è davvero tanta, ma anche la 

soddisfazione. 

9135 metri e di 7775 metri negativi: 

la Ultratrail più dura d’Europa. 

La partnership tecnica è di Mico 

Sport, azienda leader di abbigliamento 

tecnico sportivo con 

sede a Brescia, i cui kit vanno 

in premio ai tre primi classificati, 

sia della categoria donne sia 

di quella uomini. Mico ha invitato 

ai nastri di partenza anche il proprio 

Mico Beta Tester Team/09, 

la prima squadra multidisciplinare 

nata per testare materiali sul 

campo: 100 atleti, uomini e donne, 

runners, escursionisti, triatleti, 

sciatori, vigili del fuoco e guardie 

forestali.

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