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PDF, 1.739 KB - La Privata Repubblica

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Evangelisti e altri, sicché doveva ritenersi che la somma ricevuta<br />

fosse superiore a quella portata dagli assegni di cui Carmine<br />

Pecorelli aveva i numeri di matricola;<br />

i) Giulio Andreotti ha cercato in ogni modo di negare un suo<br />

coinvolgimento nella vicenda degli assegni SIR, dovendolo poi<br />

ammettere solo di fronte all’evidenza della prova, e ha cercato di<br />

non apparire come il reale beneficiario di tali assegni.<br />

Questo comportamento trova, secondo la corte di primo grado, la sua<br />

logica spiegazione nella consapevolezza di Andreotti che instaurare un<br />

collegamento tra gli assegni ricevuti da Nino Rovelli e la morte di Carmine<br />

Pecorelli era per lui un rischio che non poteva correre, perché a base della<br />

corresponsione degli assegni vi era un suo comportamento illecito. Illiceità<br />

non derivante, come ha sostenuto Andreotti nel suo esame, dal fatto che essi<br />

erano un finanziamento al partito, ma dal fatto che andavano messi in<br />

relazione al promemoria riservato, consegnato dal capitano D’Aloia al suo<br />

comandante <strong>La</strong> Mare, in cui si affermava che gli assegni erano il<br />

corrispettivo per favori ricevuti da politici per la concessione di crediti<br />

agevolati.<br />

Del resto, del modo di concepire la gestione della cosa pubblica, da parte<br />

di persone il cui scopo doveva essere quello di realizzare l’interesse<br />

pubblico, e del pesante condizionamento esercitato dai politici nel settore del<br />

credito vi è esplicita affermazione nel verbale del consiglio del Banco di<br />

Napoli il quale, preso atto della rischiosità dell'operazione(trattavasi di un<br />

ulteriore finanziamento chiesto dalle società del gruppo Sir in data<br />

30.4.1975), l’approvava e concedeva ugualmente il finanziamento sulla base<br />

della considerazione che la SIR godeva di appoggi politici e di amicizie che<br />

contavano da parte del suo presidente Nino Rovelli, nonché della<br />

dichiarazione di alcuni consiglieri dell’I.M.I. nella seduta del 11.6.’76, i<br />

quali, sperando in un consolidamento della maggioranza, non avevano<br />

lesinato denaro e avevano sollecitato un ulteriore massiccio finanziamento<br />

alla SIR.<br />

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