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PDF, 1.739 KB - La Privata Repubblica

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passaggio ufficiale dell’inchiesta dalla procura della repubblica presso il<br />

tribunale di Roma alla procura generale presso la corte di appello di Roma,<br />

non ha altro significato, se non quello di giustificare il silenzio nei confronti<br />

dei titolari dell’inchiesta di una iniziativa che oramai iniziava a trapelare<br />

tanto che Luciano Infelisi, unico legittimato a prendere iniziative nel campo<br />

giudiziario, salva espressa delega del capo della procura, ha dichiarato di<br />

avere appreso della iniziativa di Claudio Vitalone da colleghi e avvocati, ma<br />

non da Claudio Vitalone.<br />

Dagli atti emerge un dato comune a tutti gli episodi relativi ai tentativi di<br />

salvare l’onorevole Aldo Moro: ad un dato momento le trattative, che in un<br />

primo tempo hanno avuto il beneplacito di “persone delle istituzioni”, non<br />

sono andate a buon fine e si è lasciata cadere ogni possibilità ufficiosa di<br />

salvare la vita di Aldo Moro.<br />

Quanto appena detto trova un’autorevole conferma nelle parole dello<br />

stesso Aldo Moro il quale, per la posizione in cui si trovava, era partecipe e<br />

osservatore diretto dell’evolversi della situazione avendo, attraverso i suoi<br />

carcerieri, come si evince dal tenore dei suoi scritti, la cognizione degli<br />

eventi. Aldo Moro testualmente scrive in alcune lettere autografe e inedite,<br />

ritrovate l’8.10.1990 in via Montenevoso: “Mia dolcissima Noretta, credo di<br />

essere giunto all'estremo delle mie possibilità e di essere sul punto, salvo un<br />

miracolo, di chiudere questa mia esperienza umana. Gli ultimi tentativi, per i<br />

quali mi ero ripromesso di scriverti, sono falliti. Il rincrudimento della<br />

repressione, del tutto inutile, ha appesantito la situazione. Non sembra ci sia<br />

via d'uscita. Mi resta misterioso perché è stata scelta questa strada rovinosa,<br />

che condanna me e priva di un punto di riferimento e di equilibrio. Già ora si<br />

vede che vuol dire non avere persona capace di riflettere. Questo dico, senza<br />

polemica, come semplice riflessione storica…. Non mi so immaginare<br />

onorato da chi mi ha condannato….”. “…Pacatamente dirai a Cossiga che<br />

sono stato ucciso tre volte, per insufficiente protezione, per rifiuto della<br />

trattativa, per la politica inconcludente, cosa che in questi giorni ha eccitato<br />

l'animo di coloro che mi detengono.”<br />

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